Il restauro e la storia della pala di Palma il Giovane nella Basilica dei Frari

Si è concluso da qualche settimana il restauro della pala d’altare di Jacopo Palma il Giovane, raffigurante il Martirio di Santa Caterina di Alessandria. La pala è situata all’interno della Basilica dei Frari di Venezia, dove, lo scorso 8 ottobre, è stato presentato l’intervento al pubblico con una conferenza stampa e l’opportunità di vedere finalmente, dopo ben due anni di lavoro, l’opera finita.

Il grande dipinto, eseguito con la tecnica dell’olio su tela, tra il 1590 e il 1595, raffigura il martirio della Santa, nel momento in cui viene risparmiata dalla tortura del supplizio della ruota, a cui era stata condannata per essersi rifiutata di rinnegare la sua fede in Cristo. Il dipinto è un vero tripudio dello stile manierista di Palma il Giovane: un cast di personaggi si allontana da Caterina in disordinata incredulità, intimoriti dalla ruota rotta, che si è frantumata al suo tocco. Le nubi, scure, sulla sommità del dipinto si dividono, e lasciano spazio alla discesa di due angeli, che donano la palma del martirio alla Santa; Caterina sta pregando, inginocchiata su di un piedistallo, con le mani giunte, accerchiata da questo movimento vorticoso.  Il dipinto è ospitato in un altare in marmo e pietra, anch’esso protagonista della campagna di restauro, e si trova nella navata destra della Basilica, proprio di fronte ad un altro capolavoro cinquecentesco, la Madonna di Ca’ Pesaro di Tiziano.

Palma il Giovane, Martirio di Santa Caterina d’Alessandria, olio su tela, Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, Venezia, 1590-1595. (dopo restauro)

Palma, nipote dell’artista Jacopo Palma il Vecchio, infatti, dipinse prolificamente a Venezia al tempo di Tiziano, Veronese e Tintoretto, ma essendo di una generazione successiva, ‘sopravvisse’ ai grandi maestri per ragioni anagrafiche, e dominò la scena artistica di Venezia nel XVII secolo. Il famoso biografo Carlo Ridolfi scrisse nel 1648 che ai francescani di Santa Maria Gloriosa dei Frari inizialmente non piacque lo stile deciso e violento della pala di Santa Caterina; furono però convinti da Alessandro Vittoria, stimato scultore dell’epoca, di cui Palma era buon amico; dello scultore trentino possiamo ammirare, sempre all’interno della Basilica, l’evocativo San Girolamo in marmo.

L’ultimo intervento conservativo documentato della pala d’altare risale al 1821, ben 200 anni fa; quindi, nell’agosto 2019, quando Giulio Bono e il suo team iniziarono le operazioni di restauro, la situazione della superficie del dipinto era alquanto degradata. C’erano depositi di sporco e polvere: la leggibilità e fruizione dell’opera erano alquanto compromesse. I colori brillanti della tavolozza del Palma erano distorti da spessi strati di vernici invecchiate: queste, a causa dell’invecchiamento si erano profondamente ossidate ed imbrunite. I restauratori hanno agito assottigliando e rimuovendo meticolosamente questi strati superficiali e residui non originali con solventi innovativi. In seguito, hanno lavorato sulla pellicola pittorica, che era offuscata e molto inscurita, togliendo selettivamente i materiali di precedenti restauri, applicati in antico, ormai fortemente instabili e completamente degradati. Stabilizzata la superficie della tela, che era molto deformata, si è andato poi ad agire anche sul telaio ligneo, riportandolo ad una stabilità strutturale.

Palma il Giovane, Martirio di Santa Caterina d’Alessandria: a sinistra prima del restauro, a destra dopo il restauro

L’intervento è costato all’organizzazione statunitense 150 mila euro: tutto il procedimento ha richiesto molto tempo, anche perché sono state condotte indagini investigative preliminari di verifica sul materiale originario dell’opera. La campagna di conservazione di Save Venice si è concentrata anche sulla cornice e sull’altare in marmo del dipinto, oscurati da uno spesso strato pulverulento. Il conservatore Egidio Arlango e la ditta Arlango hanno esaminato attentamente la stabilità strutturale dell’altare per determinare se fossero necessari interventi prima della pulitura della muratura. I risultati della pulitura sono stati straordinari: sulle colonne in marmo di Pavonazzetto sono infatti tornate visibili le caratteristiche venature violacee; l’altare, ora, fa da cornice ad un’opera che ha finalmente ritrovato la sua luce.

Restauratori durante la campagna di conservazione

Save Venice, che quest’anno celebra il 50° anniversario dalla sua fondazione, ha in più occasioni e su più fronti favorito campagne conservative nel territorio lagunare: attualmente sono in corso restauri presso la Basilica di Santa Maria Assunta a Torcello e nella Sinagoga italiana nel Ghetto ebraico di Venezia. Qui il loro sito web per approfondire l’argomento!

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