La Madonna Sistina di Raffaello

  • Raffaello Sanzio, Madonna Sistina, 1513-1514 circa, Olio su tela, 196 x 265 cm, Gemäldegalerie, Dresda

 

Fate posto al grande Raffaello“. Con queste parole Federico Augusto III accolse nel 1757 a Dresda La Madonna Sistina . Si racconta che il re fece addirittura spostare il proprio trono per poter ammirare il capolavoro di Raffaello. Il re della Polonia e della Sassonia non fu il primo né l’ultimo uomo ad essere stregato dal quadro – considerato ancor oggi la più bella opera mai realizzata da Raffaello. Nei secoli la Madonna Sistina ha affascinato artisti, filosofi, scrittori, poeti come Goethe, Dostoevskij, Puskin, Schopenauer, Bulgakov, Nietzsche, Heidegger, Ernst Bloch, Vasilij Grossmansolo per citarne alcuni.

Il dipinto di Raffaello si dischiude come una quinta teatrale. Un ampio panneggiamento verde apre il centro della scena dove la Vergine si muove verso lo spettatore tenendo tra le braccia il bambino Gesù. Lo sguardo dei due è rivolto verso il pubblico. La Madonna si rivela ai fedeli, come sospesa tra le nuvole, il moto è suggerito delle pieghe della sua veste mosse come da un leggero vento che accompagna l’ingresso della Madonna, sospesa in un cielo di nuvole. Ai due lati le figure di due santi che con i loro gesti accentuano la teatralità della rappresentazione e completano da un punto di vista compositivo la geometria dei personaggi protagonisti della scena in una triangolazione di sguardi tra l’interno e l’esterno del quadro.

A sinistra della composizione Papa Sisto II volge lo sguardo alla Vergine. San Sisto è un anziano con capelli bianchi radi sulla fronte e una barba ispida e anch’essa canuta. Sopra il candido camice veste un manto dorato lungo e ornato di ricami. Il copricapo è posto a terra, gli occhi sono rivolti in contemplazione verso l’alto. A destra Santa Barbara è inginocchiata sulle nuvole, vestita con eleganti abiti cinquecenteschi. Alle sue spalle si scorge la torre dove fu rinchiusa che ne è anche il simbolo. Gli occhi socchiusi e il dolce volto paiono porgersi verso un immaginario popolo di fedeli che più in basso si rivolge in preghiera alla Madre di Dio. La perfetta epifania si completa con due gentili e paffuti angioletti che paiono presenziare sulla scena senza parteciparvi come sospesi nei loro pensieri appoggiati alla cornice del quadro.

Secondo il Vasari, Raffaello ricevette l’incarico da Papa Giulio II nel 1512. Il “papa guerriero” fu uno dei più celebri mecenati del Rinascimento, colui che diede incarico a Michelangelo di eseguire gli affreschi a decorazione della volta della Cappella Sistina e allo stesso Sanzio la realizzazione di molte altre opere tra cui La Scuola di Atene. Nella volontà del papa la Madonna Sistina era un’opera destinata alla Chiesa benedettina di San Sisto a Piacenza, dedicata a Papa Sisto IV della Rovere avo di Giulio II. Realizzata sul supporto di una grande tela, l’opera fu esposta nella chiesa piacentina per 240 anni sino al 1754 quando fu ceduta dai monaci piacentini al Grande Elettore Augusto III di Sassonia per 25.000 scudi romani, una cifra enorme per l’epoca che consentì all’ordine ecclesiastico di ripianare i propri debiti. Messa al sicuro dai nazisti durante i bombardamenti che rasero al suolo Dresda tra il 13 ed il 15 febbraio 1945 alla fine del secondo conflitto mondiale il dipinto fu trafugato dall’Armata Rossa e trasferito in Russia dove rimase per un decennio nelle mani del Museo Puškin di Mosca che ne curò la conservazione e il restauro. Dopo la morte di Stalin, in seguito all’instaurazione del Patto di Varsavia, l’opera venne esposta in una celebre mostra al museo moscovita, dove oltre 1 milione e 500 mila russi andarono a vederla, per poi fare ritorno a Dresda nell’ottobre 1955. Oggi la Madonna Sistina si trova nelle Collezioni della Gemälderie Alte Maister di Dresda dove è esposta al pubblico.

Secondo le testimonianze più accreditate la figura della giovanissima Madonna sarebbe la stessa modella che posò per Raffaello in due quadri molto celebri del pittore urbinate, La Velata La Fornarina ovvero quella Margherita Luti, figlia di un fornaio di Trastevere in contrada Santa Dorotea, che sarebbe stata la donna amata da Raffaello durante il suo soggiorno romano. Secondo la stessa fonte San Sisto II avrebbe invece le sembianze del mecenate e committente del quadro Giulio II e ne sarebbero testimonianza le ghiande roveresche ricamate sul piviale del papa. Per Santa Barbara l’ipotesi prevalente è che la giovane e bellissima donna abbia le sembianze della nipote del papa Giulia Orsini, mentre altri hanno immaginato che sia Lucrezia Della Rovere, altra nipote del pontefice.
Nel raffigurare la Madonna, Raffaello apre una “finestra aperta sul cielo”, la Madonna non ha corone sul capo ed è una giovane donna vestita in modo semplice che porta in braccio il suo bambino. E così viene percepita nella sua nuova sede a Dresda, dove arriva dopo un difficoltoso viaggio invernale. Il viaggio al Nord fece infatti la fortuna di quest’opera sublime e innovatrice seconda per fama forse solo alla Gioconda di Leonardo da Vinci. La Madonna Sistina è uno dei dipinti ad aver maggiormente attratto a sé la venerazione di cristiani, cattolici e ortodossi, ma è anche un quadro che ha travalicato la dimensione religiosa per offrire un termine di paragone della bellezza umana, che trasformandosi in bellezza spirituale diviene grazia.

Ancor più famosi dell’opera stessa di Raffaello Sanzio sono i due indimenticabili angioletti alla base del dipinto che sono stati riprodotti innumerevoli volte e in migliaia di composizioni dalle più kitsch a quelle più pop e ancor oggi sono probabilmente tra gli oggetti di merchandising più acquistati alla Gemälderie Alte Maister di Dresda. Uno dei più famosi usi dei due angioletti è quello fatto dallo stilista Elio Fiorucci che li raffigurò  ciascuno con un paio di occhiali da sole, facendone poi l’icona e incorporandoli nel logo del celebre marchio di moda Fiorucci e contribuendo al successo del brand negli anni ’70 e ’80.