Palma
il Veccnio
Lo sguardo della Bellezza
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Sommario
19
L'altro grande veneziano.
R i p r i s t i n i , restauri e ricomposizioni
per Palma
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Giovanni C.F. Villa
25
"Inventario de li beni de ser Iacopo Palma"
Renzo Villa
45
Uscire dal Tempo e dalla Storia
Renzo Villa
77
L'esordio di Palma
La Madonna con il Bambino di Berlino
La Sacra Conversazione con due committenti
della Galleria Borghese
Luisa Attardi
91
I I periodo giorgionesco, l'allegoria
e la storia sacra
L e Due ninfe in un paesaggio di Francoforte
Il Cristo e l'adultera di San Pietroburgo
Luisa Attardi
107
L'invenzione della Bellezza
Renzo Villa
139
I I tema privato della Sacra Conversazione
e della Madonna con il Bambino
Luisa Attardi
161
L'allegoria della Bellezza.
L e mezze figure femminili
I l Ritratto di donna detta "La Bella " di Madrid
Luisa Attardi
183
La poesia del ritratto
277 I I restauro dei supporti
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D\me Algisi e Ciro Castelli
// poeta di Londra
Luisa Attardi
197
201
lignei
281
L a Presentazione della Vergine
Palma e la moda
in nuova cornice
Massimiliano Capello
Leone Algisi e Laura Borgonovo
L a nuda nel paesaggio
287
Documenti
Le Ninfe al bagno di Vienna
Luisa Attardi
289
I documenti di Iacopo Palma.
Tra Venezia e Bergamo
211
L e storie sacre
Manuela Barausse
La Resurrezione di Lazzaro degli Uffizi
L'Incontro di Giacobbe e Rachele di Dresda
292
219
Lasciti ricchi e generosi, eredità ricusate
Regesto dei documenti
Manuela Barausse
Luisa Attardi
319
Allestimenti
321
Palma, la mostra e il suo allestimento
Renzo Villa
237
Iacopo Palma: fortuna e vicissitudini
Emilio Alberti e Mauro Zocchetta
delle sue opere nelle collezioni
Irina Artemieva
325
D a l culto all'esposizione: l'allestimento
del Polittico dei Bombardieri
243
Gianmatteo Caputo
I I p o l i t t i c o di S e r i n a .
C r o n a c a di u n r e c u p e r o
249
255
333
Apparati
Eugenia De Beni
334
Catalogo delle opere in mostra
C o m e dipinge Palma: metodi, materiali
343
Bibliografia
L a bellezza delle cose fragili
e analisi scientifiche
Gianluca Poldi e Maria Letizia Amadori
263
Restaurando i polittici
Eugenia De Beni
Renzo Villa
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"Inventario de li beni de ser Iacopo Palma"
"Iacopo Palma non è già soprannominato i l vecchio p e r c h é ad esser tale foss'egli
mai pervenuto, che di soli 48 anni m o r ì ; ma p e r c h é visse p r i m a d'un altro Iacopo Palma
pronipote di l u i e pittore anch'esso, i l quale b e n c h é s'avvicinasse alla decrepitezza,
nondimeno, per la contraria ragione, ottenne dai posteri i l privilegio d'essere
contraddistinto c o n i l predicato di giovane."'
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D o d i c i fogli di solida, bella carta uscita dai torchi di qualche cartiera trevigiana, accuratamente piegati al mezzo, quindi cuciti; u n piccolo occhiello ritagliato da un altro frammento per
evitare la frizione dello spago. O g n i pagina del fascicolo piccolo, stretto e verticale così ottenuto — una vacchetta — è stata divisa dal sottile segno di una punta i n tre colonne, la centrale
p i ù ampia, per poter ottenere gli spazi ordinati dove si registrerà la partita doppia: l'avere e i l
dare, i conti e i beni. D i una vita.
D a quasi cinquecento anni si conserva fortunatamente e fortunosamente questo magro
libreto, apparentemente del tutto insignificante: è invece l'unica fonte che c i resta per cercare
— non senza difficoltà e lacune e solo induttivamente — di ricostruire gli elementi essenziali
dell'esistenza i n terra di u n pittore che n o n f i r m ò n é d a t ò le pur diverse, delicate e inconfondibili tavole e tele, per secoli apprezzate ed equiparate quasi al solo T i z i a n o . Se di l u i possiamo
sapere qualcosa — c o m u n q u e molto di p i ù di altri prossimi n e l l ' e t à , a cominciare da Z o r z i di
Castelfranco, i l pur inquisito, analizzato, raccontato G i o r g i o n ezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWV
— è dunque per questo Inventario de li beni del quondam ser Iacopo Palma che i l notaio prete Francesco B i a n c o redige a
partire dal 22 giugno 1529 per conto dei tre commissari testamentari, M a r c o Baieto, mercante di v i n o , Fantino di Gerardo, tintore e G i o v a n n i fruttami, della parrocchia di San Raffaele
2
Arcangelo . U n inventario rigoroso, preciso al dettaglio, che mostra anche con quanta a m o revole cura quegli a m i c i abbiano protetto e conservato i beni dell'uomo che è mancato, i n
poche settimane, per malattia, nel pieno della m a t u r i t à .
E p e r c i ò le p r i m e voci di spesa sono relative alla sua sepoltura: la cassa, la cerimonia f u nebre che si svolse presso l'antica chiesa di San Gregorio, sede della Scuola allo Spirito Santo
di cui i l m o r t o era confratello: l'avranno scortato c o n ceri e litanie, i l gonfalone e le fiaccole,
fin nella chiesa de ultra, di là del rivo alto; i l corteo l'avrà attraversato sulle gondole dei morti
venendo dall'abitazione dell'estinto, a San Basso, ovvero a pochi passi dalla platea marciana e
dalle merzerie, mentre forse si stavano celebrando i n varie chiese le ben 150 messe i n suffragio,
richieste nel testamento. Sette g i o r n i dopo, altre c e r i m o n i e meste nel suo paese natale, Serina
Palma. Ritratto di Francesco
nelle valli bergamasche, dove vivevano diversi parenti: la cognata A n t o n i a avrà preparato " e l
murini (particolare)
Venezia. Pinacoteca Q u e r i n i
itampalia
pasto de la setima", accogliendo i l parentado e i prossimi nel ricordo dell'uomo che tanti anni
prima, ragazzo, era partito per la D o m i n a n t e , per esercitare l'arte.Tutte quelle spese anticipa2.5
te e poi saldate sono ora segnate nell'inventario, e sottratte al totale delle monete che i l p i t tore aveva i n casa: 688 ducati e 6 soldi tra buone monete d'oro con i l doge che riceve i l
vessillo da San Marco, e izyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
beci, i denari d'argento, u n tempo preferiti per la loro c o m o d i t à m a
ora, dopo vent'anni di guerre e miseria, ridotti e soppiantati da altre monete piccole d'argento straniere, tedesche e imperiali. Intanto p e r ò : u n patrimonio ragguardevole, se ancora u n
1
buon salario annuale ammontava a 100 ducati' , i l costo di un'importante pala d'altare, e
un'abitazione media si affittava a 50 ducati l'anno, nella città che — malgrado lutti ed epidemie — era sempre affollatissima: almeno 130.000 persone, ben p i ù del doppio dell'attuale, su
una superficie comunque inferiore.
Tutti i conti — n o n m o l t i — lasciati i n sospeso dall'improvvisa morte, sono regolati con
puntigliosità, p o i c h é i l pittore aveva i n casa diversi pegni, restituiti uno dopo l'altro ai proprietari che l i riscattano: oggetti d'oro, tappeti, argenteria da casa, m a anche veli, tessuti, addirittura nove "braza de cendado" poco m e n o di 6 m e t r i di u n leggerissimo drappo di seta,
datogli i n pegno da u n "sier Pasin samiter" che di mestiere era m e r d a i o l o di sete stracciate. E
c'era anche il "pano negro lassado per pegno" da u n m e n o fortunato "ser A l b e r t o depentor",
la "sarza beretina" — u n panno della lana p i ù comune, e di color bigio - del " V i o t o " ; i pegni
di "ser Zaneto dal Z a n " , anche u n "vestido de posta da A n z o l o per pegno de ser Stephano da
li C a n d e l i e r i da Santa M a r i n a " , che evidentemente conoscono tutti. P e r c h é tutti si conoscono, seppure per ceti, nella città sovrappopolata, c o n una densità abitativa che fa concorrenza
con gli ebrei, stretti nelle strettissime case del ghetto nuovo, dove si sale fino all'ottavo piano,
in u n brusio continuo.
N o n è certamente u n ' a t t i v i t à lucrativa questa del Palma: piuttosto u n venire i n aiuto di
amici e conoscenti che si trovano i n momentanea difficoltà e sanno di potersi rivolgere con
sicurezza al compaesano che è diventato celebre, che ha denari, ed è buono e generoso. C o m paesano: p e r c h é per tutta la vita, e i n morte, intorno a Palma c i sono bergamaschi, e n o n
soltanto colleghi pittori, ma di tutte le professioni, come gli esecutori testamentari, visto che
il Baieto, u n ricco mercante di v i n i che ritroviamo i n diversi contratti coevi, è di Pagliaro
(Payer) presso Serina; di Serina è i l Zuaii de Lavalle mercante di frutta; quanto al Fantin, i l
tintore, n o n soltanto è di Serina, m a è u n T i r a b o s c h i , c o n legami parentali con Palma, i N e greti della Valle (che chiameremo così, senza l'italianizzazione con i l raddoppio della "t"; nei
documenti bergamaschi diventano Nigreti). E i legami c o n i parenti di Serina, e p r i m a di
tutto la famiglia dell'unico fratello, di l u i maggiore, B a r t o l o m e o , i nipoti e la cognata, n o n
sono mai venuti meno, anzi si sono rafforzati. I l testamento che Iacopo ha lasciato, poche ore
prima di morire, ricorda u n parentado espressamente indicato come povero (Francesco di
Negreti, e i figli Z u a n e Bernardo,Jacomo " M o r e t o " e i figliVicenzo, B o r t o l a m i o "dal Payer",
il figlio Betin e L o r e n z o , e " i fioli de la Stela i n S e r i n a " ) , ma poi lascia tutta l'eredità ai tre
nipoti: Margarita (così allora i l n o m e ) , A n t o n i o forse da poco a Venezia, e Marietta. Orfani
prima della madre, G i o v a n n i n a Mussige, poi anche del padre che s'era risposato con A n t o n i a
di Bartolomeo L a n c i n i Tiraboschi, soltanto i l tempo di lasciarla c o n u n altro b i m b o piccolissimo, e incinta. D i questa situazione i l pittore s'era fatto carico, accogliendo anzitutto M a r g a rita appena adolescente i n casa propria.
U n a casa c o n bottega, prevedibilmente su almeno due se n o n tre piani, assai c o n v e nientemente provvista, e piuttosto spaziosa. LInventario c i fornisce nel dettaglio i dati d'arredo: dal probabile portego, la grande stanza al p r i m o piano c o n luce sul canale, i n c u i si
pranza e accolgono i visitatori, alla camera da letto, la c u c i n a , e altri p i ù p i c c o l i locali di
servizio. O l t r e alle masserizie, emerge chiaramente la dotazione di u n u o m o che intratteneva ospiti e poteva servirli c o n posate d'argento (quattordici " c o r t e l i c o n el manego
d'arzento computando doi grandi da s e r v i r " , e c i sono anche due " v a z i n e " , le custodie,
anche loro "fornide d'arzento": e pensare che i " p i r o n i " , le forchette, alla tavola del re
Francesco dei francesi erano ancora i n prova!) e vasellame i n peltro, oltre a p i ù quotidiani
servizi di maiolica e terracotta. R i c c o l'arredo della camera da letto e p i ù che soddisfacen26
| " I n v e n t a r i o de l i beni de ser Iacopo P a l m a "
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Archivio di Stato di Venezia,
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te i l guardaroba. N e l l ' i n v e n t a r i o delle robe sfila la vita privata e quotidiana di u n u o m o
agiato, che aveva c o n sé certamente una donna a servizio, e i l garzone A l v i s e di Serafino,
molai diversi, b. 34, fase. " I n v e n t a r i o
• de li beni del quondam ser I a c o p o
[Palina
coperta
Archivio di Stato di Venezia.
l&Hi'i'IIrn'ii Interiore, Miscellanea
molai diversi, b. 34, fase. " I n v e n t a r i o
de li beni del quondam ser I a c o p o
Palma
c. 1 v e c. 2r
depentor, bergamasco anche l u i , che d o r m e nella " c a r u o l a de nogera e la cortesana c o n sui
p o m o l i " , i l letto su cassa, i n noce (nogera), e decorato. Forse all'epoca l ' A l v i s e n o n aveva
ancora sposato la donna che farà testamento i l 7 ottobre del 1532, p e r c h é inferma: una
4
vedova v i c e n t i n a , A n g e l a , fornita di dote e di b e n i .
Naturalmente nell'abitazione che affitta, i l pittore ha gli arnesi del mestiere, a c o m i n c i a re dai preziosi e costosi c o l o r i ( " u n paro de casselete c o n le sue chiave con p i ù colori dentro
et balanze et altre drugarie p i e n " ) e dalle diverse pietre per polverizzarli: " 3 peci de piera de
porfido da tridare colori, una tonda et do i n triangolo"; e " 2 fregadori da tridar de li c o l o r i " .
Venezia è n o n solo l ' o v v i o centro di produzione e c o m m e r c i o di oggetti d'arte, i l fulcro degli scambi e sperimentazioni fra locali e foresti: è anche i l mercato p i ù importante d'Europa
per le tele, i pennelli creati c o n i peli animali p i ù particolari, le tavole lavorate, le c o r n i c i da
indorar e le forniture di carpenteria, ma soprattutto i pigmenti minerali, l'azzurrite e i l lapislazzuli che forse si sarebbero trovati i n una "schatola c o n certi c o l o r i " . Palma ha anche acquistato, per riserva, ventun pezzi "de teleri grandi e pizoli da meter dentro quadri da depenzer". C i sono anche attrezzi di mestiere m e n o o v v i : per esempio " 2 ale de falcon". Palma le
avrà usate per colorare qualche ala angelica: come L o r e n z o L o t t o che nella Pala di San Bernardino in Pignolo del 1521 fornisce i l messaggero celeste con piume di ghiandaia, livrea blu
chiaro contornato di nero. L o t t o variava molto: ali di colombaccio, decorazioni a occhio di
pavone; Palma è p i ù sobrio m a i n ogni caso entrambi vogliono che i loro angeli abbiano " i l
'Inventario de l i beni de ser Iacopo P a l m a "
|
27
senso della realtà", per c u i saranno anche forniti d'ombra. C ' è ovviamente la "schaleta da
depenzar", il cavalletto, e altre cose per n o i interessantissime se solo potessimo vederle, e n o n
supporle e immaginarle: come i l "canceleto con cape e peneli et altri fornimenti da depentor", e le forme contenute nella "corbeta con p i ù cosse butade de cera", e soprattutto i ben
" 7 1 pezo de cosse butade de zesso de p i ù sorte". Q u e i gessi c i ricordano subito la tecnica
documentata per T i n t o retto: parti di corpo, visi, e figurine, i n cera o gesso, da vestire e poi
illuminare, magari con l u m i netti ma soavi, lucerne e candele, per poi studiarne il dialogo di
ombre. Per Tintoretto l'occasione per una pittura furiosa e di getto, per Palma all'opposto
l ' o p p o r t u n i t à per la p i ù sottile velatura che imita l'ombra della candela sul gesso reso avorio
dalla cera. L ' o m b r a che ti segue e ti dà corpo: bellissima sul collo dizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJI
Apollonia, nel Polittico
della Presentazione della Vergine a Serina, u n collo che diventa lungo e sottile se lo si sa guardare intensamente; p i ù complesso sul viso determinato e sfumato e nascosto dall'ombra della
Barbara, i n Santa M a r i a Formosa. Q u e i meravigliosi colli femminili resi da Palma: perfetti nei
rarissimi casi integri, se invece violati da incaute puliture nei secoli, seppure delicate, mostrano un collo spesso e grosso e i n qualche modo, appunto, gessoso.
N e l l a casa c ' è tutto. L a fornitura di cucina i n rame; i tovaglioli e tre " m a n t i l i de renso",
le tovaglie da tavola assai fini, di tela di lino bianca fabbricata a R e i m s , tutti evidentemente
"usadi", m a poi c ' è anche i l nuovo di riserva, e la bella tovaglia da copertura con le sue frange bianche. Ser Iacopo d o r m e fra buone lenzuola, morbidi cuscini e usa convenientemente
le federe: tutto i n lino. S u l letto grande c ' è c h i stende la bella "felza barbarescha", la coperta
ricamata che compare negli inventati di alcuni patrizi. Dispone di molte camicie, si veste p i ù
che dignitosamente di panno nero, quando esce ha la dogalina, la berretta nera e si difende
dal freddo c o n i giubboni foderati di pelliccia. I l m i n i m o : che freddo aVenezia! Se l i r i c o r d a va, i carri che arrivavano da Mestre sulla laguna completamente gelata. Per i l necessario
fuoco del camino ha tutti gli attrezzi, e da basso c i ò che occorre per procurarsi l'acqua buona dalle cisterne e dai pozzi, i capolavori dell'ingegneria idraulica veneziana. C ' è tutto, e c i
sono anche suoi doni, le premure per la nipote ospite.
M a p e r c h é n o n hanno lasciato alla fanciulla Margarita le sue cose, i regali dello zio benefico? P e r c h é non le hanno lasciato portar v i a da casa almeno la sua "camisa", la sua "vesta
de sarza verde facta rovana" c o n c u i andava alla messa e alle funzioni, p e r c h é non le hanno
restituito le "scarpete lavorade" che ora le proteggevano quei piedi che pure erano stati avvezzi alle mulattiere della vai Seriana? E quella bella "borsa de seda soriana", la seta di Siria,
finissima,
elegantissima, da completare naturalmente c o n i l " c e n t u r i n fornido d'arzento c o n
7 passeti d'arzento": p e r c h é sono ancora nella casa vuota, presi e valutati da altre mani? M a
quanto avrà pianto quando le avranno riportato la sua cuffietta con le fettucce d'oro, la
"scufia stricà d'oro" proprio per lei, "per Margarita", che p r i m a aveva perso la m a m m a , poi
il papà, e infine aveva trovato protezione e rifugio da quello zio così buono e ricco, i n quella città così diversa — unica! inimmaginabile a Serina — che all'inizio metteva spavento con le
case che stavano sull'acqua, e i labirinti i n c u i ti perdevi e ti veniva i l batticuore! L'avrà ancora stretta la sua "cadenela d'oro c o n una croseta" o l'avrà tenuta da conto e da parte per
m e m o r i a , adesso che neppure lo zio era rimasto i n vita. N o n c'era p i ù nessuno che potesse
consolarla, e doveva proteggere i l fratello e la sorellina i n casa d'altri: almeno p e r ò l i aveva
accolti i n San Marcuola i l Fantin de Girardo, uno dei p i ù stretti amici dello zio. C o n l u i si
poteva vivere al riparo dalle immediate avversità: dopo tutto al Fantin si davano 18 ducati
l'anno per ciascuno dei nipoti, per le spese di vitto e alloggio. E c'era la provvista dei " 1 3 sachi
de formento che fano staia 16 quarte 1 che ave ser Fantin per conto del far le spese ai p u t ì : "
e, si specifica, " a ducati 2 el staio fa ducati 3 2 " . A n c h e se n o n c'era p i ù , lo zio aveva provveduto: 200 ducati di dote, solo per lei. Q u a n d o avesse voluto sposarsi, o invece andare i n c o n vento, dove almeno quei dolori e accidenti e rovesci e disperazioni del mondo arrivavano
attutiti, e si poteva essere protetti p i ù a lungo, soprattutto dai mali dell'animo, e consolati dal
tempo, e dalle compagne.
28
| " I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a "
Lasciamo —zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
le fa davero compassiòn — la casa del cittadino ser Iacopo Palma, che dopo
tutto ci ha dato molte informazioni su di sé, c o n la sua solita dignità. C e r t o c i piacerebbe
assai conoscere i l contenuto degli u n d i c i libretti "et officieti de p i ù sorte et altri libri e borse
da depentor": gli officieti contenevano le devozioni, le litanie, le preghiere e u n materiale devozionale che E u g e n i o Battisti c i ha insegnato quanto sia importante per capire tanta pittura
di B e l l i n i , e per n o i di Palma, a cominciare dalla serie di allegorie, dalle forme delle metafore,
dai l u n g h i elenchi degli attributi di Vergine e santi. E molto v o r r e m m o leggere nel "libereto
d'amor c o n coverte de cuoro negro". U n libro di poesie d'amore: se n o n sarà sicuramente i l
suo ne cercheremo altri coevi, per capire meglio i l Palma pittore eccelso di volti di donna.
Intanto i l 28 luglio 1528 il Maestro che tutti o r m a i conoscevano come " i l Palma" - p o chi sapevano che i l suo nome era esattamente J a c o m o N i g r e t i de la Valle de Serina nella
bergamasca, anche p e r c h é all'epoca era del tutto comune l'acquisire e mantenere u n soprannome — ha fatto testamento:"... egojacobus Palma pictor quondam s e r A n t o n i i de confinio
Sancti Bassi, sanus D e i gratia mente et intellectu, licet corpore pregravatus, timens huius seculi p e r i c u l a . L a formula è abituale; quanto p o i i l malato capisse, o facesse segni d'assenso,
quanto avesse già stabilito nei g i o r n i precedenti e semplicemente confermasse, fra i dolori di
una tristissima e convulsa agonia, n o n potremo m a i sapere. L'atto è steso dal notaio Alvise
Nadal, prete di San B a l d o e cognato di u n collega del Palma: i l G i o v a n n i B u s i che tutti c o noscevano come " i l C a r i a n i " . A far da testimoni presso i l letto di morte di Iacopo Palma ci
sono " G u i d o Solanus U r b i n a s phisicus filius d o m i n i Ioannis" e l'amico " M i c h i e l da Feltre
3
drapier fio de ser M a t i o " . Neppure quarantotto ore dopo, i l 30 luglio 1528 nel registro dei
m o r t i della Scuola di San M a r c o una mano d e p e n n e r à laconica: "adi 30 luio. Ser J a c o m o
Palma depentor". L ' 8 agosto saranno n o m i n a t i i commissari per l'inventario dei beni.
Palma è dunque morto rapidamente, di malattia: e i l prezioso inventario segnala anche,
p e r c h é saldati, coloro che hanno diagnosticato prima, e cercato di curare poi, n o n c h é assistere,
il malato. T r e ducati e 33 soldi vanno a "messer Z u a n n e medego""per el medegar"; 1 ducato
e 116 soldi al "medico che stete de dì et de note a governar ser Iacopo predicto ne la malatia",
e ancora 1 ducato " a ser Francesco C o r o n per sua mercede de esser stato z o r n i 17 e de note
al governo del quondam ser Iacopo et da poi la morte i n varda de la casa ducati uno oltra l i
tre tapedi che l i ho restituidi che '1 dicto haveva impegna al predicto ser Iacopo per ducati 5 " .
C i vengono dette molte cose: Palma ebbe la visita, forse p i ù d'una, di u n G i o v a n n i medico, che
ne ebbe sostanzioso compenso: evidentemente f o r m u l ò la diagnosi e stilò le ricette; ebbe poi
l'assistenza continua di u n altro medico che fungeva da infermiere, oltre la presenza costante
di u n amico, quel Francesco C o r o n c u i aveva prestato 5 ducati contro pegno di tappeti, e che
ora l i riceve indietro, oltre a 1 ducato, come i l medico infermiere. S i nota che questo Francesco
era poi stato a guardia della casa. C ' è u n ulteriore particolare, ed è relativo ai 112 soldi spesi i n
diverse occasioni dal giovane A n t o n i o per andare a comprare la calce: "dato per spender i n p i ù
fiade e fatura de calce per A n t o n i o nevodo del predicto ser Iacopo soldi 112". L a richiesta di
calce veniva dal medico G i o v a n n i , che voleva c o n essa evitare ogni rischio di contagio, anche
evidentemente per le deiezioni, e forse le emorragie, del malato.Va aggiunto che — al contrario
dell'opinione diffusa — n o n è vero che i medici del tempo n o n sapessero fare altro che salassare e proporre purganti. L a farmacopea era i n grado di intervenire p r i m a di tutto con efficaci
antidolorifici e rilassanti a cominciare dagli oppiacei, poi c o n rivulsivi e caustici, se necessario,
sulle piaghe, e vari astringenti, anche potenti e disinfettanti.
Tutto c i ò p e r ò n o n b a s t ò , m a è sufficiente per orientarci sulla causa della morte di Palma.
N o n si t r a t t ò di peste, p e r c h é sarebbe stata denunciata alle a u t o r i t à sanitarie e i l malato c o n dotto al lazzaretto, mentre la sua casa avrebbe avuto porte e finestre inchiodate con assi; n o n
m o r ì ovviamente di ferite o incidenti o cause sospette — già eccellente la medicina legale del
tempo — n o n di malattie degenerative, intossicazioni o infezioni o invece rapidi accidenti
cardiovascolari. D u e indizi c i danno certezze: la q u a n t i t à di calce che i l nipote A n t o n i o acquista p i ù volte e i diciassette g i o r n i di malattia. Per i l p r i m o aspetto sappiamo che ci fu so" I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a "
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spetto di infezione, m a soprattutto che occorreva mondare la casa, mentre per i l secondo i l
numero c i orienta subito sulla p r i m a epidemia che proprio i n quell'anno e i n quell'estate
apparve a Venezia. S i tratta di unazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
febre, come notavano i medici del tempo, che aveva cicli di
sette g i o r n i . N e l terzo ciclo o si m o r i v a o lentamente regredivano i sintomi che erano stati
molteplici, e per nulla favorevoli. N o n era il tristemente già noto mal mazzucco, m a una febbre
diversa. N e l p r i m o settenario la temperatura saliva rapidamente, si accusavano dolori addominali, poi pustole sul corpo m a anche lievi ulcerazioni; nel secondo, una dissenteria irrefrenabile causava spossatezza totale, c u i potevano seguire le ulcere tifose, m a soprattutto interveniva una situazione di grave o gravissima enterorragia — una tragica emorragia intestinale
- o anche perforazioni nella parete intestinale: un'evoluzione letale. Se quei fenomeni u l t i m i
non erano apparsi, dalla terza settimana si poteva invece registrare una lenta regressione, e la
guarigione. S i trattava di tifo addominale, o febbre tifoide, una forma di grave salmonellosi.
C o l u i che meglio la osserva, cercando di differenziarla dalle altre febbri, e distinguerla nettamente dalla peste, n o n c h é discuterne i l contagio è i l veronese G i r o l a m o Fracastoro, i l grande
medico quasi coetaneo di Iacopo, u n alessandrista ovvero aristotelico di strettissima osservanza. Conosceva i l m o n d o e la storia, essendo stato medico al servizio di B a r t o l o m e o d'Alviano,
e proprio c o n l u i nella giornata della C h i a r a d'Adda. Aveva viaggiato e soggiornato, studiato,
guarito e composto opere latine i n varie città, divenendo celeberrimo per u n trattato insieme
poetico e sanitario, pubblicato a Verona nel 1539: Syphilis, sive morbus gallicus. I n occasione di
una ripresa epidemica del tifo petecchiale dà alle stampe i l De contagione et contagiosis morbis
(Venezia 1546) u n autentico caposaldo della storia della medicina, n o n soltanto p e r c h é i p o tizza corpi insensibili che trasmettono la malattia — seminarla contagionum — m a forse ancor p i ù
per le diagnosi differenziali tra le "febbri": i n particolare la peste bubbonica, le febbri "pestilenziali" quindi contagiose, e quelle n o n contagiose, ovvero "maligne". F r a queste individua
appunto la febbre che aveva fatto la sua p r i m a apparizione i n Italia nel 1528, forse incubata
ed endemica a C i p r o , e di c u i era morto i n Francia A n d r e a Navagero, ambasciatore della
R e p u b b l i c a . Contagiosa - secondo Fracastoro — per c o n t i g u i t à c o n l'infermo, e diagnosticabile per le fasi scandite i n settenari. I n particolare aveva osservato come dopo l'apparire delle
"lenticole, punticole, peticole", "si avvertiva una putrefazione interna, u n rilassamento di
tutto i l corpo e una stanchezza simile a quella di c h i è affaticato: il decubito era supino, il capo
pesante . . . le urine rosse e torbide o simili al v i n o di melograno, i l polso raro e basso, gli
escrementi corrotti e di cattivo odore". F a poi un'osservazione epidemiologica: " A causa di
questa febbre m o r i r o n o poche donne, pochissimi vecchi, quasi nessun ebreo, molti giovani e
fanciulli e nobili; al contrario delle vere pestilenze che colpiscono i n massima parte i l p o p o 6
lo, queste febbri sembravano colpire soprattutto i n o b i l i " .
D'altra parte, quell'anno 1528 era propizio alle epidemie: era stato caratterizzato da " u n
inverno ventoso e piovoso, per c u i molti fiumi strariparono: presso di n o i l ' A d i g e e i l Po . . .
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v i furono vapori che bruciarono i frutti appena formati e specie le o l i v e " ; a esso segue una
primavera altrettanto piovosa con grave pregiudizio nei raccolti; e G u i d o Panciroli confermava dall'Emilia: " P r i m a di agosto a causa delle piogge continue durate quarantadue g i o r n i ,
le acque esondate dei f i u m i sommersero campi e case, uccidendo il bestiame"", per cui a
Modena Tommasino Lancellotti vede che " l i contadini sono stati exausti che è una compassion, hanno mangiato tale rebalderia che n o n le haveria mangiato l i p o r c i " e così cercano
rifugio in città dove sono "tuti azachati - ovvero sdraiati - per tera, desabandonati, afliti, che
pareno la morte, e nisuno ge dice nula, et i n m o l t i altri logi per la cita ge n ' è de diti poveri,
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e tanti, ne morte e ne more che le una compasion e la magior parte de f a m e " . E a Venezia?
L a situazione ha già allarmato i provveditori alla sanità, coscienti del pericolo legato
all'arrivo dei m o l t i esuli dalla R o m a orrendamente saccheggiata dai lanzichenecchi. L e car1
te d'archivio " mostrano quanto preoccupante fosse la situazione per la R e p u b b l i c a , che
deve cercare di controllare le barche che giungono i n Laguna cercando di realizzare u n
m i n i m o di quarantena, e sorvegliando i l m o v i m e n t o dei poveri, che sta assumendo d i m e n 30
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"Inventario de li beni de ser Iacopo P a l m a "
sioni inabituali e insostenibili i n una Venezia molto diversa da quella che i m m a g i n i a m o :
dove molte migliaia di persone v i v o n o su barche, chiatte, barconi o addirittura navi i n perenne m o v i m e n t o , mentre altre barche trasportano, vendono, trafficano i n una bolgia disordinata e incontrollabile.
D e l pittore che è dunque mancato i n u n anno così funesto,zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXW
nell'Inventario troviamo una
serie di altre spese da parte degli esecutori, compresa una mancia (el gobo), relative a una sentenza arbitrale che v i e n e accettata, tacitando così " i fanti della Iustitia". Sentenza a favore di
" A l v i s e garzon fio de S e r a f ì n " per una mercede di 72 ducati, cifra cospicua ed evidentemente dovuta da Palma e comunque documentata. Purtroppo n o n risulta negli archivi i l procedimento fra le buste dei Giudici del Proprio. D i certo Palma aveva alle sue dipendenze u n
garzone che vantava u n credito, m a le ragioni di questo e i compiti di Alvise restano, allo
stato degli atti, pure illazioni.
N é i n questo n é i n altri documenti troviamo la risposta a una domanda per noi ovvia:
quanti anni aveva i l defunto? I l silenzio degli atti è totale. L ' u n i c o riferimento utilizzato da
sempre è la notizia trasmessa da G i o r g i o Vasari: nelle sue Vite lo dice morto all'età di quarantotto anni. E un'informazione insicura per la fonte che sovente n o n è affatto precisa i n m e rito ai veneti — tra l'altro per l u i Palma è veneziano - e per l'impossibilità di trovarne d o c u mentazione. C o m e per l'assenza o l'incertezza del cognome e la facilità di essere certificati
con n o m i d'arte, saranno soltanto le benemerite - almeno per questo! - norme anagrafiche
del concilio tridentino a dare certezze, m a decenni dopo. A l tempo non si badava all'età
anagrafica, così come al n o m e familiare: " v e c c h i s s i m o " al m o m e n t o della morte era detto
genericamente G i o v a n n i B e l l i n i dal pur informato e curioso M a r i n Sanudo, mentre T i z i a n o
fingerà
l'arrivo quasi al secolo di vita per commuovere lo sparagnino Filippo I L Solo per i
patrizi c'era la " B a l l a d'oro" l'ingresso ufficiale dei rampolli maschi nel Maggior Consiglio,
c o n certificazione dell'età.
I n ogni caso attraverso Vasari si è accettata la data del 1480, d'altra parte abbastanza c o m patibile — con una variante possibile di pochi anni — con la sua produzione e documentazione.
Se fosse dunque nato nel 1480, Iacopo Nigreti detto Palma sarebbe coetaneo esatto di Lorenzo
Lotto e di Andrea Previtali, che alcuni ritennero suo maestro, e apparterrebbe alla medesima
generazione di Z o r z i da Castelfranco " G i o r g i o n e " (nato all'incirca nel 1477), di G i u l i o C a m pagnola (1482) di Giovanni A n t o n i o de Sacchis,"il Pordenone" (1483), di Bernardino Licinio,
Giovanni B u s i " i l C a r i a n i " e Sebastiano L u c i a n i "del P i o m b o " (1485), e forse R o c c o Marconi;
risultando precedere di alcuni anni T i z i a n o Vecellio, la cui data di nascita si tende a collocare al
massimo al 1490. Palma sarebbe dunque stato di poco p i ù vecchio del suo collaboratore ed
erede di clienti Bonifacio de' Pittati,"Bonifacio Veronese" (1487).
Tracce di un'esistenza
G l i indizi intorno a Palma ricavati i n m e r i t o alla sua condizione economica e ai tratti di una
vita sociale intensa, sono confermati e assicurati da altri p o c h i documenti, fra loro tutti coerenti nella conferma delle radici bergamasche m a i recise, e di u n solido mestiere ben presto
noto e riconosciuto e apprezzato negli ambienti del p i ù vivace patriziato veneziano.
I l p r i m o documento che lo riguarda i n realtà n o n è suo, trattandosi della dote — registrata i l 20 agosto 1508 - di G i o v a n n i n a di G i o v a n n i Mussige, che va sposa a Bartolomeo di
A n t o n i o N i g r e t i , a Serina, portando u n buon gruzzolo di monete i m p e r i a l i " . Sicuramente
nel borgo natale, dopo i l m a t r i m o n i o del fratello i n quell'estate, Palma n o n è mai p i ù tornato. Impossibile viaggiare negli autunni piovosi, tanto m e n o negli inverni: m a poi subito, dalla
primavera dell'anno 1509, eventi i n i m m a g i n a b i l i sconvolgono r i t m i e progetti di qualsiasi
veneziano. I l 14 maggio la retroguardia veneziana si scontra con l'avanguardia dell'esercito
francese guidato da re L u i g i , i l dodicesimo del suo nome, e subisce una sconfitta disastrosa.
G l i eventi successivi sono tanto drammatici quanto rapidi. Incapace sulle p r i m e di reagire, i l
consiglio di dieci scioglie le province dall'obbligo di fedeltà e cerca disperatamente di difen;
' I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a "
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dere la Laguna. Bergamo, i l 17 maggio, già invia a L u i g i le chiavi della città. È la guerra
d'aggressione della Lega di C a m b r a i , la guerra cambraica, con il passaggio continuo di truppe,
i saccheggi, le incertezze politiche e amministrative che impediranno per almeno sette anni
qualsiasi sicuro rapporto fra Venezia e le valli bergamasche.
M a a parte quel r i t o r n o a casa per la festa familiare, Iacopo dovrebbe abitare o r m a i a
Venezia da p r i m a del 1500 — e per n o i sarebbe p i ù plausibile considerarlo a quest'epoca
intorno ai diciotto a n z i c h é ai vent'anni, quindi si potrebbe ipotizzare una nascita i n una data
p i ù prossima al 1482 — per compiere l'abituale e necessario apprendistato, che si inizia i n torno ai quattordici anni, nelle prestigiose botteghe di M a e s t r i , tutti concentrati nella D o minante.
Dovrebbe comunque aver avuto almeno venticinque anni quando, richiesto come testimone, i l suo nome compare per la p r i m a volta i n u n testamento del 1510 (l'8 marzo) i n cui
" I a c o m o de A n t o n i o Negreti depentor" risulta abitante a Venezia nella parrocchia di San
G i o v a n n i i n Bragora. Presente alle ultime v o l o n t à di Sofia, moglie di "ser R o c h i Dossena
telaroli" della parrocchia di Santa M a r i a del G i g l i o : u n bergamasco anche l u i , per nome e
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mestiere . I l 2 agosto Sofia fa redigere u n nuovo testamento, e ancora lo troviamo come
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" I a c o m o de A n t o n i o de Negreti depentor" . C o n l u i c ' è u n altro pittore, D o m e n i c o M a n u -
coli: Sofia i n caso di morte del marito istituisce erede universale i l nipote BassanozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQP
de Laude,
di R o v i g o , futuro suocero di A m b r o s i o Bernardo, di suo comandatario dell'abbazia di Santa
M a r i a della Vangadizza. U n esempio per segnalare che I a c o p o
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Nigreti non è u n povero
giovane bergamasco da poco a Venezia, m a un pittore ben inserito i n u n ceto di cittadini
provvisti di denaro e ottime relazioni, essendo la dote fra A n t o n i o di Bassano de Laude e L a u ra di Ambrosio Bernardo data di mano di G i r o l a m o Loredan, figlio del doge Leonardo L o redan. Se è vero che bastano p o c h i passaggi di conoscenza per giungere ai p i ù alti livelli
dello Stato, Iacopo è già i n ottima posizione.
Pochissimi anni dopo è o r m a i affermato come pittore, compare infatti per la p r i m a v o l 1
ta c o n i l nome che si è dato o conquistato — " P a l m a " ' — i n occasione di u n altro testamento,
raccolto l'8 gennaio 1513: m a per i veneziani l'anno inizia i l p r i m o marzo, e quindi il d o c u mento è contrassegnato con l'anno 1512, more veneto, m.v. Presenziando come testimone per
Isabeta figlia di Alvise M o c e n i g o e moglie di G i o v a n n i Falier di San Samuele, ora si
firma:
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" I a c o m o Palma depentor" . Se tutti o r m a i lo conoscono c o n i l nome di " P a l m a " , quel triste
appellativo " V e c c h i o " gli sarà soltanto affibbiato a mezzo secolo dalla morte: utilizzato per la
prima volta da Raffaello B o r g h i n i , ne // Riposo del 1584, alla pagina 559: " N e l l a medesima
città dà opera alla pittura con molta sua laude Iacopo Palma, figliuolo d ' A n t o n i o , nipote che
fu del Palma v e c c h i o " . I n ogni caso sono proprio sue le firme sui documenti: uniche scritture, uniche righe di suo pugno.Tracciate sempre i n bel corsivo, da una mano sicura che scrive
da tempo. Sarà andato a scuola da ragazzino a Serina, dal prete, dove avrà imparato a leggere
e scrivere correntemente, con scioltezza. O r a è domiciliato i n San Basso, c i o è nei pressi della
chiesa che si affaccia sull'attuale piazzetta dei L e o n c i n i , un'abitazione del tutto v i c i n a a San
Marco e Palazzo Ducale, nell'area delle mercerie.
Proprio i n quell'anno diventa membro della Scuola grande di San Marco. S i tratta di u n
traguardo, di una conferma sociale della stima per la sua maestria, ancor p i ù per u n non n a tivo di Venezia. L e Scuole grandi erano per di p i ù le sole scuole i n cui si iscrivessero patrizi.
Far parte della p i ù influente fra le confraternite laiche che oltre i diversi compiti caritatevoli,
di mutuo soccorso e reciproca assistenza, avevano p r o p r i e t à di i m m o b i l i , erano prestigiosissim i committenti e creavano rapporti di fraternità che duravano tutta la vita, costituiva una
sicurezza ed era motivo di prestigio. Entrare poi nella sede della Scuola grande di San Marco,
meravigliosamente impostata da Pietro Lombardo e G i o v a n n i B u o r a , completata da M a u r o
Codussi, decorata splendidamente da T u l l i o Lombardo, doveva essere, per i l Palma, l'occasione per una piena soddisfazione, la sensazione di u n talento che gli è riconosciuto. E per di p i ù
sappiamo che sarà iscritto anche ad altre Scuole, m i n o r i , frequentate da cittadini abbienti:
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" I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a "
occasione per fare conoscenze, ricevere ordini, acquisire informazioni, scambiare idee ed
esperienze. Essere quindi i n posizione di prestigiosa sicurezza lavorativa, con specifici legami
c o n i mercanti e artigiani di stoffe, c o n la diaspora bergamasca, con una generazione di coetanei patrizi che saranno i suoi collezionisti p i ù affezionati. E con c i ò si conferma un rapporto fra Palma e u n ceto di acquirenti così ampio e ramificato da non proporci dubbi sulla sua
"fortuna" e sulla circolazione delle sue invenzioni.
Q u a l c h e tempo dopo Palma si trasferisce i n un'altra parrocchia sempre nell'area marcia1 7
na: San M o i s é . Solo dopo i l 1517 i collegamenti fra le valli bergamasche e Venezia r i p r e n dono c o n una certa sicurezza: nel periodo precedente era impossibile pensare a rapporti regolari anche di m e r c i , soprattutto se preziose. I l lungo silenzio dei documenti privati è interrotto nel 1523, quando Palma è ulteriormente registrato nell'elenco dei m e m b r i della S c u o ,s
la grande di San M a r c o come abitante a San S t a e , ovvero Sant'Eustachio nel sestiere di
Santa C r o c e , un'area p i ù popolare e mercantile. I n quell'anno — i l 30 giugno 1523 — troviamo
anche una sua dichiarazione fiscale: lazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCB
condiziòn ai Dieci savi di Rialto, avendo acquistato un
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terreno situato nella " v i l l a de Santa Margarita soto M o n t a g n a n a " . I l 5 novembre 1526 d i chiarerà l'ulteriore acquisto di " 2 campi i n V i l l a de Santa Margarita i n territorio de M o n t a 2
gnana". S i tratta di beni posti all'asta a R i a l t o , di non grande valore ".
Poi nel 1521 torna forse a Serina i n occasione del secondo m a t r i m o n i o di Bartolomeo
con A n t o n i a ; e certamente d o v r à farvi r i t o r n o tre anni dopo per i l funerale di quell'unico
fratello, maggiore di qualche anno, u n mercator publicus che, come indicavano gli statuti m e r cantili di Bergamo del tempo, significava aver diritto di c o m m e r c i o — con i doveri annessi di
garanzie — di panni di lana. E siccome Serina era centro della Via mercatorum, i l tracciato per
il c o m m e r c i o del panno di B e r g a m o — panni alti, della migliore qualità, e pannine meno pregiate, m a pur sempre a ottimo prezzo e molto richieste — i l ruolo del N i g r e t i non era sicuramente dei p i ù precari. A l contrario di quanto scritto e ripetuto p i ù volte, la condizione della
Val Brembana e nello specifico della Valle Serina n o n era affatto p i ù misera di quella in generale del contado alpino, e p i ù ampiamente della campagna dell'area padana nel secolo. " E
non sono miga queste nostre Valli tanto povere, ne tanto sterili, quanto alcuni malinformati
le riferiscono, e dipingono: . . . Percioche quanto a gli habitanti essercitino eglino, come fanno, l'arte della lana in grandissima copia, e somma perfettione, chiaro è che bisogna siano
r i c c h i e c o m m o d i , non potendo tal'arte se n o n da persone nobili, e facultose esercitare".
2
Parola di Celestino C o l l e o n i ' ! E infatti la produzione dei panni era nota e apprezzata, ma i n
valle esisteva anche una produzione metallurgica di qualità, e quei Negreti (localmente s e m pre Nigreti) o r i g i n a r i della frazione di Serina detta Valle - e dal toponimo deriva l'indicazione notarile "de Lavalle" o "de la Valle", da n o n scambiarsi come "casato" ma, nell'uso pretridentino, come appellativo identificativo di t o p o n i m o
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— facevano comunque parte della fa-
scia della popolazione di mercanti e proprietari. B a r t o l o m e o lascia i tre figli di p r i m o letto, e
uno del secondo, G i o v a n n i n o , c o n la giovane moglie incinta di una bimba c u i sarà imposto
il nome del padre: B a r t o l o m e a . N e i g i o r n i a Serina Palma si occupa della tutoria dei nipoti
affidata a due z i i di secondo grado (30 m a g g i o )
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e successivamente dell'eredità (13 giugno):
i n queste occasioni figura nelle carte locali come "Magister Iacobus pictor quondam ser A n tonii N i g r e t i de la Valle de S e r i n a " . N e l documento del 30 maggio 1524 conferma i l suo
assenso alla n o m i n a di C o r n i n o e Francesco di G i o v a n n i M o r o N i g r e t i quali tutori del ragazzo A n t o n i o e del bimbo G i o v a n n i , poi i l 13 giugno riconosce la divisione dei beni di B a r t o lomeo tra se medesimo (dunque era i n fraterna) e i nipoti: terreni e una casa murata, solerata,
lobiata et copata. I n pietra c o n solai, c o n tetto e loggiato. E m e t t e quietanza di "libras 1 9 " a
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"Jacobi fili Pecini quondam B e t i n i A r m e l i n e de Lavalle de U l t r a c o l l u m " . U n o dei tutori,
C o r n i n o , acquisterà poi con B e r n a r d o R u i n a u n podere con frutteto e abitazione per conto
2
di "magistri Iacobi di ser A n t o n i i N e g r e t i de Lavalle di S e r i n a " ' . I l quale lo affitta subito: si
tratta c o n ogni probabilità di u n acquisto che fornisce denaro contante i n seguito rimborsato
c o n interessi, una pratica usuale i n assenza di altri sistemi
finanziari.
" I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a "
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N e l l ' u l t i m o anno di vita di Palma gli archivi restituiscono altre due sue presenze come
testimone: i l 2 1 febbraio (1527 m.v.) avanti izyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Giudici del Esaminador i n causa relativa a M a r i a ,
moglie deceduta di R o c c o di Cristoforo; i l 27 aprile assiste al testamento di H i e r o n i m a , figlia
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di Silvestro da A b u n d i o e vedova di ser Cristoforo Banda d i V e r o n a . U n a v i c i n a di casa abitante a San Basso.
E d è tutto c i ò che gli archivi veneziani e bergamaschi, tutto sommato prodighi di dettagli personali per u n ' e t à così alta, hanno restituito.
E comunque: dopo la morte tanto improvvisa quanto agitata, Iacopo N i g r e t i detto " i l
P a l m a" n o n sarà dimenticato: n o n soltanto dagli a m i c i o da B o n i f a c i o de' Pittati, che ne eredita clienti e bottega, n é ovviamente dagli estimatori e collezionisti che vedranno i l prezzo
delle sue opere salire notevolmente, mentre c i ò che di suo era incompleto è terminato da
mani attente. L o ricordano c o n affetto i nipoti, che ne trasmettono c o n reverenza i l nome ai
figli. Se nulla sappiamo della povera Margarita, se sia rimasta nel cerchio familiare o abbia
trovato conforto i n qualche convento c u i portare la ricca dote, conosciamo la sorte di M a netta, che sposa u n Fantin di B o n f a n t i s T i r a b o s c h i , m e m b r o di una famiglia benestante, anche
di notai, imparentato con la matrigna A n t o n i a , c o n c u i probabilmente abiterà i n vai Serina,
dopo i l lungo soggiorno aVenezia, visto che ancora nel 1541 A n t o n i o abita c o n lei. M a c o nosciamo soprattutto la vicenda di colui che p o r t e r à sempre orgogliosamente i l nuovo c o gnome Palma: appunto A n t o n i o che apprende l'arte da Bonifacio de' Pittati, continuando a
lavorare presso la sua bottega, tanto prolifica quanto capace di esercitare una forte pressione
sui prezzi, abbattendoli per conquistarsi una vasta clientela. E i l legame si farà p i ù stretto
quando i l venticinquenne A n t o n i o Palma — i l nome d'arte dello zio è o r m a i diventato c o 27
gnome certificato — sposa una nipote di Bonifacio, G i u l i a B r u n e l l o . A v r a n n o quattro figli:
M a r c o (Marcio) che sarà dottore,Virginia e Hortensia, e u n altro Jacopo, intorno al 1548. Alla
morte di Bonifacio, nell'ottobre del 1553, A n t o n i o ne eredita i l sistema produttivo, r i m a n e n do in ottimi rapporti con la vedova Marietta de' Pittati, che lo n o m i n a suo esecutore testamentario, insieme al figlio Marco, nel novembre 1566, e p o i lo fa erede residuarlo nel terzo
testamento (aprile 1570).Tra l'altro è di questi anni lo stendardo firmato da A n t o n i o e datato
(1565) oggi nella sagrestia della chiesa parrocchiale di Serina: opera usuale ma n o n poi così
ignobile, u n C r i s t o al sepolcro c o n Madre e G i o v a n n i evangelista. A n t o n i o Palma m a n t e r r à
una buona posizione economica fino alla morte, avvenuta entro i l 1585, avendo così i l tempo
di assistere alla rapida, efficiente carriera del figlio Jacopo.
Jacopo — p o i anche a ottant'anni "Jacopo Palma i l G i o v a n e " - l'erede " d i u n mediocre e
arcaicizzante pittore che poco aveva da insegnargli, m a c o n sulle spalle la mai facile eredità di
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un grande nome di f a m i g l i a " , quel " P a l m a " o r m a i divenuto cognome lo p o r t e r à con orgoglio, raggiungendo di suo risultati al tempo stimati tanto quanto, se n o n di p i ù , quelli raggiunti dal prozio morto vent'anni p r i m a della sua nascita. Appena quindicenne Jacopo era
stato notato e apprezzato per la qualità del disegno da Guidobaldo della R o v e r e che l'aveva
portato c o n sé a R o m a , dove avrà vera e decisiva formazione. A l r i t o r n o aVenezia i l giovane
sa entrare i n buoni rapporti c o n T i z i a n o e si attribuisce, alla morte di questi nel 1576, i l c o m pletamento della Pietà — apportandovi forse qualche colpo di pennello, p i ù i l cartiglio — poi,
trentenne, è subito posto accanto ai già celebri I a c o m o T i n t o r e t t o e Paolo Veronese nella
decorazione del soffitto della sala del Maggior C o n s i g l i o a Palazzo D u c a l e , ricostruita dopo
l'incendio dell'anno precedente. A lui spetta la Venezia coronata dalla Vittoria che riceve l'omaggio
dei popoli soggetti e i l riquadro con Andrea Griffi che riconquista Padova: è solo l'avvio di una
carriera che sarà prestigiosa, estremamente produttiva e profondamente ammirata dai c o n 2
temporanei. Tra l'altro di l u i abbiamo u n realistico, qualitativamente eccellente ritratto '' che
gli fece l'amico Alessandro V i t t o r i a . I l volto di Jacopo è quello dell'autentico " t i p o " bergamasco, con i l viso ovale e placido, i l cranio regolare brachicefalo, la fronte dritta, l'orecchia marcata con elice carnosa e lobulo staccato e forte, i l naso netto e largo, l ' o c c h i o vigile: c o m p l e ta i l volto u n baffo che gli i n c o r n i c i a le labbra allungando i l volto. M a insomma, trattandosi
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" I n v e n t a r i o de l i beni de ser Iacopo P a l m a "
di famiglia, e se questi fossero anche i tratti del prozio? Semplicemente risulterebbero piut-
tosto di fantasia volti come quello riprodotto nellezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPON
Vite del Vasari, e alcuni degli ipotetici
"autoritratti". Jacopo Palma j u n i o r e comunque, sano di mente e di spirito, vivrà oltre ottant'anni, lasciando un'ingentissima produzione pittorica i n tutte le numerose chiese veneziane e u n gruppo di disegni di notevole fattura; sarà considerato l'ultimo esponente della
grande stagione della pittura veneziana, oltre che attivissimo maestro.
A l l ' a v o ricordato c o n deferenza
30
ha dedicato una sovrapporta — che dà alla sagrestia - i n
San G i o v a n n i e Paolo, vulgo san Z a n i p o l o , nel 1621, composta da V i n c e n z o Scamozzi. Per essa
ha dipinto uri Allegoria della Fama che gloria u n triumvirato ideale: i busti dei due Palma di
Jacopo Alberelli, e quello di T i z i a n o , forse di Alessandro V i t t o r i a .
L'iscrizione recita:
TITI ANO VECELLIO
IACOBO PALMAE
S E N I O R I I V N I R I Q.
A E R E PALMEO COMMVNI
GLORIA
MDCXXI
ed è già retorica barocca, conferma del gusto e della fama del tempo.
Gli eventi di una carriera
I l lascito per c u i Palma resta nei secoli è ovviamente la sua produzione pittorica. Tutta la seconda parte dell'inventario è prodiga di informazioni ed è quella che p i ù ha interessato gli
storici dell'arte, trattandosi di u n elenco comprensivo di quarantasette dipinti i n tutto, tra finiti, quasi finiti e appena abbozzati. E la summa del suo repertorio: M a d o n n e con i l B a m b i n o
e santi i n u n paesaggio, ritratti, mezze figure, qualche piccola pala, come quella ordinata per
31
la chiesa delle Grazie da Angelo T r e v i s a n : " l paleta de messer A n z o l o T r i v i s a n che andava a
Santa M a r i a de Grafia i n tola c o n la M a d o n a bozada et p u t i n e l ' A n z o l o et messer A n z o l o
T r i v i s a n et san Francesco de la qual ser Iacopo have capara ducati 5 " ; c o n " 1 dessegno de
cerca braza u n de messer A n z o l o T r i v i s a n suo".
N e l l ' i n v e n t a r i o sono poi, per ogni pezzo, riportate misure: solo di larghezza e molto approssimative, c o m e o v v i o ; u n braccio veneziano corrispondeva a 68,3 centimetri, la sua "quarta"
parte, indicata semplicemente c o n " q . " era dunque di 17,08 centimetri.
3 2
C i n q u e tele erano destinate a u n altro cliente, il ventitreenne Francesco Q u e r i n i , dal
quale gli esecutori testamentari recupereranno anche u n credito, anni dopo, nel 1532, per
3 3
alcune "depenture" che si trovavano nella camera d'oro di Palazzo Q u e r i n i . Per l u i sono
presenti:"l retrato de messer Francesco Q u e r i n i de cerca quarte 3 " ; ed è c o n p o c h i dubbi (le
misure) i l ritratto ora i n Pinacoteca Q u e r i n i Stampalia. Sono inoltre inventariati: " 1 quaro de
M a d o n a et do sancte e san Francesco e san Piero de cerca braza 2 u n 1/3 fato de messer
Francesco Q u e r i n i " e " 1 quaro de M a d o n a e p u t i n e san Z u a n Batista e santa C a t a r i n a e san
N i c o l ò p i ù che bozado de cerca braza 1 quarte 1 de messer Francesco Q u e r i n i " . Saranno
entrambi successivamente terminati da altre m a n i , e si trovano nella Pinacoteca Q u e r i n i
Stampalia; infine " 2 quari de tela bianchi dati de zesso de messer Francesco Q u e r i n i " .
Fra i soggetti religiosi troviamo tre teste di C r i s t o ("una testa de C r i s t o c o n fornimento
de albero quasi
finido";"l
quadro c o n una testa de C r i s t o bozada e colorida i n parte de c i r -
ca u n b r a z o " ; " l quadro c o n una testa de C r i s t o bozado che da la benediction"); u n San
Giovanni evangelista ("quadro i n teler de uno San Z u a n e evanzelista de cerca braza uno finido
i n tela") e u n Battista ("quadro de una testa de San Z u a n e Baptista finido con fornimenti de
nogera de cercha uno brazo i n tela") n o n c h é u n San Gerolamo ( " 1 quadro de u n San H i e r o n i m o al eremo fenido c o n teler de quarte 5 i n circa").
A l c u n i grandi soggetti c o n p i ù personaggi, di carattere religioso: Cristo e l'adultera ( " 1
quadro de la adultera acusà et menada a C h r i s t o per l i ebrei c o n fornimento de nogera con
" I n v e n t a r i o de l i beni de ser Iacopo P a l m a "
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35
3 vechi ferodi"); una piccola pala da predisporre in c o r n i c i di pietra ( " 1 paleta i n 3 peci del
taiapiera de San Z u a n n e Evangelista z o è suso u n pezo ge sè San Z u a n n e Baptista et u n altro
San R o c h o et u n altro San Sebastian fenidi"); unazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Fuga in Egitto ( " 1 teler grando de cerca
braza 3 con una M a d o n n a e putin e san Iosef che fugiva i n E g i p t o " ) ; una Sacra Famiglia ( " 1
quaro de M a d o n n a con el putin et san Ioseph e la M a d o n n a c o n l i fornimenti d'oro") e
Madonne con il Battista i n varianti diverse ( " 1 quareto i n tola de cerca quarti 2 c o n una
Madona e putin e san Z u a n Batista b o z à senza teler"; " 1 quaro de M a d o n a i n tola con putin
e san Z u a n Batista pizolo 1/2 facto"; " 1 quareto de M a d o n a i n tola de quarti 3 con p u t in e
san Z u a n Batista e san ioseph bozado poco p i ù " ; " l quareto de quarti 1 , 1 / 2 soaza con san
Z u a n e Battista che batiza C r i s t o i n tola").
Altre grandi tele: una adatta a u n portego, i l grande salone passante c o n vista sul canale,
tipicamente veneziano: " Q u a d r o da portego de cerca quarti 10 i n tola con uno C r i s t o et
dodese Appostoli et doi done mezo facto". U n importante Giudizio
di Salomone:"]
teler con
el iuditio de Salamon de l i do fioli u n legitimo et l'altro bastardo de cercha quarti 7 bozado
che traze al corpo de suo padre".
D u e grandi nude: " Q u a d r o grando i n tela con una nuda quasi fenida; 1 teler grando con
una nuda retrata quasi fenida i n tela".
Poi abbiamo dei ritratti, tutti maschili: " Q u a d r o del retrato del Semitecholo mezo facto
de cerca quarte 5 " ; i l " q u a d r o de retrato de quello da M u r a n " c h e sembra ricomparire n e l l ' i n ventario Vendramin del 1569 dove si trova " u n retrato de u n Venier de M u r a n de man de
Jacomo Palma c o n cavelada longa senza bareta c o n una veste de veludo negro fodrà de dossi
3 4
con soaze de nogera c o n u n fileto de drento dorato e una gussola de fora v i a " . C h i sia costui
non è chiaro: la specificazione "de M u r a n " esclude si tratti di u n appartenente alla gloriosa
famiglia che aveva dato u n doge, e altri due ne avrà dopo la morte di Palma; p e r ò i l personaggio ritratto doveva essere noto. E ancora: " Q u a d r o de lo retrato de Piero A n t o n i o de
Z o r z i d r a p i e r " ; " l quareto de u n retrato de messer Piero Trivisan pizolo con fornimenti de
nogera"; " 1 quareto d ' u n retrato de u n zovene c o n bereta tonda de quarti 2 c o n fornimento
de nogera"; " 1 quareto de u n retrato de quarti 2 de u n povereto con fornimenti de nogera";
"de u n prete verzo de cerca quarti 2 fornido de nogera quasi fenido". Personaggi dunque
anche c o m u n i .
L e donne, le celebri "donne di P a l m a " sono quattro: " 1 quareto de u n retrato de una
dona de quarti 2 i n circa c o n vesta de veludo cremesin c o n u n p o m o i n m a n " ; " l quadro de
una dona retrata che tien una parte de caveli i n m a n de circa braza 1 quasi
finida";"l
quaro
de una dona retrata con fornimenti de nogera le qual depenture e scorzade e descolade c o n
manege de raso zalo de circa braza 1 " e infine " 1 retrato de la car.a c o n caveli butadi su le
spale et vestida de verde meza facta de circa braza 1 " .
U n solo di soggetto pastorale: " 1 quareto c o n una testa de uno pastor quasi finido de
quarti 2 " , e due accenni di paesaggio: " 1 quaro storto sul qual è dessegnado certi casamenti";
" 1 quareto con certi paesi bozadi de cerca braza 1 senza f o r n i m e n t i " .
Diverse le M a d o n n e con il B a m b i n o e santi (quelle che saranno a lungo indicate come
"Sacre conversazioni"): " 1 quaro de M a d o n n a et putin et san Iosef c o n fornimenti b i a n c h i " ;
" 1 quaro de cerca quarti 4 1/2 c o n una M a d o n a bozada et putin et san Piero et una santa";
" 1 quaro de Madona in tola de cerca quarti 5 c o n putin et san Ioseph e do sancte col teler
mezo facto"; " 1 quaro in tela col teler de brazza 3 bozado con la M a d o n a e putin et san
Francesco e santa C a t a r i n a e san Ioseph e san Z o r z i con u n putin et uno a g n e l o " ; " l quaro
de Madonna che se de ser N i c o l ò Canpanato et l u i retrato con doi sancte quasi fenido".
Oltre la tela per Angelo Trevisan.
A l c u n e tele sono preparate per l ' i m p r i m i t u r a : di "zesso b i a n c h o " e di "zesso beretin c o l
teler biancho", dunque in gesso c o n tracce di colore. U n o è " d e s s e g n à de carbon", un altro
presenta "una dona".
36
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"Inventario de l i beni de ser Iacopo P a l m a "
Questo lungo elenco è denso di conseguenze. A n z i t u t t o la casa-bottega di Palma risulta
assolutamente ben fornita di tele i n lavorazione: egli è i n grado non soltanto di assecondare
qualsiasi cliente, m a anche di mostrargli la tipologia dei suoi lavori. U n a tale ampiezza p o trebbe presupporre u n aiuto, o p i ù aiuti, oltre i l garzone Alvise; anche p e r c h é la tecnica di
lavorazione e i tempi di produzione di Palma sono lenti, presuppongono di tornare continuamente sul medesimo lavoro: dopo l'essiccazione del p r i m o strato di colore, i l pittore lo vela
c o n sovrapposizioni di stesure di miscele di pigmento e olio, semitrasparenti, che determinano una sorta di vetrificazione, alterando l'aspetto del sottostante senza p e r ò cancellarlo. L a
pittura diventa un'esperienza visiva di eccezionale l u m i n o s i t à , che dà particolare risalto alla
figura umana, ai tessuti, al variare delle l u c i sulle foglie. Questa tecnica magistrale, portata a
vertici da B e l l i n i e da C i m a , si associa a una richiesta di gusto, di temi e figure che è stata
rivoluzionata da G i o r g i o n e , Sebastiano e T i z i a n o .
L a panoplia che Palma lascia alla morte comprende i p i ù consueti soggetti religiosi, i n
particolare le tele rettangolari con M a d o n n a e santi che sono la sua specialità, destinate a u n
pubblico di privati ed ecclesiastici. M a compaiono anche le figure femminili, a mezzo busto,
e le nude sdraiate i n u n paesaggio. A c i ò si aggiungono i ritratti maschili. N e l corso della sua
carriera Palma ha i n effetti realizzato prevalentemente questi soggetti: n o n i grandi teleri di
storia n é i cicli narrativi per le Scuole, mentre altri generi, come i l paesaggio con figure o le
storie mitologiche sono per l u i relativamente inconsueti.
Se nel lavoro Palma fosse aiutato da collaboratori pagati, o avesse giovani apprendisti, o
ancora presso di l u i lavorassero pittori che di volta i n volta completavano, rifinivano, o svolgevano singole parti della lunga lavorazione di una tela, ricevendo poi u n compenso pattuito
i n precedenza e saldato al m o m e n t o della vendita — i l che sarebbe la soluzione, all'epoca, p i ù
probabile - n o n lo sappiamo per assenza di contratti. D ' a l t r a parte u n pittore coevo che c o nosciamo meglio attraverso i l suozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Libro di spese diverse, L o r e n z o Lotto, utilizza solo saltuariamente garzoni e collaboratori regolando i rapporti solo verbalmente.
C h e cosa successe di tutte queste tele? C o l u i che ha cercato di ritrovare i n modo p i ù
organico i l nesso fra l'inventario e c i ò di c u i disponiamo oggi, è stato P h i l i p R y l a n d s , nel suo
fondamentale lavoro su Palma.
I l gruppo per Q u e r i n i è quello che presenta m i n o r i problemi: u n quadro ("Madona e
putin e san Z u a n Batista e santa Catarina e san N i c o l ò " ) dovrebbe corrispondere, e già Gustav
L u d w i g lo segnalava, alla Madonna con il Bambino e i santi Caterina, Francesco, Giovanni Battista e
Nicola, nella Pinacoteca Q u e r i n i Stampalia; probabile i l suo completamento da parte o di bot33
tega o di Bonifacio, " c o n i suoi toni freddi e la pennellata p i ù s c i o l t a " come nota R y l a n d s .
E r a u n lavoro impostato da Palma m a effettivamente soltanto " p i ù che sbozzato" lontano
dalla finitura. A n c o r a L u d w i g , c o n conferma nel Catalogo della Q u e r i n i Stampalia, dava a P a l m a come concezione, m a c o n pesanti interventi di bottega, la Madonna con il Bambino e i santi
Francesco, Pietro e due sante. I l particolare delle due sante troppo simili, entrambe leggenti e con
la medesima acconciatura " a ciambelle" di tipo coniugale, con coroncina di perle, è anche
curioso: quasi che l'una, una C a t e r i n a , fosse definita da Palma, a sinistra, e l'altra, i n ombra,
appena accennata, sia stata terminata riprendendo i l modulo usuale i n bottega.
N o n sembrano sorgere significativi dubbi sul fatto che i l Ritratto di gentiluomo della Q u e r i n i sia a tutti gli effetti i l Ritratto di Francesco Querini, come inizialmente proposto già da
M o r e l l i . R y l a n d s ha osservato che i l ritratto difficilmente mostra i ventidue anni di F r a n c e sco, i l che è opinabile, essendo u n giovane u o m o per colori, espressione, fisionomia, anche
impatto emotivo; è p e r ò vero che le misure n o n corrispondono. R y l a n d s sosteneva potesse
trattarsi del suocero, Francesco P r i u l i : i l che n o n sembra possibile, a sua volta per età i n c o n gruente e, ancor p i ù , p e r c h é i l personaggio ritratto impugna i l guanto nella mano destra, u n
segno tipico dell'accordo matrimoniale. L'impianto e la tessitura sono certamente di Palma,
anche per i l busto che si stacca dalla nicchia c o n semicupola, monocromatica, m a assai ben
definita nelle modanature architettoniche: così i l ritratto prende vita con i l leggero atteggia" I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a "
] 37
mento del capo, ed è uno dei p i ù belli nella Venezia del terzo decennio. Se interpretiamo
bene l'inventario, i l "quaro de una dona retrata c o n fornimenti de nogera le qual depenture
e scorzade e descolade con manege de raso zalo de circa braza 1 " è i l ritratto abbozzato m a
n o n finito di Paola P r i u l i , che i l museo mostra affiancato al precedente. S i tratta di una delle
cose migliori di Palma, per la straordinaria freschezza della fanciulla, sposa sedicenne di F r a n cesco. A n c h e qui dal m o n o c r o m o architettonico di sfondo, simile m a n o n identico a quello
del futuro sposo, si stacca con nettezza i l volto personalizzato, tecnicamente nello stile di
Palma, omaggio del pittore alla figlia giovinetta di Francesco P r i u l i , amico e ammiratore del
nostro pittore. C h e ha colto l'incanto acerbo della ragazza, conosciuta bambina, con la sua
leggera acconciatura matrimoniale e l'abito imponente; nella stesura ha già perfezionato a l cune ombre, da c u i u n collo lieve e fresco, mentre dal fondale a nicchia i l rilievo della ragazza "esce" c o n forza impressiva. L'abito verde — poi ossidato virando al bruno — c o n le m a n i che attaccate a sbuffo era destinato a diventare una meraviglia. N e resta i l disegno, come
fosse una p r i m a tessitura. Pare del tutto notevole i l fatto che n o n sia stato dato i n mano a
nessuno per essere completato, b e n c h é nei secoli ripulito, lasciandoci questa eccellente prova
delzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
work in progress di Iacopo: testimonianza del rispetto e stima per i l pittore inimitabile e
intoccabile.
E probabile che una parte delle opere inventariate finisse nella ricca collezione di B a r t o lomeo della Nave: u n "mercante honorato" forse di origini bergamasche, amico di Palma
36
giovane . Partirono poi per l'Inghilterra e, via Bruxelles, giunsero a V i e n n a . N e i magazzini del
Kunsthistorisches si trovano u n San Giovanni evangelista e u n San Giovanni Battista, forse anche
la paleta di San Giovanni Battista con San Rocco e San Sebastiano, n o n c h é la piccola Sacra Famiglia con Maria Maddalena: che forse è i l "quaro de madona c o n el putin, et san Joseph, e la
maddalena con l i fornimenti] d'oro". Q u a n t o al "quadro da portego de cerca quarte 10 i n tola
con uno Cristo, et dodese appostoli, et doi done mezo facto" potrebbe corrispondere al n u mero 310 delle Gallerie dell'Accademia a Venezia, indicato come Cristo e la donna di Cana; si
tratterebbe di u n soggetto davvero raro nella pittura - e n o n solo veneziana - tratto da Matteo,
X V , 21-28: "Partito di là, G e s ù si diresse verso le parti di T i r o e Sidone. E d ecco una donna
C a n a n è a , che veniva da quelle regioni, si mise a g r i d a r e : ' P i e t à di me, Signore, figlio di Davide.
M i a figlia è crudelmente tormentata da u n demonio'. M a egli n o n le rivolse neppure una
parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando:'Esaudiscila, vedi come c i grida dietro'.
M a egli rispose:'Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele'. M a q u e l la venne e si p r o s t r ò dinanzi a lui dicendo:'Signore, aiutami!'. E d egli r i s p o s e : ' N o n è bene
prendere i l pane dei figli per gettarlo ai c a g n o l i n i ' . ' E vero, Signore, disse la donna, ma anche i
cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni'. Allora G e s ù le rep l i c ò : ' D o n n a , davvero grande è la tua fede! T i sia fatto come desideri'. E da quell'istante sua
figlia fu guarita".
Si tratta di una tavola di 155 x 95 c m , con tutti i dodici apostoli, che effettivamente pare
a p i ù mani; i n particolare le due donne e alcuni visi maschili n o n sembrano essere di Palma:
da cui come nota R y l a n d s : " O l t r e al fatto di essere uno dei dipinti p i ù sicuramente identificabili tra quelli inventariati, i l C r i s t o e la D o n n a di C a n a testimonia la c o n t i n u i t à stilistica tra la
37
scuola di Palma e quella di B o n i f a c i o " .
A n c h e I I Cristo e l'adultera dei M u s e i C a p i t o l i n i di R o m a corrisponde a " 1 quadro de la
adultera acusà et menada a C h r i s t o per l i ebrei c o n fornimento de nogera c o n 3 vechi fenid i " , dove i l termine fenidi indica la r i c o n o s c i b i l i t à del personaggio, mentre i l dipinto mostra
i n modo sufficientemente evidente l'incompiutezza e i successivi interventi. "L'Adultera
Ca-
pitolina costituisce un'ulteriore testimonianza dei metodi di Palma, i n particolare della r i p r e sa di motivi dei suoi p r i m i lavori. L a composizione nel suo complesso è analoga di u n d i p i n to dello stesso soggetto, ora a Leningrado e questa sarebbe potuta essere una di parecchie
38
versioni p i ù o m e n o autografe" , scrive R y l a n d s a proposito di una produzione che, o v v i a mente, ripercorre se stessa con varianti intorno a u n soggetto fortunato e apprezzato.
38
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" I n v e n t a r i o de l i beni de ser Iacopo Palma'
L azyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Donna di profilo di V i e n n a è incompiuta nella mano sinistra che dovrebbe tenere una
scatoletta: apparteneva alla collezione di B a r t o l o m e o della Nave e si n o t ò , quando a r r i v ò i n
Inghilterra entrando nella collezione del p r i m o duca di H a m i l t o n , la rarità, anzi l'eccezionalità, del taglio di profilo. I l ritratto a mezzo busto di squisita fattura passò poi nella collezione
dell'arciduca Leopoldo G u g l i e l m o e, nel 1662, giunse i n lascito all'imperatore Leopoldo I
d'Austria. S i potrebbe trattare — b e n c h é ancora una volta i centimetri n o n corrispondano:
misura 49 x 42 c m , n o n 68 circa — del "ritratto" annotato come "retrato de la car.a con caveli butadi su le spale et vestida de verde meza facta de circa braza 1 " : la descrizione dell'inventario corrisponde per i capelli buttati sulle spalle, e la veste verde, peraltro mutata i n cinque
secoli. R y n a l d s suggeriva che la tavola di V i e n n a fosse quella indicata come " 1 quareto de ca.
q. 2 bozada c o n una dona", che p e r ò n o n è solo "abbozzata". R y n a l d s inoltre proponeva di
sciogliere la forma contratta "car.a" i n "carampana". Sarebbe invero curioso che il prete n o taio e i commissari avessero pensato a una "carampana" ovvero una delle pubbliche m e r e t r i c i ridotte nell'area loro riservata a San Cassan, a fianco di san Polo. C h e nessuna di esse p o tesse mai farsi fare u n ritratto da Palma, n é qualcuno commissionarlo, è ovvio; forse l'atteggiamento e i l gesto per aggiustarsi l'abito, e quell'espressione così ambigua avrebbero indotto
gli estensori a identificarla come donna pubblica? I l Baieto, il Z u a n e i l Fantin, e con loro il
prè Francesco, avrebbero p e r ò compiuto una scelta che n o n ha equivalenti i n documenti
coevi, e i n epoche così alte. Piuttosto l'uso dell'articolo determinativo e lo stesso uso della
forma contratta c i inducono a pensare a qualcuna che era conosciuta nell'ambito degli amici
di Palma.
Q u a n t o alle grandi tele di nudi femminili, quasi ultimate, sono state invano candidate la
Ninfa nella Princes Gate C o l l e c t i o n di L o n d r a , una Venere e Cupido del N o r t o n S i m o n M u seum di Pasadena i n California c o n u n C u p i d o sicuramente di bottega, e una Ninfa del K u n sthistorisches M u s e u m di V i e n n a , opera davvero non riferibile assolutamente a Palma. A n c h e
p e r c h é " c o n ogni probabilità — conclude R y l a n d s — molti dipinti lasciati da Palma allo stato
di schizzi o 'meza facta' sono andati distrutti oppure sono stati tanto profondamente
rima-
39
neggiati da renderli i r r i c o n o s c i b i l i " .
Poche sono le documentazioni certe per le altre opere di u n pittore che tanta, m a tanto
incerta, panoplia produttiva ha lasciato.
U n a p r i m a certezza si ha nell'anno 1514. I l 5 febbraio (m.v. 1 5 1 3 )
40
è registrata una nota
di accredito di 50 ducati a favore di "Jac.o Palma depentor" per una pala d'altare per la Scuola
di Santa M a r i a Maggiore, che stava presso l ' o m o n i m o monastero francescano, raffigurante
Y Assunzione
della Vergine. L a tavola è giunta sostanzialmente integra ed è la Madonna della cin-
tura oggi alle Gallerie dell'Accademia diVenezia. L a seconda data individua u n atto necessario
per la messa i n opera di u n grande polittico a Serina. I l 12 febbraio 1520 è steso i l contratto
41
tra gli anziani e sindaci di Santa M a r i a Annunziata e u n "Petrus de Mapheis" di Zogno, incaricato della doratura dell'ancona della Resurrezione di Palma, evidentemente da compiersi: si
procedeva così alla rifinitura di una carpenteria le c u i misure esatte erano date al pittore per
poter tagliare e lavorare le tavole. I l mese dopo, i l 21 maggio, Palma riceve u n acconto
42
di 25
ducati per una pala d'altare raffigurante lo Sposalizio della Vergine, commissionata da M a r i n o
Q u e r i n i per la chiesa di Sant'Antonio di Castello. L e rate successive saranno pagate i l 3 settembre, i l 22 novembre e i l saldo dei 100 ducati da contratto avverrà i l 27 luglio 1 5 2 1 .
D u e anni dopo, i l 21 settembre 1523, la vedova di V i n c e n z o Valier, E l e n a , commissiona a
Palma la realizzazione di una pala d'altare per la cappella di famiglia nella chiesa della M a d o n 43
na dell'Orto a V e n e z i a . L a somma pattuita è di 60 ducati, gestiti da Piero M a r i n , priore del
convento e firmatario dell'accordo. P o c h i mesi dopo i l 4 marzo 1524 don Piero M a r i n chiede
un'aggiunta: vorrebbe che sulla pala comparissero anche i volti del beato L o r e n z o Giustiniani
e di papa E u g e n i o IV. N o n ha molto da offrire: promette in pagamento 4 " b i g o n z i " di v i n o (1
bigoncia equivaleva a 32 litri) e 3 ducati. Palma accetta e riceve i ducati e 2 "bigonzi", poi,
completato il lavoro, i l 29 marzo 1526 riceve gli altri 2 bigonci, e 7 ducati a saldo
44
finale .
"Inventario de li beni de ser Iacopo P a l m a "
|
39
Per la Pasqua di quell'anno Palma ha già completato una commissione offertagli i l 19
luglio dell'anno p r i m a (1525) da O r s azyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
(Ursia), di P i e t r o V i e l m i mereiaio tedesco e Bartolomea
Aleppo, vedova di Simeonis Maripetro ( S i m o n e Malipiero) per una Adorazione dei Magi desti43
nata all'altare maggiore della chiesa di S a n t ' E l e n a i n I s o l a . I l compenso fu pattuito i n 100
ducati, ai quali i l priore del convento Lucas de Rodigio promise di aggiungerne altri 10. N o 4 6
taio Alvise Z o r z i , redazione i n casa del vescovo D o m e n i c o Aleppo, zio materno della c o n traente. Per i l magister Jacobus Palma pictor q. ser Antoni) o r m a i ben noto e apprezzato — e un
ordine per l'aitar maggiore di una chiesa antica come quella di S a n t ' E l e n a lo conferma — un
personaggio importante: " M a d o n n a O r s a , vedova del magnifico S i m o n e di D o m e n i c o M a l i piero, la quale, figliuola di Piero Todesco mereiaio, avea contratte quelle patrizie nozze sotto
gli auspizi dello zio D o m e n i c o d'Aleppo, vescovo di C h i s a m o i n C a n d i a "
4 7
che aveva consa-
crato la chiesa di S a n t ' E l e n a nel 1515.
Fra i p i ù entusiasti dell'opera, oggi a Brera, c'era A n t o n M a r i a Zanetti: " T u t t o ha merito
in questa pittura; la composizione, il disegno, il colorito, le arie delle teste, che bellissime sono
48
e le pieghe istesse de' panni che sono molto bene disposte e c o n d o t t e " . E B o s c h i n i c o n c l u de definitivamente: " E l Palma x è imortal; questa è fenia: / F è pur quanto v o l è , che l'havè
persa. / G r a n stupori a c h i vede ste piture / G h e par de veder carne, vita e senso". E altri
veneziani i n coro: Vardè che bela!, almeno fino al 13 giugno 1806. I n data: tutti i beni del
convento al D e m a n i o ; le tele m i g l i o r i a disposizione di E u g e n i o Napoleone, ovvero d e l l ' I n tendenza generale dei beni della corona, delegato Pietro E d w a r d s . A gennaio 1811
L'Epifania
del Palma, per di p i ù ingiustamente considerata condotta a termine dal C a r i a n i , a Brera!
Nell'anno 1525 Palma, in quanto membro della Scuola di San Pietro martire, firma una
petizione al consiglio di dieci per ottenere l'autorizzazione a sostituire la pala che al tempo si
trovava sopra l'altare della Scuola nella chiesa dei Santi G i o v a n n i e Paolo, con altra di maestro
prestigioso. U n a vicenda di cui Paolo P i n o narra risvolti di c u i è p e r ò i l solo testimone. Scrive
esattamente: " N o n accaderà stimolar gli u o m i n i con disegni o con ampiezza di promissione a
far l'opere, p e r c h é queste sono l ' a r m i de c h i intende poco l'arte; m a i l nostro pittore, che sarà
eccellente, attraherà ciascuno a ricercarlo e richiederlo nell'occorrenzie loro, salvo p e r ò s'un
altro suo rivale tentasse d'abbatterlo. I n questo caso voglio che l u i venghi al duello della c o n correnzia, e fare un'opera per uno, m a con patto che sia ammessa la p i ù perfetta, come già
volse far Giacopo Palma con T i z i a n o nell'opra de San Pietro Martire qui in Vinegia. E t così
49
difender, conservar, et aggrandir l'onor suo. I l c h ' è lecito i n cielo et i n t e r r a " . D u n q u e P i n o
che scrive vent'anni dopo, sostiene che fra Palma e T i z i a n o c i fu una gara relativa alla miglior
pala per l'altare del martire domenicano. L'exemplum aneddotico sarà poi ripreso cent'anni
dopo da C a r l o R i d o l f i aggiungendo a Palma e T i z i a n o , anche Pordenone " d i cui conservasi i n
3
casa C o n t a r i n a di San Samuello u n picciolo modello" ". E qualche anno dopo, nel 1657, lo
Scannelli
31
dirà di aver visto "appresso persona particolare", i n collezione privata a Bologna i
disegni di T i z i a n o e Sebastiano; agli Uffizi v ' è un Pordenone con provenienza bolognese risalente al Seicento. Per quanto la partecipazione del Pordenone sia discutibile, dato che pare che
a quel tempo non fosse aVenezia, si p u ò accettare con beneficio d'inventario la storia di Pino
per quanto concerne Palma. D i certo i l Martirio di san Pietro destinato alla o m o n i m a chiesa di
Alzano Lombardo, Bergamo, oggi presso i l Museo Diocesano era, p r i m a dell'intervento di
R o b e r t o L o n g h i , invariabilmente attribuita a L o r e n z o Lotto. C h e poi si debba seguire Pino —
se non R i d o l f i che raccoglieva aneddoti familiari — e ritenerla pala sconfitta da T i z i a n o , i l cui
sicuro capolavoro è andato bruciato nell'Ottocento, è fatto opinabile. I n caso affermativo
avremmo p e r ò una data — 1525-1526 — per un'opera di alta, se non altissima, qualità.
Se questi sono i riferimenti documentari della carriera di Palma, i l suo successo è p e r ò
misurato e misurabile da u n altro prezioso, e ben minuto, manoscritto; poche carte, v a r i a m e n te datate, e piegate, piene di note, pentimenti, correzioni: insomma u n taccuinetto tutto
personale e peraltro documento unico per ricostruire una fase decisiva della storia della pittura che ha lasciato m o n u m e n t i straordinari della propria grandezza, m a ben scarsa d o c u m e n 40
|
" I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a "
Archivio di Stato di V e n e z i a ,
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Notarile, Testamenti, Girolamo
de Bossis, b. 5 1 , doc. 1 7 8 . V e n e z i a ,
8 gennaio 1513, la firma d i P a l m a ,
testimone al testamento
di Elisabetta M o c e n i g o
tazione. A p p u n t i che forse sarebbero serviti a Marcantonio M i c h i e l per scrivere una qualche
riflessione sulla pittura aVenezia, l u i che ne era conoscitore noto e apprezzato e che avendo
viaggiato a Firenze e R o m a e N a p o l i , e visitato i l Golfo, poteva scriverne c o n interessanti
paragoni. S i dice rinunciasse dopo la pubblicazione dell'onnicomprensiva guida, le Vite di
G i o r g i o Vasari, m a le note terminano già nel 1543; o r m a i c o m u n q u e aveva quasi sessant'anni
e n o n era p i ù tempo di progetti n u o v i . N é i suoi Diari c i permettono di ipotizzare u n suo
impegno di scrittura, e poi nel 1531 l'amico Pietro B e m b o i n una lettera l'aveva descritto
felice e appagato, c o n una moglie giovane bella e intelligente e fertile di prole numerosa:
52
cinque figli, tutti maschi, e tutti destinati a ottime c a r r i e r e . M i c h i e l è già o r m a i i l patrizio
veneziano della nuova età: gran gusto, gran favella, grande cautela; rendite sicure dai diversi
affitti e studi eruditi. M a quel suo taccuino registra diverse opere di Palma: e per data e per
titoli, quelle note risultano essenziali.
Marcantonio M i c h i e l vide dunque nell'ordine — n o n degli appunti, m a cronologico — a
casa di Messer Francesco Z i o nel 1521 (la data è inconfutabilmente 1512, m a aspetti di mano
33
e d'inchiostro tendono a non attribuirla ad autografia d'epoca ): " L a tela del C h r i s t o che
assolve ladultera, fo de m a n de J a c o m o P a l m a " ; " L a tela del adamo et E v a fo de linstesso'Y'La
34
N y m p h a nella porta della camera fo de mano de linstesso J a c o m o " .
N e l 1525 a casa di Taddeo C o n t a r i n i : " E l quadro de . . . fo de man de J a c o m o Palma
Bergamasco"; " E l quadro delle 3 donne retratte dal naturale insino al cinto, fo de man del
P a l m a " . M e n t r e a casa di H i e r o n i m o Marcello a san T o m a , riconobbe: " L a tela della donna
insino als cinto, che tiene i n la mano dextra el liuto, et la sinistra sotto la testa, fo de J a c o m o
P a l m a " . Infine nel 1532 a casa di A n d r e a di O d d o n i v i d e : " E l quadro delle due meze figure
de una giovine et una vecchia da driedo, a oglio, fu de man de J a c o m o P a l m a " , e " L a Cerere
nella porta a meza scala fu de m a n de Jacopo Palma, et è quella havea Francesco Z i o nella
porta della sua camera".
Se dunque riassumiamo le basi documentarie
otteniamo: 1513, dipinge
l'Assunzione
della Vergine all'Accademia di Venezia; 1 5 2 1 , ha terminato i l Polittico della Resurrezione a Serina;
1520, lavora alla pala c o n lo Sposalizio della Vergine per S a n t ' A n t o n i o di Castello. H a già realizzato, e sono stati acquistati da Francesco Z i o : i l Cristo e l'adultera, oggi a San Pietroburgo,
Museo statale E r m i t a g e ; l'Adamo ed Eva d e l l ' H e r z o g A n t o n U l r i c h M u s e u m di Braunschweig,
una Ninfa sdraiata. N e l 1524 lavora alla pala per la cappella Valier alla M a d o n n a dell'Orto.
E n t r o i l 1525 ha realizzato le Tre sorelle di Dresda ( G e m à l d e g a l e r i e Alte Meister) e La suonatrice di liuto nella raccolta del duca di N o r t h u m b e r l a n d ad A l n w i c k Castle. N e l 1526 lavora
all'Adorazione
dei Magi per l'aitar maggiore della chiesa di Sant'Elena i n Isola e ancora a m o l -
te fra le tele indicate
nell'Inventario.
Su questa esigua, m a pur sempre sufficientemente scandita base documentaria, si d o v r à
articolare i l suo catalogo. M a c i ò che è documentato n o n è ancora sufficiente n é per capire
l'arte di Palma n é per collocarlo esattamente nei suoi tempi. C h e furono, forse p i ù di altri,
particolarmente movimentati per vicende politiche, economiche, sociali, militari e o v v i a mente artistiche. E n o n a caso gli storici l i hanno individuati da secoli come i decenni della
nascita dell'Età M o d e r n a .
" I n v e n t a r i o de l i beni de ser Iacopo P a l m a "
|
41
1
P. B e n v e n u t i (coordinamento
di),
A S D B g ) , Carte Fornoni,
Miscellanea,
m o x rubentes et confusae, aut s i m i zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Illustrata,
les v i n o granatorum, pulsus rarus, et
Dizionario
Quadri di Storia, v o i . I l i , F i r e n z e 1828,
humilis, qualem d i x i m u s , excrementa
1 6
p.77.
corrupta fetentia"; " E a febre m u l i e -
G i r o l a m o de Bossis, b. 5 1 , doc. 178.
Galleria
Reale
2
di
Firenze
A r c h i v i o di Stato di Venezia (d'ora
res paucae, senes paucissimi, Iudaei
17
Odeporico, v o i . 6, p. 177.
A S V e , S e z i o n e Notarile,
A S V e , Scuola grande di San
Inferiore,
fere nulli deperiere, iuvenes et p u e r i
Miscellanea
notai diversi, b. 34. I d o -
m u l t i , et i i q u i d e m nobiles, contrario
ibidem,
cumenti
fondamentali
modo, ac pestilentes
reg. 4, p. 6 9 .
in
poi
ASVe),
Cancelleria
sono
stati
verae
consue-
Atti,
Marco,
reg. 5, M a r i e g o l a 1 5 0 7 - 1 5 1 7 ; e
reg. 5 M a r i e g o l a 1480-1549,
pubblicati da G . L u d w i g , ArchivaHsche
vere, quae q u u m v u l g u m
Beitràge zur
veneziani-
capiant t u m haec febres m a x i m e i n
Atti, reg. 3 " F r a d e l l i de Scola de san
schen Malerei, i n "Jahrbuch der k ò n i -
nobiles grassari visae sunt", Hieronymi
Marco".
glich preussischen K u n s t s a m m l u n g e n
Fracastorii Veronensis Opera omnia, V e -
(Beiheft)", X X I V ,
nezia 1574., L . I I , cap. 7, pp. 8 7 f - 8 8 r .
Geschichte der
1903, pp.
1-109;
praecipue
Testamenti,
poi nella loro interezza dallo studio
L e diagnosi e osservazioni dei
più
altri
completo,
e
finora
imprescin-
grandi
medici
1 8
1 9
Condizioni
Vecchio. L'opera completa, M i l a n o 1988;
G i o v a n n i Maliardo, n o n si distanzia-
1514,b.
no molto da Fracastoro.
7
1992. D i
21
"Praecedente hyeme austrina, p l u -
di decima. Filze,
Rialto,
Redecima
A S V e , Dieci savi alle decime in Rialto,
che se ne occupano, N i c o l a Massa e
Palma Vecchio, C a m b r i d g e
Marco,
1514, b . 6 9 , San Stae 5 5 .
211
dibile, dovuto a P. R y l a n d s , Palma il
e con qualche correzione: P. R y l a n d s ,
di San
A S V e , Dieci savi alle decime in
Condizioni
due
contemporanei
A S V e , Scuola grande
di decima. Filze,
Redecima
6 9 , S . Stae 6 1 .
Historia
Quadripartita
di
Bergamo
et suo territorio nato Gentile, & rinato
seguito i n questo v o l u m e è data alle
viosa, vere
stampe la documentazione
completa
inundavere, apud nos q u i d e m Athesis
diversi Auttori
nella trascrizione di Manuela B a r a u s -
et Padus, apud alios alia: fuere p a r i -
Raccolta per E Celestino Sacerdote Ca-
se, c u i faccio riferimento e che m o l t o
ter et caligines quaedam, quibus ar-
puccino, Per Valerio Ventura, B e r g a m o
ringrazio per i n d i c a z i o n i e suggeri-
b o r u m g e r m i n a , olearum praesertim,
m e n t i . H o c o m u n q u e rivisto l'intero
quam
corpus documentario, c o n le diverse
Fracastorii Veronensis cit., L . I I , cap. 7,
incursioni i n altri fondi di volta i n
p. 88r.
volta indicati.
8
1
M . Sanuto, / diarii
VI-MDXXXIII),
(MCCCCXC-
dall'autografo marciano
hai. CI. VII Coda.
CDXIX-CDLXX-
VII, pubblicati per cura di R. Fiditi,
Stefani, N. Barozzi,
F.
G. Berchet, M. Al-
legri, Venezia 1879-1902
(poi sempre
quidem
plurima
multa
aruere",
flumina
Hieronymi
Christiano.
stampati,
e
Manuscritti,
1618,1,p. 532.
2 2
S u cui si insiste, senza particolare
esiti storici i n m e r i t o a formazione
familiare
" A n t e A u g u s t u m m e n s e m ob per-
Parte prima [e seconda] Da
o professionale,
visto poi
che i l P a l m a scelse u n altro
nome
petuos imbres q u i per duos et q u a -
per essere conosciuto, i n R . B e l o t t i ,
draginta dies continuos
S. M i l e s i , Palma il Vecchio. La diligente
aucta
flumina
profluxerant,
c u m agris late aedes
tenerezza del colore, B e r g a m o 2014.
armentaque
2 3
submerserant,
rant", G . Panciroli, Rerum
patriot
suae (Regii
historicarum
Lepidi)
Diarii), tomo V, a cura di F. Stefani,Ve-
R e g g i o 1847, p. 5 5 3 .
nezia 1881 coli. 927 sgg., riporta che
9
necave-
libri
odo,
A S B g , Notarile,
B o n a d e o Valle di
B e r n a r d i n o , b. 9 0 5 , reg. " 1521 - 1 5 2 4 " .
2 4
A S B g , Notarile,
Bonadeo Valle di
B e r n a r d i n o , b. 9 0 5 , reg. " 1 5 2 4 - 1 5 2 8 " .
T . de' B i a n c h i detto de' Lancellotti,
2/1
A S B g , ibidem.
nell'anno 1503 Lunardo B r e x a n , pro-
Cronaca modenese, P a r m a 1 8 6 2 - 1 8 8 4 ,
2
to dei marangoni, ovvero l'ingegnere
I I , pp. 2 5 5 , 3 7 0 .
Z a c c a r i a de P r i u l i , b. 7 7 7 , n . 2 4 8 .
capo della carpenteria all'Arsenale, ha
1(1
2 7
u n salario annuale di 110 ducati; m e n -
d i t o r i alla Sanità.
A S V e , Provveditori e S o v r a p r o w e -
'' A S V e , Sezione
Notarile,
Testamenti,
L e i n f o r m a z i o n i su questi sviluppi
parentali i n P. C o t t r e l l , The artistic pa-
tre i l meglio pagato dei bombardieri,
" A r c h i v i o di Stato, B e r g a m o ( A S B g ) ,
rentage of Palma Giovane, i n " T h e B u r -
u n tecnico delle fusioni, Sigismondo
Notarile,
lington M a g a z i n e " , C X L I V , 2 0 0 2 , pp.
di D a n d o l i riceve 200 ducati l'anno.
dino_de Lavalle, b. 9 0 3 , reg. " 1 5 0 8 -
Alla base c ' è la paga dei rematori, la
1 5 1 1 " , ce. [ 3 f - 5 4
c i u r m a delle galere grosse: 5 ducati a
1 2
quadrimestre. M a già nel 1506, per la
congiuntura economica e monetaria
sfavorevole, ad A n t o n i o Gambello e
Alessandro dei Leopardi, maestri i n c i -
B o n a d e o Valle di B e r n a r -
A S V e , Notarile,
289-291.
2 8
Testamenti,
Bernar-
S. M a s o n R i n a l d i , Palma il Giovane.
L'opera completa, M i l a n o 1984, p. 9.
do Cavanis, b. 272, n . 629a.
2 9
1 3
Terracotta Inv. 9 9 6 5
A S V e , Notarile, Testamenti, B e r n a r d o
V i e n n a , Kunsthistorisches M u s c u m ,
Cavanis, b. 2 7 2 , doc. 629b.
3 0
1 4
— A S V E , Notarile,
N e l l a documentazione archivistica,
A n c h e nel testamento
autografo
Testamenti,
Ziliol
sori della Z e c c a , i l Consiglio dei D i e c i
e nella sua f i r m a è " I a c o m o " : sceglia-
G i u l i o , 1° agosto 1628, b. 1244. doc.
riduce da 100 a 80 ducati i l salario a n -
m o la soluzione " I a c o p o " , p i ù tarda,
3 5 5 — ricorda espressamente i l nipote
nuale. E negli anni successivi ci saran-
quella dell' Inventario, per
no peggioramenti anche rapidi.
lasciando l'originale dei diversi d o c u -
come
m e n t i , u n segno ulteriore delle oscil-
cosa appartenesse alla professione" e
lazioni nelle consuetudini grafiche e
lo avverte quando dovesse
linguistiche.
"alla profession di la pintura facendo-
4
A S V e , Notarile, Testamenti chiusi, Sca-
tole di legno, b. 15.
A S V e , Notarile, Testamenti, A l v i s e N a -
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
comodità,
G i a c o m o a c u i lascia " i l m i o studio
quadri
desegni
libri
e
ogni
accedere
L'ipotesi di E l i a F o r n o n i , lo studio-
si chiamar da capo palma ed anche
so ed erudito bergamasco che molto
per la m e m o r i a di quel G i a c o m o fu
dam percipiebatur, t u m et fractio i n
fece per rintracciare i d o c u m e n t i r e -
famoso palma et anche per m e m o r i a
toto corpore, lassitudoque
lativi a Palma, e su cui torneremo, è
mia".
caput
che la scelta del n o m e d'arte fosse per
3 1
gravescebat, sensus hebetes erant, et
distinguersi da altri Negreti pittori i n
di Lisa Trevisan, moglie di Francesco
mens magna ex parte, post quartum
Venezia, e i n ogni caso dal padre che
Priuli,
aut septimum
constabat, o c u l i
F o r n o n i , peraltro
cliente di Palma, su cui torneremo.
multa
documentazione di riferimento, c o n -
3 2
tur, urinae p r i m u m exalbida ut p l u -
siderava "pittore": A r c h i v i o
Storico
Q u e r i n i , e d i M a r i a M o r o s i n i , spo-
rimum
Diocesano di B e r g a m o (d'ora i n poi
satisi nel 1504 ( M . Barbaro, Origine e
10
dab, b. 7 4 0 , doc. 159.
6
" I n t e r n e tamen perturbatio quae-
tigati, decubitus
erat supinus
non
rubescebant, verba
42
|
more fa-
cernebantur, plenae
diceban-
tamen,
" I n v e n t a r i o de l i beni de ser Iacopo P a l m a "
senza
indicare la
Dovrebbe
trattarsi di u n
indicato
come
Francesco d i Z u a n n e
cugino
affezionato
di N i c o l ò
di disegno, pubblicata e illustrata da D.
Palma Vecchio, i n " A r c h i v i o veneto",
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
discendenza delle famiglie
Patrizie,Vene-
zia, Biblioteca C o r r e r , ms. X I . E . 1-6:
I , 1 8 7 1 , pp. 1 6 6 - 1 6 8 , c o n l'edizione
Iacopo Morelli. Seconda edizione
V I , p. 166f) a n d ò i n " B a l l a d ' o r o " — i
del contratto.
ta ed aumentata per cura di G.
giovarvi patrizi dati i n nota a l l ' A v o g a -
4 8
ria per i l sorteggio previsto nel g i o r -
na e delle Opere Pubbliche
no d i Santa Barbara e
Maestri. Libri I',Venezia 1 7 7 1 , p. 2 0 5 .
l'ammissione
al Maggior C o n s i g l i o — i l 14 luglio
1523,
all'età di diciotto anni ( A S V e ,
A . M . Zanetti, Della Pittura
4 9
Venezia-
de'Veneziani
P. P i n o , Dialogo di pittura di Messer
Paolo Pino nuovamente dato in luce, per
Avogarìa di Commi, Registro, pp. 1 6 5 /
Paulo Gherardo, Venezia 1548,p. 32v.
IV,332r).
w
3 3
overo Le Vite de gli'Illustri
Fondazione Q u e r i n i Stampalia, A r -
C . R i d o l f i , Le Maraviglie
dell'Arte,
Pittori Veneti,
c h i v i o privato Q u e r i n i Stampalia, b.
e dello Stato. Ove sono raccolte le opere
4, reg. 2, c. 77a, R e g i s t r i di spese di
Insigni, i costumi, & i ritratti loro. Con la
Francesco Q u e r i n i di Z u a n n e .
narrazione delle Historie, delle Favole, e
M
delle Moralità da quelli dipinte. Descritte
A . R a v à , 7/ "Camerino
delle antica-
glie" di Gabriele Vendramin, i n " N u o v o
dal Cavalier Carlo Ridolfi.
A r c h i v i o V e n e t o " , X X I I , 3 9 , 1 9 2 0 , pp.
vole copiose de'Noml
155-181.
e moderni, e delle cose
3 5
R R y l a n d s , Palma il vècchio...
cit.,
Con tre Ta-
de' Pittori
antichi,
Notabili,Venezia
1648 [ed. a cura di D E v o n H a d e l n , 2
p. 3 7 .
v o l i . , B e r l i n 1 9 1 4 - 1 9 2 4 ] , v o i . I , p . 167.
3 6
51
I . Favaretto, Arte antica e cultura an-
E Scannelli, II Microcosmo della pittu-
riveduFrizzoni,
Bologna 1884. Esce poi T . V o n F r i m mel,
Der Anonimo
canton
Michiel's
Morelliano
Notizia
(Mar-
d'opere
disegno), I . Te.xt ti. Ubersetzung,
del
Wien
1888 (Quellenschriften fùr K u n s t g e schichte u . K u n s t t e c h n i k des M i t t e lalters u . der N e u z e i t , n . E , I) [testo
in parte r i e d . c o n saggio introduttivo
a cura di C . D e Benedictis, F i r e n z e
2 0 0 0 ] . ; ma va fatto riferimento
alla
II edizione r i v e d u t a : T . V o n F r i m m e l ,
Bemerkungen
Notizia
zìi Marc-Anton
Michiels
d'opere di disegno, i n " B e i l a -
ge der Blatter fiir
Gemaldekunde",
I I I , 1907, pp. 3 7 - 7 8 . Naturalmente
c'è
sempre
l'originale:
Marciana,
I T A L . X I 6 7 ( = 7 3 5 1 ) , ohm Apostolo
Z e n o 3 4 6 : codice composito cartaceo di dodici elementi; con u l t e r i o r i
tiquaria nelle collezioni venete al tempo
ra, overo Trattato diviso in due libri, C e -
della Serenissima, R o m a , 1990, p. 153
sena 1657, p . 2 1 7 .
( I I ed. 2 0 0 2 ) . L'inventario di B a r t o l o -
1 2
meo della Nave: Inventory of pictures in
ca redatta da G . B e n z o n i , ad v o c e m
in " T h e B u r l i n g t o n M a g a z i n e " , 123,
Giovanni Michiel, i n Dizionario
1 9 8 1 , p. 6 0 2 .
the coìlection of Bartolomeo della
Nave,
mia llth
century, with annotations circa
ì 694-5,
i n E . K i r k h a m Waterhouse,
Paintings from Vertice fot seventeenth cen-
D i riferimento
quelli già rilevati da J . Fletcher, Marla voce
biografi-
Biogra-
G.A.
Capellari Vivaro,
Campidoglio
Marciana, ms. I t . V I I , 17 ( 8 3 0 6 ) , f. 7 5 i \
E . A . C i c o g n a , Intorno la vita e le opere
di Marcantonio
P. R y l a n d s , Palma il Vecchio...
cit.,
i n "Memorie
Michiel patrizio
veneto,
dell'I. R. Istituto veneto dì
p. 41
scienze, lettere ed arti", I X , 1860, pp.
* Ivi, p. 42.
3 5 9 - 4 2 5 ; E N i c o l i n i , L'Arte
3 9
/w,p. 39.
na del Rinascimento
411
A S V e , Scuole piccole e suffragi, Scuola
Napoleta-
e la lettera di Pietro
Summonte a Marcantonio Michiel, N a -
di santa Maria Maogiore, b. 99, fascico-
poli 1925. J . Fletcher, Marcantonio
lo X I I , c. 16r.
chiel: his fricnds and coìlection, i n " T h e
41
B u r l i n g t o n M a g a z i n e " , 1 2 3 , 1 9 8 1 , pp.
A S B g , Notarile, Bonadeo Valle fu Ber-
Mi-
nardino, b. 9 0 5 , reg. " 1 5 2 0 - 1 5 2 1 " .
4 5 3 - 4 6 7 ; anche C . Neerfeld,
4 2
ria per forma di diaria". La cronachistica
A S V e , Sant'Antonio
di Castello, b u -
veneziana
sta 4, t o m o I I , carta 48r.
4 3
Per la documentazione relativa a
E l e n a Valier, cfr. A . M e r c a t i ,
Storici,
"Histo-
contemporanea a cavallo tra il
Quattro e il Cinquecento, Venezia 2 0 0 6 .
5 3
I n effetti i l manoscritto a n o n i m o
critici d'arte e documenti a proposito di
e anepigrafo che E m a n u e l e C i c o g n a
una pala di Palma il Vecchio, i n " R e n -
in data 12 aprile 1842 i n una lettera
diconti. A t t i della Pontificia A c c a d e -
all'ingegner G i o v a n n i C a s o n i c e r t i f i -
mia
di A r c h e o l o g i a " , I I I ,
ca subito c o m e Diario di M a r c a n t o -
X V , 1939, pp. 2 1 - 3 5 [rist. i n Saggi di
nio M i c h i e l , c o n la serie di r i l i e v i che
storia e letteratura, I I , R o m a 1982).
poi r e n d e r à pubblici quasi
4 4
dopo - è i l C o d d . C i c o g n a 2848 d e l -
Romana
A r c h i v i o Segreto Vaticano, Fondo
Per O r s a Malipiero: R . G a l l o , hi
chiesa di Sant'Elena,
ventanni
la B i b l i o t e c a C o r r e r — lo mostra nel
Veneto, b. 1 7 1 3 , A - B - C .
4:1
a cura del C o -
1512 ben altrimenti occupato e i n teressato.
m u n e di Venezia, Venezia 1926, pp.
3 4
4 9 - 5 3 ; su D o m e n i c o d ' A l e p p o : E . A .
critica promessa da R o s e l l a L a u b e r
C i c o g n a , Delle
— c u i si debbono v a r i interventi su
Iscrizioni
Veneziane,
I n attesa — infine! -
dell'edizione
I l I . V e n e z i a 1830, pp. 3 9 6 - 4 0 0 , n . 16.
M i c h i e l — d o b b i a m o affidarci a No-
C i c o g n a ci informa che M a r i a , so-
tizia
rella di O r s a , s p o s ò u n c o m p o n e n t e
metà del secolo XVI
della famiglia Z o n , proprietaria
u n Ritratto
d'Opere
di Disegno
nella
prima
esistenti in Padova
di
Cremona Milano Pavia Bergamo Crema
di un Cavaliere di Malta
e Venezia scritta da un anonimo di quel
di Palma.
tempo, pubblicata e illustrata da D. Iaco-
""'Venezia, Biblioteca C o r r e r , ms., P.D.
po Morelli, custode della regia biblioteca
3 0 7 , fase. I " P a l m a " .
di San Marco di Venezia, Bassano 1800;
4 7
E Stefani, L'Adorazione
assai",
Veneto, Venezia, B i b l i o t e c a nazionale
transaction, i n " I t a l i a n Studies", v o i .
V I I . 1952, l , p p . 1-23.
cantonio Michiel, "che ha veduto
fico degli Italiani, v o i . 7 4 , R o m a 2 0 1 0 .
tury England: some records of a forgotten
3 7
problemi di consunzione rispetto a
dei Magi di
cui segue M . M i c h i e l , Notizia
d'opere
"'Inventario de l i beni de ser Iacopo P a l m a "
|
43
Renzo Villa
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Uscire dal Tempo e dalla Storia
"S e capiti a u n tratto tra erbe di pietra,
più splendenti nel m a r m o che nella realtà,
e se vedi un fauno giocare c o n una ninfa,
entrambi p i ù felici nel bronzo che nel sogno,
puoi lasciar cadere il bordone dalle m a n i stremate:
sei nell'Impero, amico."
(Iosif Aleksandrovic Brodskij)
M o r e n d o i l 20 settembre 1501 i l doge Agostino Barbarigo "de ani 83 inzerca, sì per la decrepitade del tempo, come agravato de infirmitade" non fu affatto rimpianto: p e r c h é "edam c u m
1
cativa famma, et m a x i m e di miserissimo P r i n c i p e " , avidissimo dunque, senza eguali "la malia
fama, che, da misser Christofal M o r o i n qua, n i u n doxe taliter è morto. C h e era una meraveja
a udir le maledition ognun l i dava, per la superbia, rapacità, tenacità, avaritia era i n l u i , et
2
acceptar de presenti" . L'avarizia è poi avidità quando n o n concussione: i Correttori alla Promissione Dogale ebbero mandato dopo la sua morte di mettere u n freno al successore affinché
n o n si facesse potente come i l Barbarigo, e fu decisa seduta stante l'istituzione nuovissima:
gli Inquisitori sopra il Doge defunto. U n ' a l t r a delle infinite magistrature veneziane che si impegnava per controllare tutto e tutti: il consiglio di dieci troverà anche i l modo di istituire, i l 20
3
dicembre 1527 gli Esecutori contro la bestemmia , i l che n o n i m p e d i r à ai veneziani di inventare
e coniare e usare c o n assoluta serenità le p i ù fantasiose e atroci bestemmie, tipiche d'altra
parte di una religiosità particolarmente idolatra e "mediterranea". Intanto gli Inquisitori sopra
il Doge defunto condanneranno gli eredi del Barbarigo a rifondere allo Stato 7600 ducati. Per
concludere: nei Diarii del Sanuto il personaggio è iroso, avido, arrogante e vendicativo; ma
era stato anche piuttosto astuto nel sottrarre i l regno di C i p r o alla povera C a t e r i n a C o r n e r ,
che credeva d'essere sicura essendo la "figlia adottiva di San M a r c o " : comunque ai veneziani quell'avarizia dava assolutamente fastidio, essendo il loro tratto usuale. D u n q u e , "sotto
questo Doge Venetia fu i n grandi fastidj", n o n tanto da imputare a l u i e alla politica che i n
lui si riconosceva, quanto nel m o v i m e n t o sempre p i ù convulso dello scacchiere europeo,
nell'impossibilità di raggiungere un nuovo equilibrio fra gli Stati italiani, nella forte ripresa
dell'avanzata turca. E b e n c h é al giovane Iacopo N i g r e t i che diventava i n quegli anni Maestro
pittore, della grande politica dovesse interessare poco o nulla, tuttavia non poteva ignorare
quanto si commentava tutto i l giorno e tutti i g i o r n i nelle calli e sulle soglie delle botteghe.
Soprattutto: dalla primavera del 1499 la R e p u b b l i c a era i n guerra col Turco, e nell'agosto
Palma. Martirio di san Pietro
(particolare) Alzano L o m b a r d o
useo d'Arte Sacra San M a r t i n o
^
capitano generale da mar A n t o n i o G r i m a n i aveva subito un'umiliante sconfitta complessiva,
esito di una serie di scontri da C a p o Z o n c h i o alle isole della Sapienza e Zante, senza riuscire
45
zyxwvutsrqponmlk
S i m o n e B i a n c o , Busto di dotimi
B e r l i n o , Staatliche M u s e e n
zu Berlin
mai a sfruttare l'artiglieria posta sulle galere grosse — e pensare che avevano montato ventotto bombarde soltanto sulla nave di Leonardo Vendramin — n é pareva saper farsi ubbidire o
prendere l'iniziativa: i l tutto davanti ai "due occhi della R e p u b b l i c a " le fortezze di M o d o n e e
C o r o n e , da c u i dipendeva la sicurezza della navigazione verso l ' E g e o . Perse definitivamente,
l'anno dopo, conquistate dal sultano Bayezid, che o r m a i conosceva i limiti della flotta v e neziana. N e l frattempo i turchi - i n realtà bande di genti delle montagne croate - avevano
superato il Tagliamento, razziando, bruciando e facendo centinaia di p r i g i o n i e r i ; e a n o v e m bre i l G r i m a n i accusato di codardia era portato aVenezia c o n i ferri ai piedi fra l'ira di una
folla avvilita che voleva linciarlo. G l i u n i c i che lo difendevano erano 1 figli, fra c u i u n già
noto cardinale. I n realtà i l ricchissimo mercante G r i m a n i , che s'era fatto dal nulla e aveva
acquistato la porpora cardinalizia — da papa B o r g i a al prezzo di almeno 25.000 ducati! — per i l
figlio D o m e n i c o , p r i m o collezionista veneziano e per a n t i c h i t à e per opere ponentine, aveva
scarsa esperienza militare, nessun desiderio di essere capitano general, era incerto e insicuro e
anche invidioso dell'Andrea Loredan molto amato dalle c i u r m e e inviato da C o r f ù ; le singole
responsabilità potevano anche essere ripartite fra altri capitani. I l tutto p e r ò era u n p r i m o
campanello d'allarme per la marineria veneziana: anzi una campana a stormo.
Segue, come sempre, l'illusione della ripresa: con la vittoria a Santa M a u r a , il 30 agosto
1502 da parte della flotta guidata da Jacopo Pesaro. U n episodio che tranquillizzerà a lungo la
città e sarà ricordato per molti anni a venire, e glorificato da T i z i a n o . C o n la pace del maggio
1503 si mette fine alle scorrerie i n F r i u l i e metabolizzano le perdite di M o d o n e e C o r o ne, tanto che negli ultimi mesi del 1504 P r i u l i annota che " l i populi et nobelli et citadini,
principiava alquanto respirare et reffarssi, p e r c h é heranno strachi et strusiati et mal contentti
46
| Uscire dal T e m p o e dalla Storia
4
dele guere et tribulatione" . Incauti: proprio quello è l'anno del ritorno del convoglio delle
galere grosse da Alessandria d'Egitto senza carico alcuno di spezie, solo sete grezze e cotoni:
un disastro economico per c h i aveva investito. L e spezie se le sono comprate
direttamente
dai produttori sulle coste del Malabar i portoghesi che hanno accettato e sfidato i rischi della
circumnavigazione dell'Africa: due anni di viaggio fra andata e ritorno, m a poi utili favolosi.
I l successore del Barbarigo è Leonardo Loredan: considerato i n fondo u n mediocre, ma
portato al dogado da tanti parenti e m o l t i amici, si troverà a rappresentare la R e p u b b l i c a nella
sua epoca p i ù difficile e gloriosa, amara e tragica: e lo farà per ben vent'anni. Sessantacinquenne all'elezione si m o s t r e r à p i ù coriaceo e tenace, e sostanzialmente rappresentativo, di
quanto tutti avessero ipotizzato. E v i d e n t e m e n t e l ' u n i c o che ne avesse compreso la dignità era
stato G i o v a n n i B e l l i n i : autore del p i ù nobile ritratto di doge mai realizzato.
D u n q u e i n quegli anni i l giovane di Serina è già arrivato aVenezia; i l suo non è affatto
u n caso isolato, anzi. R i e n t r a i n u n fenomeno noto, e passato quasi i n proverbio: e quale fosse
l'opinione comune ce lo ricorda assai vivacemente i l Bandello, nella sua trentaquattresima
novella: " V i dico che a B e r g a m o e per i l contado sogliono per l'ordinario gli u o m i n i esser
molto trafficatori, come sono i genovesi. E questo avviene p e r c h é la città loro e quasi tutto
il territorio è montuoso, aspro, orrido, sassoso e per la p i ù parte e r m o e sterile di modo che,
se n o n fosse la fertilità del piano dei luoghi de la L o m b a r d i a v i c i n i , n o n si troveria vettovaglia i n Bergamasca per tre mesi l'anno. Per questo conviene che c o n industria e sottigliezza
d'ingegno cerchino i l vivere e s'acquistino i l modo di mantenersi e a' casi loro proveggiano
c o n l'altrui soccorso. I n d i si vede che degli otto i cinque se ne vanno qua e la per i l mondo,
guadagnando c o n sudore e fatica grandissima c i ò che ponno, e risparmiando p i ù che sia
possibile nel vestir e mangiare, quando mangiano a le spese loro, che se sono i n casa d'altri
divorano come bei lupi. E certo io osarei santamente giurare che n o n sia nel mondo parte,
5
quantunque lontana e rimota, ove n o n c i sia alcuno bergamasco che traffichi" . N o n trafficano soltanto, i bergamaschi di Serina — forse anche A n t o n i o N i g r e t i , come farà poi i l figlio
B a r t o l o m e o — ma si provano nell'arte pittorica. E m i g r a n o i n Laguna diversi giovani, u n
gruppo c o n tratti c o m u n i m a spiccate i n d i v i d u a l i t à , che manterranno i l legame con la patria
con l ' i n v i o di opere, le tante pale e palette veneziane pagate dagli espatriati, segno di pietà
m a anche " u n modo per gli emigrati di mantenere u n riconoscente contatto con la loro
6
t e r r a " e mostrare anche i l prestigio e c o n o m i c o raggiunto i n Laguna. I giovani di questa leva
"si chiamarono Santacroce, Gavasio, Previtali, B o n e t t i , C a r i a n i , e P a l m a " . F u u n "vero flusso
m i g r a t o r i o " originato da tradizioni locali m a ancor p i ù da legami d'arte nati dall'"iniziale
importazione in Valle B r e m b a n a di opere di artisti dell'area 'belliniana' ( B o l d r i n i , Lattanzio da
7
R i m i n i , ' A n t o n e l l u s ' , Cristoforo Caselli, gli stessi C i m a e C a r p a c c i o ) " .
G i u n t i i n Laguna, questi giovani guardano tutti, ovviamente, al patriarca, G i o v a n n i B e l l i n i . A l c u n i riescono a entrare nella sua bottega e collaboreranno c o n l u i , o v i faranno brevi
alunnati, o invece l'avranno come riferimento lavorando presso altri, a cominciare dal già
celebre, anche l u i delle terre del D o m i n i o , C i m a da Conegliano.
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVU
Confronti pubblici fra arti e artisti
Per questa leva bergamasca c ' è l'esperienza, sempre e c o m u n q u e necessaria per essere r i conosciuti maestri, e q u i n d i entrare n e l l ' A r t e dei pittori, m a c ' è anche una straordinaria
occasione di pubbliche l e z i o n i . Venezia è u n museo pubblico: lo è anzitutto per le chiese,
ove su altari i n continuo r i n n o v a m e n t o sono poste le pale che determinano s v o l g i m e n ti, r i c o n o s c i m e n t i , r i v o l u z i o n i , o aggiornamenti dell'arte pittorica. T u t t i avevano potuto
vedere, giudicare, confrontare la pala del maestro siciliano A n t o n e l l o a San Cassiano, tutti
apprenderanno
i n quell'incredibile laboratorio che era divenuta la chiesa di San Giobbe.
L ' u l t i m o decennio del Quattrocento e i l p r i m o del C i n q u e c e n t o sono tutto u n confronto,
r a w i c i n a t i s s i m o e rapido, di esercizi di stile, di soluzioni nuove, di affinamenti d'arte: C i m a
a San G i o v a n n i i n Bragora, Sebastiano L u c i a n i a san G i o v a n n i C r i s o s t o m o , C a r p a c c i o alla
Uscire dal T e m p o e dalla Storia
|
47
Scuola degli S c h i a v o n i sono fatti p i t t o r i c i fra loro diversi m a a cadenza ravvicinata. E n o n
soltanto le chiese, anche le Scuole sono visitabili dai giovani pittori che studiano le n o v i t à .
O v v i o poi che spettatori e artigiani n o n guardino soltanto alla pittura: l'attività dei cantieri
è continua, M a u r o Codussi ha lasciato da compiersi una facciata sul C a n a l Grande — sarà
poi Palazzo V e n d r a m i n C a l e r g i — di n o v i t à e misura esemplare, mentre le sue facciate di San
M i c h e l e i n Isola e San Z a c c a r i a continuano a essere riconosciute c o m e le p i ù misurate e
perfette espressioni della specificità veneziana.
E n o n parliamo p o i della t e r r i b i l i t à del m o n u m e n t o nuovo e grandioso: u n B a r t o l o meo C o l l e o n i tutto splendente d'oro su u n elegantissimo piedistallo, pura reinvenzione di
are antiche, i n campo Santi G i o v a n n i e Paolo. L'arte è pubblica, pubblici sono i confronti,
pubblici anche i gesti r i v o l u z i o n a r i , c o m e gli affreschi al Fondaco dei Tedeschi: " G i o r g i o n e
ha dipinto su scala m o n u m e n t a l e e i n esterno; il che spiega anche l ' i m m e d i a t a risonanza
che ha avuto la sua 'maniera m o d e r n a ' di dipingere: le opere i n c u i essa si manifestava,
accese di quel nuovo fuoco che egli aveva c o m u n i c a t o alla pittura, erano là, i n pienfrari a
luce, sotto gli o c c h i di tutti"". M e n t r e i suoizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
paeseti per i c o m m i t t e n t i privati, come quelli
i n casa V e n d r a m i n , restano ignoti ai p i ù , e a m m i r a t i da p o c h i e selezionati ospiti, l'arte
veneziana — quella pubblica appunto — va costruendo anche i l suo ordine di grandezza.
C h e - vai la pena forse di premetterlo - n o n è assolutamente i l nostro. A n z i t u t t o p e r c h é ,
ha osservato D a v i d R o s a n d , c o m e la nostra visione della Venere di Urbino di T i z i a n o è
9
mediata dallo scandalo dell' Olympia di M a n e t , così i l conoscere " c i ò che è venuto d o p o "
muta del tutto la nostra percezione, e ben lo sanno gli storici. N é i l loro lavoro di Sisifo
riesce, sovente, a farci vedere c o n gli o c c h i del tempo o, perlomeno, c o n o c c h i p i ù prossimi
a quelli del pubblico per c u i l'opera d'arte era stata realizzata, alle c u i attese aveva risposto,
i n una richiesta che spostava p i ù avanti l ' o r i z z o n t e anche del gusto. L o spazio del dialogo
fra artista e pubblico s'è fatto p i ù fitto, nella R e p u b b l i c a , i n una città ove ogni fatto d'arte
è celebrato di fronte a tutti.
O v v i a m e n t e parametri e conoscenze sono diversi da quelli che c i aspetteremmo: i n quel
decennio tutti v i sanno indicare dove lavora l'artista p i ù celebrato, l'autore del C o l l e o n i e dei
pili portastendardi davanti a San M a r c o : Alessandro "del C a v a l l o " , di c u i dopo cinque secoli
resta il toponimo i n una corte, m a il nome n o n è conosciuto dai p i ù (è Alessandro dei L e o pardi); invece all'epoca nessun veneziano ricordava p i ù quell'incapace del Verrocchio, i l c u i
tentativo di fondere i l cavallo del C o l l e o n i è finito così male da m o r i r c i (lo ammette Vasari).
Tutti sanno c h i è S i m o n e B i a n c o apprezzatissimo per come sa lavorare all'antica, imitando
e ricreando perfettamente la statuaria romana. Tutti ne sono entusiasti: N i c c o l ò L i b u r n i o lo
celebra i n versi, A r e t i n o lo esalterà,Vasari naturalmente lo rivendica come fiorentino, gongo1
lando che le sue teste all'antica fossero richieste fin i n Francia ".Tutti aVenezia riconoscono
il volto affilato del p i ù grande e p i ù vecchio, e sempre gentile e curioso di novità e di energie
giovanili, G i o v a n n i B e l l i n i ; per quasi tutti G i o r g i o n e è u n frescante, capace di figure e n o r m i ;
T i z i a n o Vecellio d i v e n t e r à T i z i a n o , per tutti i l p r i m o e indiscusso, solo dopo quel grido di
luce che è VAssunta ai F r a r i , u n grido che ancor oggi echeggia. Intanto tutti ammirano nelle
solenni e frequenti processioni gli stendardi dipinti, da cui apprendono storie e gesta di santi
e n o m i di artisti, di c u i oggi n o n abbiamo che labili tracce.
M a è poi diverso i l rapporto fra le arti: le pietre e i m a r m i che colorano la città coprono gli intonaci p i ù poveri; i vetri che producono e riflettono l u c i e c o l o r i inarrivabili sono
decoro e onore di tavole e palchi; le collezioni private cercano monete antiche, avori, pietre,
medaglie, ma anche conchiglie e rarità coralline: su tutto p e r ò dominano le stoffe, le drapperie, le vesti di c u i ciascuno sa valutare valore, rarità e varietà, mentre si diffondono e replicano
i disegni e le forme dei concorrenti turchi, insieme ai draghi, alle peonie, ai fogliami esotici
del p i ù lontano O r i e n t e . N o n a caso di Palma si a m m i r e r à soprattutto l'arte mimetica che
ristabilisce i l sentore della seta, come nel drappo d'onore alle spalle della M a d o n n a , nella pala
della cappella C a p r a a V i c e n z a .
48
| Uscire dal T e m p o e dalla Storia
N e l gran sfidarsi di arti e di artisti crescono le rivalità. N e i p r i m i anni del nuovo secolo
Alvise V i v a r i n i lavora alla grandezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Pala dei Milanesi per la cappella di Sant'Ambrogio ai Frari:
commessa significativa p o i c h é n o n affidata a un pittore padano m a lagunare, anzi muranese,
in dialogo c o n i lapicidi r i u n i t i nella Scuola dei L o m b a r d i . C o n t r o di loro era esplosa la rabbia
dei taiapiera locali, il 25 ottobre del 1491 : " I forestiere c i o è m i l a n e x et de le terre aliene sono
al numero de cento e X X V I et l i vanno appresso de presente fanti de cercha cinquanta i quali
11
sono delle terre a l i e n e " . E per di p i ù i lombardi si rifiutano di insegnare i l mestiere ai giovani veneziani! L'appello ai Provveditori di Cornuti è circostanziato, m a inutile: da anni i lavori a
Palazzo D u c a l e sono affidati alle maestranze aliene: ad A n t o n i o R i z z o , ai fratelli Bregno e, soprattutto, ai potenti e organizzati Lombardo, di gran lunga i m i g l i o r i : il padre Pietro, che fino
a prova contraria era veneziano dal 1474, e i figli T u l l i o e A n t o n i o , nati e cresciuti i n Laguna.
Fra loro e i pittori m e n o chiusi nel localismo artigianale, il dialogo-confronto
è continuo:
Uscire dal T e m p o e dalla Storia
|
49
anche i n conversazioni strette come quelle fra i l sublimezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDC
San Sebastiano
di C i m a oggi a Strasburgo e le statue di T u l l i o per i l m o n u m e n t o V e n dramin, poi riprese anche nel C r i s t o del Battesimo di San G i o v a n n i i n
Bragora col classicismo che C i m a sa costruire i n perfezione di canone,
per chiarezza ed equilibrio. A n c h e Alvise V i v a r i n i ha accettato la sfida
della scultura e costruisce una pala splendente per ricchezza prospettica
e orgoglio di trattamento espressivo, lavorando indefessamente fino alla
morte, i l 28 settembre 1507. M e n t r e i l perfezionamento dei teleri che
lascia i n c o m p i u t i sarà dato a G i o v a n n i B e l l i n i , la pala dei F r a r i è affidata
a M a r c o Basaiti, che intanto di suo realizza una Santa Caterina oggi a
Budapest "torreggiarne contro i l cielo nitido di smalto ed i l paesaggio
lontano, simmetricamente ripartito, coi panni ad asciugare mossi dal
12
v e n t o " . Q u e l "grande, negletto, e purtroppo pochissimo documentato,
Marco Basaiti" una presenza che c i stupisce ogni volta, come quella di
" V i n c e n z o Catena, u n po' m e n o grande, i n po' m e n o negletto, assai
13
meglio documentato" ; i l C a t e n a pittore umanista, colto, assai r i c c o
e sempre socievole: ha accolto il G i o r g i o n e della cosiddetta Laura, poi
quando Sebastiano del P i o m b o torna brevemente i n Laguna nell'agosto
del '28, per i l m a t r i m o n i o della sorella A d r i a n a , V i n c e n z o è compare
di nozze. Catena realizzerà tra l'altro una Giuditta intorno al 1517 che
deve essere vista accanto alle donne di Palma per apprezzare la differenza fra quelle e questa, sintesi realizzata da c h i ha conosciuto benissimo G i o r g i o n e e ha osservato attentamente lombardi e leonardeschi,
ricavandone u n proprio classicismo. C o n — forse — l'ironia del ritratto
idealizzato della donna che l'ha ammaliato - sarà una delle sue mamole
ricordate in testamento: R o s a da Scardona o M a r i a da V o l t o l i n a ?
14
Da
cui deriverebbe l'autoritratto c o m e Oloferne. I n ogni caso lo spadone
di lei è proprio l'autentico i n uso ed esercizio per i giovani rampolli del
patriziato: sarà stato nell'armeria di casa Catena.
Tutti confrontano
e vogliono imporre confronti. Addirittura a
G i o v a n n i B e l l i n i , di cui ai p r i m i del secolo è testimonianza preziosa lo
scambio di lettere c o n Isabella d'Este, accompagnata dalle mediazioni
di Pietro B e m b o , le scuse e le insistenze di M i c h e l e V i a n e l l o e le spiate
dell'agente liutaio L o r e n z o Gugnasco. G i o v a n n i è i l p r i m o che afferma
e rivendica una libertà assoluta di creazione e autonomia stilistica. B e n
sapeva quanto la signora di Mantova amasse mettere " a paragone" i
diversi artisti, secondo u n modello che le veniva per li rami dal L i o n e l l o
d'Este inventore della gara fra Jacopo B e l l i n i e Pisanello. A n c h e per questo Isabella aveva
chiesto a C e c i l i a Gallerani, ora contessa B e r g a m i n i , l'amante precocemente sfiorita di L o dovico Sforza (la Dama con l'ermellino, quando era ancora snella) di poter aver i l ritratto che
le aveva fatto quel Leonardo pittore alla corte milanese, per "confrontarlo" c o n G i o v a n n i
B e l l i n i : "Essendo hogi accaduto vedere certi belli retracti de Z o a n n e B e l l i n o siamo venute
in ragionamento de le opere de Leonardoi c o n i desiderio de vederle al paragone de queste".
L a cortesissima signora B e r g a m i n i , "che tutti gl'ingegni della sua età da sommo desiderio di
1
conoscerla erano a c c e s i " ' i n v i a la sua immagine (che Isabella restituirà i n u n mese) n o n senza
avvertire amaramente "esser fatto esso ritratto i n una età sì imperfecta che io ho poi cambiato
tutta quella effige": altro che imperfecta! E r a giovanissima, sui diciassette anni e davvero de16
liziosa la giovane C e c i l i a , p o i sfiorita, e amaramente cosciente d'esserlo .
I fatti si assiepano: nel settembre del 1506 è esposta al pubblico la Pala del Rosario di A l brecht D i i r e r dai c o l o r i lucidi, smaltati e freddi. Opera innovativa, per assenza di collegamento con l'architettura, totale apertura nello spazio di personaggi ritratti realisticamente, p o n e n 50
| Uscire dal Tempo e dalla Storia
G i o v a n Battista C i m a da
C o n e g l i a n o , San
Sebastiano
Strasburgo, M u s é e des Beaux-Arts
Marco
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
do direttamente i n scena i confratelli e i maggiorenti della c o m u n i t à
Basaiti, Santa Caterina
Budapest. Szépinuvészeti M t ì z c u i n
.• >• Catena. Giuditta
1 1 1 •
cinque mesi. L a Festa del Rosario n o n soltanto deve moltissimo alla Pala Barbarigo e alla Pala di
di Oloferne
San Zaccaria di B e l l i n i , ma anche alla tecnica del disegno sottostante con pennello, oltre che
Venezia. Pinacoteca Q u e r i n i
Stampali!
tedesca, mostrandoci poi
in modo quasi strafottente i l pittore con cartiglio, che c i dice di aver fatto l'opera i n appena
a
l gusto e taglio del ritratto veneziano. A n c h e se c i ò che resta di mano di D i i r e r è poco, e le
17
ridipinture molto estese , riconosciamo con facilità Massimiliano che diverrà imperatore del
Sacro R o m a n o Impero, il duca E r i c h di B r u n s w i c k , i Fugger e forse l'architetto del Fondaco
Gerolamo di Augusta; fra i latini alle spalle del pontefice, A n t o n i o Soriano, patriarca di V e nezia, e D o m e n i c o G r i m a n i . G i à patriarca di Aquileia, i l G r i m a n i varie volte e n t r e r à "papa
in conclave", uscendone sempre e solo porporato. G l i avrà dato p i ù soddisfazione il possesso
del p i ù bel Codice miniato del p r i m o C i n q u e c e n t o , concepito come opera che potesse r i v a leggiare con le ore dei fratelli L i m b o u r g , testimone prezioso dei legami di collezionismo fra
le Fiandre e Venezia. Larga l'eco della presenza i n Laguna del tedesco già noto e imitato per
le stampe che hanno u n successo incredibile, per c u i " i l D u r o " denunciava a chiare lettere
quanto i veneziani gli saccheggiassero le sue invenzioni. M a r c o Basaiti ad esempio r i p r e n d e r à
l'Adamo ed Eva di D ù r e r intorno al 1508, cosa che p i ù tardi farà anche Palma, come i n diverse composizioni faranno Benedetto D i a n a , sempre rotondeggiante e sempre delizioso nelle
scelte di c o l o r i quasi d'acquerello, rosa, a z z u r r i e gialli di leggerezza incantevole e i l ben p i ù
rigido Lazzaro Bastiani, chiamati a dipingere gli stendardi (chissà com'erano al vento!) per i
nuovi pennoni di piazza San M a r c o sui pili di Alessandro dei Leopardi posti nel 1505 e 1506.
L e arti e gli artisti non l'avvertono, m a agli scricchiolii di una potenza che ha raggiunto i l
culmine della ricchezza, si aggiungono eventi che parvero ai p i ù altrettanti segni di malaugurio. A parte gelate, alluvioni, comete e u n terremoto, nel 1505 brucia completamente i l F o n daco dei Tedeschi, luogo di raccolta, vita e c o m m e r c i o della nazione todesca con cui si fanno
ottimi affari; ricostruito i n gran fretta, splendidamente decorato da G i o r g i o n e e da T i z i a n o ,
resterà poi a lungo quasi inattivo per il conflitto c o n l'imperatore Massimiliano. Durante u n
inverno eccezionalmente rigido b r u c e r à tutto i l mercato di R i a l t o , e questa volta ci vorranno
Uscire dal T e m p o e dalla Storia
|
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più di dieci anni per ricostruire l'intera area; e poi ancora nel 1512 tutto i l lato nord di piazza
San M a r c o sarà devastato da una conflagrazione. E per n o n risparmiarsi nulla, due cicli di peste
si susseguono a breve distanza: a quella del 1503-1504 fa pronto seguito quella del 1510.
L a decorazione del nuovo Fondaco da parte di G i o r g i o n e è una n o v i t à assoluta, un'affermazione grandiosa che tutti possono vedere, commentare e ammirare. Per i c o n t e m p o ranei veneziani G i o r g i o n e è u n personaggio al limite della sregolatezza, anche musico e
compagnone; p i ù sobri i suoi due p i ù giovani " c r e a t i " Sebastiano e T i z i a n o . L a sconvolgente
m o d e r n i t à e i l gigantismo delle figure del Fondaco esercitano un'imperiosa influenza sulla
generazione dei giovani, e ovviamente su Palma. E un'autentica sirena della "maniera m o derna" quella che affascina dalla facciata decorata c o n u n piglio e un'energia risoluta che
soltanto u n personaggio come G i o r g i o n e poteva affrontare e terminare entro l'autunno del
1508. I l seguito è di u n giovane tanto sfrontato quanto talentuoso come i l cadorino Vecellio,
nel lato sulle M e r c e r i e . L a gran donna che impugna la spada — e ancora quella larva strappata
e posta al fondo delzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
portego attuale della C a ' d ' O r o ha u n commovente empito d'energia —
n o n è altro che l'ennesima variante di Venetia/Justitia, una costante da Jacobello del Fiore agli
splendidi bassorilievi di quel grande artefice cui si dà i l nome di Filippo Calendario, sulla fac1
ciata di Palazzo D u c a l e verso la piazzetta, luogo eponimo della giustizia della Serenissima ".
G i o r g i o n e e T i z i a n o s'erano trovati subito u n altro ambizioso giovane altrettanto energico, a
far loro da contendente sul mercato anche delle commesse pubbliche: i l Sebastiano L u c i a n i
precocemente energico nella pala per san G i o v a n n i C r i s o s t o m o ; da mezzo m i l l e n n i o c i guardano sempre dall'altar maggiore tre ragazze, fra i l severo e l'indifferente, che saranno, per i l
1
giovane bergamasco N i g r e t i alle p r i m e prove, un'autentica r i v e l a z i o n e ' . Sebastiano è anche
2
forse i l Giovane in pelliccia che si volta di M o n a c o (n. 524) ": è certamente i l grandioso autore,
intorno al 1509, delle ante d'organo per San B a r t o l o m e o di R i a l t o , la chiesa della nazione
tedesca (oggi all'Accademia). E da Sebastiano Palma trarrà, i n particolare, queiPombreggiare
gli occhi, dando a essi una p r o f o n d i t à , e a volte quella misteriosa stanchezza e intensità che
lo differenziano da tutti gli altri.
N e l l a narrazione n o n soltanto di alta qualità letteraria, m a soprattutto di forte vena
romanzesca, con i n c o n t r i improvvisi, svolte inattese, agnizioni e drammatiche perdite che
caratterizza tutte le Vite di G i o r g i o Vasari, u n romanzo p i ù che una storia, i l breve passaggio
i n Laguna di Leonardo nell'anno 1500 avrebbe mostrato improvvisamente la v i a a Z o r z o da
Castelfranco. Alla vista di "alcune cose di mano di Lionardo, molto fumeggiate e cacciate,
come si è detto, terribilmente di scuro. E questa maniera gli piacque tanto, che mentre visse,
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| Uscire cial T e m p o e dalla Storia
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Giovanni
sempre a n d ò dietro a quella: e nel colorito a olio la i m i t ò grandemente", scrive
Sebastiano Luciani, Sii»
Crisostomo ira i santi
Caterina
(Alessandria, Maddalena,
Lucia,
nelle Vite del
1568. C e n t ' a n n i dopo B o s c h i n i gli r i s p o n d e r à per le r i m e : " D o v e e l V i n c i xe sta, no xe sta mai
Nicola, Giovanni Battista e Liberale
/ Z o r z o n , n e ' l V i n c i dove sta Z o r z o n : / Sta so busia no ghe farò mai bon: / sti conti i n su le
Venezia, chiesa di San G i o v a n n i
prime è sta f a l a i . . . " . G i o r g i o n e avrebbe avuto la "rivelazione" del dar vita alle ombre da L e o -
Crisostomo
nardo, ma poi l'avrebbe anche rapidamente oltrepassata con quella sua tecnica di soffusione di
luci e di morbidezza diafana di carni come nel Giovinetto con freccia ora a V i e n n a . I n ogni caso
troppo breve e insipido fu i l passaggio di Leonardo aVenezia nel marzo 1500: oltre a prestare
" a Salì ducati 3 d'oro, i quali disse volersene fare u n paio di calze rosate co' sua fornimenti"
— unico appunto lagunare sul Manoscritto Arundeì, folio 229 verso — ed evidentemente ad a m mirare ancor p i ù i l già "vaghissimo di grazia e di bellezza" Salai, non si ha notizia d'altro sulla
Serenissima, da l u i ; n é di alcun tipo di incarico, dalla R e p u b b l i c a . M a comunque transitano
e lavorano altri che la lezione leonardesca hanno conosciuto da vicino, come G i o v a n n i A g o stino da L o d i , tra l'altro c o n la Pala dei Barcaioli di San Pietro martire a M u r a n o e la Lavanda
dei piedi datata 1500; e sono passati A n d r e a Solario e Francesco G a l l i detto " N a p o l e t a n o " che
aVenezia muore nel 1 5 0 1 . E intanto è attivo u n sintetizzatore di stili i n una versione sempre
i
personale, calda e luminosa quale i l ferrarese B o c c a c c i o B o c c a c c i n o , autore della pala - ese-
zyxwvutsrqponm
A n d r e a P r e v i t a l i , Annunciazione
M e s c h i o d i V i t t o r i o V e n e t o , chiesa
guita entro i l 1502 — di San G i u l i a n o , ancorazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
in situ, u n omaggio al patriarca G i o v a n n i B e l l i n i
di Santa M a r i a A n n u n z i a t a
con soluzioni nel gusto ferrarese per l'eleganza dei gesti delle slanciate figure di santi.
I n realtà la scelta giorgionesca va collocata i n u n preciso mutamento di gusti, di c o m mittenze, di letture e di richieste che va chiudendo definitivamente la fase dell'umanesimo
veneziano i n quel p r i m o , decisivo decennio del C i n q u e c e n t o . L'orientamento umanistico a
Venezia aveva saputo convergere c o n la m e n t a l i t à mercantile: " P e r esempio i l senso dei v a l o r i terreni e l'atteggiamento morale nei confronti della ricchezza, i l pieno riconoscimento
dell'importanza dell'agire umano e l'etica del successo, l'avversione per la vita contemplativa,
l'autonomia del magistero ecclesiastico, i l distacco da certi tipi di devozione e da m o d u l i
ascetici che assumevano volentieri forme anticlericali, l'esigenza della precisione, l'afferma21
zione di indirizzi r a z i o n a l i s t i c i " . O r a a questi aspetti si aggiunge u n nuovo prestigio delle
arti meccaniche, della matematica, delle tecniche mercantili ed economiche, la secolarizzazione del passato, l'indagine razionale sul corpo. Alla prolusione d e l l ' I 1 agosto 1508 di L u c a
Pacioli i n San B o r t o l o m i o di R i a l t o , sul quinto libro degli Elementi di E u c l i d e assistono a l 22
m e n o 500 persone, ed è tutta l'intelligenza v e n e z i a n a . C ' è , tra gli altri, quel liutaio L o r e n z o
Gusnasco da Pavia, l'informatore puntuale di Isabella, l ' u n i c o che aveva segnalato i l passaggio
di Leonardo a Venezia nel 1500, e che c e r c h e r à di soddisfare la marchesa dopo la morte
improvvisa di M i c h e l e V i a n e l l o presso c u i abitava, i l che apre alla marchesa la possibilità di
pescare i n quell'eccellente collezione.
Nell'arco del p r i m o decennio del C i n q u e c e n t o , decennio formativo quanto m a i c o m plicato per collocare le p r i m e opere di Palma, un riferimento sarà stato anche i l coetaneo e
conterraneo A n d r e a Previtali — bergamasco di B e r b e n n o i n valle Imagna, anche lui del 1480
- che nel 1506 firmava " D I S S I P U L U S IOVA B E L I N I "
la Madonna in trono con i santi Sebastiano e Tommaso
d'Aquino
San
all'Accademia C a r r a r a : poi realizzava a
G i o b b e una Madonna con il Bambino e i santi
Giovanni
Battista e Caterina con particolari pae-
saggistici di gran gusto pastorale, e
un'Annuncia-
zione nella chiesa di Santa M a r i a A n n u n z i a t a del
Meschio a V i t t o r i o Veneto riccamente dotata per
paesaggio e riproduzione di tappeto orientale, e
ornamentazione di camera.
I diversi bergamaschi debbono crescere r a p i damente, per confrontarsi e misurarsi i n u n a m biente che premia i talenti, m a è anche altamente
competitivo. N e l l a bottega di G i o v a n n i B e l l i n i l a vora G i r o l a m o che prende i l nome da Santacroce,
il paese presso San Pellegrino; diviene u n pupillo
di famiglia se è scelto come testimone, n e l 1503,
delle ultime v o l o n t à di M a r i a Trevisan, seconda
moglie di G e n t i l e B e l l i n i . Poi f i r m e r à la solare
e coloratissima Incoronazione di Maria Vergine, san
Vito, san Giuliano l'ospedaliere e san Girolamo sull'altar maggiore della chiesa di San Z u l i à n . Sarebbe
invece Francesco di S i m o n e da Santacroce quel
"Discipulus Johannis B e l l i n i " presso c u i si sarebbero formati anche Andrea Previtali e Francesco
R i z z o , e presso c u i sarebbe maturato Palma, se21
condo G o m b o s i . Intanto è attivo e già collaboratore dei B e l l i n i a Palazzo D u c a l e i l trevigiano
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| Uscire dal T e m p o e dalla Storia
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
• \ndrea Previtali, Madonna
n i il Bambino tra i santi
Giovanni
Uattista e Caterina
• e n e z i a, chiesa di San G i o b b e
Francesco Bissolo che poi osserverà da presso la rapida evoluzione stilistica di Palma. E a
Venezia abitano e lavorano anche R o c c o M a r c o n i e B a r t o l o m e o Veneto. L e guide lagunari
dal X V I I secolo indicavano la pala del San Giovanni Battista tra i santi Pietro, Marco, Girolamo
e Paolo, nella chiesa veneziana di San Cassiano, come opera di Palma - e R i d o l f i la segnalava
per "ogni desiderabile delicatezza nel c o l o r i r e " — invece, dopo C a v a l c a s e l a e Berenson, attribuita a R o c c o M a r c o n i che resta sostanzialmente ben poco conosciuto e conoscibile: è di
origine bergamasche anche l u i , e presente aVenezia nell'arco di Palma, tra i l 1504 e i l 1529.
D a l Pozzolo quella pala p e r ò l'attribuisce c o n vigore al C a r i a n i anche per la "pregnanza fisica
e umorale manifestata da ognuno di questi cinque santi, che esprimono u n grado di 'verità
storica'"
24
c u i M a r c o n i n o n sarebbe m a i giunto. I n ogni caso di l u i resta alla m e t à del terzo
decennio la bella pala c o n Cristo tra i santi Pietro e Andrea, firmata, nella chiesa di San Z a n i p o lo: un'opera che sembra proprio accostarsi a Palma e agli esordi di B o n i f a c i o Veronese.
A n d r e a Previtali, m a anche lo stesso Gerolamo da Santacroce pur c o n estrema cautela,
apprenderanno a maneggiare alcuni aspetti della pittura moderna, rispondendo anche loro a
una richiesta di paeseti che gli acquirenti veneziani gradiscono sempre p i ù . Andrea p e r ò d e c i derà di tornare a B e r g a m o già a m e t à del p r i m o decennio, realizzandovi la Trasfigurazione per
Santa M a r i a delle Grazie, ora a B r e r a , c o n quella prospettiva naturalistica del gran bosco c u i fa
corona u n paesaggio lontanissimo. Lavora anche per quei Casotti che saranno m u n i f i c i e graditi committenti della p e r s o n a l i t à p i ù inquieta e innovativa che la civiltà pittorica veneziana
abbia prodotto: i l L o t t o p i ù genialmente ironico, che m a n t e r r à intatta la stima per i l Previtali,
maestro tradizionale, probo e solerte. C o n l u i tesserà b u o n i rapporti, come mostrano le lettere che L o r e n z o invia alla M i s e r i c o r d i a di B e r g a m o seguendo la faticata realizzazione degli
stalli per i l d u o m o : v i sostiene che l ' u n i c o che p u ò profilare i suoi disegni per gli intagli del
Capoferri, è proprio l'Andrea, che forse p i ù di tutti ha diffuso i l gusto veneziano nella bergamasca. A n c h e per queste v i e si a g g i o r n e r à i l gusto cittadino fino ad accettare con entusiasmo
la coloratissima Pala di San Gottardo che G i o v a n n i B u s i detto C a r i a n i , di Fuipano al B r e m b o
i n Val Imagna, realizzerà fra i l 1517 e i l 1519, opera grandiosa, incontro di personaggi i n u n
ampio spazio naturale, che ha già precocemente sentito la presenza di T i z i a n o . Quanto a C a usare
dal T e m p o
e
dalla Storia
|
55
1
riani, di c u i sono note le committenze bergamasche, a V e n e z i a ebbe frequentazioni patrizie
dal 1509, e Pallucchini rilevava le tangenze con Palma, mentre sono evidenti i rapporti con
B o c c a c c i o B o c c a c c i n o , Madonna
con il Bambino
in Irono tra i santi
Pietro, Michele
arcangelo, Giovanni
Sebastiano L u c i a n i , a partire dallazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Sacra Famiglia con le sante Lucia e Maddalena, delle Gallerie
Battista e
dell'Accademia, i n particolare nella Maddalena.
Intanto allo sguardo acuto di u n contemporaneo, G i r o l a m o P r i u l i , le trasformazioni del
patriziato sono evidenti: " L i merchadanti veneti, visto l i viagij restrecti et senza spetie et c u m
pocha utihtade, se sonno ritirati dali viagij et l i loro danari posti i n posesione, c u m sit che '1
25
fusse meglio aver ogni picola utillitade cha niente et tenire li danari m o r t t i " . E che i viaggi,
in particolare verso Levante, fossero p i ù rischiosi e m e n o profittevoli, essendosi trasformato
l'intero mercato delle spezie, era ben noto dopo la notizia che aveva scompigliato R i a l t o :
l'arrivo delle galere vuote da Alessandria d'Egitto. M e g l i o p e r c i ò investire nella terra a n z i c h é
rischiare grandi capitali nei traffici. D i qui il decadimento della pratica della mercatura nel
patriziato e la trasformazione progressiva i n redditieri, mentre i l c o m m e r c i o è sempre p i ù
appannaggio dei cittadini. E di qui anche u n mutamento rapido della m e n t a l i t à che il ciclo
settennale della guerra cambraica accelera e i cui risultati saranno evidenti durante i l dogado
di Andrea G r i t t i , anche dal punto di vista della cultura e delle arti — con i l triumvirato Pietro
Aretino, Jacopo Sansovino, T i z i a n o Vecellio - oltre che dell'economia veneziana, come si
vedrà chiaramente dagli anni quaranta.
I l gusto che si ritrova precocemente i n G i o r g i o n e , poi i n Sebastiano, i n T i z i a n o e in
modo m e n o evidente stilisticamente, m a pienamente dal punto di vista dell'iconografia, i n
Palma, n o n corrisponde p i ù alla grande committenza pubblica — laica e religiosa — a n cora rivolta ai B e l l i n i , ai V i v a r i n i , loro seguaci e rispettive botteghe; e nep
pure a quella delle Scuole, per p i ù versi ancora p i ù tradizionali. Trovava
appassionati sostenitori soltanto fra quegli esponenti del patriziato
colto, quei giovani talenti che si aprivano alle n o v i t à letterarie, quei
rappresentanti della classe dirigente p i ù sensibili al gusto per la
ricerca naturalistica, matematica, per u n sapere p i ù interno alle
cose. D i qui anche, i n stretto legame c o n le n o v i t à letterarie,
l'elaborazione originale di n u o v i generi pittorici: i l paesaggio pastorale, i l nudo di donna, i l ritratto drammatico, c u i
Palma darà u n contributo determinante.
Siamo o r m a i sulla sponda opposta rispetto alle s o l u zioni che G e n t i l e B e l l i n i aveva proposto nel t e l e r ò c o n la
Predica di san Marco ad Alessandria
d'Egitto
(Milano, Pinaco-
teca di Brera) interrotto dalla m o r t e e che la p i e t à fraterna
di G i o v a n n i completa, senza n u o v i spunti, ma n e l l ' a m m i r a zione delle generazioni p i ù vecchie, educate all'umanesimo
civile.
B e l l i n i , Carpaccio, G i o v a n n i B u o n c o n s i g l i o " i l M a r e scalco", M a r c o Basaiti e altri fino a Francesco di S i m o n e da
Santacroce lavorano sempre per commesse sacre e profane,
in uno stile che avanza m a n o n muta, sempre coerenti c o n se
stessi anche dopo le prodezze dei tre m o d e r n i . C i m a da C o negliano realizza nel 1509 la bellissima pala dei C a r m i n i c o n
la Natività
con Caterina, l'angelo Raffaele e il committente
Calbo,
con l'incombente quinta di roccia che fornisce di p r o f o n d i t à
tutto i l suo paesaggio delle amate colline; M a r c o Basaiti l ' e c cellente Vocazione dei figli di Zebedeo firmata e datata al 1510
per l'aitar maggiore della chiesa di Sant'Andrea della Certosa
ove crea la narrazione su pala partendo, con ogni probabilità,
26
da un'intuizione di Alvise V i v a r i n i .
56
| Uscire dal T e m p o e dalla Storia
Giovanni
evangelista,
V e n e z i a , chiesa d i San G i u l i a n o
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Giovanni
C a r p a c c i o firma e data la Presentazione di
tocco Marconi, Siili
battista tra i santi Pieno, Marco,
finitimo
e Paolo
Hènezia. chiesa di San Cassiano
Gesù al Tempio per la chiesa di San G i o b b e
nell'anno medesimo - 1510zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCB
— i n c u i B e l l i n i firma e data la Madonna di Brera.
G i o r g i o n e nel breve giro di pochi anni aveva sfornato a r i t m o sostenuto ritratti " d i c u i
si veggono alcune cose a olio vivacissime e sfumate tanto, che non ci si scorgono
ombre"
2 7
come lodava D o l c e : volti di fantasia o autentiche effigi, ma sempre con quell'aurea di saperi
reconditi, di allusioni complesse, di istanti di passioni e languori e pensieri che suscitano
l'entusiasmo nella nuova generazione di collezionisti. Restati orfani di Giorgione nel 1510,
collezioneranno con passione le incisioni di u n artista capace di connettere tutto i l visibile
nel gusto del tempo, dai B o s c h del G r i m a n i alle provocanti ninfe nel paesaggio ricreate da
G i o r g i o n e : si tratta di G i u l i o Campagnola.
Alla perdita di G i o r g i o n e ne segue un'altra: m a questa volta è una partenza. A Chioggia,
nell'agosto 1 5 1 1 , Sebastiano L u c i a n i si imbarca c o n i l nuovo committente, il magnate banchiere Agostino C h i g i . Pensa a u n breve soggiorno: n o n t o r n e r à p i ù a Venezia e d i v e n t e r à
il frate Sebastiano "del P i o m b o " . R e s t a dunque il solo T i z i a n o , appena tornato da Padova, a
sovrastare su una generazione di artisti di estrazione provinciale che vanno raggiungendo la
m a t u r i t à , p i ù o m e n o lenta: " i l P a l m a " , i l friulano G i o v a n n i A n t o n i o Pordenone, i l bresciano
R o m a n i n o , i l veronese B o n i f a c i o de' Pittati, i l bresciano G i a n G i r o l a m o Savoldo, poi il trevigiano Paris B o r d o n .
M a è un ciclo di guerra a segnare profondamente un'altra stagione nella storia della
Serenissima R e p u b b l i c a e determinare u n radicale mutamento di stili di vita e di prospettive
culturali.
Una lacerazione violenta
I l pontefice G i u l i o I I , volendo ristabilire a suo modo u n equilibrio
italiano il cui perno fosse ovviamente Santa Madre Chiesa, e ritenendo di poter tranquillamente dominare quelle forze ormai di
statura europea — la Francia, la Spagna, l'Impero — che già avevano posto piede nella penisola italiana, non trovava di meglio
che stringere una potente alleanza contro Venezia, rea di essersi
espansa troppo i n R o m a g n a , accusata di volersi fare "regina
d'Italia" ovvero di dominare con posizioni apparentemente
solidissime l'intera area orientale della penisola. G l i accordi
di quella che sarà conosciuta come Lega di C a m b i a i erano al
tempo del tutto segreti, ma non era affatto segreta la brillante
campagna militare che quel terribile pontefice aveva realizzato già due anni prima — nel 1506 — conquistando Perugia,
Bologna e altre terre. S'era comportato in tutto e per tutto,
malgrado fosse sulla sessantina, come u n generale che dirige
le proprie truppe.
Nella primavera 1509 iniziano ad arrivare notizie angot
sciose dalla bergamasca, almeno dalle zone di pianura dove i
francesi di stanza nel ducato di M i l a n o razziano e rapinano
nel contado e nei borghi verso le terre della Serenissima. Saccheggi, incendi, furti, stupri, distruzioni: e la misteriosa, rapida diffusione di quello che ormai tutti conoscono come i l
mal francioso, anche se i francesi continuano a chiamarlo mal
de Naples. Diffusasi improvvisamente a seguito dell'esercito, la
terribile malattia che sarà chiamata da Fracastoro gentilmente
e graziosamente sifilide, si presenta in forma virulenta con piaghe purulente, ulcerazioni, febbri, e conduce in gran parte dei
casi a morte rapida.
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57
Alla m e t à d'aprile i francesi passano l ' A d d a , con
un'incursione i n p r o f o n d i t à nel territorio fertilissimo e
popoloso — la "ghiera d ' A d d a " fra i l Serio e l ' A d d a , con
Caravaggio al centro - di fronte c u i stanziava i l grosso
dell'esercito della R e p u b b l i c a . U n bell'esercito: reparti di feroci albanesi e greci delle montagne, dalmati e
istriani, tutta gente reclutata al soldo per fare guerra, che
non si preoccupava di bivaccare alle spalle dei contadini,
saccheggiando anch'essi come fossero truppe d'occupazione. Q u e i "soldati" erano guidati da capitani al soldo
anch'essi. E r a n o affiancati da truppe di veneti, di bergamaschi, di romagnoli: le " c e r n i t e " , ovvero i n sostanza
le milizie popolari, fedeli m a poco addestrate, reclutate
promettendo loro l'esenzione di cinque anni dalle tasse.
Poco esercitate e poco armate, formavano una fanteria di
picche e di forconi che seguivano i "provvisionali" o v v e ro le truppe "dotate di p r o v v i g i o n i " , pagate — piuttosto
bene: 3 ducati ogni quaranta d ì , m a i l soldo ritardava
sempre — meglio armate e p i ù adatte al combattimento
corpo a corpo. Tutte queste forze, ciascuna c o n suoi c o mandanti avidi e gelosi gli u n i degli altri — M a r c o G i u stiniani generale della cavalleria, V i n c e n z o Valerio capo
degli apparecchi di guerra, G i o r g i o C o r n e r altro provveditore - erano poi sotto la guida di u n provveditore
generale, i l patrizio veneziano Andrea G r i t t i , u o m o accorto. I l comando i n battaglia p e r ò spettava al capitano
generale delle milizie, N i c c o l ò O r s i n i conte di Pitigliano, e al suo cugino, i l governatore
G i o v a n n i B u s i detto C a r i a n i ,
d'armi Bartolomeo d ' A l v i a n o . L'opposto l'uno dell'altro, prudentissimo e quasi pavido i l
Madonna
primo, aggressivo e irruento i l secondo.
Alla notizia della p r i m a incursione dei francesi, G i u l i o I I aveva immediatamente reagito,
svelando i l gioco diplomatico che aveva ordito, lanciando la scomunica, la "bolla o r r i b i l e " su
Venezia, una dichiarazione di guerra i n pieno stile curiale, che voleva regolare i conti c o n i l
con, ai piedi, angeli cantori,
e i santi Apollonia, Agostino, Caterina
d'Alessandria,
Filippo
Benizzi
Giuseppe,
e
detta Pala di San
Grata,
Barbara,
Gottardo
M i l a n o , Pinacoteca di Brera
secolare laicismo della R e p u b b l i c a e il suo controllo — peraltro molto parziale — dello strapotere ecclesiastico. I l Senato della Serenissima decideva p e r c i ò di rafforzare l'esercito intorno
alla G h i e r a d'Adda. Contava, ci dice G u i c c i a r d i n i , 2000 u o m i n i d'armi, 3 0 0 0 cavalieri, 15.000
fanti, 15.000 altri fanti delle cernite. S u ordine del Senato non doveva ingaggiare battaglie
offensive, m a vigilare sui m o v i m e n t i del nemico. I l 14 maggio 1509 l'armata, i n colonna, d i visa i n tre corpi, distesa per una lunghezza di 10.000 passi, si dirige verso Pandino: immagina
che lì sia concentrato i l grosso dell'esercito francese, che a sua volta aveva iniziato la marcia,
in movimento esattamente parallelo.
L a retroguardia veneziana, guidata dall'Alviano, composta da 15.000 appiedati fra c u i
4 0 0 0 romagnoli, e da 3000 cavalieri, superando Agnadello entra improvvisamente a c o n tatto con l'avanguardia francese e, a n z i c h é ritrarsi, si dispone subito i n ordine di battaglia,
attestandosi su una posizione ben difendibile, dietro u n terrapieno. I francesi provano ad
attaccare immediatamente, per saggiare la consistenza dell'avversario, ma la p r i m a carica
di cavalleria è ostacolata dai pali dei numerosi vigneti, e il successivo assalto della fanteria
svizzera è ricacciato dal terrapieno. L ' A v i a n o manda messi al cugino, m a i l Pitigliano, fedele
agli ordini r i c e v u t i , prosegue la sua marcia convergendo su Brescia, rifiutando battaglia. L a
distanza fra i corpi aumenta, la retroguardia resta isolata: anche se tutti c o m i n c i a n o a sentire
i colpi delle bombarde. L'artiglieria francese si dispone al tiro, e inizia a bersagliare le fanterie
venete, sempre schierate al riparo dell'argine. D i fronte ai colpi caotici m a mortali delle c o 58
| Uscire dal T e m p o e dalla Storia
zyxwvut
con il Bambino in irono
lubrine, i fanti, pur senza ordini, si m u o v o n o e impetuosamente
attaccano i n massa. Scavalcano i l loro argine di riparo d'impeto,
e di corsa, furiosi, si slanciano attraverso la secca di u n torrente,
armati di alabarde, spiedi e picche, superano la linea di fuoco e
al grido di "Italia! Italia!" urtano violentemente la sottile linea
di difesa della artiglierie, sconvolgendo gli avversari che dopo
aver abbandonato i pezzi debbono ricorrere a una controcarica
degli svizzeri, e p o i ancora a una carica della cavalleria pesante.
L e fanterie romagnole, i feroci brisighclli resistono, e continuano ad avanzare, m a o r m a i quasi per inerzia. A l l o r a l'impetuoso
d ' A l v i a n o si porta al centro dello schieramento, che appare i n
preda alla p i ù totale confusione, e guida personalmente la p r o pria cavalleria alla carica, alleggerendo la pressione sulla fanteria i n sempre p i ù evidente difficoltà. C o n decisione fulminea
d ' A l v i a n o punta direttamente al centro dello schieramento nem i c o , verso i reparti che fanno quadrato intorno al re di F r a n cia, L u i g i X I I . L'operazione ardita e impetuosa sembra avere
successo, la cavalleria della Serenissima si incunea
profonda-
mente nella massa d i armati, avanza, arriva quasi a ridosso del
re. M a i veneti sono troppo p o c h i ; i 500 cavalieri della guardia
reale si dispongono di fronte al sovrano, mentre i reparti della
fanteria francese si precipitano all'attacco e riescono a scardinare l'ala sinistra italiana; e p o i la debole fanteria di contadini
p o c o avvezzi alle battaglie cede di schianto, e tutti fuggono
disperatamente. S u l campo i m o r t i sono già migliaia mentre
una pioggia insistente rende ancor p i ù caotica e tragica la sce• a r co
na della disfatta. L'armata veneziana si disperde, inseguita e trucidata da svizzeri e francesi.
Basaiti,zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Vocazione
^Èfigh
di Zebedeo
Venezia, Gallerie d e l l ' A c c a d e m i a
Soli, completamente circondati, r i m a n g o n o i romagnoli: è offerta loro la resa. L a rifiutano.
O r a , sotto una pioggia battente, le cariche degli svizzeri massacrano i reparti che tentano di
resistere formando quadrati, decimati da attacchi di inaudita v i o l e n z a . B a r t o l o m e o d ' A l v i a no n o n l i abbandona. E disarcionato e ferito a u n o c c h i o : i l re L u i g i ordina che n o n venga
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ucciso e lo prende p r i g i o n i e r o .
C o s ì si conclude la giornata della battaglia della C e r a d'Adda o Ghiaradadda, e poi detta
universalmente d'Agnadello. L a p i ù importante sconfitta dell'esercito di terra della R e p u b blica. M e n t r e i n campo veneziano si rimpallano accuse di fellonia e tradimento, G r i t t i cerca
disperatamente di convincere le città lombarde a difendersi. M a nei g i o r n i successivi, diffusasi
la notizia dell'immane disastro e delle molte migliaia di m o r t i — c h i dice 8000, c h i 6000 con
G u i c c i a r d i n i , abbandonati sotto i l d i l u v i o d'acqua — le truppe contadine iniziano a disertare e
disperdersi. L'esercito popolare veneziano è i n rotta, le forze mercenarie restano accantonate.
P r i m a Caravaggio, p o i Bergamo, infine Brescia si arrendono ai francesi che scorrono nella
grande pianura. I ghibellini tradizionalmente antiveneziani e favorevoli al duca di Milano,
esultano. A B e r g a m o i cittadini r i u n i t i i n piazza Santa M a r i a Maggiore hanno eletto q u i n dici ambasciatori per consegnare le chiavi al re francese. L a città è occupata dalle truppe agli
ordini di C a r l o d'Amboise, fra le manifestazioni di reverenza della fazione ghibellina della
città, capeggiata dal patrizio antiveneziano S o c c i n o Secco. A V e n e z i a è panico, e pur "avendo
rispecto alo inexpugnabille syeto et mirabilie forteza dela gloriosa citade veneta, l i sui citadini
et nobelli et Senatori heranno tanto intimiditi et invilitti et impauriti, che m o l t i haveanno
mandato fuori dela citade le sue robe et arzentti et danari et zoglie, et m o l t i ettiam abscondevanno le predicte sue robe, mobile, danari, zoglie et arzentti i n l i monasterij de monache, et
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scondevanno l i danari soto t e r r a " . N e l l e buche dei giardini dei monasteri finiscono i lussi
delle signore veneziane!
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I l 29 maggio i reparti del re L u i g i dei francesi assaltano Peschiera, mentre cadono C e r v i a ,
R i m i n i , R a v e n n a . Intanto truppe fedeli all'imperatore prendono D u i n o , Feltre, B e l l u n o . D u e
G i u l i o C a m p a g n o l a , Venere sdraiata
Parigi, M u s é e du L o u v r e ,
d é p a r t e m e n t des A r t s graphiques
giorni dopo i l Senato ordina l'autoaffondamento della flotta del Garda, per impedire che cada
i n mano ai transalpini. I l disastro è totale, e tutto è dipeso da quella sola battaglia. I n breve le
forze della Lega occupano la terraferma, giungono ai m a r g i n i della Laguna. Sono a Mestre. I
tedeschi entrano a V i c e n z a e Verona, sono alla periferia di Padova. A n c h e i patrizi trevigiani
vogliono offrire agli imperiali la dedizione di Treviso: m a u n pellicciaio, M a r c o Caligaro,
arringa la folla al grido antico " M a r c o ! M a r c o ! " . S i approntano difese e barricate. G i u n g o n o
rinforzi.Treviso resta fedele. I l n e m i c o è allezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
ripe salse: i p r i m i colpi delle bombarde affondano
in Laguna.
F u Leonardo Loredan, allora già p i ù che settantenne, antico Capitano Generale da Mar, i l
doge immortalato nel sublime ritratto di G i o v a n n i B e l l i n i , a organizzare la resistenza, inviare
i figli i n difesa di Padova, sostenere nelle città di terraferma i fedeli a san M a r c o , chiedere e
ottenere ogni sacrificio e c o n o m i c o ai suoi concittadini. M e n t r e continua a lavorare diplomaticamente con ogni mezzo per isolare G i u l i o I I , Venezia prepara la riscossa. I l 17 luglio
Andrea G r i t t i si riprende di sorpresa Padova, la arma e appresta le difese contro l'esercito
dell'imperatore, sceso i n campo a sostegno dei suoi. I tedeschi vengono g i ù da Trento m a
Padova n o n cede, anzi. Massimiliano a b b a n d o n e r à l'assedio e a fine novembre, G r i t t i e n t r e r à a
V i c e n z a . Poi saranno riconquistate Bassano e Feltre, B e l l u n o e Cividale, Montagnana e i l P o lesine. Nella gioia incontenibile dei veneziani, mentre popolani e patrizi si abbracciano nelle
calli e le donne fanno festa nei campielli, Venezia v u o l dare una severa lezione ad Alfonso,
duca di Ferrara, e una flottiglia risale i l Po. M a all'altezza di Polesella le incaute imbarcazioni
veneziane trovano ad attenderle i l duca i n persona, che dirige i l fuoco delle sue artiglierie,
ben appostate: i veneziani nel gelo dell'alba del 22 dicembre 1509 si ritrovarono contro quelle
macchine tonanti di c u i i l duca stesso aveva diretto la fusione. I colpi a fior d'acqua mandano
i n pezzi le galee.
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M a Polesella è solo u n incidente di percorso: la Lega si scioglie nel febbraio 1510, i l
papa ritira la scomunica a V e n e z i a . A n z i c o n bell'esercizio di destrezza, le propone un'alleanza
contro i francesi. L'accordo prevede la r i n u n c i a , da parte di Venezia, al diritto di n o m i n a sul
clero nei propri t e r r i t o r i , n o n c h é la restituzione di tutte le città che erano state soggette allo
Stato della Chiesa. I l C o n s i g l i o dei D i e c i delibera segretamente che i t e r m i n i dell'alleanza,
accettati per necessità, n o n saranno validi e saranno rigettati alla p r i m a occasione opportuna.
Meravigliosa sapienza diplomatica! S i prepara così una nuova fase di guerra: ora tutti si i m pegnano contro la Francia che spadroneggia nella valle padana.
D a r senso ragionevole alla cronaca politica dell'anno 1511 nella penisola richiederebbe funambolismi ineguagliati. E vero che la storia anche recente c i ha abituati a spiazzanti
rotture, repentini cambiamenti di fronte e incredibili alleanze, n o n c h é stupefacenti amnesie:
ed è pur vero che la patria di Machiavelli e G u i c c i a r d i n i si è mostrata del tutto incapace di
apprendere a l c u n c h é . C i n q u e c e n t o anni fa p e r ò , ogni cambiamento di umore politico c o r r i spondeva a molte migliaia di m o r t i . L'accordo fra i l Papato e Venezia i n funzione antifrancese
è ora appoggiato ovviamente dalla Spagna, m a anche dall'imperatore Massimiliano, dai C a n toni svizzeri e f ì n a n c o dall'Inghilterra. I francesi per ripicca si riprendono Bologna a maggio,
e a settembre convocano u n conciliabolo di cardinali a Pisa per deporre i l pontefice; ma sarà
un'iniziativa senza seguito. B e r g a m o nel frattempo ha assistito alle esazioni delle famiglie
guelfe, con la fuga di diversi verso Venezia, l'esilio imposto ad altri, mentre la valle Seriana è
stata data a C a r l o d'Amboise, i l c u i regime ha già avuto tratti repressivi, compresa la richiesta
che tutti quelli che v i v o n o o vivevano aVenezia e c h i ha rapporti c o n essa debba giustificarsi
ed essere sottoposto a valutazione, pena l'essere dichiarato ribelle.
N e l gennaio del 1512 le truppe pontificie assediano nuovamente Bologna, al cui soccorso giunge l'armata francese guidata dal valente Gastone de F o i x . M a intanto Andrea G r i t t i
prende Brescia. Marcantonio M i c h i e l annota concitatamente nel suo diario: " A d ì 4 a hore 5
di notte, per lettera di messer Andrea G r i t t i l i nostri erano intradi i n Bressa, i n questo modo, a
hore, 5, di notte, adì 2 del mese, el di de la Madonna, messer Andrea G r i t t i , con l i nostri fece
metter le schale, da due parte, ove l i francesi resistevano con gran cridar et romor, per d i m o strar, che ancho quelli della Terra resistevano i n pieno c o n loro, et interviene el conte Alvise
Avogaro da un'atra parte, c o n soi fanti, et Baldissera di Scipion nostro Conduttore della banda
del Castello, havendo fatto uno rombo, et messi dentro alcuni soi per uno acquedotto intro,
cridando con gran romore, onde l i francesi sbigottiti lassono le difese, et se tirorno verso loro,
combattendo, et tandem rebattuti se ritirorno i n Castello con M a d o n na Alda consorte del
C o n t e Z u a n Francesco de Gambara, et con messer M a r c o de Martinengo, l i nostri che erano
dentro vennero ad una porta, et apertola introdussero messer Andrea G r i t t i et l i altri à hore
3 0
X I I " . Subito lo si sa a Bergamo: " P u e r i autem n o n n u l l i simplices et p u r i audientes ipsam
proclamationem acclamarunt M a r c o Marco, tanquam praesagirent, Spiritu Sancto infantium
linguis movente, quid esset futurum paulo post. E r a n t i n centro civitatis B e r g o m i pedites 200
31
vel c i r c a " . Proprio così; la voce dell'innocenza grida " M a r c o ! M a r c o ! " e per chi c i crede è
lo Spirito Santo a dar voce agli infanti, malgrado c i fossero 200 soldati francesi i n città.
N e l l a notte fra il 4 e i l 5 febbraio 1512 u n serinese, Maffio Gagnolo C a r r a r a , u n vero
capitano di ventura che sapeva menar le m a n i e compiere incursioni rapidissime, ovvero essere contro i n e m i c i di Venezia " u n arrabbiato cane, che di quando i n quando con mortifere
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morditure, gl'assaliva" , scala le difese da basso di B e r g a m o , apre c o n T r a i l o L u p i e B e r n a r d i no M o n t a n i n i la Porta D i p i n t a all'altezza della chiesa del Pozzo B i a n c o ed entra i n città con
i suoi armati. Per i raffinati bergamaschi, quell'occupazione dei montanari della vai Serina
dovette apparire assolutamente selvaggia. I francesi si ritirano nella R o c c a , salvo poi farne
saltare i l t o r r i o n e . T o r n a la Serenissima: " I n conclusion, che quelli di le valade di bergamascha
erano andati con impeto venere a dì 6 a le porte di Bergamo, e rote, è intrati dentro e leva San
Marco. L a qual nova intesa, subito si sparse per la terrazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPO
(a Venezia) c o n gran j u b i l o de tutti, et
io era a disnar a caxa di m i o cugnado sier Z a c h a r i a D o l f i n per la nuora venuta in parentado,
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et era m o l t i zentilhomeni et done et si have grandissima alegreza.. . " . Subito grandi feste!
I facchini veneziani, i n gran parte valligiani della bergamasca, si rivestono dei costumi delle
vallate, traversano le calli c o n trombe, bandiere e pifferi, accendono falò, infine organizzano
la solita "caccia al toro", la festa p i ù apprezzata, una bella corrida i n campo San Polo, con
mangiata finale. I bergamaschi doviziosi organizzano anche un'ambasceria per congratularsi
3 4
con i l d o g e : " . . . el P r i n c i p e l i charezoe et usoli bone parole ringratiandoli.. . " . Aspettare
un poco? N o n è da veneziani. Intanto i l trentenne Federico C o n t a r i n i con una compagnia
di stradiotti entra i n città: alla testa di 500 fanti, che alzano u n fiero stendardo con la scritta
"perdonar se p u ò , dismenticarsi n o " ; capita l'antifona p r i m a ancora di ascoltarla, gli esponenti
ghibellini se ne sono andati verso M i l a n o .
M a Gastone ha lasciato Bologna, e si dirige a nord: conquista Isola della Scala, p o i saccheggia orrendamente Brescia, lasciando liberi i soldati di violentare mogli sotto gli o c c h i dei
mariti, ragazze davanti ai padri, e n o n tralasciando n é monache n é vecchie (cronache d'epoca). B e r g a m o è atterrita; i l C a g n o l i n o , da buon guerrigliero, se ne va con i suoi montanari; i
soldati francesi che si erano asserragliati nella Cappella, la fortificazione su San V i g i l i o , scendono e rioccupano la città; poi si vendicano direttamente su alcuni borghi, come Ponteranica,
richiedono pagamenti di riscatti e conducono diversi p i ù noti fautori della R e p u b b l i c a nella
antica fortificazione della Cappella, sull'altura p i ù alta. Se B e r g a m o non fa la fine di Brescia
è per l'abilità degli ambasciatori che chiedono scusa al governatore Pallavicino; perdonati,
p e r ò la taglia adesso è di 60.000 ducati. I n città alta i l conflitto fra le famiglie ghibelline che
n o n s'erano mai adattate al d o m i n i o veneziano c u i la città s'era devoluta nel 1428, insieme a
tutti quei mercanti che vedevano i n M i l a n o i l naturale orientamento dei loro traffici, diventa
aperta ormai guerra civile contro i fautori della Serenissima: con processi e vendette.
D o p o diverse settimane di occupazione quanto m e n o severa, Gastone de F o i x deve
tornare nelle R o m a g n e ; forte di 25.000 u o m i n i , assedia R a v e n n a . Verso l'antica città ancora
lucente di Bisanzio si dirige un'armata di spagnoli e pontifici: la domenica di Pasqua, I T I
aprile 1512, i francesi passano all'attacco, appoggiati dall'artiglieria ferrarese, sempre diretta
dall'Alfonso combattivo che ponendo i n manovra ardita le sue colubrine, prende d'infilata i
nemici costringendoli ad uscire allo scoperto e obbligandoli a reagire. " O p e r ò col senno" se
(Orlando furioso, I I I , 5 5 ) . Sarà una
non con la lancia, r i c o r d e r à l ' A r i o s t o pieno d'ammirazionezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFED
mossa determinante per la vittoria francese nella battaglia p i ù sanguinosa i n terra d'Italia, da
secoli: u n massacro spaventoso, un'ecatombe da 20.000 m o r t i fra le due parti, che poi i ravennati dovranno seppellire i n lunghe fosse c o m u n i , per g i o r n i e g i o r n i . " N u o t e r a n n o i destrier
fino alla pancia / nel sangue u m a n per tutta la campagna; / ch'a sepelire i l popul manco /
tedesco, ispano, greco, italo, e franco" ( I I I , 5 5 ) . I n s o m m a , " l a machina infernal" ha lavorato
bene: "Italia e Francia e tutte l'altre bande / del m o n d o han poi la crudele arte appresa" (è
sempre Orlando furioso, X I , 2 3 , 24) conclude i l poeta che di quella battaglia dovette risentire
per anni i l racconto, sempre p i ù colorito. N e l l a Pasqua di sangue — che cosa non hanno prodotto l'ideologia cattolica e la politica papista! — è morto anche Gastone de F o i x ; i resti dei
francesi v i n c i t o r i saccheggiano R a v e n n a e poi si ritirano, o r m a i scompaginati e senza guida,
31
i n Lombardia. Brescia torna nuovamente v e n e z i a n a .
A giugno, timidamente, B e r g a m o si rioffre ai veneziani che, comprensivi, accettano la
3
dedizione. I l 24 v i ritornano con i l provveditore B a r t o l o m e o da Mosto ''. G i u l i o I I si riprende
le sue città i n R o m a g n a , mentre gli svizzeri dalla Valtellina scendono su M i l a n o , occupandola.
N e l l a notte tra i l 20 e i l 2 1 febbraio 1513 muore finalmente — gioia massima d e l l ' A l f o n so estense che esce nudo da palazzo c o n lo spadone i n mano e dei veneziani che ne fanno u n
altro carnevale - G i u l i a n o della R o v e r e , G i u l i o I I , i l papa guerriero, l'energico e feroce u o m o
dalla lunga barba che aveva tiranneggiato a R o m a e aperto la penisola agli eserciti di m e z zo mondo. L ' 1 1 marzo i l conclave proclama vicario di C r i s t o G i o v a n n i de' M e d i c i , i l figlio
del Magnifico L o r e n z o : è soltanto u n diacono trentasettenne, occorre ordinarlo sacerdote e
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| Uscire dal T e m p o e dalla Storia
poi vescovo. L o incoronano i l 19 marzo, c o n estrema solennità e gran dispendio di denaro.
Sceglie di essere chiamato per la decima volta nella storia dei pontefici con i l nome di L e o ne. C e r c h e r à subito di svincolarsi dalla guerra, almeno direttamente, e i veneziani con agile
mossa — una bellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
voltatonda di danza diplomatica — ne approfittano, alleandosi con i francesi
con l'evidente obiettivo di allontanare i tedeschi. M a la scelta si rivela subito disgraziata: a
Novara l'esercito francese è pesantemente sconfitto da milizie svizzere che poi rientrano a
Milano. C o s ì al Senato veneziano della sperata tenaglia che avrebbe dovuto cacciare svizzeri
e imperiali dalla Pianura Padana r i m a r r à solitario u n braccio morto, e le inferiori forze v e neziane si ritroveranno sole contro gli imperiali che, i m p u n i t i , scorrazzeranno i n Veneto per
tutto l'anno. P r o p r i o nel maggio di quell'anno 1513, Alessandro Martinengo C o l l e o n i offre
500 ducati per realizzare una colossale pala, che sarà affidata a L o r e n z o L o t t o : una sorta di
invocazione per il r i t o r n o alla pace sotto i l "dolce giogo" della D o m i n a n t e .
M a gli spagnoli si vogliono vendicare di quello che considerano u n voltafaccia che sa di
tradimento: B e r g a m o è nuovamente occupata — i l 23 giugno 1513 entrano le p r i m e schiere —
questa volta dagli u o m i n i di R a i m o n d o C a r d o n a . N e l l a notte tra i l 24 e i l 25 brucia i l Palazzo
della R a g i o n e : i l 26 sono comunicate le nuove taglie. Bisogna pagare altri 40.000 ducati.
I l 4 luglio 1513, Maffeo Cagnolo, dopo una marcia notturna, scala nuovamente le mura
ed entra di soppiatto i n Bergamo, prendendosi 6 0 0 0 scudi della taglia. I l Cagnolino è delle
valli, nativo proprio di Serina, e comanda una compagnia di avventurosi e rabbiosi montanari, forse compagni d'infanzia del nostro Palma, che di quegli avvenimenti doveva pur aver
notizie, così come delle diverse incursioni e saccheggi i n valle. Spaventatissimi i bergamaschi,
p e r c h é le forze del C a g n o l o sono del tutto insufficienti per difenderli e l'azione attirerà le
ire degli spagnoli, inviano ambasciatori c o n scuse, e gli spagnoli riprendono la città già i l 19
luglio; i l C a g n o l o ritorna dal suo comandante L o r e n z o O r s i n i degli Anguillara, detto p i ù
sbrigativamente R e n z o da C e r i . M a siccome n o n c ' è due senza tre, soprattutto i n tema di
vendetta, passato u n mese, i l 5 agosto 1513: " A v e a R e n z o da C e r i preso gusto alla preda. D a
che seppe che gli Spagnoli avevano riscosso dai miseri Bergamaschi altra gran somma di denaro per compensare i danni dianzi patiti, m a senza colpa, dei cittadini, se ne t o r n ò col solito
suo corteggio a quella città, e presi quanti Spagnoli i v i t r o v ò , dopo avervi lasciato di presidio
ottocento fanti e duecento cavalli sotto i l governo di B a r t o l o m e o da Mosto, si ridusse di n u o 7
vo a C r e m a " ' . I l possesso della città dura appena otto g i o r n i . I soldati di Bartolomeo cercano
di resistere al meglio all'assedio delle armate di C a r d o n a e di Prospero C o l o n n a , sperando
in u n pronto aiuto veneziano. C h e n o n arriva. Alla fine i l capitano tratta la resa della "città
bersagliata da infinite sciagure, p e r c h é condannata anche i n questa occasione allo sborso di
ottanta mila ducati d'oro". L'occupazione delle soldataglie spagnole sarà ancora p i ù dura per
i cittadini di Bergamo, che tuttavia n o n la spopolarono, come avveniva per altre della pianura
sfiancate dai continui saccheggi. Poi i commissari spagnoli si danno da fare per riscuotere
"quindicimila ducati d'oro da quegli afflitti cittadini" i n una città o r m a i stremata da assalti,
lunghe occupazioni, disordini e saccheggi.
D o p o quattordici mesi di occupazione, B a r t o l o m e o C o n t a r i n i da C r e m a i n data 14
ottobre 1514, scrive a V e n e z i a le nuove, che i l Sanudo riporta. D o p o uno scontro con 300
spagnoli fuori città, rapidamente ammazzati, i l C a g n o l i n o aveva preso possesso della città per
poi lasciarla al presidio di 2000 fanti e 400 cavalli di B a r t o l o m e o di V i l l a C h i a r a . R a i m o n d o
Cardona questa volta si arrabbia veramente e richiede l'aiuto del duca di M i l a n o , che se ne
stava a saccheggiare tutto i l Piemonte: questi invia subito a Bergamo i l suo capitano delle
artiglierie, S i l v i o Savello, che dispone le bocche da fuoco per u n sistematico bombardamento
della città. R a p i d a m e n t e e segretamente 400 cavalieri e 400 fanti escono da C r e m a , assaltano di sorpresa i l campo dei milanesi mentre dalle porte della città altre centinaia di armati
escono a frotte a dar man forte. N e l l a zuffa furiosa che ne segue, nessuno si sogna di cedere
o arrendersi, e finisce nel massacro della parte veneziana. C o s ì " s ' a r r e n d è l'infelice città di
Bergamo, e all'innocente popolo fu imposta dal Savello una taglia di dieci mila ducati d'oro".
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È i l 15 novembre 1514.
Il nuovo re di Francia, Francesco, nella primavera successiva raduna u n imponente esercito e su suggerimento del T r i v u l z i o fa passare i l colle della Maddalena, su strada nuovissima,
all'equivalente di cinque moderne divisioni e sessanta e n o r m i cannoni trainati da schiere di
buoi. Scende lungo la valle Stura u n imponente esercito con 50.000 cavalli. L o comandano
G i a n G i a c o m o Trivulzio, Monsieur de la Palice e i l signore di Lautrec, pronti a riprendere la
campagna d'Italia. Quattro eserciti si raccolgono per fronteggiarli: quello del papa, al comando
di Giuliano de' M e d i c i , che si schiera a protezione di Piacenza; quello spagnolo del viceré R a i mondo Cardona, che si dirige su Verona, nel tentativo di impedire alle truppe venete i l r i c o n giungimento con l'alleato francese; quello milanese dello Sforza; e infine u n forte contingente
di svizzeri, che sono di fatto padroni di Milano, e che sono avanzati verso le A l p i per bloccare
l'arrivo dei francesi, schierandosi allo sbocco dei passi del Moncenisio e del Monginevro m a
poi, per non essere presi alle spalle, si ritirano verso Milano.
N e l settembre del 1515, infine, la battaglia decisiva di Marignano, vinta dai francesi con
l'apporto della cavalleria veneta guidata da Bartolomeo d'Alviano. I bergamaschi pregano per
la fine degli anni tragici. All'arrivo delle truppe di San M a r c o guidate nuovamente da B a r tolomeo d'Alviano inalberano lietamente le bandiere con il Leone: i l nuovo provveditore è
Vettor M i c h i e l che si porta i n città, i l 7 novembre 1515, i l figlio Alvise, con incarichi militari.
Poi arriverà Marcantonio, allora ventiseienne, che per non perder tempo scrive i n latino u n
8
opuscolo "pregevolissimo sì per lo stile, che per le cose narrate"' . Bergamo p e r ò paga ancora
un passaggio delle truppe di Massimiliano imperatore dal 22 marzo 1516 al 30 aprile: sono
truppe svizzere che Massimiliano ha lasciato senza soldo. E gli svizzeri lo chiedono, non senza malgarbo, agli esausti bergamaschi. S i fa una colletta, si fondono le ultime suppellettili, alla
fine si raccolgono i 12.000 ducati con c u i si riescono a far tornare a casa gli svizzeri che nel
frattempo hanno lordato la città: dice Bellafino che si vedevano: " I n ogni loco moltitudine di
immondezze a modo di latrine; erano per le contrade beccharie con e loro animali m o r t i "
3 9
e
un terribile fetore dappertutto.
I l 12 maggio 1516 B e r g a m o è definitivamente veneziana. I n agosto la pace di N o y o n
fra Spagna e Francia garantisce u n equilibrio, almeno per qualche anno. B e r g a m o p u ò d u n que celebrare l'euforia del r i t o r n o nella Serenissima, dopo i disastri e le soperchierie della
dominazione e francese e milanese, che tanto danno portava agli affari e alle vie di traffico
e alla scarsella, m a che infine offendeva anche quel sentimento patrio che s'era pur formato
negli anni del C o l l e o n i .
E lo fa nel segno di L o r e n z o Lotto, c o n lazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Pala di Santo Stefano, quel capolavoro di r i trattistica e di voli strepitosi d'angeli voluta dai domenicani e dal baldo Alessandro C o l l e o n i
Martinengo, ritratto i n vesti di santo guerriero con a fianco la bella, biondissima consorte-santa. E c c o dunque i l lavoro di quegli anni turbolenti: l'ammirabile pala grandiosa, olio su
tavola (520 x 250 c m ) firmata e datata:"Laurentius Lotus M D X V I " . D o b b i a m o immaginarla
nella situazione originale.
N o n s'era mai visto nulla di simile a Bergamo, e l'effetto sui cittadini dovette essere
impressionante.
A Lotto valse subito n o t o r i e t à e p o p o l a r i t à , e tre immediate commissioni per altrettante pale: per le chiese bergamasche di Santo Spirito, di San B e r n a r d i n o i n Pignolo, e per la
parrocchiale di Ponteranica, appena fuori città. D i certo l'ammirazione per quel pittore fu
per anni altissima i n città, dove i l 22 luglio 1521 u n documento lo segnala proprio come
" L a u r e n t i u m L o t u m pictorem f a m i s i s i m u m " i n u n fascicolo relativo all'altare absidale della
4
chiesa di Santa M a r i a Maggiore a Bergamo ".
U n a pala richiesta e pagata la bellezza di 500 ducati d'oro! D o v e poi l i spendesse i l Lotto,
ridottosi impoverito e depressissimo a Loreto a dipingere n u m e r i sui letti dell'ospizio, resta
un mistero che i l pur nutrito Libro dei conti - m a l i c o m i n c i ò a fare p i ù tardi, quando le risorse
scarseggiavano — n o n riesce a soddisfare.
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La fuga dal mondo: fantasie e "paeseti"
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C h e Palma stabilmente veneziano, m a pur sempre legato affettivamente a Serina per famiglia
e ricordi, sapesse di tutti questi avvenimenti di cronaca e apprensioni quotidiane è fuor di
dubbio, m a lo è altrettanto i l fatto che la sua attenzione si rivolga ovviamente e principalmente al formarsi della propria autonoma i d e n t i t à che proprio negli anni delle guerre c a m braiche si delinea c o n evidenza.
Intanto la tradizione veneziana celebra i l suo lento, spettacolare, ma inevitabile tramonto
con u l t i m i , anche inattesi esiti dei grandi maestri. D a C a r p a c c i o autore nel '15 dei Diecimila
martiri del monte Ararat per S a n t ' A n t o n i o di Castello e del Leone Marciano per Palazzo D u c a l e
nel ' 1 6 , due testi impregnati di storia e politica, al V i n c e n z o Catena del Martirio di santa Cristina i n Santa M a r i a M a t e r d o m i n i del ' 2 0 . N é G i o v a n n i di N i c o l ò Mansueti, sempre molto
amato dalla generazione p i ù anziana, n é Benedetto R u s c o n i , " i l D i a n a " , che pure u n ' o c c h i a ta al Palma la dà, si fanno irretire da sirene moderne, come anche Vittore Belliniano — che
c o n G i r o l a m o da Santacroce doveva essere passato dalla bottega di Gentile, alla sua morte,
in quella di G i o v a n n i ; proprio quando T i z i a n o , secondo V i s a r i , la lascia per andare da G i o r gione — serenamente impegnato a terminare i l Martirio di san Marco per la Scuola grande di
San M a r c o addirittura nel 1526. D a v v e r o ultime espressioni di una generazione che sarà decisamente tagliata fuori dalle n o v i t à dopo i l successo dell' Assunta di T i z i a n o ai F r a r i , ma che
intanto è capace di orgoglio e autonomia, e di parlare al presente, come tanto ben dimostrato
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da Augusto G e n t i l i .
L a svolta giorgionesca datava dagli affreschi del Fondaco dei Tedeschi, nel mutamento
di gusti e di letture che accomuna una nuova generazione di patrizi, tutti nati intorno agli
anni ottanta del Quattrocento: i l p i ù prestigioso e accorto di tutti sarà probabilmente, per
famiglia, legami personali, a u t o r i t à , G a b r i e l e V e n d r a m i n . N e l l ' i n v e n t a r i o steso sette anni
42
dopo la sua morte, avvenuta nel 1 5 5 2 , si contano nove G i o v a n n i B e l l i n i , sei T i z i a n o , tre
Palma e sei G i o r g i o n e , fra c u i " u n altro quadro de una cingana u n pastor i n u n paeseto c o n
u n ponte con suo fornimento de noghera c o n intagli e paternostri doradi de man de Z o r z i
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de C a s t e l f r a n c o " . Q u e l l a collezione molto personale e molto riservata era stata visitata
nel 1530 da M a r c a n t o n i o M i c h i e l , che aveva subito notato la tela segnata nei suoi appunti
come: " E l paeseto i n tela c u n la tempesta, c u n la cingana et soldato, fo de mano de Z o r z i
da Castelfranco". A m o l t i c o m m e n t a t o r i è sembrato che "anche la 'tempesta', c i o è i l t e m porale i n arrivo, gli salta agli o c c h i nelle nuvole scure sullo sfondo attraversate dal p r i m o
fulmine. Solo dei due personaggi i n p r i m o piano i l M i c h i e l n o n sa che dire. L a donna nuda
evidentemente n o n era una ninfa, dato che allatta u n bambino e che tenta di coprirsi alla
meglio c o n u n panno. L'aspetto d e l l ' u o m o era ancora p i ù contraddittorio, essendo vestito
secondo la moda contemporanea degli abitanti della città, m a c o n in mano un bastone da
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pastore, attributo tutt'altro che u r b a n o " . M a se M i c h i e l - a colloquio c o n i l proprietario,
e forse committente — volle ricordarsi del quadro con i t e r m i n i "tempesta" e "cingana",
che saranno poi ripetuti nell'inventario successivo, senza peraltro che gli estensori potessero
conoscere l'appunto di trent'anni p r i m a , una ragione ci doveva pur essere: Marcantonio
4
sapeva assai bene che cosa voleva d i r e ' , i l che c i interessa assai p i ù che cercare di ricostruire
c i ò che G i o r g i o n e avesse voluto rappresentare, operazione impossibile per evidenti ragioni
documentarie e per c u i si sono sprecati r i f e r i m e n t i lambiccati, astrusi, eruditi, decisamente
4
fuori dalle sue possibilità ''. I n effetti, i l cielo che annuncia "tempesta" - e n o n c ' è u n f u l m i ne, ma lampi già prossimi tra le nubi che rapidamente si a v v i c i n a n o alla città, e uno a sinistra
i l l u m i na di luce viva foglie e m u r a — n o n turba n é i l "compagno della calza" appoggiato al
bastone rustico, n é la " c i n g a n a " . Se M i c h i e l usa quel t e r m i n e lo fa intenzionalmente trattandosi di locuzione relativamente recente, m a documentata e propagata dal teatro e dalla poe47
sia: presente i n R u z a n t e , la usa A n d r e a C a l m o i n p i ù o c c a s i o n i ; p o i sarà resa ancor p i ù nota
attraverso la c o m m e d i a di G i g i o G i a n c a r l i del 1545, ove troviamo o r m a i tutti gli stereotipi
relativi alle zingare. L'intreccio della c o m m e d i a è infatti originato dal solito ratto di infanti:
Uscire dal T e m p o e dalla Storia
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" A v v e n n e che essendo l i C i n g a n i (popoli erranti) i n quel tempo per transito come possono
esser spesse volte, una C i n g a n a entrata i n casa di messer A c h a r i o i n quella colla e trovando
una fante sola alla custodia delli doi G e m e l l i , ambi i n una culla essendo gita la Madre a
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messa, levone i l maschio p o i ch'ebbe c o n certa sua astuzia ingannata la f a n t e " . I n effetti,
nel prologo si vedono bene gli " e l e m e n t i cruciali dello stereotipo - erranza, furto, inganno,
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chiromanzia —" che poi identificheranno gli zingari: della lettura divinatoria della mano,
di piccole truffe ai danni di contadini, di g i o c h i d'azzardo e t r u c c h i v a r i troviamo anche
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documentazione archivistica . Fatti che saranno oggetto di provvedimenti del Senato della
Serenissima, che i l 21 dicembre 1549 considerato i l "molto danno e n o n poco dispiacere"
che arrecano " i cingani erranti, che vano alloggiando i n campagna, et nelle ville del Stato
N o s t r o " , ordinando che al t e r m i n e di dieci g i o r n i i rettori di Terraferma debbano "mandarli
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fuora dalli T e r r i t o r i i a loro c o m m e s s i " . I l che v e r r à poi ripetuto nel 1558, e ovviamente
periodicamente fino a tempi, lo sappiamo, assolutamente recenti.
D u n q u e gli estensori dell'inventario del 1559 e i l M i c h i e l del 1530 riferendosi alla " c i n gana" hanno ben i n mente la donna errante, proveniente da remote terre orientali, pericolosa
e infida, colei che già dice la "buona ventura", e come tale sarà protagonista di tante tele
caravaggesche. L a eavzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
populi
avrà già anticipato c i ò che i l teatro mette i n scena, e i provvedimenti indicano come questione sociale: m a p e r c h é abbiano subito pensato alla zingara — lei
che G i o r g i o n e n o n dipinge con l'usuale turbante n é alcun altro attributo iconografico — o
anche p e r c h é i l pittore abbia reso con u n leggero sorriso beffardo i l "compagno della calza"
dalla riva opposta, lo possiamo solo dedurre dall'attitudine dell'allattamento e dalla morfologia tutta particolare di quella figura femminile. D o p o di che vale l'osservazione che i l dipinto
è anzitutto u n "paeseto c u n la tempesta", ed è certamente la dimensione naturalistica quella
che affascina gli appassionati di pittura che collezionano G i o r g i o n e , come i l Taddeo C o n tarmi fortunato possessore della tela con " 3 phylosophi nel paese, due ritti et uno sentado
che contempla gli raggii solari c o n quel saxo finto cusì m i r a b i l m e n t e " come annota sempre
M i c h i e l , p i ù attento anche qui al dato paesaggistico, n o v i t à giorgionesca. Q u a n t o ai significati, neppure i l pittore l i voleva espliciti, al contrario della pittura iconica della tradizione
religiosa, dove ogni fiore, ogni frutto i n mano al B a m b i n o , ogni gesto e ogni oggetto hanno
u n precisissimo significato teologico. A n c h e Vasari commentando gli affreschi del Fondaco
dei Tedeschi trovava tutta "fantastica" e poetica quella d e c o r a z i o n e : " . . . messovi mano, G i o r gione n o n p e n s ò se n o n a farvi figure a sua fantasia, per mostrar l'arte; che nel vero n o n si
ritrova storia che abbino ordine o che rappresentino i fatti di nessuna persona segnalata, o
antica o moderna, et io per me, n o n l'ho mai intese, n é anche per dimanda, che si sia fatta, ho
trovato c h i l'intenda, p e r c h é dove è una donna, dove è u n u o m o i n varie attitudini . . . n é si
giudica quel che si sia.V'è bene sopra la porta principale che riesce i n merzeria, una femina
a sedere, ch'ha sotto una testa d ' u n gigante morta, quasi i n forma di una Iuditta, ch'alza la
testa con la spada e parla con u n todesco, quale è abbasso, n é ho potuto interpretare per quel
che se l'abbi fatta, se già n o n l'avesse voluta fare per una G e r m a n i a " . I n realtà sul lato verso
la M e r c e r i a c ' è i l giovanissimo T i z i a n o .
N e l secondo e terzo decennio del C i n q u e c e n t o le "molte tavolette de paesi" sono v o racemente collezionate dai patrizi p i ù colti mentre la nostra Donna resta al centro delle tavole
più apprezzato dal ceto m e n o agguerrito e modernizzato. I n effetti, le opere di G i o r g i o n e :
" S o n o libere invenzioni di una fantasia artistica che fino a quell'epoca era stata permessa
solo ai poeti. Pertanto esse presuppongono una nuova clientela intenzionata a costruirsi una
raccolta privata di opere d'arte che in quella forma mancava da p i ù di u n millennio. L e opere
n o n dovevano solo essere eseguite c o n arte, m a essere concepite come arte. E r a doveroso a
tal fine appropriarsi di soggetti (se così possiamo definirli, nel senso corrente) di u n genere
del tutto diverso derivabili in quanto tali dal seno stesso dell'arte. A quell'epoca solo la poesia
e la mitologia presentano soggetti di questo tipo. E con c i ò si sono già aperte due strade che
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dividono G i o r g i o n e da T i z i a n o " . G i o r g i o n e risponde a richieste di mettere i n scena la p o 66
| Uscire dal T e m p o e dalla Storia
esia, di dipingere la vaghezza della rimembranza e del sogno, non un racconto, n é u n r i n v i o
il p i ù dotto o recondito al sistema dei segni che si ritrova nella pittura religiosa. Se trasferire
i n pittura l'eco dell'egloga e della canzone è un'invenzione difficile, occorre anche chiedersi
che cosa spingesse tanti patrizi veneziani i n questa direzione, i l che costituirà uno dei
filoni
su c u i i n t e r v e r r à i l genio pittorico di Palma.
Q u e l gusto per la poesia del paesaggio si forma c o n la fortuna dellezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZ
Egloghe bosclierecce
nell'ultimo decennio del Quattrocento, per poi raggiungere i l massimo successo nel decennio successivo. Testo di riferimento sarà notoriamente VArcadia di Jacopo Sannazaro, la cui
p r i m a redazione, terminata intorno al 1485-1486, genera almeno diciannove codici c o n o sciuti, diffusi nei principali centri culturali italiani. E d è così apprezzata da essere stampata
aVenezia, nel 1 5 0 1 , all'insaputa dell'autore, e ancora ristampata, colma di errori e di forme
vernacolari venete, nel 1502 a opera di Bernardino Verceleso, il che n o n fu ultima ragione per
motivare Sannazaro a darne versione definitiva. I n verità, le egloghe di Sannazaro sono v a rianti, n o n narrative, m a a volte di rara intensità poetica, intorno al sentimento d'amore come
"sentimento i n assenza, è amore negato, n o n per u n rifiuto, ma per la morte della donna. E
dunque manifestazione di vita rapita, di gioia mancata, ma soprattutto è melanconia e r i m 3
pianto per u n bene perduto"' . U n sentimento che appartiene, i n tutto e per tutto, a quella
coscienza moderna che vede anche nell'antico l'inattingibile, e che si sofferma sul trauma
della perdita di certezze, come di ambizioni. A volte l'inattingibile, la malinconia e la perdita
sono narrate i n toni drammatici c o m e nel caso della storia di T i r s i e D a m o n e , i l pastore che
si uccide per amore di A m a r i l l i d e , una nota egloga di A n t o n i o Tebaldeo che sarà fonte per la
pittura, per esempio nelle tavolette di Andrea Previtali che visualizza "fedelmente un'egloga
4
del T e b a l d e o " ' .
A Poliziano e Sannazaro, al Pontano e al Tebaldeo debbono aggiungersi altri, al tempo
noti o notissimi, da Serafino A q u i l a n o a tre poeti che si conobbero a Venezia, ritraendosi
i n vesti pastorali: Filenio Gallo, G i o v a n n i Badoer, P i z i o da M o n t e v a r c h i " . M a altri ancora
si provano i n sonetti, strambotti, egloghe nel gusto d e l f a l l e g o r i s m o bucolico, ridotto ben
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presto a gioco di società, a delizia decodificatoria per una cerchia di lettori contemporanei"' .
A c c a n t o alla prosa boccaccesca, al nuovo corso aulico e mitologizzante di Sannazaro, quasi
contemporanea è la ripresa e poi lo stabile successo — m a soprattutto dal terzo decennio,
quando ormai Palma n o n c ' è p i ù , e gli imitatori di Petrarca si moltiplicano — del modello
petrarchista, a partire dagli svolgimenti dell'Augurello, mentre va già lavorando a una curiosa
rilettura i n chiave di ortodossia religiosa i l frate veneziano G i r o l a m o Malipiero che s t a m p e r à
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// Petrarcha spirituale presso M a r c o l i n i nel 1 5 3 6 ' , di tale diffusione da far esclamare a N i c o l ò
Franco: "Veggo il Petrarca comentato. / i l Petrarca sconcavato. / I l Petrarca imbrodolato. / I l
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Petrarca tutto rubbato. / I l Petrarca temporale e i l Petraca spirituale"' .
Va poi da sé, ed è inutile ricordare, il ruolo di Pietro B e m b o . E va da sé che questi poeti
rimanessero conosciuti e apprezzati da una cerchia sostanzialmente ristretta di lettori. E tuttavia la q u a n t i t à di quei libereti d'amor che anche Palma ha acquistato, hanno circolazioni p i ù
ampie: chissà che ad esempio quello dell'inventario del nostro pittore non fosse quello tascabilissimo i n sedicesimo, impresso in Venetia per Georgia de Ruscoi Milanese ne li anni del nostro signor MCCCCCXVI
adì 24 Zenaro, ovvero il Compendio de cose nove de Vincenzo Calmela & altri
auctori cioè Sonetti Capitoli Epistole Egloghe pastorale Strambotti Barzellette Et una Predica damore.
Ripresa a sua volta dell'edizione del 1507 dello Z o p p i n o . I l V i n c e n z o C o l l i detto C a l m e t a
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era ancora assai celebre e ammirato e, a parte la polemica bembesca contro la sua teoria di
una lingua volgare che inglobasse le forme e le n o v i t à lessicali della curia romana, era autore
noto per la biografia di Serafino Aquilano. I n quel Compendio si leggono i toni melanconici:
" C o l tempo passan gli anni i mesi e l'hore / le ricchezze i m p e r i o e regno / fama, honor, focia
e ingegno / g i o v e n t ù e beltà muore"''", ed enumerazioni delle bellezza nient'affatto meste,
come nell'egloga pastorale di Philebo e D i n a r c h o , ove si sentenzia che la bella donna deve
aver tre cose lunghe: i capelli, le m a n i e le gambe; tre corte: i denti, le orecchie e le mammelle;
Uscire ti.il T e m p o e dalla Storia
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tre larghe: la fronte, i l petto e i fianchi; sulle tre strette p o c h i dubbi: " L a p r i m a stretta è dove
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è la cintura / l'altra le cosce: la terza sia quella / dove ogni dolce pose la n a t u r a " .
O c c o r r e osservare subito come questa linea di poesia arcadica, bucolica o petrarcheggiante, sia totalmente opposta a quella che, del tutto contemporanea, rappresenta i l p i ù i m portante, eccezionale contributo letterario di Venezia e di Padova alla letteratura: si intende
ovviamente la letteratura dominata dall'espressivismo linguistico che raggiunge i l vertice con
R u z a n t e . I l quale n o n a caso inizia i l suo c a m m i n o d'attore e autore conzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPO
La Pastinai scritta
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con la normalizzazione della vita dopo le guerre cambraiche, " n e i p r i m i mesi del 1 5 1 8 " :
una messa i n scena anche brutale dell'assoluta distanza fra la poesia delle egloghe, sapientemente imitata — i l vecchio Milesio all'amata Siringa canta: " O g n i m i o ben diriva / da te,
m i a verde speme; / A m o r tanto m i preme, / ch'ognor moro. / R i c o son di tesoro, / di gregi,
armenti e lacte: / tute son preparate / a tuo piacere" - e la violenza rabbiosa e famelica della
vita quotidiana del vero pastore e contadino, qui di u n uccellatore che sogna soltanto che
qualche passero cada nelle sue reti e che i l padre muoia; e ne esulta quando infine succede:
" E sì è a n d ò i n l à . / A ' n ' a v e r ò zà pi a ca' / c h i m e rompe el cao. / Pota de San R a o , / el no
tasea m a i : / a' n'avi m é tanti guai / a la m i a vita. / G h e vegna la sita, / che l'è sto tanto v i o " .
U n a stagione anche di mescidanza plurilinguistica, una "orgia fonica del plurilinguismo
(oltre alla lingua letteraria e ai dialetti canonici - veneziano, pavano, bergamasco - nelle c o m medie di C a l m o e del Giancarli si ritrovano parole milanesi, napoletane, friulane, e tedesche,
63
francesi, spagnole, grechesche, dalmatiche, e persino turche e m a g r e b i n e ) " . U n a poliglossia
che poi finiva d'essere certamente la p i ù autentica messa i n scena realistica del suono umano
della Venezia del tempo, esattamente l'opposto del sogno del tutto fuori della realtà dell'arcadia. I l teatro comico, d'altra parte, aveva come obiettivo anche, a volte principalmente la
"degradazione farsesca dell'imperante commedia letteraria della quale si volle irridere la
6 4
vanità, l'incredibilità, i l m o n o t o n o ripetersi dei medesimi m o t i v i " . L'estrema ricchezza del
teatro specificamente veneziano del C i n q u e c e n t o , che ha conosciuto una fortuna critica, e
u n recupero anche sulla scena, negli anni sessanta e settanta del secolo scorso, almeno pari
all'altrettanto vivace fortuna della letteratura maccheronica, indica — per converso — quanto
nei ceti intellettuali fosse diffuso, nei p r i m i decenni, i l gusto arcadico e bucolico.
D a simile polarizzazione è ben lontano, per spirito e maniera, Iacopo Palma, che s e m bra rifarsi a u n gusto p i ù sobrio, m a che della vena arcade acquisisce soprattutto l'aspetto
del sereno ambiente aperto, i n una natura che n o n è p i ù quella bucolica di B e l l i n i e C i m a
ma, pur abitata da castelli e villaggi, è tutta pastorale. E u n ambiente i n c u i rifugiarsi, i n
cui rimirare la serena n u d i t à della Bellezza, che si mostra eterna e immutabile, terrena e
atemporale. C h e sia Bellezza sognata e rimirata nella mente, o Bellezza di u n B e n e che s'era
incarnato e ora esiste solo n e l f a l t r o v e " del colloquio c o n i l divino che s'è incarnato, poco
importa: Palma n o n sa p i ù cosa sia i l classicismo imitativo dell'antico, m a sa bene uscire dalla
Storia e dal Tempo.
C h i lo mostra i n forma p i ù netta, evidente e a suo m o d o drammatica è u n suo coeta65
neo. N e l l a Giovane in un paesaggio G i o v a n n i B u s i detto C a r i a n i , c i offre uno spettacolo a
p r i m a vista sconcertante per la totale contrapposizione dei piani: davanti a n o i una giovane
sdraiata, di spalle, fasciata i n una seta di u n bel rosso aranciato si appoggia a u n prezioso c u scino, i capelli raccolti i n una reticella e c i guarda indifferente, come i l suo vigile, curatissimo
cagnolino. O l t r e i l breve bordo di verzura su c u i riposa c ' è i l finimondo: armigeri a destra
avanzano verso una città su c u i gravano nubi tempestose: forse provengono da u n borgo p i ù
distante ove n o n è bastato u n d i l u v i o d'acqua a spegnere gli incendi; e intanto i fiumi esondano, allagando piani e boschi. Per c u i " i n t e r m i n i concettuali, in sintonia c o n i l platonismo
allora i n voga negli ambienti intellettuali, saremmo tentati di suggerire che l'immagine segni
66
il conflitto fra l'armonia 'senza tempo' del m o n d o . . . e i l tempo s t o r i c o " . C o m e la musica,
così la pittura registra la lacerazione fra i l tempo dello spirito, dell'armonia e dell'equilibrio
dell'esperienza amorosa — la giovane signora è, con i l cagnolino e la reticella, una giovane
68
| Uscire dal T e m p o e dalla Storia
sposa - e i l tempo della storia umana e naturale, feroce e pericoloso. È poi compito d e l l ' A r te risolvere la lacerazione i n una nuova e superiore sintesi. O invece, secondo la lezione di
Giorgione, ilzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
tcmpus edax, i l presente divoratore, non p u ò che generare la malinconia, la fuga,
il rifugio, e infine l'amara constatazione che " c o l t e m p o" ogni bellezza trascorre.
E dal T e m p o e dal M o n d o , totalmente assenti nella sua produzione — religiosa e non —
che anche Palma vuole, programmaticamente, fuggire: la sua è un'arte che "esce dal T e m p o "
proponendo sempre e costantemente quell'ideale di armonica Bellezza che rende anche la
sua Apollonia — nel Polittico della Presentazione della Vergine di Serina — misteriosamente sorridente e serena, mentre sorregge la tenaglia c o n c u i l'hanno martirizzata. L a regge come
fosse u n delicato fiore, che curiosamente termina con i l molare graziosamente estratto dalla
mascella frantumata. M a quello era avvenuto nel m o n d o dei mortali, in u n "altrove" u m a -
no e feroce. L e i ora è "cittadina dei c i e l i " (Paolo, Filippesi, 3.20: r||ià)v yag t òzyxwvutsrqponmlkjihgfedcb
JTO>ÌTEUUCX èv
ovgavoìc,
t)JtaQ/8i) i n santa compagnia.
Qualsiasi immagine Palma costruisca, sempre rifuggirà la storia, la contingenza, l'urlo e
il brusio del mondo. C i ò c u i aspira lo dice filosoficamente L e o n e Ebreo — medico dal 1507
al 1515 a V e n e z i a — nei suoi Dialoghi d'amore pubblicati postumi nel 1535: " L a complession
degli elementi e la lor amicizia (come p u ò star l i contrari uniti insieme senza litigio n é
contradizione) n o n ti par vero amore e amicizia? A l c u n i chiamano questa amicizia armonia,
67
musica, c o n c o r d a n z i a " . 1 dialoghi di L e o n e rappresentano u n documento quanto mai interessante, c o n B e m b o , E q u i c o l a , e p r i m a C o l o n n a e C a v i c e o e altri, sulla meditazione intorno
alle forme dell'amore dei sensi e dell'intelletto, i n chiave ovviamente di largo neoplatonismo.
E g l i ragiona anche a lungo sulla differenza fra i l sonno ristoratore e l'estasi amorosa: come
nel sonno " s i ritirano ne l'estasi i spiriti dentro e lassano i sensi senza sentimento e i m e m b r i
senza movimento, p e r c h é la mente si raccoglie i n se stessa a contemplare i n uno oggetto sì
i n t i m o e desiderato, che tutta l'occupa e aliena, come ora ha fatto in m e la contemplazione
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di tua formosa immagine, dea del m i o d e s i d e r i o " . E così le donne-ninfe di Palma appaiono
raccolte i n se stesse, n o n d o r m o n o , m a la loro veglia le porta altrove, ci guardano quasi stupite
che n o i possiamo apprezzare la loro nuda Verità: è l'incredibile sguardo della Ninfa di Dresda.
Sono serenamente altrove, prive di ogni pulsione erotica, incerte se accettare o togliere quel
dardo c o n c u i C u p i d o le vorrebbe trafiggere: la cosiddetta Venere e Cupido di C a m b r i d g e è
immersa nella quies, la quiete attesa, l'accorto riposo, "durante il quale, rimanendo vigili e
facoltà speculative, si apre la via alla catarsi, contrariamente al sonno che indica l'abbandono
69
di quelle f a c o l t à " ; p e r c h é n o n è disposta a cedere subito agli strali della voluptas.
Tuttavia l'esposizione della n u d i t à in Palma ha anche un'altra valenza.Vittore Branca ha
ricordato opportunamente i l significato della visione della donna nuda i n B o c c a c c i o come
7
" m o t i v o di visioni rasserenatrici, di elevazione umana, di impegno vivificante e virtuoso" ".
Q u a n d o F l o r i o ammira Biancifiore sdraiata e addormentata seminuda (Filocolo, I v 1 1 8 )
71
o
quando l'amante abbraccia la "bella angioletta" che " i n sull'erbetta/ Sonniferava g i à " (Amorosa visione, X L I X , 23) o quando C i m o n e si fa civile ammirando la bellezza di Efigenia,
B o c c a c c i o propone u n modello ideale di immaginazione che i pittori veneziani metteranno
in scena. A n c o r a e proprio alla bottega di B o n i f a c i o de' Pittati appartiene la messa i n scena
della novella di C i m o n e ed Efigenia (Decameron, V, l )
7 2
mentre a Palma è stata anche attri-
buita la tavola mutila, su medesimo soggetto, della National Gallery inglese (n. 4037).Vale la
pena di rileggere B o c c a c c i o : c i rendiamo conto che tutti gli elementi esposti sono altrettanti
c o r r i m a n o per i pittori, e che si costituisce quel canone della bellezza e dello sguardo che
d o v r à poi trovare soluzione pittorica; al lettore la comparazione scegliendo quale delle due
arti sappia meglio rendere la messa i n scena di u n desiderio tutto maschile. B o c c a c c i o dunque
narra che C i m o n e "passando egli da una possessione ad un'altra con u n suo bastone i n collo,
e n t r ò i n un boschetto i l quale era i n quella contrada bellissimo, e, per c i ò che del mese di
maggio era, tutto era fronzuto; per lo quale andando s'avvenne, sì come la sua fortuna i l v i
g u i d ò , in u n pratello d'altissimi alberi circuito, n e l l ' u n de' canti del quale era una bellissima
Uscire dal T e m p o e dalla Storia
|
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fontana e fredda, allato alla quale vide sopra i l verde prato dormire una bellissima giovane
con un vestimento i n dosso tanto sottile, che quasi niente delle candide carni nascondea,
ed era solamente dalla cintura i n g i ù coperta d'una coltre bianchissima e sottile; e a' pie di
lei similmente dormivano due femine e uno uomo, servi di questa giovane. L a quale come
C i m o n e vide, n o n altramenti che se m a i p i ù forma di femina veduta n o n avesse, fermatosi
sopra il suo bastone, senza dire alcuna cosa, c o n ammirazione grandissima la i n c o m i n c i ò i n tentissimo a riguardare. E nel rozzo petto, nel quale per mille ammaestramenti non era alcuna
impressione di cittadinesco piacere potuta entrare, sentì destarsi u n pensiero il quale nella
materiale e grossa mente gli ragionava costei essere la p i ù bella cosa che giammai per alcuno
vivente veduta fosse. E q u i n c i c o m i n c i ò a distinguer le parti di lei, lodando i capelli, l i quali
d'oro estimava, la fronte, i l naso e la bocca, la gola e le braccia, e sommamente il petto, poco
ancora rilevato; e di lavoratore, di bellezza subitamente giudice divenuto, seco sommamente
disiderava di veder gli o c c h i , l i quali essa, da alto sonno gravati, teneva chiusi; e per vedergli,
p i ù volte ebbe v o l o n t à di destarla".
Forse anche i l cosiddettozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Bagno delle ninfe — e che di scena allusivamente mitologica si
possa trattare lo confermano le due figurette di satiri rossi ai bordi dell'acqua, a sinistra, m a ha
pienamente ragione R y l a n d s a rifiutare precedenti interpretazioni come Diana e Callisto, o
73
Bagno di Diana
— con le sue tredici figure di donne (nell'Inventario della raccolta di B a r t o -
lomeo della Nave era " u n a scena di bagnanti, con 14 figure che si bagnano a una fonte i n u n
paesaggio incantato") p u ò essere riconosciuto come espressione di una cultura visiva che p i ù
che all'Arcadia fa ancora riferimento a B o c c a c c i o . Se la posture delle figure, rielaborazioni
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| Uscire dal Tempo e dalla Storia
da statue classiche, m a anche da Michelangelo e Raffaello — i n particolare l'incisione di M a r cantonio R a i m o n d izyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
(Pan e Siringa, Bartsch X I V , 325) che diffonde un'invenzione di Raffaello
per la stufetta del C a r d i n a l Bibiena - potrebbero indicare u n Palma che " s i stava confrontando ambiziosamente c o n la questione del 'paragone', il dibattito rinascimentale sui rispettivi
meriti della pittura e della scultura, i n c u i la pittura, secondo i suoi paladini, dimostra la
propria s u p e r i o r i t à appropriandosi dei modelli scultorei e riproducendoli con abilità ancora
74
maggiore" , — i l che ulteriormente aumenterebbe la possibilità che la tavola sia da collocare
7
fra i l 1515 e i l 1518, come a suo tempo aveva ipotizzato G o m b o s i ' — i l tema specifico della
donna al bagno aveva fonti antiche. Fra le p i ù note al tempo ovviamente V i r g i l i o (Eneide, 8,
589) e O v i d i o (Metamorfosi, 3, 1 5 5 - 1 9 1 ) , Petrarca (Canzoniere, 5 2 ) , m a soprattutto p i ù e p i ù
volte B o c c a c c i o : Ninfalefiesolano,
1,53; 64; Commedia delle ninfe fiorentine; Decameron, giornata
6 conclusione 2 9 - 3 2 nella Valle delle D o n n e ; giornata 10, novella 6, 11-18. R i c o r d a n d o sulla scorta del lavoro di V i t t o r e B r a n c a , che a V e n e z i a (la stampa è del D e G r e g o r i , 1492) era
apparsa la p r i m a edizione figurata del capolavoro di B o c c a c c i o , c o n illustrazioni (per c u i si è
7
fatto addirittura il nome di Carpaccio '') divenute u n repertorio per gli artisti.
I n ogni caso quelle donne nude sdraiate di Palma non sono V e n e r i , non sono u n recupero diretto dell'antico — anche p e r c h é nella tradizione iconografica greca e romana la dea V e nere n o n viene rappresentata sdraiata - m a invece la messa i n scena di un'idea della bellezza
77
del corpo nel paesaggio: un'idea "virtuosa e rasserenatrice" . D i v e r s e le fonti iconografiche
che presentano ninfe addormentate: una svelata da Priapo è Loris ( O v i d i o , Fasti, I , 3 9 1 - 4 4 0
e V I , 3 1 9 - 3 4 6 ) , così come anche nel volgarizzamento del 1497 delle Metamorfosi da parte di
G i o v a n n i B o n s i g n o r i ; una è la fin troppo ricordata incisione del Polifilo; e poi c ' è i l caso di
A r i a n n a e di B a c c o , nella narrazione di N o n n o di Panopoli, c u i certamente fa riferimento
M a r i o E q u i c o l a nel delineare i l programma per i l camerino delle pitture di Alfonso d'Este.
M a Palma n o n rappresenta le sue donne c o n gli o c c h i chiusi, n é dà a esse alcuna carica erotica
— anzi, i loro sguardi non contengono alcuna sollecitudine. Siamo ben distanti dall'erotismo
della cosiddetta Laura di G i o r g i o n e , c o n quella pelliccetta che sfiora i l breve seno, e quell'occhio che p i ù scabroso n o n si p u ò .
Q u a n t o ad altre letture, Augusto G e n t i l i ha scritto c o n la sua solita chiarezza, pagine
definitive, di c u i vai bene rileggere alcuni punti salienti: " N o n esistono, nella pittura veneziana di p r i m o Cinquecento,'ritratti di cortigiane'. L a diffusa affermazione che tutte o quasi le
donne dipinte - soprattutto, m a n o n soltanto, se poco vestite - siano professioniste dell'amore
mercenario dipende dalla p i ù assoluta ignoranza della storia del costume . . . N o n è detto
che ogni dipinto di bella donna sia u n ritratto . . . I l riferimento mitologico, i n particolare,
impone u n quoziente variabile di travestimento idealizzante: Flora n o n p u ò essere troppo
individualizzata, p e r c h é i l ritratto deve lasciare spazio al modello. S i tratterà, naturalmente,
di Flora moglie di Zefiro, sinonimo di concordia maritale e di f e c o n d i t à naturale secondo
la tradizione ovidiana (Fasti,V, 2 0 1 - 2 1 2 ) : la riconosciamo, e la nominiamo, dall'offerta m e taforica del mazzetto primaverile di fiori (roselline, margherite, violette, gelsomini, primule,
ranuncoli e quant'altro). M a le Flore della pittura veneziana hanno altre caratteristiche c o m u n i : espongono u n seno, porta dell'animo e del cuore, segnale di f e c o n d i t à , offerta d'amore,
seduttivo r i c h i a m o — e che u n seno sia scoperto e l'altro coperto non significa antitesi tra
voluttà e v i r t ù ma compresenza di erotismo enunciato, offerto, vissuto e erotismo moderato,
sorvegliato, regolato. L a dimensione i n c u i si realizza tale compresenza è quella del m a t r i m o nio, e le nostre Flore — e tutte queste donne, anche senza mazzolino — sono promesse spose
sulla soglia tra v e r g i n i t à e connubio: hanno sciolto sulle spalle nude i lunghi capelli, talvolta
coperti o attraversati dal velo nuziale, hanno allentato, quasi dismesso i l manto, e si presentano
con l'immancabile camicia bianca, ' i n t i m o ' d'uso corrente, u l t i m o fragilissimo baluardo che
8
lo sposo sarà chiamato ad abbattere"' . S i aggiunga che anche la donna del doppio ritratto
di T u l l i o Lombardo, che intona una melodia all'unisono c o n i l compagno, alla C à d ' O r o a
Venezia, ha u n mazzolino di fiori appuntato nella scollatura.
Uscire dal T e m p o e dalla Storia
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71
L e donne di Palma — e siano ninfe o veneziane i m m a g i n a r i e le "sue" Barbare, M a d d a lene o C a t e r i n e - hanno una i d e n t i t à fisica ben precisa: "belle d o n n e " e sovente "belle sante
G i o v a n n i B u s i detto C a r i a n i ,
Giovane in un paesaggio
B e r l i n o , Staatliche M u s e e n
donne" hanno fronte alta e dritta, carnagione chiara, capelli biondi o castani c o n sfumature
zu Berlin, Gemàldegalerie
bionde; sono u n " t i p o " femminile ideale — n o n sicuramente una medesima modella! — che
le distingue fra tutte, ad esempio dallazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Dorateci (Berlino, Staatliche M u s e e n G e m à l d e g a l e r i e ,
1512 circa), la giovane romana che ritrae Sebastiano del P i o m b o . Diverse le sopracciglia, p i ù
arcuate in Sebastiano, p i ù abilmente ombreggianti i n Palma, così c o m e i l naso, sempre p i ù
79
classico in Palma. E poi la sua Bella (datata al 15 1 8 - 1 5 2 0 ) d e l T h y s s e n di M a d r i d ha una fisicità maestosa, portando c o n noncuranza u n tale repertorio di tessuti da far svenire i l delegato
alle leggi suntuarie"". M a n i c h e ricamate e poi mantello di taffettà di seta rosso c o n fodera
azzurra. L a misteriosa iscrizione " A M B / N D " (nobildonna?) sul parapetto, come l'accennato
pilastro di sfondo, poi i l cavaliere inciso sul bassorilievo, e la scatola — da cucito per G e n t i l i ,
dono del compare d'anello i l g i o r n o delle n o z z e
81
— da c u i esce una sottile catenina, o u n
leggero nastrino dorato, hanno ulteriormente reso misteriosamente lontano questo capolavoro assoluto: che p e r ò testimonia di ritratto ideale di donna ben maritata. Se poi si volesse
chiarire i l significato del seno nudo di alcuni ritratti ideali, esso appartiene a u n sentimento
82
iconografico che aveva già svelato i l seno della M a d o n n a .
R i t r a t t i ideali, ovvero fantasie "all'antica" generate da qualche suggerimento, qualche
proposta di lettura: "fantasia" è i n effetti i l termine che r i c o r r e nelle lettere di Isabella d'Este
per ottenere una bella tela di G i o v a n n i B e l l i n i per i l suo studiolo: chiede una "historia o fa72
| Uscire dal T e m p o e dalla Storia
zyxwvu
buia antiqua aut de sua inventione [Bellini] ne finga una che rappresenti cosa antiqua et de
83
bello significato" . E se è vero che " N o n c ' è per così dire un'opera di G i o r g i o n e che non
sia riconducibile almeno i n parte al gusto o all'impulso di u n patrizio, di un mercante o di
84
u n committente ecclesiastico l o c a l e " , lo stesso si p o t r à osservare di Palma. M a poi si deve
dire che la "bella donna" di Palma ha la stessa funzione della catena Laura / l'aura / l'aureo /
lauro di Petrarca, c i o è in definitiva la figura della Poesia, e qui della Pittura. D a c u i l'incertezza fisiognomica, la vera e propria vaghezza di queste raffigurazioni ideali: lo sapevano bene
Sperone Speroni che nelzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Dialogo d'amore del 1537 espressamente parla delle amate come " u n
8
ritratto di quella cosa che egli a m a " ovvero u n ' i d e a ' e Paolo P i n o che conferma la superiorità della bellezza immaginata, peraltro poi individuando u n canone del corpo femminile che
sembra creato su Palma, da l u i posto fra i grandi: " U n a carne delicata, senza macola, lucida
e candida, che l'età non aggiugna a l i trentacinque anni, ma p i ù partecipi dell'acerbo, cha
del maturo, n o n debilitata dal coito, non pafuta, n o n arida, che le membra corrispondano
insieme, c o n i capelli lunghi, sottili e aurei, le guancie uguali, la bocca retta, le labra di puro
sangue, e picciole, i denti candidi, e uguali, l'orecchie nel suo termine, il qual è dala punta dil
naso infn'alla coda dell'occhio, e sian basse, la gola rotonda, e liscia, il petto ampio, et morbido,
le poppe sode, e divise, le braccia ispedite, le mani delicate con le dita distese, alquanto d i m i nuite negli estremi con ugnie p i ù lunghe che larghe, i l corpo poco rilevato et sodo, le coscie
affusate, et marmoree". A tal descrizione l ' u n o degli interlocutori del dialogo, Lauro, non p u ò
che immaginare questa figura ideale, e i l c o m m e n t o dell'altro, Fabio, è — more italico! — " V i
86
si arricciava l'appetito, e ? " .
Quest'invenzione, nel significato originario di ritrovamento, e rivelazione, della Bellezza
ideale, e p i ù di sante che di donne del mondo, va ora vista da v i c i n o .
1
/ diarii di Girolamo Priuli: aa.
Ì5Ì2,
1 9 1 2 - 1 9 2 1 , p. 176 (poi
2
1494-
a cura di A . Segre, B o l o g n a
Diarii).
M . Sanuto, / diarii
(MCCCCXC-
ber couch", i n "Studies i n the history
of the Rose Garland, N à r o d n i Galerie,
o f a r t " , X L V , 1993, p. 1 0 1 .
Praha 2006., pp. 9 0 - 9 1 .
1,1
C f r . R . Lauber, Memoria,
attesa. Tempi e spazi
del
visione e
collezionismo
Sulla tematica e funzione della de-
corazione del Fondaco Sandra R o s s i :
venezia-
Giorgione. "Le maraviglie dell'arte", c a -
d'arte a Venezia.
talogo della mostra (Venezia, 2 0 0 3 -
VI1, pubblicati per atra di R. Fulin, F. Ste-
Dalle origini al Cinquecento, a cura di
2 0 0 4 ) , a cura di G . N e p i Scirè, S.
fani, N. Barozzi,
M . H o c h m a n n , R . Lauber, S. M a s o n ,
Rossi,Venezia 2 0 0 3 , p. 156.
Venezia 2 0 0 8 , p p . 4 1 - 8 1 .
1 9
Vl-MDXXXIII).
dall'autografo marciano
Ital. CI. VII Coda.
CDXIX-CDLXX-
G. Berchet, M. Allegri.
Venezia 1879-1902,
IV, a cura di N .
artistico nel primo Rinascimento
1 8
no, i n // Collezionismo
Per la datazione: M . L u c c o , Venezia
Barozzi,Venezia 1880., c o l . 113.
11
3
edificatale in Venezia, Venezia 1856, p.
2 0
zia a Venezia: vicende della magistratura
283.
completa, M i l a n o 1978, pp. 2 1 0 - 2 1 1 )
degli esecutori contro la bestemmia (seco-
1 2
G . C o z z i , Religione, moralità e giusti-
A . Sagredo, Sulle consorterie delle Arti
cit.,pp. 4 9 - 5 0 .
P. R y l a n d s (Palma U Vecchio. L'opera
i n La
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sulla base della descrizione entusiasti-
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M . Lucco, I , Milano 1996, p. 19.
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4
1 3
8 5 3 - 8 5 4 . M a la discussione p u ò essere
li XVI-XVII),
a
in "Ateneo
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Diarii, p. 364.
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1990, p. 200.
6
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M . L u c c o , Venezia, 1500-1540,
1500-1540
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paesaggio Veneto, i n " A r c h i v i o di F i -
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losofia", 1980, pp. 2 2 7 - 2 4 6 |rist. in
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"Venezia Cinquecento",
Ditto pittura, guerra e società, Bergamo
pp.9-25].
1998,p. 19.
14
7
F. R o s s i , Bergamo e Palma il Vecchio:
religiose del
I , 1 9 9 1 , 2,
U . T u c c i , Mercanti, navi, monete nel
Cinquecento
veneziano, B o l o g n a 1 9 8 1 ,
pp. 2 6 - 2 7 .
U . Daniele, Appunti
sulla
Giuditta
di Catena e su altri ritratti "armati", i n
2 2
B . N a r d i , La Scuola di Rialto e l'uma-
nesimo veneziano, i n Saggi sulla cultura
un rapporto dialettico, in Scrina a Palma
" S t u d i giorgioneschi", 3, 2 0 0 0 .
veneta del Quattro e Cinquecento,
il Vecchio. Nel quinto centenario della na-
1 5
dova 1971 [ried. del saggio i n Uma-
scita 1480-1980.
dite, a cura di C . G r a y s o n , Bologna
nesimo europeo e umanesimo
1959, p. 27
a cura di V. B r a n c a , Firenze 1963, pp.
Studi e ricerche in oc-
casione del restauro dei polittici di Serina,
V C a l m e t a , Prose e lettere edite e ine-
Pa-
veneziano,
Bergamo 1 9 8 1 , p. 2 7 .
1 6
N
A . M a r i u z , Giorgione pittore di affre-
onardo da Vinci, i n " A r c h i v i o storico
2 3
schi, i n G . Toscano, F. Valcanover (a
dell'arte", I , 1888, p. 45 (la richiesta
sters Gemàlde
cura d i ) , Da Bellini a Veronese. 'limi dì
di Isabella); A . L u z i o , Ancora Leonardo
siker der K u n s t i n
arte veneta, "Istituto Veneto di Scienze,
da Vinci e Isabella d'Este, i n " A r c h i v i o
3 8 " , Stuttgart - B e r l i n 1937.
Lettere ed A r t i . Studi di arte veneta",
S t o r i c o dell'arte", I , 1888, p. 180 (la
2 4
6,Venezia 2 0 0 4 , p. 3 0 0 .
risposta di C e c i l i a ) .
Rocco Marconi, i n "Venezia C i n q u e -
1 7
c e n t o ' W I I , 1 3 , 1 9 9 7 , p. 2 2 .
9
D . R o s a n d , "So-And-So
Reclining ou
A . V e n t u r i , Nuovi
documenti su Le-
O . K o t t k o v à (a cura d i ) , 77/c Feast
93-139].
G . G o m b o s i , Palma Vecchio. Des Meìund Zeichnungen,
"Klas-
Gesamtausgaben,
E . M . D a l Pozzolo, Tra Cariani
Uscire dal T e m p o e dalla Storia
|
e
73
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
gistrato repubblicano è ben p i ù s c h i -
2:1
Diarii, IV, p. 52
2 6
amoroso. Comedia
piuma
fato: "Vidisse ubique latrinas, ubique
intorno al 1500, i n Leonardo & Venezia,
eloacas, i n propatulo cibaria o m n i s a -
I I , p. 47.
catalogo della mostra
r i a m coquebantur, mensae
4 8
G . N e p i S c i r è , inezia
e /ti
(Venezia, I s t i -
lanionae,
tuto di C u l t u r a di Palazzo Grassi 2 2
exenterato pecore, i n compitis, et per
nova non meno pia-
cevole che ridiculosa, Padova 1604, I V
G . A . G i a n c a r l i , Di
Cingana,Venezia
1550, p. 4.
marzo 1992- 7 maggio 1992), a cura
omnes vicos, passim cernebantur: n u l -
4 9
di G . N e p i S c i r è , M i l a n o 1992, p. 7 9 .
les erat angiportus, nullus i n urbe a n -
qualità delli cingani erranti". I Rom nella
2 7
gulus, qui n o n teterrimo odore esset
Repubblica di Venezia: retoriche e stereo-
L . D o l c e , Dialogo della pittura
in-
titolato l'Aretino, Venezia 1557 [in P.
infectus: ex quo et ingenti
B a r o c c h i (a cura d i ) , Trattati a"arte del
p e c o r u m q u e m i s t o r u m colluviae, f u -
Cinquecento fra Manierismo
turae pestilentiae exortus esset timor,
M
ni
nea penale, b. 130, f. 26.
e Controri-
forma, I , B a r i 1960, pp. 1 4 1 - 2 0 6 ] .
hominum
B . Fassanelli, "Considerata
ingens repente vis aqueboris sex
la mala
tipi, i n " A c t a H i s t r i a e " , X V , 1, 2007,
p. 141.
A S V e , Avogaria di Comun, M i s c e l l a -
T u t t i gli aspetti politici, diplomatici
continenter nocte coelo missa, u n i -
e militari intorno ad Agnadello si tro-
versam u r b e m abluvisset, et ab o m n i
5 2
H . B e l t i n g , op. cit., p. 370.
vano discussi, c o n ottima bibliografia,
sorde purgasset" (De origine et tempo-
5 3
A . C a r a c c i o l o A r i c ò , L'Arcadia
in G . G u l l i n o (a cura d i ) , L'Europa
ribus urbis Bergomi
2 8
la Serenissima. La svolta del 1509.
e
Liber,Venezia
Nel
V centenario delia battaglia di Agnadello,
411
Francisci
Bellafìni
1532, 3 5 r ) .
11
A S V e , Senato terra, t. 10.
Sannazzaro
nell'autunno
mo, R o m a 1995,p. 16.
Resta fondamentale anche per r i c -
4
'
A . G e n t i l i , Boccaccio a Venezia, i n
Venezia 2 0 1 1 . I n particolare si veda
chezza di specificazioni i n t o r n o alla
"Venezia
l'imprescindibile lavoro di A . L e n c i ,
congiuntura politico-iconografica del
1997, p. 44.
Agnadello: la battaglia, pp. 7 5 - 1 1 4 .
tempo: F. C o r t e s i Bosco, Riflessi
^Diarii,
mito di Venezia nella paia
3 0
III,p.26.
del
Martinctigo
V I I , 14,
M . A . G r i g n a n i , Badocr, Filenio,
zio:
M . Beretta, Memoriale,
del X V I I I
trascrizione
secolo di G .
co Bergamasco", I I I , 2, 1983, 2, pp.
a Carlo Diouisotti,
213-238.
1973,
41
A . G e n t i l i , Le storie di Carpaccio: Ve-
Z u c c o l a Locatelli, mss, Biblioteca C i -
nezia, i Turchi, gli Ebrei,Venezia
vica Angelo M a i , M M B 3 2 3 , 8 8 u
4 2
A . R a v à , // "Camerino
1996.
delle antica-
et
glie" di Gabriele Vendramin, i n " N u o v o
altri iltustyri personaggi di Bergamo, M i -
A r c h i v i o Veneto", X X I I , 39, 1920, pp.
D . C a l v i , Campidoglio de'guerrieri
155-181.
lano 1668.
M . Sanuto, op. cit., X I I I , col. 450.
4 3
3 4
lui, col.
redatto dai G i u d i c i del Proprio, r i -
455.
Milano — Napoli
pp. 7 7 - 1 1 5 : da p. 90 l'edizione
del Phylareto di G i o v a n n i Badoer, dal
manoscritto marciano ci. I X . 3 5 1 carte
6\r-77v.
56
Ivi, p. 84. A l t r i testi nelle trascrizioni
di M a r i n Sanudo nel codice M a r c i a no c i . I X . 3 6 3 , cartaceo di fine X V
33
N e l l ' i n v e n t a r i o del 4 gennaio 1 6 0 1 ,
secolo.
3 7
A . Q u o n d a m , // naso di Dmra.
Lin-
sulterà ridotto a " u n quadro de paese
gua e poesia lirica nella tradizione
genti Marcantonio M i c h i e l parte per
c o n una D o n n a che latta u n
Classicismo,
3 5
Pi-
un trio bucolico a Venezia, in Studi
di Lorenzo Lotto, in " A r c h i v i o S t o r i zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
di filologia e di letteratura italiana offerti
manoscritta
32
5 5
(Cinquecento",
M . M i c h i e l , Diari, Biblioteca C o r -
rer, C o d i c e C i c o g n a 2848, 6r.
31
del
dell'umanesi-
P r o p r i o i n quei drammatici
fran-
figliuolo
Ferrara - M o d e n a
del
1991,
Brescia: " A d ì p r i m o aprile m i partì
sentado et un'altra figura, c o n le sue
in part. pp. 2 0 3 - 2 6 2 .
da venetia per andar a Bress ove stet-
soaze de noghera con filli d'oro alto
3 8
ti mesi 4 et po non puoti continuar
quarte sie, et largo cinque, e meza i n -
1538, cit. i n A . Q u o n d a m , op. cit., p.
a scriver, nel qual tempo occorsero
c i r c a " , J . A n d e r s o n , A further Inventory
203.
molte cose", Biblioteca C o r r e r , C o -
of
dice C i c o g n a 2 8 4 8 , 1 3 r .
"The
3 6
9 1 9 , 1 9 7 9 , p. 6 4 7 .
L o storico di B e r g a m o G i o v a n n i
Gabriel
Vendramin's
Coìlection,
B u r l i n g t o n Magazine",
in
CXXI,
v
N . Franco, Le pistole volgari, Venezia
' V . C a l m e t a , op. cit.
6 0
Compendio
Calmeta
de cose nove de Vincenzo
& altri auctori, Venezia 1516,
p. 12r.
SUini — che fu medico ed eccellen-
44
te radiobiologo — d e d i c ò gli u l t i m i
nuova lettura della "Tempesta"
trent'anm della sua vita a studi di rara
gione, i n G . Toscano, E Valcanover, op.
qualità erudita sulla sua città: u n o dei
nr.,pp. 3 7 3 - 3 7 4 .
suoi lavori è consultabile i n rete sul
4:1
sito della Biblioteca: Bergamo
1512.
care i n questa direzione è P. H o l b e r -
6 3
politici e
ton, Giorgione's Tempest or "little land-
sivismo linguistico nel teatro del Rinasci-
militari di un anno drammatico, p u b b l i -
scape with the storni uHth the
mento, i n
cato i n rete nel 2 0 0 1 .
more on the gypsy, and a reassesment, i n
Poeti, pittori,
"Art
palcoscenico
Narrazione
37
degli avvenimenti
L . A . Muratori,
Dall'anno
Annali
d'Italia:
1358 all'anno 1687, IV, M i -
lano 1838, p. 302.
3 8
opere di Marcantonio
veneto, i n "Memorie
la vita e le
Michiel
dell'I.R.
patrizio
Istituto ve-
in Arcadia.
di
Una
Gior-
61
Ivi,p.
6 2
5Ir.
G . Padoan, Introduzione
Beolco il Ruzante,
C h i ha voluto maggiormente cer-
gypsy":
H i s t o r y " , 18, 3 , I X , 1995, pp.
a: Angelo
La Pastoral, Padova
1978, p. 3.
G . Padoan, Primi momenti dell'espres-
Rinascimento
in controluce.
cortigiane e teatranti
rinascimentale,
su!
Ravenna
1994, p. 2 0 9 .
383-404.
4
E . A . C i c o g n a , Intorno
H . B e l t i n g , Esilio
'' U n a rassegna i n M . Paoli, La "Tem-
6 4
Jci,p.212.
pesta" svelata. Giorgione, Gabriele Ven-
^ B e r l i n , Staatliche M u s e e n , G e m à l -
dramin,
degalerie:
Cristoforo Marcello e la "Vec-
Ruhende
weifiem Schojìhund
chia", L u c c a 2 0 1 1 .
funge
in einer
Frau
mit
Landschaft,
1520.
neto di scienze, lettere ed arti", I X , 1860,
4 7
pp. 364. I l testo latino di M i c h i e l c o n
a cura di V i t t o r i o R o s s i , T o r i n o 1888,
6(
la traduzione di Francesco Piatti, ora
11. p. 125; IV, pp. 2 7 7 , 3 0 0 , 3 3 4 ; Le
del Nord ai tempi di Bellini, Diirer, Ti-
in M . L . Scalvini, G.P. C a l z a , Bergamo
bizzarre, faconde, et ingegniose rime pe-
ziano,
1516. Città e territorio nella "Descriptio"
scatone, in Vinegia
di Marcantonio Michiel, Padova
a cura di G . B e l l o n i , V e n e z i a 2 0 0 3 , pp.
1983;
con esaustiva analisi.
39
A . C a l m o , Le Lettere di Messer
A.C.,
1553, testo c r i t i c o
12, 87. P i ù avanti: M . V e n i e r ,
Canzoni
' // Rinascimento
zia,
a Venezia e la pittura
catalogo della mostra
(Vene-
1999), a cura di B . A i k e m a , B . L .
B r o w n , M i l a n o 1999, cat. 97, p. 396.
6 7
L e o n e E b r e o ( Y è h u d à h Abrabanel
F. Bellafmo. Libro de la origine e tem-
e sonetti, a cura di A . C a r m i n a t i , Poesie
o G i u d a Abarbanel), Dialoghi
pi de la nobile e antica città di Bergamo,
diverse, a cura di A . C a r m i n a t i , V e n e -
re, a cura di S. Caramella, B a r i 1929,
Bergamo 1556; m a i l latino del m a -
zia 2 0 0 1 , p. 66; B . Maggi, // tradimento
p. 78.
74
| Uscire dal T e m p o e dalla Storia
d'Amo-
A . G e n t i l i , Amore e amorose
C l a r i fluminis aut aquae lapillos, /
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
d'amore, a
6 8
s l
Leone Ebreo, Dialoghi
cura di D . G i o v a n n o z z i , introduzione
Suspensis
di E . Canone, B a r i 2 0 0 8 , p. 166.
Accessi; refovebat
m
spiritulos, premens cadenti / L y m p h a
S. Simonetti, Di " I i-nere" di Bonifa-
gradibus levique m o t u
illa lassi /
cio de' Pittati, i n " A r t e Veneta", X X X -
vertice pectoris meatus".
V I I I , 1984, p. 130.
Mentre
" V Branca, Interespressività
narratiw-fi-
/
Cordis
persone...
cit.,pp. 8 2 - 1 0 5 .
8 2
E . Verheyen
Giorgiones
(Der
"Laura",
Sinngehalt
in
von
"Pantheon",
X X V I , 2, 1968, pp. 2 2 0 - 2 2 7 ) , c o n s i erotico
di
dera i l seno denudato e i l seno celato
L u i g i B i g i , i l Pittorio: Ad Sextum
de
nella Laura del G i o r g i o n e a V i e n n a ,
nell'epigramma
gurativa: Efigenia, Venere e il tema della
eius uxore dormiente (1491) compare
e nella Flora
"nuda" fra Boccaccio e Botticclli e la pit-
una situazione che r i c h i a m a la Venere
to a Francoforte c o m e simboli della
di B a r t o l o m e o V e n e -
tura veneziana del Rinascimento, in "Il se
di G i o r g i o n e :
voluptas e della pudteitia nell'allegoria
rendit en Italie": Études offertes à André
" E c c e tuis recubat nostrae urbis glo-
della v i r t ù coniugale. C o n t r o l'inter-
Chastel, Paris - R o m a 1987, p. 57.
ria plumis / Pleona flos m u n d i virgo,
7 1
decensque nitor.
C h e p e r ò ha ben altra valenza ero-
tica: " E g l i la scuopre e con
amoro-
/
Ipse
venustates,
genios, puerosque diones / I n m o l l i
so occhio rimira i l dilicato petto, e
retines liane retinens gremio. / Q u a m
con disiderosa m a n o tocca le ritonde
spirat
dulci, q u a m
dormii
suaviter
incline, baciandole molte volte. E g l i
aura,/ Q u a n t o habet occlusas Illa de-
distende le mani per le segrete parti,
core genas! / Q u a m bene compositis
le quali mai amore ne' semplici anni
requiescit
gli avea fatte conoscere, e toccando
bene d e p e x ì s luxuriosa c o r n i s i " .
perviene infino a quel luogo ove ogni
7 8
dolcezza si richiude: e così toccando
le dìlicate parti, tanto diletto prende,
honesta labellis /
Quam
A . G e n t i l i , Amore a amorose persone:
brazioni matrimoniali, i n Tiziano.
Profano, catalogo della
z i o n i , 2 2 marzo - 2 2 maggio 1995),
ma e a destarla non ardisce, anzi c o n
a cura di M . G . B e r n a r d i n i , M i l a n o
sommessa voce la chiama e tal volta
1995, pp. 9 5 - 9 7 . S u tale linea si sono
sonno isviluppare, parendole in n o n
minore allegrezza essere che paresse a
Filocolo, che lei tenea".
7 2
mossi anche negli anni S. Bertelli, R .
GofFen, E . M . D a l Pozzolo e, infine,
Sotheby's i l 21 giugno 1978 (n. 108),
non senza qualche difficoltà, P. L i i d e -
gen zur Ikonographie iveibltcher Aktfìguren in der venezianischen
Malerei des
811
Cfr. G. Bistort, // magistrato alle pom-
36).
dell'aspetto delle donne veneziane nel
e il Rina-
done veneziane
se forzano
mostrare el pecto, dico le mamelle e
tional G a l l e r y o f A r t , 18 giugno — 17
le spalle, i n tanto che p i ù volte v e n -
veneziana,
settembre 2006; V i e n n a , K u n s t h i s t o -
dendole m e sono maravigliato che li
risches M u s e u m , 17 ottobre — 7 g e n -
pani n o n ghe siano cascati dal dosso.
naio 2007), a cura di D A . B r o w n , S.
Q u e l l e che possono et anche quelle
Ferino Pagden, M i l a n o 2 0 0 6 , p. 185.
E Bardon, Peinture narrathv de Carpaccio .Venezia 1985.
O v v i o poi che una ricerca n e l l ' a m -
bito della produzione latina mostri
una quantità di esempi di " n u d i t à m o rale" impressionante. N e l Panfilo Sasso (1450-1527) (74) Francisco
Frisono
de sonino Sylvie compare per esempio
questa descrizione puntuale di a m a n te addormentato:
sub
um-
bra / Vidissem roseos meam puellam
/ Flores inter et alba per ligustra /
(Corpus candidula s u u m tegentem /
Q u o d non candidulum toga tegebat,
/Vitrum
purpureas rosas
wneziano,
atti del convegno (Venezia,
Fondazione
G i o r g i o C i n i , 1979), a
cura di R . P a l l u c c h i n i , " C i v i l t à v e neziana. Saggi, 2 7 " , I , Firenze 1 9 8 1 ,
voi. l , p . 2 2 .
S. Speroni, Dialogo d'amore, Venezia
1537 [in Opere, a cura di M . Pozzi,
R o m a 1 9 8 9 ] , p. 3 1 , nota 8.
P. P i n o , Dialogo di pittura di Messer
Paulo Gherardo, Venezia 1548, p. 7 r .
ut
che n o n possono de veste sono m o l to pompose et hanno de grandi zoje,
G . G o m b o s i , op. cit., p. 174.
recubare c u m
trentennio
quanto
logo della mostra (Washington, N a -
"Frondosa
nel
1494 di F r a Pietro C a s o l a : " . . . Esse
P. R y l a n d s , op. cit., p. 246.
pono i n publico, precipue le belle, de
7 7
A . T e n e n t i , Venezia
giorgionesco, i n Giorgione e l'umanesimo
descrizione
cata-
7 3
R . Goffen, Giovanni Bellini, M i l a n o
1990, p. 266, doc. 3 3 .
pe nella Repubblica di Venezia, Venezia
1912. L a disposizione degli abiti de La
scimento della pittura
1978),Venezia 1979, pp. 153-158.
Paolo Pino nuovamente dato in luce, per
Bellini, Giorgione... cit., p. 230.
Bella ricorda una famosa
Bellini, Giorgione, Tiziano
atti
(Castelfranco Veneto, 2 9 - 3 1 maggio
8 6
frullai ( 'inqttecento, B e r l i n 2 0 0 8 .
da Christie's i l 23 marzo 1973 (lotto
4
to allegory, i n Giorgione,
del convegno internazionale di stu-
8 3
da Christie s i l 9 luglio 1982 (lotto 49)
7 3
likencss
m a n n , Virtus und Voluptas: Beobachtun-
9
L e tre tavolette andarono i n asta da
in
favore di una cortigiana anche J . A n -
8 4
sidera che Biancofiore p i ù no n dor-
ramente dimorava, no n la lasciava dal
note
Flora,
derson, 'Flie Giorgionesque portraif.Jrom
Amor
Sacro e Amor
di colui stare, nelle cui i l c o r p o v e -
of Titian's
" T h e A r t B u l l e t i n " , L I . 1969, p. 177; a
8 3
mostra ( R o m a , Palazzo delle E s p o s i -
che nel sonno le parea nelle braccia
on the Costume
tra miti ovidiani, allegorie musicali, cele-
regioni d e g l ' i d d ì i ; e oltre m o d o d i -
di fare che ella si desti. M a l'anima,
coniugale E . H . Mellencamp, A
dio per i l V centenario della nascita
che gli pare trapassare di letizia le
strignendolasi p i ù al petto s'ingegna
pretazione della Liiura quale allegoria
album
perle i n frixiti i n capo al collo; portano de molti anelli i n dito, de grandi baiassi, robini et diamanti. Vanno
m o l t o artificiate i n el volto, e i n quelli
parti mostrano, a c i ò che pareno p i ù
belle... Sopra el tutto, saltem i n caxa,
grandi e piccole, quelle donne v e n e ziane hanno piacere ad esser vedute
e guardate, e non hanno paura
che
le mosche le mordano, e p e r ò
non
hanno troppo freza a coprirse. quando l ' h o m o le gionge a la sproveduta.
Vedo non fanno troppa spesa i n f a zoletti per coprirsi le sue spalle" (P.
Casola, Viaggio di Pietro Casola a Gerusalemme, M i l a n o 1855, p. 4 5 .
U s c i r e dal T e m p o e dalla Storia
|
75
I zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
BI;,' IzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Via
L'invenzione della Bellezza
" A l t r i fiumi, altri laghi, altre campagne
sono là su, che non son qui tra n o i ;
altri piani, altre valli, altre montagne,
c'han le cittadi, hanno i castelli suoi . . .
e v i sono ampie e solitarie selve,
ove le ninfe ognor cacciano belve."
( L o d o v i c o Ariosto, Orlando furioso, 34, 72)
" . . . N e l p r i m o decennio del secolo i l Palma si educa, forse a r i m o r c h i o del Previtali (vedasi
la " M a d o n n a " di costui a Padova, datata del 1502), su p r i n c i p i genericamente belliniani, m a
con eco di r o t o n d i t à del C a r p a c c i o e del C i m a ; sicché n o n pare che occorra espungere la
" M a d o n n a " di B e r l i n o , come voleva i l M o r e l l i ; o, anche volendo lasciar codesta sub j u d i c e ,
ecco l'altra, bellissima (n. 2 4 9 5 ) , della N a t i o n a l Gallery, riferita fuor di ogni ragione al C a r i a n i , di c u i n o n si conoscono testimonianze così antiche e di tal sottigliezza; essendo chiaro, per
contro, che un'opera così fatta è sorta appoggiandosi senza indugio a quella che reca i l n . 70
nell'Accademia di Venezia."
1
C o s ì R o b e r t o L o n g h i , con tutta la sua a u t o r i t à di giudizio, su alcuni aspetti di una v i cenda che resta, allo stato attuale dei fatti e dei documenti, ancora problematica: ovvero che
cosa abbia prodotto Palma p r i m a dell'inconfutabile documento relativo all'Assunta del 1513.
A d esempio proprio quella Madonna con Bambino, il lauro e le rose ( L o n d r a , T h e National G a l lery, n . 2495) che tanto ammirava L o n g h i : le ridipinture hanno fin qui frenato l'attribuzione
a Palma, di c u i pure si dovrebbe vedere ben p i ù di un'eco. M a quegli squarci di paesaggio
lontano, dei casoni e delle anse brevi del fiume che s'è ricomposto nel suo letto, dopo le rapide esondazioni, che si scorgono fra i r a m i intricati della siepe fitta di rose — p r i m e chinensis
già ibridate, e p r i m e centifolie trovate i n qualche giardino interno veneziano, o magari aperto,
sulla Iudeca — contengono tutta la qualità poetica che saranno del m i g l i o r Palma, come i l
trattamento degli o c c h i di u n piccolo B i m b o , deposto c o n garbo e sicurezza sul cuscino decorato dalla fettuccia stricà d'oro.
Malgrado numerosi dubbi, la firma che compare i n calce alla Madonna leggente della
G e m à l d e g a l e r i e di B e r l i n o (n. 31) è, a giudizio dei periti restauratori del museo, del tutto
a, Santa Barbara (particolare),
coeva alla stesura pittorica. Apparterrebbe dunque a u n Palma giovane — che autenticherebbe
parto centrale del Polittico
il nuovo nome sui dipinti p r i m a che su documenti certificati — che si confronta c o n l ' o m o -
tua Barbara
n i m o soggetto di Carpaccio, oggi alla N a t i o n a l Gallery di Washington. C e r t o è che la tavola,
zia, chiesa della P u r i f i c a z i o n e
aria, vulgo Santa M a r i a
ben diversa dal Palma che conosciamo, apparterrebbe a u n giovane attentissimo ai m o d i di
Alvise V i v a r i n i e di M a r c o Basaiti, u n coetaneo di A n d r e a Previtali che cerca una propria
1(17
zyxwvutsrqponm
soluzione originale. U n pittore certamente già
"maestro", che forse si è appena emancipato
da
una bottega, m a che deve trovare u n proprio i n tendimento. D u n q u e n o n oltre la p r i m a m e t à del
p r i m o decennio del secolo. A p o c r i f a sembra d'altra parte la data del 1500 ( M D ) che compare c o n
una firma ( " I a c h . obvs. P a l m " ) sullazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Madonna con il
Bambino, i santi Pietro e Gerolamo e un donatore oggi
nel M u s é e C o n d é di C h a n t i l l y (n. 3 5 ) , tavola trasportata su tela nel X I X secolo, con vistose perdite di preparazione. C h e appartiene ancora al P a l m a impegnato a riassumere influenze diverse, di
B e l l i n i ovviamente, ma anche di Previtali nella
Madonna, e fors'anche
elementi da G i o r g i o n e ,
come i l musicista sotto l'alberello, e da Lotto. P a l m a è qui un pittore che osserva e m e m o r i z z a
molto e compone una propria sintesi, di fatto personale, sul finire del p r i m o decennio del secolo.
Se i l confronto
c o n Carpaccio,
YAdorazio-
ne nel M u s e u Calouste G u l b e n k i a n di Lisbona —
m a occhieggiano anche alcune idee paesaggistiche di D ù r e r — torna nella Madonna in trono nel paesaggio tra due committenti dell'Ermitage (n.
T u l l i o L o m b a r d o Doppio ritmiti
116), i l Ritratto di giovane nella Galleria Borghese di R o m a (n. 4 4 5 ) , è stato attribuito c o n
Venezia, Galleria Francherà,
convinzione da R o b e r t o L o n g h i che conferma: "Seguono del Palma, intorno al 1510, e il
ritrattino e la 'Sacra Conversazione' già citati, della Galleria Borghese, e l'altra 'Sacra C o n v e r sazione' di Pietroburgo, creduta talvolta del C a r p a c c i o per i r i c o r d i di quel maestro nello
2
sfondo, talvolta del Previtali, forse p e r c h é i l Palma, da giovine, lo s e g u i t ò alquanto" .
Quella "Sacra Conversazione" della Galleria Borghese è la Madonna con il Bambino in
4
trono tra le sante Barbara e Cristina e due committenti (n. 157) — che R y n a l d s gli rifiuta — dove si
riconoscono i p r i m i cromatismi, i p r i m i studi di volti di donna ove l'ombra lavora, l'individualizzazione dei ritratti, una p i ù personale soluzione compositiva. P u r scontando gli interventi
successivi, gli accostamenti fra l'arancione e i l blu ghiaccio del manto e dell'abito di Barbara,
il manto blu foderato di marrone della Madonna, le strabordanti maniche arancioni della c o m mittente, tagliate con emergere fittissimo della camicia di batista trattenuta a stento dai nastri
blu e bianchi, giusta la moda intorno al 1510 — e si noti la retina, e quel profilo di donna
energica, volitiva e certamente ottima cliente dei drapier — e poi i l verde del mantello di C r i stina con corpetto scarlatto sul delicato azzurro: sono altrettanti annunci della ricerca su cui i l
pittore si va provando. E ancora L o n g h i la rivendicava a Palma con la solita energia, e scrittura
pittorica: " M a questa placida intavolazione cromatica tutta patente, lata, ostensiva, è ben quella
di Palma che, riflettendo ancora nel viso della Vergine la r o t o n d i t à cimesca del Previtali, si
mostra invece nel rimanente già conscio delle dilatazioni quasi monumentali che il colore
andava assumendo nel giovane T i z i a n o ; e si prova con lo stesso impegno a incassare entro pochissimi scomparti cromatici tutta la composizione; e nel donatore a sinistra, per esempio, si
giova del grande triangolo scuro escogitato da T i z i a n o per racchiudervi i l doge Pesaro nel
quadro votivo oggi i n Anversa; e già si manifesta personale e inconfondibile i n quell'impreziosire e purificare la grana del colore che, fattosi piazzoso per i l ritirarsi dell'ombra nelle crepe
dei bordi, p u ò mantenere a gran tratta una purezza di gemma disciolta; come in quella manica
tutta azzurra della santa, o i n quella tutt'oro della committente; e si dica dunque se quel l i m i tare di netto e senza fusione i l taglio delle isole di colore, che paiono quasi galleggiare, se
chiare, sugli scuri, n o n sia, i n fieri, l'intendimento fastoso e ostensivo che r a g g i u n g e r à , circa
dieci anni dopo, le s u p r e m i t à inconfondibili delle ' T r e sorelle' di Dresda. E appunto i l chiaro
108
| L'invenzione della Bellezza
Cà
d'Oro
io Lombardo,
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
MCO zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
e Arianna
H
ina, Kunsthistonsches
£11111
inizio, in quest'opera, di quella disperata 'lacuità' del colore che c i toglie quasi ogni dubbio
circa la sua appartenenza ai p r i m i tempi del Palma; e quando si avvisi che a questa c o n v i n z i o ne noi siamo giunti considerando in nuova luce anche quel prezioso ritrattino con la data del
1510, e i dipinti alquanto p i ù tardi di A l z a n o e della Sagrestia della Salute, ci pare augurabile
che non si v o r r à infliggere a queste connesse restituzioni la quarantena d'obbligo, anzi servirsene al p i ù presto per ricostituire, su queste basi, p i ù compiutamente che non si potesse qui, la
fisionomia
4
che ebbe i n giovinezza i l largo pittore bergamasco" .
Terminata con ogni evidenza la quarantena, e fissato l'anno entro i l 1510, avviciniamo al zyxwvutsrqpon
Ritratto di giovane (n. 445) della Borghese le due prime prove, coniugali e all'antica, date dai
ritratti allo S z é p m ù ' v é s z e t i M ù z e u m di Budapest (n. 3460 e n . 939), dove p i ù netta appare
l'impressione dei ritratti di Giorgione, unita all'ispirazione archeologizzante ancora di gran
moda in quella congiuntura. L'edera che incornicia i l capo, la languida espressione dei due,
quel guardarci con assoluta serenità non possono che farci pensare alla coppia di Tullio L o m bardo a V i e n n a , al B a c c o e A r i a n n a rivisitati come giovane, deliziosa coppia di coniugi veneziani. A n c h e per la datazione del m a r m o "che spira" di Tullio, la coppia di Budapest è intorno
al 1 5 1 1 . E se poi dilaga, dopo la repentina morte di Z o r z i , la richiesta da parte dei collezionisti di tavolette nel gusto del giorgionismo arcadico, andrebbero riferiti a Palma per quegli anni
alcuni dipinti di piccole dimensioni e di tema mitologico, allegorico o pastorale. A m b i e n t a z i o ne paesaggistica, atmosfera poetica, pose languide, schemi intimisti e una sorta di timidezza
farebbero accostare fra loro anzitutto le Due ninfe in un paesaggio di Francoforte (Stàdelsches
Kunstinstitut, n . 1417), i l cosiddetto Cimone e Ifigenia della National Gallery di Londra (n.
4037) e la cosiddetta Famiglia dell'alabardiere del Philadelphia M u s e u m o f A r t ( n . W 2 2 . 1 . 2 ) . M a
se la tavola di Francoforte ha le qualità di Palma e quell'impegno nello studio dei profili e
tagli espressivi femminili che riconosceremo come suoi, le altre due che corrispondono pienamente al gusto letterario già ricordato, sono di minore qualità, o meglio di p i ù affrettata
stesura. I n linea con i l paesaggio arcadico di questi dipinti e allo stesso tempo vicina nel trattamento delle figure all'Assunta del 1513 è la Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista
e Caterina d'Alessandria della G e m à l d e g a l e r i e di Dresda (n. 191), p r i m a di una serie di scene
c o n santi a colloquio c o n Madre e Figlio, a mezza figura o a figura intera n e l paesaggio, qui
p e r ò ancora dominante, nella ricerca di u n equilibrio di masse che n o n si trova.
L'invenzione della Bellezza
|
109
Palma avvia allora uno dei filoni di maggiore successo della sua produzione, e dei p i ù
identificabili, sovente indicato con i l termine di "Sacra Conversazione", su cui vale qualche
zyxwvutsrqponmlkjih
della Vergine
P a l m a , Assunzione
V e n e z i a , G a l l e r i e dell' Accademia
precisazione. Sarebbe stato Franz K u g l e r nel 1837 a usare per p r i m o la formula deWhcilige
Conversazionen, che peraltro compare già i n u n inventario P u c c i del 1 7 9 7 \ poi C r o w e e C a valcasela renderanno usuale l'espressione attribuendone l'invenzione espressamente a Palma.
D a l l ' o r i g i n a r i o significato lessicale — fra i l X I I I e i l X V I secolo — di gruppo i n comunione
spirituale, si transita alla particolare forma di dialogo fra personaggi, molto naturalistica, nella
pittura veneta c o n L o t t o , T i z i a n o e soprattutto Palma. L a scelta di definire questo incontro fra
santi, M a d o n n a e Figlio come "Sacra C o n v e r s a z i o n e " rinvia espressamente a Paolo, Epistola ai
Filippesi (3,20) che i n latino è "Nostra conversatio i n caelis est", ovvero " l a nostra dimora è nei
c i e l i " che c o n f e r m a : " N o n habemus hic civitatem p e r m a n e n t e m " , " q u i n o n abbiamo la nostra
residenza", su c u i insisterà Tommaso d ' A q u i n o nel Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo.
M a i l termine latino "conversatio" era usato per indicare la vita monastica, fatta di silenziosa
comunione spirituale: i l testo originale, greco, propone
JTO}UT£UU« è v o i i o a v o l ^
vnàgxei,
è |
ov xcù a t o T f j o a
un
significato diverso:
ctJT£XÒ£xó[xef>a KTJQLOV
fpròv
ycto
TÒ
'InooCv Xfjiatóv,
o v e j t o X . i i £ D u a indica propriamente l'associazione comunitaria, la "cittadinanza" — come tradusse correttamente D i o d a t i — nella Gerusalemme celeste.
L e visioni perfettamente ordinate i n palchi teatrali, con le gerarchie celesti e angeliche —
la luminosa Incoronazione della Vergine fra santi e profeti del 1444, firmata e datata da A n t o n i o
V i v a r i n i e G i o v a n n i d'Alemagna nella chiesa di San P a n t a l ó n aVenezia — le visioni delle c o m u n i t à di santi e angeli nelle sfere celesti, le i m m a g i n i di una città eterna abitata dai beati, la
rosa mistica dantesca animata da intenti c o m u n i diventa, nella Venezia del X V I secolo, un'esperienza quotidiana, amicale, prossima, immersa nella natura. C o n Palma si trasforma poi i n u n
incontro sotto gli alberi, u n colloquio fra fanciulle e anziani, l'attesa di u n gioco infantile, u n
intrattenimento celeste intorno a u n B a m b i n o che sorride, gesticola, cerca l'abbraccio affettuoso, scherza. I n effetti i l dogma della transustanziazione (Quarto C o n c i l i o Laterano, 1215) e
la successiva diffusione della festa del C o r p u s C h r i s t i (1264 poi 1312) avevano sostenuto la
carnalità tutta umana del figlio di D i o : e appunto questa è ribadita attraverso u n fanciullino
perfettamente umano, e dunque nudo e con i l piccolo sesso i n bella evidenza, u n B i m b o p e r ò
sapiente, cosciente del proprio destino sacrificale, di c u i saranno testimonianza gesti ed espressioni. M a la sua infanzia, pur divina, sarò soggetta ai mali, alle miserie, ai rischi della condizion e umana. E lo sguardo del B i m b o esprime sempre quella consapevolezza, insieme all'affetto
che mostra per c h i gli vuole bene. U n ' e m o z i o n e umanissima.
D i fronte a questa scena si pone i l committente, i l fedele che contempla i l mistero di D i o
che si fa uomo, quando n o n si collochi egli stesso sulla scena, m a i n una posizione necessariamente devota e subordinata, se n o n umiliata. L a Madre, psicologicamente cosciente e compresa del suo ruolo, svolge la funzione di mediatrice: del mistero dell'incarnazione, mostrata nella
carnalità del sesso infantile, e della passione di cui i l B i m b o è ben consapevole, così come
dell'essere portatore di salvezza. L a M a d o n n a è necessariamente " i n u m i l t à " cioè seduta per
terra - invero sulla roccia, per metonimia — modesta come i l D i o che s i è fatto infante.
D u n q u e i l 5 febbraio 1514 (1513 more veneto) Palma aveva ricevuto u n pagamento da
parte della Scuola d i Santa M a r i a Maggiore "per depenzer la pala del aitar i n scola da basso",
altare che era stato commissionato allo scultore T u l l i o L o m b a r d o ed era o r m a i prossimo alla
6
consegna, che avverrà nel giugno 1 5 1 4 . L a pala, allocata dunque a u n Maestro giovane m a
già degno d i stima, resterà per tre secoli nella piccola sede della Scuola, passando poi al demanio del R e g n o Italico nel 1807 per essere affidata all'Accademia cinque anni dopo. T r a n n e
per una parte del viso della M a d o n n a , è sostanzialmente ben conservata. L a scena è quella
della cosiddetta Madonna della cintura: la Madre che sollevandosi da terra lascia cadere la propria cintura per convincere l'apostolo Tommaso, al suo solito dubbioso; sta correndo affannato, i n grave ritardo per l ' E v e n t o . L'attimo del rallentamento rende p i ù umana la donna che
n o n guarda al cielo, m a alla terra che lascia: e pare che faccia u n p o ' d i fatica l'angioletto che
110
| L'invenzione della Bellezza
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcb
doveva reggerne i l peso, peraltro evidentemente tutto aereo. N e l l e posture degli apostoli c i
rendiamo conto dell'omaggio rispettoso del giovane Palma a colui c u i è affidato l'altare mar-
P a l m a , Presentazione
della I irgint
c o n , ai lati, San Francesco
e San Giovanni evangelista,
moreo: i l pittore riprende infatti il panneggio aderente e allungato di Tullio, adattandosi così
n e l registro superiore San G i i
all'andamento necessario della forma scultorea. M a poi uno dei maggiori episodi dell'influs-
c o n , ai lati, i l Beato Alberto
carmelitano e Sant'Apollonia,
so di T u l l i o L o m b a r d o sull'opera di Palma dovrebbe esserezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGF
VAdamo ed Eva di B r a u n s c h w e i g
(n. 453) con figure a grandezza naturale e dimensioni (più di 2 m e t r i i n altezza) da pala
detto Polittico della PresentazitM
della Vergine
d'altare. U n ' o p e r a eccellente e rara, da porre a fianco d e l l ' o m o n i m a di D ù r e r . Z i o , che fu
S e r i n a , chiesa d i Santa Maria
proprietario di u n Adamo ed Eva di Palma, era u n collezionista di arte antica e l'atmosfera da
Annunciata
scultura classica che pervade i l dipinto potrebbe rafforzare una sua opzione di commissione.
Sicuramente la composizione si basa sull'incisione di D u r e r del 1504, le cui o r i g i n i figurative
ellenistiche sono ben note, m a i l riferimento pittorico è all' Adamo di T u l l i o per la tomba di
Andrea Vendramin nella chiesa di Santa M a r i a dei S e r v i , successivo al 1490, i n particolare nel
busto, e i n quella condivisione dei c o n t o r n i m o r b i d i , delle ombre sfumate o vuote e delle
superfici semplificate. E poi identica è la presa di A d a m o sul ramoscello di fico con la cui
foglia si è coperto i l sesso. A l m e n o i n questo particolare preciso si p u ò supporre u n Palma
attento disegnatore di fronte alle invenzioni scultoree di T u l l i o — e u n ' o v v i a reciproca c o n o scenza — cui lo avvicina una prossima sensibilità emotiva. C ' è poi un'altra i d e n t i t à , nella p o stura delle gambe, fra YEva di Palma e i l nudo di donna del rilievo con i l Battesimo di Aniano
per la tomba di G i o v a n n i M o c e n i g o nella chiesa dei Santi G i o v a n n i e Paolo, sempre di Tullio.
L'avanzamento del ginocchio sinistro genera u n ' o m b r a nel rilievo che è stata studiata a fondo
da Palma, i l confratello della Scuola grande di San M a r c o che con i lavori di Tullio si c o n frontava ogni volta che entrava nella sede prestigiosa.
M a VAdamo ed Eva, che dunque si p u ò tranquillamente collocare a m e t à del secondo
decennio, è forse l'ultima opera di Palma in c u i la dipendenza da altri m o d e l l i sembra e v i dente. " N o n imitatore fedele di alcuno dei grandi maestri suoi contemporanei, ma dotato di
quell'ingegno strapotente che sa creare una maniera a sé e sa dare alle sue opere u n carattere
eccezionalmente distinto, tolse da tutti i pittori ch'ebbe a modello, n o n abbandonando p e r ò
7
mai i l suo particolare modo di sentire l'arte." L a linea di ricerca, la produzione sempre p i ù
caratterizzata tecnicamente e stilisticamente, anche se forse n o n pienamente originale n e l l ' i n venzione, p r o s e g u i r à ininterrotta dal 1514 alla scomparsa del pittore nel 1528. E questa i n t i m a coerenza, questa ricerca serena e puntigliosa della Bellezza è rappresentata al meglio dalle
sue scene devozionali c o n le " B e l l e Sante" donne, su c u i affina una tecnica magistrale.
Nel mondo altro
Nell'arco di neppure u n quindicennio Palma lavora molto, c o n successo crescente, e moltissimo osserva intorno a sé riuscendo a mantenersi riconoscibile pur fra canti sedutavi di sirene tizianesche e lottesche, la concorrenza feroce dei tanti pittori anche conterranei, e le
evoluzioni imprevedibili del gusto. I n definitiva dobbiamo considerare che l'arco di tempo
sia così breve che valga piuttosto seguire c i ò che i n l u i si mantiene costante, a n z i c h é rilevare
le scelte di volta i n volta compiute. E che valga piuttosto seguire la logica interna di u n pittore che troppe volte è stato posto "a paragone", rilevando semmai quanto abbia saputo
rielaborare dall'uno o dall'altro in una sintesi che lo identifica sempre.
Indubbiamente p e r ò l'arco del quindicennio vede notevoli sviluppi stilistici, rielaborazioni sempre p i ù personali, affermazione di i d e n t i t à .
D o c u m e n t a la p r i m a fase di ricerca un dipinto come la Madonna con il Bambino (San
Pietroburgo, Museo statale Ermitage, n . 5552) immersa i n u n paesaggio che ha una propria
identità, c o n i l personaggio i n calze a strisce rosse e cagnolino. U n a M a d o n n a e B a m b i n o
fiduciosi, i n dialogo intimo. U n a M a d o n n a che è già quella tipica di Palma, e qui ha u n velo
a turbante, che mostra i capelli, m un'ulteriore indicazione di serena i n t i m i t à . A l solito i l
drappeggio di Palma è sobrio, magnificamente giocato nei toni dell'arancio. D e l tutto prossima, ovvero di poco successiva, proprio per i l viso e l'attitudine della M a d o n n a , e la vivacità
112
| L'invenzione della Bellezza
del B i m b o ricondotto a p i ù realistiche forma, è lazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Madonna con il Bambino tra i santi Giovanni
Battista e Maddalena (Bergamo, A c c a d e m i a C a r r a r a , n . 8 1 L C 0 0 1 8 3 ) : l'accordo su una datazione
intorno al 1516 è comune — tanto p i ù interessante, essendo uno dei p r i m i di una serie, nella
M a d o n na con l'abito di u n colore fra l'azzurro ghiaccio e i l verde: è la p i ù tenera e colloquiale fra le tante successive. L a Maddalena già, ma n o n del tutto, palmesca, indossa una vistosa
cappa color ruggine, nastri blu scuri sull'abito; le trecce sono opportunamente sciolte. I l
dialogo pittorico fra le masse di blu e di azzurro, c o n esito freddo, è notevole. M a si osserva
anche u n G i o v a n n i Battista poco p i ù che adolescente, con la p r i m a barba morbida e la capigliatura incolta. Palma lavorerà p o i sempre così, anche nei ritratti, i suoi giovani personaggi,
dando loro, c o n quegli o c c h i u n po' pesti e i l sorriso stanco e intenso, u n ' i d e n t i t à che n o n si
trova in altri pittori coevi.
I l medesimo schema e i medesimi personaggi raggiungono la matura perfezione nella
stupenda Madonna con il Bambino tra i santi Giovanni Battista e Maddalena, 1516 circa (Genova,
Palazzo Bianco, P.B. 2 8 3 ) . Anzitutto i l gioco dei c o l o r i è eccellente: c o n l'ultramarino del
manto della M a d o n n a , e quel blu incredibilmente vellutato, morbido, cangiante c o n tonalità
verso il grigio della veste di una Maddalena c o n finissimi capelli biondi — acconciatura elaborata con le treccine che racchiudono i l m o v i m e n t o dei capelli: di gran stile veneziano! — e
quel suo mantello tutto arancio, ancora assolutamente veneziano, m a l'interno della manica
bordeaux. L a M a d o n n a è già p i ù intenta, il B i m b o u n poco p i ù triste: sa p e r c h é Maddalena
ha portato i l vasetto con l'unguento. Grembiale grigio e manto verde per il Battista giovane,
tutto concentrato, non distratto da nulla, mentre i l lontano paesaggio allude e descrive f o n dali di quel mondo che D i o ha creato sereno, e la colpa umana ha condannato alla violenza.
Mentre la Madonna con il Bambino e i santi Gerolamo, Antonio da Padova, Caterina e Maria
Mad-
dalena, imponente olio su tela (Mosca, M u s e o P u s k i n , n . 26) rappresenta una variante anche
con
l'allusione alle tre età dell'uomo, del tema sempre caro a Palma. Sviluppa o r m a i la solu-
zione del baldacchino di verzura alle spalle di una M a d o n n a seduta, e di u n dialogo p i ù d i retto fra i l B i m b o e i santi che l'omaggiano.
Vanno dunque sottolineate le coerenze di Palma, fino a quella tela finale c o n la Sacra
Famiglia con i santi Caterina e Giovanni Battista, nell'Accademia di Venezia (n. 147) che potrebbe essere stato terminata da T i z i a n o — nell'opinione di Berenson, Spahn, Suida, Valcanover —
sia nella C a t e r i n a , che i n effetti si distingue da quelle di Palma per tessuto pittorico ed espressione, sia nel paesaggio e nell'importanza della struttura architettonica, i l tempio al c u i angolo siede la Nostra D o n n a : metafora della solidità della sua fede, forte come le querce e i lecci.
D i Palma c ' è i l san Giuseppe vigile, patrono di c o m u n i t à . I n realtà questo ritorno a una
struttura architettonica era stato fino ad allora evitato da Palma, che aveva preferito sempre i l
paesaggio aperto come nel sublime risultato a m e t à percorso: la Madonna con il Bambino tra i
santi Maria Maddalena, Giovanni Battista e Caterina e il committente ( M a d r i d , M u s e o T h y s sen-Bornemisza, n . 1934.36) i l c u i termine post quem dovrebbe essere i l 1522 se accettassimo
che si tratta proprio di Francesco P r i u l i , che qui indossa una veste nera col bel bavero di
pelliccia, e non rossa come privilegio dei procuratori di San M a r c o . L'aveva avuta, la carica
della Procuratia de Supra, con l'esborso di 10.000 ducati — lo scrive E m m a n u e l e C i c o g n a — il
8
25 luglio del 1522. Sarà Francesco Sansovino ( 1 5 8 1 ) a d affermare che u n P r i u l i o s p i t ò Palma
nel suo palazzo di San Severo: i l pittore " v i h a b i t ò lungamente, et l ' o r n ò di quadri, molto
9
singolari". N e l suo cursus honorum Francesco P r i u l i era stato, circa trentenne, capitanio a V i cenza i l che spiegherebbe meglio la committenza C a p r a , ovvero la Pala di San Giorgio e Santa
1
Cucia. Dotato di significativo p a t r i m o n i o " potrebbe aver introdotto Palma presso altri p a t r i zi collezionisti e mecenati suoi parenti, come Francesco Q u e r i n i e Angelo Trevisan. C h e
possa essere l u i l ' u o m o dipinto i n u m i l t à lo documenta anche u n tristissimo testamento datato maggio 1656: M a r i n a , vedova di Ferigo P r i u l i , ordina espressamente che " i l m i o quadro
grande della M a d o n n a c o n San Z u a n e , e St.a C a t e r i n a , c o n u n ritratto appresso d'uno de
nostri vechi de C a ' P r i u l i , che hora tengo sopra la porta della m i a Chiesiola nella m i a casa,
114
| L'invenzione della Bellezza
che è di mano del Palma V e c h i o "
11
sia presentato e offerto al C o n s i g l i o dei D i e c i e posto i n
Palazzo D u c a l e " i n sito degno, come merita, et de m e m o r i a della m i a estinta C a s a " . M a r i n a
è rimasta sola: n o n ha avuto figli da Ferigo, che era l'ultimo maschio di una casata u n tempo
potente, ricca e numerosa; ora n o n le resta che affidare i beni della tradizione familiare alla
m e m o r i a collettiva. E la R e p u b b l i c a senza indugio dà immediata esecuzione al testamento, e
pone il capolavoro celebre, c o n u n cartiglio che ne sottolinea la provenienza e la generosità
dell'ultima di una gloriosa casata, da ammirarsi sopra l'ingresso delle tre Sale d ' A r m i del c o n siglio di dieci. E tanto per la cronaca lo ammirarono anche i francesi: nel 1808 fu scelto per
la collezione di E u g e n i o Beauharnais e inviato a V i l l a Pisani a Stra, sua reggia in Veneto. D o p o
il Congresso di V i e n n a i l dipinto ancora ben quotato transita nelle collezioni del duca di
Leuchtenberg, poi arriva a San Pietroburgo, e ancora al castello Seeon, per finire acquistato
nel 1935 dal barone T h y s s e n - B o r n e m i s z a . D a L u g a n o farà i l suo ultimo viaggio a M a d r i d . E
qui l'estinta casa trova ancora storici che la ricordino.
Si noti la Maddalena che giovanilmente si aggrappa a u n ramo tagliato da u n leccio r i goglioso — u n particolare palmesco — ed è giunta i n scena c o n i l suo vasetto di profumi e le
sue perle, come l'amica di fronte, C a t e r i n a . P h i l i p R y l a n d s ha osservato che "sulla sinistra
M a r i a Maddalena e San G i o v a n n i Battista sono atteggiati come A v e r r o è e Pitagora nella
Scuola di Atene di Raffaello. San G i o v a n n i ha la spalla abbassata e il collo proteso ricorrenti
nel quadro a mezza figura di Dresda e nel pastore del disegno dell'Adorazione
del pastore agli
U f f i z i . L e figure sono realmente rapportate allo spazio che le circonda, c o n i santi disposti su
due piani, uno appena davanti e uno appena dietro la Vergine, mentre i l paesaggio riveste una
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minore i m p o r t a n z a " . U n capolavoro che didatticamente si direbbe del " R i n a s c i m e n t o m a turo": come la Madonna con il Bambino e i santi Caterina d'Alessandria, Celestino, Barbara e Giovanni Battista ora a V i e n n a (Kunsthistorisches M u s e u m , n . 60) c o n quella stupenda Caterina
— p i ù che ai resti di una ruota sembra appoggiarsi a uno sgabellino — che si volta verso di n o i ,
sorpresa e intenta — Palma è o r m a i maestro del m o v i m e n t o inatteso — c o n sguardo intenzionale ma indecifrabile, le belle spalle i n mostra — moda del tempo — a far da contraltare f e m minile al dorso muscoloso del Battista dall'altra parte. Eccellente i l San Celestino, e raro: alla
destra impugna la croce a tre bracci di diversa lunghezza, con la sinistra si tiene a u n ramo
mozzato. U n vecchio u n po' miope, la barba lunghissima, a nuvola, identica a quella del padreterno che piomba — m a i n grave ritardo — sull'assassino di Pietro predicatore domenicano
nella tavola di Alzano. Q u e l l a croce rappresenta il triplice ruolo del papa (vescovo di R o m a ,
successore di Pietro, patriarca dell'Occidente) e dietro alla croce c ' è u n romitaggio: dunque
è proprio i l Celestino V anticipatore di papa R a t z i n g e r .
L a Sacra Famiglia con i santi Caterina, Giovanni Battista e il committente dal 1933 si trova
attualmente nel Palazzo R e a l e di D e d i n j e di Belgrado. E r a giunta su suggerimento del p r i n cipe Pavle Karadjordjevic — e commessa del sovrano Aleksandar — per c u i si procedette all'acquisto dalla ditta D u v e e n Brothers che a loro volta avevano rilevato l'intera collezione degli
americani R o b e r t ed E v e l y n B e n s o n . I coniugi americani l'avevano presentata per la p r i m a
volta a L o n d r a nell'inverno 1894-1895 alla mostra "Venetian P a i n t i n g " della N e w Gallery di
Londra: ne aveva appena scritto B e r n a r d Berenson, considerandola opera terminata da C a r i a n i . Precedentemente, i l dipinto era sicuramente appartenuto al collezionista inglese E d w a r d
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
seguenti zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Solly ( 1 7 7 6 - 1 8 4 4 ) come, assurdamente, opera del G u e r c i n o . Solly
VIIK
Madonna iti trono con
Betta, Pietro, Matteo,
mi Battista e un angelo
aveva raccolto u n migliaio
di quadri di scuole italiane e nordiche che diventeranno la base della G e m à l d e g a l e r i e di B e r lino, visto che per problemi finanziari aveva dovuto vendere la collezione a F r i e d r i c h
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
n, chiesa di sant'Elena
trice
, San Pietro in trono tra
Giovanni Battista, Marco,
Wilhelm
I I I , re di Prussia.
A n c h e i n questo caso la scelta dei santi che contemplano i l mistero dell'incarnazione
p u ò essere duplice: del committente indicandone i l semplice patronimico - qui G i o v a n n i
Battista — di altri alludendo a eventuali associazioni p i ù late, di origine familiare. I l c o m m i t -
ta (?), Paolo, Giustina
t»u>
ia. Gallerie d e l l ' A c c a d e m i a
tente p u ò così sentirsi i n scena ricavandone n o n già u n personale compiacimento, quanto
una p i ù intensa conferma dell'impegno di riflessione spirituale. D i fatto sarà poi i l devoto
L'invenzione della Bellezza
j
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1 15
spettatore a cogliere tutti i segni che i l pittore ha lasciato intenzionalmente per ricostruire i l
percorso di preghiera, di lode - la m n e m o t e c n i c a spirituale — che a volte è soltanto u nzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZY
Salve
Regina, o u n tratto di litania: " T u r r i s D a v i d i c a , ora p r ò n o b i s . T u r r i s eburnea. D o m u s aurea.
Foederis arca. Ianua coeli. Stella matutina, ora p r ò nobis" o una semplice invocazione. C h e la
pittura religiosa fosse religiosamente intrisa di saperi liturgici e innografici è tautologico,
come fece garbatamente notare A n d r é Chastel a E u g e n i o Battisti quando questi esponeva le
ragioni di u n lavoro di ricerca che riprendesse i n mano i testi della preghiera, gli officioli.
C o m e le laude mariane e l'innografia latina i n G i o v a n n i B e l l i n i , così i n Palma si possono
ritrovare le contaminazioni che Battisti prevedeva: " S i m b o l i s m o religioso e cultura profana
n o n si escludono reciprocamente, specialmente i n u n periodo come questo i n c u i la loro
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contaminazione è quasi proverbiale" . L a serie degli elementi naturali che si ritrovano nei
paesaggi palmeschi usati i n senso metaforico è impressionante: " L e N u b i , simbolo dei mister i divini o d e l l ' u m a n i t à di C r i s t o , i l Mare, equivalente al Vangelo, i l M o n t e , valido per la Sacra
Scrittura, per C r i s t o 'a celsitudine v i r t u t u m ' , per gli angeli, o per la Chiesa; i l F i u m e , del
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Battesimo; i l C o l l e , per la vita religiosa, ecc." . E ancora a proposito del paesaggio Augusto
G e n t i l i ha s c r i t t o : " I l paesaggio che progressivamente s'allarga dietro e attorno ai protagonisti
dei quadri di devozione è u n contenitore di simboli e parabole, di allusioni e citazioni, organizzato a misura e funzione d'allegoria cristiana; e che sia al tempo stesso paesaggio 'naturale'
è risultato non certo di un'impossibile, anacronistica scelta estetica, ma di un'esigenza di
pronta r i c o n o s c i b i l i t à , di didattica chiarezza: di una concezione della religione come d i m e n sione quotidiana, materia di oggettiva contemplazione e solo raramente di soggettiva elabo3
razione"' .
N e g l i anni venti Palma realizza una serie di M a d o n n e e santi di alta qualità: oggi a P e n rhyn Castle (n. 4 2 ) , a M o s c a (n. 26, c o n u n G e r o l a m o rinsecchito non dei migliori), a G l a sgow (n. 585, un'altra bellezza), a N a p o l i (n. 84, con committenti tutti da studiare). Sono
tutte accomunate da una pacatezza, ampiezza di figure, ricchissimi drappeggi, quella serena
g r a n d i o s i t à che ritroveremo nella Venere e Cupido del F i t z w i l l i a m (n. 109), e p o i nel capolavoro a Santa M a r i a Formosa, la Santa Barbara. L a Madonna con il Bambino tra i santi Girolamo,
Giustina, Orsola e Bernardino da Siena, ipotizzata intorno al 1525 (Penrhyn C a s t l e , T h e Douglas
Pennant C o ì l e c t i o n , trasferito al National Trust nel 2005) mostra i n bell'ordine la serie degli
attributi di ogni santo ritratto: Girolamo c o n i l leone, i l crocifisso e la B i b b i a , Giustina c o n i l
pugnale conficcato i n petto, Orsola c o n lo stendardo e i l modellino di nave (che sembra m o l to carpaccesco); Bernardino poi c o n i l m o n o g r a m m a di G e s ù circondato da fiamme dorate,
con l'inedita soluzione di mostrarlo i n fortissimo scorcio, quasi u n disco di metallo. G r a n d i o sissimo i l paesaggio che esalta la spazialità semicircolare, aumentando i l peso attraverso le
ombre p i ù scure. E notevole i l realismo maturo dei volti maschili.
L a produzione delle pale per gli altari impone a Palma un approccio iconografico diverso. I l risultato p i ù particolare — e spettacolare — è certamente il Polittico di Santa Barbara per
l'altare dei B o m b a r d i e r i nella cappella del transetto meridionale di Santa M a r i a Formosa.
N o n ne conosciamo la data m a sappiamo che fu sempre ammirato e riconosciuto come
l'opera eponima, da tutti, compreso Vasari. E p p u r e si presenta come un'opera " f u o r i tempo",
quasi anacronistica nel rifiuto del modello della pala unificata, scelta p r e s s o c h é obbligata a
Venezia da Antonello i n poi. O r a è resa di difficile lettura — oltre che essere stata violentemente storpiata nell'adattamento — dalla pesantissima cornice marmorea settecentesca: m a
almeno, b o n t à loro!, è stata preservata i n u n secolo che buttava v i a tutto quello che sapeva di
" v e c c h i o " ! I n questa sorta di r i t o r n o a m o d u l i arcaicizzanti, ogni pannello è denso di colore,
di energia, e la statuaria Barbara sembra voler uscire quasi dalla nicchia che la limita, seguita
nel m o v i m e n t o da A n t o n i o abate, mentre Sebastiano cerca di allentare le corde che lo legano
al tronco. A n c o r a una volta è i l colore che ci turba per la qualità eccelsa, a cominciare dallo
squillo dell'orpimento della manica destra, perfettamente
conservato. Foratti osservava: " L a
salute dell'anima, la floridezza trionfante della g i o v e n t ù respira imperturbabile nella matro118
| L'invenzione della Bellezza
naie gravità dell'atteggiamento; q u i v ' h a l'apologia dell'arte spedita e vitale, l'apoteosi
dell'eroina terrena elevata a sacro canone estetico" .zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFE
Barbara s'è gettata i l manto sul braccio,
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e fieramente poggia sul terreno delimitato dai cannoni; la confraternita dei bombardieri aveva diritti sulla cappella dal 1510: sicuramente dopo la guerra cambraica quell'energia solida
ed eroica era come una sicurezza per i fedeli della Scuola. E ci piacerebbe che Palma avesse
immaginato la solida fanciulla che energicamente, c o n serena sicurezza, tiene con la destra le
palle da cannone cave e piene di esplosivo, e n o n la palma del martirio, come ora.
E difficile pensare la Barbara precedente VAssunta di T i z i a n o , m a è altrettanto difficile
posticiparla di troppi anni: soltanto uno studio attento della particolare, ombreggiata Pietà i n
cimasa potrebbe forse orientarci meglio stilisticamente, i n assenza di qualsiasi documentazione. C o m e terminus ante quem c i si è orientati sulla Maria Maddalena di B a r t o l o m e o di F r a n cesco, realizzata per l'altare di Verde della Scala i n Santa M a r i a dei S e r v i e portata a termine
nel dicembre del 1524. " I l chiaroscuro del complesso drappeggio, trattato con tecnica pittorica, e l'adozione di una posa quasi identica i n questa scultura suggeriscono imperativamente
che la Santa Barbara fosse già terminata nel periodo i n c u i B a r t o l o m e o di Francesco (berga17
masco come Palma) pose mano alla Maddalena, nell'agosto 1 5 2 4 . " S u l questo polittico (che
F o r n o n i datava addirittura al 1 5 1 2 - 1 5 1 6 , i n piena guerra) le lodi saranno u n a n i m i nei secoli;
i n particolare c ' è c h i se ne innamora: " L ' a r i a del volto n o n si p u ò comporre di p i ù nobili l i neamenti, due chiocche bipartite di b i o n d i capelli le circondano la fronte da sottil velo aggroppate, sopra di che risplende aurea corona; n o n bastano l'hiperboli ad uguagliare la b i a n chezza delle carni alla via lattea del C i e l o , gli o c c h i à zaffiri, le guancie alle rose, le labra à
rubini, p o i c h é sono improprie bellezze e poco adequati c o l o r i : ma ben si p u ò dire, che
l'Autore le a r r e c ò una eccellente forma e una pura bellezza mista di M a e s t à R e a l e , la veste
purpurea e i l manto soavemente cadendo, le parti delle membra con belle piegature ricopre,
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e posa i piedi tra alcune bombarde, insegne di quella C o m p a g n i a " . Se i l brano di R i d o l f i è
u n bell'esempio sia della scrittura sia soprattutto del gusto secentesco, tutto attento n o n p i ù
alla verità e a u t e n t i c i t à "naturale" come nel secolo precedente, m a alle e m o z i o n i , all'impressione sui sentimenti, u n altro brano c i mostra i l radicale cambiamento dei gusti, secolo dopo
secolo. H i p p o l y t e Taine vede i n Barbara l'esempio sommo di una bellezza florida, attraente e
fiera, in definitiva p e r ò una " f e m m i n a per i l piacere": " C ' e s t au s e i z i è m e siècle seulement
q u ' o n a a i m é la v o l u p t é massive et violente : alors o n copiait sur le v i f l ' à p r e t é des convoitises
et la gloutonnerie des sens; mais, d'autre part, c'est au s e i z i è m e siècle seulement q u ' o n a su
peindre la b e a u t é c o m p l è t e . O n repasse le pont de fer, si laid et si raide ; o n s'en gage dans u n
labyrinthe de ruelles, et l ' o n va à S a n t a - M a r i a F o r m o s a regarder la sainte Barbe du v i e u x
Palma. C e n'est pas une sainte, mais une florissante j e u n e fille, la plus attrayante et la plus
digne d'amour q u ' o n puisse imaginer. E l l e est debout, fièrement c a m p é e , une couronne sur
le front, et sa robe n é g l i g e m m e n t n o u é e à la ceinture ondule en plis de pourpre o r a n g é e sur
l'écarlate clair de son manteau. D e u x o n d é e s de magnifiques cheveux bruns glissent des deux
c ó t é s de son cou; ses mains fines semblent celles d'une déesse; la m o i t i é de son visage est dans
l'ombre, et des d e m i - l u m i è r e s j o u e n t sur sa m a i n levée. Ses beaux y e u x sont riants, ses lèvres
délicates et fraiches vont sourire; elle a cet esprit gai et noble des femmes v é n i t i e n n e s ; ampie
et point trop grasse, spirituelle et b i e n veillante , elle semble faite pour donner le bonheur et
1 9
pour l ' é p r o u v e r . Laissons les autres de c o t é " .
Poi p i ù dentro i l Novecento, la voce di L i o n e l l o V e n t u r i : la " p i ù famosa creazione di
Palma, la S. Barbara, è l'insieme di tutte le qualità di l u i . E n e r g i a e grazia, m o v i m e n t o i n i z i a to e posa dignitosa si raccolgono sopa la donna che rappresenta i l simbolo della forza guerresca, e che nello stesso tempo, per la fresca giovialità, diffonde quella speciale simpatia f e m minea affatto estranea al concetto della violenza e della guerra. S i sente che la creatura ha
preso la mano al suo autore, i l quale, nel pieno abbandono alla foga, sicuro, per la grande
pratica della solida costruzione di simili figure femminee, n o n ha pensato di ripiegarsi su sè
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stesso, di trattenere per sè alcuno dei dono che gli aveva prodigato n a t u r a " .
L'invenzione della Bellezza
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In effetti, come vedremo, la rassegna della critica su Palma è soltanto l'espressione del
mutamento del gusto estetico nell'arco di cinque secoli, anche p e r c h é Palma stesso ha operato scelte che sono tutte nella sfera del gusto, dello stile, della scrittura pittorica, e non n e l l ' i n -
l ' a l m a . Madonna
in trono ai
il Bambino tra i santi Giorgio
zyxwvutsrqponmlkjih
c Lucia, e un angelo musicane
V i c e n z a , chiesa di Santo SteÉ_
venzione creativa n é nella costruzione di n u o v i parametri di comprensione della realtà.
In ogni caso, soprattutto quando T i z i a n o , dopo l'exploit dei F r a r i , è impegnato a Ferrara
e i n commissioni di alto prestigio, a Palma si rivolgono patrizi e cittadini. E stato anche i l caso
di M a r i n o Q u e r i n i che ha ordinato e pagato a Palma lozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFED
Sposalizio della Vergine nella chiesa di
Sant'Antonio di Castello, realizzata fra i l maggio del 1520 e i l luglio del 1 5 2 1 . A proposito del
committente M a r i n Sanudo annota i n data 2 1 marzo 1523: " I n questa marina morite M a r i n
Q u e r i n i fo avochato famoso, da ponta. Lassò contadi ducati lOmilia, intrada ducati 700, ha
caxe 4 da stazio, lassa a la scuola de San Z u a n e ducati 1000 di M o n t e novo et quella de San
R o d i o altri ducati 1000, a so m o i e r la dispensa, ducati 1000 e altri legati; el residuo a uno suo
fiol naturai, sia o non sia so
21
fiol" .
I l solito Sanudo, che da buon veneziano annota tutto sui
conti, e quasi nulla sui gusti, le scelte, lo stile di vita di una persona, che mostra di conoscere
soltanto per la scarsella.
Purtroppo di un'opera di cui sappiamo c o n precisione la datazione, c i manca proprio
l'oggetto, ovvero la tavola, la pala d'altare che pure dovette essere ammirata. I l fatto è che nel
1592 il nipote Alvise Q u e r i n i chiese di poterla far restaurare, dato i l grave stato di deterioramento. I frati la concedettero
fiduciosamente,
m a Alvise, pur sollecitato, n o n la restituiva mai.
F i n c h é sette anni dopo, viste le reiterate richieste, fece notare assai piccato che " l a palla fu de
m i o ordine portata al pittore per l'accomodamento d'essa che per la i n g i u r i a del tempo m a
molto p i ù per la negligenza di quelli che di tempo in tempo furono al governo del monaste22
r o era ridotta i n termine indegno d'esser veduto sopra detto altare" , dopo di che offrì —nel
1611! - i l medesimo soggetto ma nuovo nuovo, di Palma nipote, una pala che oggi è nella
chiesa dello Spirito Santo. C o s a avevano fatto i due pronipoti della pala pagata e realizzata dai
reciproci antenati? L'avevano tagliata, racconta R i d o l f i , "per mano del Palma giovine, il quale
conserva appresso di se i l groppo del sommo Sacerdote, della Vergine e di San Gioseppe, ri21
troso illeso, come rarissima reliquia di tanto A r t e f i c e " . I l frammento riapparve soltanto a
fine Ottocento nella collezione Giovannelli: lo fotografano, ma poi scompare definitivamente negli anni trenta del secolo scorso, c o n la dispersione della collezione. Dalla fotografia
sembra di poter dire che Palma avesse restituito intensità di sentimenti fra i coniugi, e raffinatezza di lavoro sull'abito del sacerdote. L a pala fu molto e diversamente ammirata, come
testimoniano alcune copie.
M a quello non fu l ' u n i c o disastro per opere di Palma nelle chiese veneziane, per la mania
dei fedeli di portare le candele accese i l p i ù v i c i n o possibile alle i m m a g i n i dei santi: "Superstiziosi e idolatri!" avrebbero gridato gli "eretici": invano. I l C o n c i l i o T r i d e n t i n o , nel decretare che le Reliquiae Sanctorum dovevano essere venerate, confermava una tradizione secolare,
sicuramente dannosissima per le i m m a g i n i p i ù amate. Segni di bruciatura di candele si vedono bene anche sulla pala di Santa M a r i a Formosa, ma ben p i ù grave fu, dopo Santa M a r i a di
Castello, la rovina della pala ordinata nel settembre 1523 da E l e n a , vedova di V i n c e n z o Valier,
per la cappella di famiglia nella chiesa dei canonici lateranensi di Santa M a r i a d e l l ' O r t o . U n
San Vincenzo tra i santi Domenico ed Elena, c u i si aggiungono, per 4 " b i g o n z i " di v i n o e 3 d u cati, anche i l beato L o r e n z o Giustiniani e papa E u g e n i o IV, figure tutelari della congregazione di San G i o r g i o in Alga, che a quel tempo aveva sede nel monastero. Palma p o r t ò a t e r m i ne i l dipinto i l 29 marzo 1526, quando ricevette i l saldo del suo compenso. Gravemente
danneggiata dalle bruciature di candele, variamente manomessa e sostanzialmente ridipinta,
di Palma resta a stento l'invenzione c o n i due santi laterali i n m o v i m e n t o sinuoso e l ' i m p o nente paludamento centrale di san V i n c e n z o . M a i l deterioramento è tale che neppure le
hanno messo u n cartellino per dire c o s ' è .
Per fortuna la commissione del 3 luglio del 1525 da parte di O r s a , vedova di S i m o n e
Malipiero per l'altare maggiore della chiesa di S a n t ' E l e n a i n Isola, presente anche il priore del
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| L'invenzione della Bellezza
convento degli
Olivetani,
razione dei Magi,
i
•
da consegnarsi entro la Pasqua del 1526 è l'ammirevole, grandezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYX
Ado- P a l m a , Martirio di san Pietro
oggi a Brera, di proclamata ambizione monumentale, dove nell'atmosfera
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solenne spiccano ì volti nobili dei M a g i , Fra ì p i ù entusiasti dell opera e stato A n t o n M a r i a
Zanetti: " T u t t o ha merito i n questa pittura; la composizione, i l disegno, i l colorito, le arie
delle teste, che bellissime sono e le pieghe istesse de' panni che sono molto bene disposte e
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c o n d o t t e " . E B o s c h i n i conclude definitivamente: " E l Palma x è imortal; questa è fenia: / Fè
pur quanto v o l è , che l ' h a v è persa. / G r a n stupori a c h i vede ste piture / G h e par de veder
carne, vita e senso". E altri veneziani i n coro: Vardè che belai, almeno fino al 13 giugno 1806,
quando si sentenzia: " T u t t i i beni del convento al D e m a n i o , e le tele m i g l i o r i a disposizione
di E u g e n i o Napoleone, ovvero dell'Intendenza generale dei beni della corona, delegato P i e tro E d w a r d s . A gennaio 1811 YEpifania
del Palma, ingiustamente considerata finita dal C a r i a -
ni, a B r e r a ! " .
M a l'opera che forse meglio di tutte racchiude l'arte della pala d'altare veneziana nella
dizione di Palma è la Madonna in trono con i santi Giorgio e Lucia per la cappella C a p r a nella
chiesa di Santo Stefano di V i c e n z a , collocabile stilisticamente alla fine del secondo decennio
( 1 5 1 8 - 1 5 2 0 ) . Apparentemente "convenzionale per u n artista della generazione di Palma,
soprattutto se la si confronta c o n le coeve pale d'altare radicalmente sperimentali di T i z i a 2
no" '' la pala di V i c e n z a è opera di rara qualità, c o n i l suo drappo d'onore di broccato, la
m o n u m e n t a l i t à e quel muoversi delle figure attraverso la resa dei panneggi, i l gioco di o m bre e l u c i . "Vaghissimo" l'angioletto, per R i d o l f i ; "opera rara" per B o s c h i n i ; " u n a soavità
insuperabile" per L a n z i : " b e l l i s s i m a " per M a u r o L u c c o che la data convincentemente intor26
no al 1 5 1 9 . O v e la g r a n d i o s i t à delle figure, c o n una L u c i a sorella gentile della Barbara dei
B o m b a r d i e r i , i l G i o r g i o i n armatura completa, l'elsa dello spadone a due m a n i che si riflette sulla corazza, m a p o i c o n sguardo u n poco languido e una capigliatura tutta r i c c i e cotonature — una breve moda, n o n p i ù esibita dagli anni venti — acquista una sua elegante leggerezza. D e l i z i o s o i l B i m b o c o n la scriminatura centrale che la m a m m a gli ha appena fatto.
Tecnica perfetta c o n " i l dettaglio stupendo dei m o n t i a z z u r r i n i contro i l giallo di un tram o n t o sereno di primavera, la bianca l u m i n o s i t à delle nubi ai lati del drappo d'onore rosa
stinto, lo stamparsi delle foglie di fico, a sinistra, contro i batuffoli lanosi e i n n o c u i dei n e m 2 7
b i " . E ancora quella clamorosa e sonora veste della M a d o n n a : " R e a l i z z a t a c o n diverse
gradazioni di rosso - da quello aranciato della m a n i c a che ne fascia l'avambraccio, a quello
impastato di luce e crepitante della larga manica a sbuffi, a quello profondo e brillante, i n
origine, per le finiture a lacca delle parti i n ombra del corsetto e sotto la cintura - fuoriesce
da u n manto azzurro magistralmente composto i n una cascata di pieghe di mirabile plasticismo, c o n risvolti di u n caldo marrone bruciato, secondo u n accostamento tanto inusuale
28
quanto caro alla tavolozza del p i t t o r e " . B e l l o i l contrasto m a s c h i l e / f e m m i n i l e : la grazia e
morbidezza della L u c i a contro i boscosi r i l i e v i ; la serena sicurezza e solidità del G i o r g i o
abbronzato contro i r u d e r i di colonne: m a tutta la piacevolezza è data dall'armonia e splendore dei c o l o r i , che c i fanno capire quanto si è perso di Palma nei secoli, c o n restauri e r i dipinture che l'hanno umiliato e rovinato.
Tecnicamente, i l restauro ha mostrato l'uso del solito sottile strato di gesso e colla "e u n
29
consistente strato di i m p r i m i t u r a composta da bianco di piombo e olio s i c c a t i v o " su c u i , nel
caso della M a d o n n a , Palma stende u n sottile strato di lacca carminio, la vasta campitura su c u i
comincia la serie delle velature, la realizzazione di fondi cromatici fra loro coerenti. F i n o a sei
strati di colore sul volto di G i o r g i o , mentre pentimenti e adattamenti i n corso d'opera m o strano come Palma corregga continuamente, secondo u n uso già di G i o r g i o n e . Problematico
naturalmente i l recupero degli splendenti verdi delle vesti di L u c i a : che era " i l verde smeraldo
e succoso dei cinquecentisti, quello c i o è fatto p r i m a di colore paglierino a corpo, poscia v e 30
lato di verde rame e per ultimo di asfalto" .
D'altra parte le preparazioni di Palma su tela sono fragili — appena p i ù di quanto n o n
facesse i l C a r p a c c i o che a volte lascia trasparire la tela sottostante — lavorando di velatura di
122
| L'invenzione della Bellezza
A l z a n o
L o m b a r d o , Museo d
Sacra San M a r t i n o
Ari zy
colore con pennelli fini e fitti di pelo, anche e soprattutto su quelle leggerissime stesure di
P a l m a , Santa Barbara con, ai
colla animale. L'esito è una pittura con ben poco " c o r p o " , un pigmento sontuoso ma magro;
San
Sebastiano e Sant'Antonio
nel registro superiore Pietà e
ove la velatura finale brunastra definisce la volumetria. L a tecnica di Palma, raffinata, lenta, per
ai lati, San Giovanni Battista
velature continue sulle p r i m e ampie campiture di colore, è dunque per sua natura particolar-
e San Vincenzo
31
mente delicata , per cui disastrosi furono gli interventi di "restauro" fra i l X V I I e i l X V I I I
secolo: e l'ovvia conseguenza fu la ridipintura di intere parti, a partire dai cieli e dai panneggi. Inoltre dal levare la velatura finale deriva quella sensazione di b i d i m e n s i o n a l i t à , di piattez-
Ferree, detto
Polittico di Santa Barbara
V e n e z i a , chiesa della l'urificazr
di M a r i a , vnloo Santa Matia
Formosa
za di opere, come nel caso anche della peraltro delicatissimazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGF
Venere e Cupido di Cambridge.
In definitiva i l Palma a noi noto è drasticamente diverso da quello ammirato e stimato dai
contemporanei per atmosfere e illusionismo. Fra le poche opere, la Barbara di Venezia e la pala
di V i c e n z a , la Bella d e l T h y s s e n e la Giovane donna in abito blu con ventaglio di V i e n n a riescono
a mantenere l'originale qualità luminosa con riflessi vitrei.
Tornando a casa
Pur essendo o r m a i veneziano fino in fondo — per relazioni e abitudini di lavoro — Palma inviò
numerose opere nelle sue valli, probabilmente su richiesta di a m i c i e conoscenti emigrati. E r a
e sarà u n fenomeno comune: impegni di commissioni devozionali a Bergamo vanno dall'
Annunciazione
del 1504 di Previtali per la parrocchiale di Spino al B r e m b o (oggi a l l ' A c c a d e -
mia Carrara) c o n bellissima vista sulla G i u d e c c a e l'isola di San G i o r g i o , al Trittico di Lepreno
di Francesco di S i m o n e da Santacroce (1508), al Trittico di Serina di Francesco R i z z o (1518)
e naturalmente alla Pala di Sedrina di L o t t o (1543), che certamente furono dipinte i n Laguna.
Pur
con accidenti diversi, alcune fra le pale di Palma per altari locali hanno potuto
conservarsi meglio di altre. D u e polittici furono realizzati per i l paese natale, i l borgo di
Serina: uno è il Polittico della Presentazione della Vergine su commissione della confraternita del
Santissimo R o s a r i o . Se Sant'Apollonia
è indiscutibilmente un capolavoro palmesco, la scena
c o n la Vergine che si i n g i n o c c h i a davanti al gran sacerdote, mentre i genitori offrono una
colomba, è assai p i ù problematica. M o l t o " l o m b a r d i " sono i volti della madre Anna che offre
la coppia di colombe e di Gioacchino dietro di l e i . M o l t o " t u l l i a n a " è la giovane Vergine che
si china a offrire i l cero, c o n i capelli che ricordano da v i c i n o quelli dell'altare c o n Y Incoronazione della Vergine, firmato da T u l l i o , nella chiesa veneziana di san G i o v a n n i C r i s o s t o m o .
Forse le vicende storiche potrebbero aiutarci a capire: se m i pare francamente
impossibile
che sei tavole dipinte possano giungere nelle valli bergamasche p r i m a del trattato di N o y o n
e delle i n c u r s i o n i delle soldataglie, c i o è p r i m a del 1517, si p u ò ipotizzare che Palma abbia
lavorato al polittico i n fasi diverse: p r i m a i l pannello centrale, per ultima l ' o r m a i matura
Sant'Apollonia.
D a notare c o m u n q u e due particolari iconografici: l'inusuale centralità di San
Giuseppe anziano posto i n alto, come un D i o Padre, secondo un programma di radicale recupero della figura del padre putativo che, avviata da qualche anno, riscuote ora maggior
successo come metafora dell'ordine paterno veneziano; e i l San Giovanni che n o n è tanto
l'evangelista quanto l'anziano autore, a Patmos, dell'Apocalisse, i l libro che sostiene c o n la
mano nascosta dal manto.
L a parrocchiale dove i l polittico era collocato, su u n altare laterale, fu p e r ò praticamente
ricostruita a m e t à Settecento e nell'occasione le tavole furono "restaurate" nel gusto del t e m po, ovvero scurite, ad esempio con una m a n o di blu di Prussia sugli azzurri cieli di Palma. I l
polittico fu completamente smembrato, distruggendo la cornice ancora originale, dopo di
che le diverse tavole furono disperse per la chiesa per poi finire i n sagrestia, o in qualche
sgabuzzino. Testimone l'ingegnere — ma per noi soprattutto erudito e fondamentale ricercatore d'archivio, che ha riportato alla luce e ricostruito i l m o n d o dei N i g r e t i di Serina — E l i a
F o r n o n i che, i n uno dei suoi quaderni manoscritti ove riassume e illustra i l suo amore per
Serina e la sua valle, e per Bergamo e la sua storia, alla voce " S e r i n a " del suo Dizionario
Ode-
porico scrive: " F u ultimamente raccolta nella sagrestia i n uno stato compassionevole. F i n a l mente dietro insistenze e reiterate rimostranze della commissione provinciale per la conser124
| L'invenzione della Bellezza
vazione dei m o n u m e n t i , la sovrintendenza di M i l a n o si o c c u p ò di quest'opera insigne e nel
P a l m a , Cristo risorto con, ai lati,
1912
San
le varie tavole vennero ristaurate. A l c u n e tavole di questa ancona sono davvero degne
dell'autore e di rappresentarlo convenientemente nella sua patria. A n n i or sono van Hadeln
Filippo
e San Giacomo,
detto Polittico della Resurrezioni
di
Cristo
ha tentato ricostruire i vari pezzi dei diversi polittici rammentati dal R i d o l f i e dal L a n z i ,
S e r i n a , chiesa di Santa Maria
immaginandone u n o c o n al centro la R e s u r r e z i o n e malamente ingrandita, ma n o n riuscì.
Annunciata.
Forse, dice i l Foratti, è una delle due p r i m e opere seguite l'anno 1500. L a R i s u r r e z i o n e p e r ò
Ipotesi ricostruttiva con lo
s c o m p a r t o superiore sinistra
è per tradizione attribuita ad A n t o n i o Palma . . . I l C a r r a r a aveva acquistato quattro tavolette
del Palma vecchio che servivano di portella e di rivestimento intorno della / . . . ?/ dell'auto-
raffigurante Santa Monica,
B e r g a m o , A c c a d e m i a Carraia
re di questa parrocchia (vedi carteggio C a r r a r a del 1796) che poi fu contraffatto da u n pittore del paese. I l fatto è p e r ò questo che di esso n o n si ha p i ù alcuna m e m o r i a . N e l 1518
Francesco N i g r o da Santacroce dipinse una pala pure polittica per 17 ducati, e anche questa
a n d ò dispersa, rimangono oggi tre comparti, c i o è una P i e t à e due altri coi Santi Pietro e S.
Giovanni. U n o di questi ultimi porta la scritta. FRANCISC;O D E SANTA C R U C E DEPENSE Q U E S T ' O P E R A I N V E N E N Z I A N E L 1 5 8 1 . I l contratto di quest'opera lo pubblicai nelle N o t e biogra32
fiche di Palma Vecchio. Porta la data 15 settembre 1 5 1 7 " . Interessante i l fatto che i l polittico di Santacroce, datato, n o n potesse arrivare che nel ' 1 8 , c o n contratto a fine ' 1 7 . C h e i l
polittico di Palma fosse precedente le guerre cambraiche? Sembra impossibile, così c o m e
sembrano del tutto c o e v i e coerenti i legni delle tavole: resta l'evidente differenza di mano
fra Apollonia e la Vergine, per indicare gli estremi massimi.
C o m u n q u e soltanto nel 1910, dopo reiterate richieste e proteste si decise di restaurarlo
e r i c o m p o r l o c o n c o r n i c e nuova, mettendo insieme p e r ò anche altri pannelli, che appartenevano a u n altro polittico: i lzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Polittico della Resurrezione di Cristo. E soltanto nel 1973 si riuscì,
fondandosi sulla documentazione
tavole.
1520.
d'archivio, a ricostruire la disposizione originaria delle
Q u a n t o al Polittico della Resurrezione,
la documentazione lo attesta poco dopo i l
C o m p o s t o da cinque pannelli: al centro la Resurrezione di Cristo, c o n u n santo a s i n i -
stra che è detto San Filippo (non è chiaro iconograficamente: potrebbe essere san G i o v a n n i
evangelista giovane) e San Giacomo apostolo (riconoscibile per bordone e conchiglia dei
pellegrini verso Compostela) sulla destra; sopra a sinistra e a destra v i erano pannelli a m e z zo busto raffiguranti sante. Scomposto p r i m a del 1756, i l pannello centrale fu " i m m e r s o " i n
una tela di gusto settecentesco, ove appare ancor oggi. I due giovani santi sono splendidi
ritratti del Palma maturo: sono i suoi giovinetti, poco p i ù che adolescenti, c o n la p r i m a
barba ancora morbida, castana, leggermente r i c c i o l i n a , e c o n quegli sguardi di assoluta d o l cezza e insieme di tenera fatica, di leggera stanchezza, che hanno p o c h i uguali, e restituiscono la sensibilità emotiva del pittore.
A n c h e i l Polittico di San Giacomo predisposto per la chiesa parrocchiale di Peghera di
Taleggio, v i c i n o a Serina, è estesamente danneggiato. D a notare che i l San Giacomo centrale
presenta l'identico manto del San Giovanni a Patmos del Polittico della Presentazione della Vergine di Serina. P i ù prossimo a B e l l i n i e C i m a , potrebbe essere i l p i ù antico fra i polittici di
Palma i n valle, m a i n sostanza, c o m e quello di Serina, dovrebbe raccogliere la sua produzione
immediatamente successiva alle guerre cambraiche, c o n elementi prodotti precedentemente.
Interessante anche storicamente è VAdorazione dei pastori per la cappella di san Giuseppe
nella chiesa dell'Annunziata di Z o g n o , p o i c h é va osservata " l a coincidenza di eccezionali
33
eventi militari con l'accelerazione del culto di san G i u s e p p e " , nello specifico a B e r g a m o
dove è fondata una Scuola di San Giuseppe presso i serviti di San Gottardo.
L'armonioso
legame c o n M a r i a e G e s ù — tema prediletto dei predicatori di scuola francescano-bernardiniana e fonte p r i m a per la nascita del tipo iconografico della 'Sacra Famiglia' — fa poi di
Giuseppe i l p r i m o fra i santi intercessori, colui che p u ò far valere la propria paterna potestas
e maritalis auctoritas per sollecitare al C r i s t o e alla M a d o n n a l'elargizione delle grazie r i c h i e ste dal fedele."
34
L a scelta del p i ù prossimo intermediario c o n la M a d o n n a n o n è dunque
casuale: Giuseppe rappresenta la concordia familiare, il buon padre che protegge, ed è e v i d e n te che i l tutto indica allegoricamente la richiesta di protezione di Venezia-Vergine. N o n a
126
| L'invenzione della Bellezza
caso i guelfi R o t a , gli Suardi, i B r e m b a t i e gli A l b a n i sono fra i p r i m i confratelli della nuova
Scuola. Palma pone san Giuseppe i n posizione centrale all'apice della composizione p i r a m i dale, i n uno schema innovativo, v u o i per l'aspetto narrativo v u o i per il ruolo di questo "padre
di famiglia" i n c u i converge la simbologia della c o m u n i t à e del dovere, rafforzato dal protendersi dei pastori. E già era i l "santo protettore" nella collocazione usualmente di D i o Padre,
nellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Presentazione della Vergine di Serina.
M o l t o p i ù tarda è invece la Pala con Sant'Elena
e Costantino, oggi a Brera, realizzata per
l'aitar maggiore della chiesa intitolata alla Santa C r o c e , a Cerosa nelle valli bergamasche, da
cui i l soggetto inusuale. L'impegno monumentale p i ù tipico della fase veneziana matura, oltre
gli anni venti è nuovamente evidente, con l'impegno della caratterizzazione psicologia, e il
m o v i m e n t o complessivo dei corpi. I n particolare è san R o c c o il p i ù mosso, i piedi ad angolo
retto e i l capo dolcemente reclinato.
N o n p i ù per i l territorio bergamasco ma ancora i n provincia è la Madonna in trono con i
santi Eletta, Pietro, Matteo, Giovanni Battista e un angelo per la chiesa di S a n t ' E l e n a a Z e r m a n
(Treviso).Tre figure si ergono nella m o n u m e n t a l i t à della composizione: Elena con la croce, la
Madonna seduta e un Battista plastico, con i l peso che poggia sul piede sinistro e i l braccio che
porge al Bambino il cartiglio profetico. Elena guarda fuori del piano del quadro con i m m e d i a tezza. E infine ancora u n villaggio, Fontanelle v i c i n o a Oderzo, in F r i u l i , accoglieva la pala di
San Pietro in trono e santi, ora nelle G a l l e r i e dell'Accademia aVenezia (n. 4 2 0 ) . Acquistato nel
1821 come Pordenone, ma si ipotizzava già Palma p e r c h é "cosa classica", le tavole risultavano
"spezzate in molte p a r t i "
33
per c u i fu oggetto nel 1846 di u n "restauro generale" che ebbe
carattere di vero e proprio rifacimento. A destra di Pietro c i sono Paolo, Tiziano
vescovo di
Oderzo e Giustina; a sinistra Giovanni Battista, Marco e Augusta.
Q u a n t o al Martirio
di san Pietro, pala d'altare nella parrocchiale di A l z a n o Lombardo,
presso Bergamo, fu dipinta per l'aitar maggiore di una chiesa ricostruita a partire dal 1510 poi,
c o n tutti i problemi della guerra, terminata e riconsacrata soltanto nel 1529. D u n q u e dovreb36
be trattarsi di una delle ultime pale di P a l m a : gli è stata restituita da neppure u n secolo, essendo p r i m a era data a L o r e n z o Lotto, e datata da B e r n a r d Berenson intorno al 1513-1514.
A l di là dei paragoni c o n T i z i a n o — la pala perduta, riprodotta i n i n c i s i o n i
37
— e Pordenone,
ora alla Gallerìa degli U f f i z i , che mostra u n analogo frate in corsa che guarda i n basso, i l d i pinto è tra le p r i m e pale d'altare narrative non ispirate al N u o v o Testamento. Sotto alcuni
aspetti non è caratteristico del periodo della m a t u r i t à artistica di Palma, i n particolare per la
mancanza di sfumato o di chiaroscuro intorno ai drappeggi e alle teste, e per la conseguente
durezza e rigidità delle forme. Discrepanze forse da attribuire alla novità del svolgimento, con
l'azione violenta, mentre va sottolineato come lo stile narrativo sia efficacemente
stringato,
pur se sono stati rilevati limiti proprio per le caratteristiche espressive di Palma. G i o r g i o M a scherpa ha scritto criticamente: "Dategli un colore rutilante, sensuoso oppure, nel quadro
sacro, l ' o p p o r t u n i t à di istoriare il racconto in una calma di figure e di c o m m e n t i paesistici e
avrete il miglior Palma, u n pittore che appena forza le corde dell'espressione va i n tilt come
anche si rileva in questo dunque belliniano-giorgionesco racconto di martirio che doveva
38
pur costituire u n precedente tematico i m p o r t a n t e " . Difficile non apprezzare quella c o m plessiva indifferenza della natura scandita nei piani vastissimi del paesaggio i n fuga, con l'asino
carico e i l rientro i n paese; nel bel bosco cupo i n c u i due taglialegna si affannano al lavoro,
mentre i n p r i m o piano si consuma l'eccidio: serenissimo l'inquisitore domenicano che ha
appena scritto nella polvere i l suo Credo, mentre ha già u n pugnale ben conficcato i n cuore,
e i l cranio già spaccato dalla roncolata di Pietro da Balsamo, il " C a r i n o " che da assassino d i v e n t e r à , pentendosi nel disegno agiografico, beato. N o n così i l complice, l ' A l b e r t i n o che i l
Palma ritrae mentre sfodera lo spadone, quasi n o n bastassero le due lame. C h e Palma dipinge
anche con bel realismo, avendo sott'occhio u n coltello da caccia, p i ù che il falcastro della
tradizione. In ogni caso i due sono vivace e articolata macchia di colore e raro caso di studio
d'abiti e calzature maschili nell'opera palmesca.
128
| L'invenzione della Bellezza
L a pala p e r ò non p u ò dare, oggi, tutta quella carica visiva e coloristica per cui era stata progettata: l'antica chiesa di San Pietro martire, la principale di Alzano fino a m e t à Q u a t trocento, quando fu ridotta a "sussidiaria" i n seguito all'edificazione di San Martino. I l suo
ampliamento per opera di Pietro Isabello è ancora ben evidente nel presbiterio, i n pietra
grigia, i n eleganza rinascimentale, scandito i n tre campate coperte da volta a botte. P a r t i c o larmente curata è l'articolazione delle modanature e delle proporzioni, mentre erano pre39
senti fregi ornamentali simili a quelli di u n bel palazzo bergamasco . Isabello riesce n e l l ' i m presa di fondere le linee rinascimentali con la semplicità gotica della navata, ristrutturata
come la facciata nel 1910 da E l i a F o r n o n i i n stile neogotico. L a cornice dell'ancona, progettata certamente da Isabello, chiude perfettamente e gloriosamente il presbiterio: è opera
particolarmente complessa ed elaborata, e moltiplica i l rigore bramantesco, pur parzialmente compromesso dall'altar maggiore i n legno dorato della bottega dei Caniana. S i ha la
netta impressione che quell'architettura dorata, con il timpano equilibrato, la misura delle
colonne d'ordine dorico, riuscisse i n dialogo di luce e sgargianti effetti coloristici con la
pala con le sue imponenti campiture bianche. M a non lo sappiamo, visto che i lzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQ
Martirio è
stato messo i n una saletta del museo diocesano, del tutto povera. E non si dica che sia esistita una componente di sfortuna nella secolare vicenda del Palma!
L'Incontro tra Giacobbe e Rachele di Dresda ( G e m à l d e g a l e r i e , n . 192, con una provenienza antica da Palazzo Malipiero) datato da M o r e l l i al 1 5 2 0 - 1 5 2 5 , assegnandolo a Palma
dalle precedenti attribuzioni a G i o r g i o n e o C a r i a n i , è invece i l "racconto i n calma di fi4
gure". Per M a u r o L u c c o " è del 1515, come l'aveva ritenuto anche G o m b o s i : sia i n rapporto all'albero rado di destra così prossimo a quello dell'Assunzione
del 1513 sia per i
colori chiari e brillanti, accostati poi con esiti quasi di legnosità. Tela grandiosa (146,5 x
250,5 cm) tizianesca per l'accostamento dei c o l o r i chiari quasi senza ombre, appare di
svolta c o n le figure nel grandioso paesaggio. I due pastori a sinistra di chi guarda provengono forse da stampe di Michelangelo e Raffaello. R y l a n d s giustamente la propone quasi
come una scena di genere adatta a u n portego: l'ambientazione è pastorale, non p i ù arcadica, e fornita di u n realismo della m e m o r i a . Q u i emerge nel m o d o p i ù evidente lo stacco
netto fra il paesaggio rurale di B e l l i n i e quello bucolico di G i o r g i o n e : Palma sceglie i n v e ce un'ambientazione georgica, nella realtà del ricordo dell'infanzia. U n ambiente pastorale che n o n ha nulla di arcadico "inventando i l genere del pastorale religioso, ha creato una
narrativa chiara e cristallina i n c u i la convenzione letteraria viene trasformata da dettagli
4
poetici che sono frutto dell'immaginazione dell'artista" '. Se poi è vero che Palma si porta dietro u n fondo, mai completamente scontato, di provincialismo atavico, come scrisse
Alessandro B a l l a r i n , quel fondo è nel gesto fra Giacobbe e R a c h e l e (Genesi, 2 9 , 9 - 1 2 ) ;
Foratti v i notava giustamente "le forme polpacciute, i l colorito morbido e sano . . . la c u i
gioia si suggella i n u n bacio e i n una poderosa stretta di mano, infrequente sfogo di finez42
za r u s t i c a " . L'ambientazione è una vallata che si apre proprio come la vai Serina, dopo le
erte gole d'imbocco; qui si ritrova l'impressione della p r i m a vita i n una montagna non
43
facile, dai costumi p i ù semplici e diretti . N e i suoi tipi, aggiunge Foratti " s i nota quel
carattere permanente dell'anima campagnola, i n v i r t ù della quale tutta la leggiadria f e m minile si circoscrive a' visi rubicondi e alle forme massicce che mostrano le rose infuse nel
latte
4 4
. S i fa avanti i n quest'opera u n disegno p i ù libero delle forme e una ricerca di i m -
mersione atmosferica, che si attua attraverso u n registro cromatico attenuato, come nel Polittico di Santa Barbara, e u n nuovo protagonismo del paesaggio, condotto a " m a c c h i a " e
modulato nei passaggi di tonalità.
La Bella modella
Accanto alla produzione di opere sacre, pale d'altare o dipinti di devozione privata, l'altro
filone nel quale Palma si specializzò, a partire dalla m e t à del secondo decennio, divenendone uno dei principali interpreti, fu quello dei ritratti e delle mezze figure femminili,
130
| L'invenzione della Bellezza
assai apprezzate dal collezionismo come incarnazione di u n ideale di bellezza classica, dagli
accenti anche sensuali.
"Tanto si doveva, per indicare che quando già T i z i a n o è completamente signore del suo
p r i m o stile, i l Palma non è ancora che u n belhniano alquanto dilatato; e se a T i z i a n o riesce ad
accostarsi alquanto, i n tempi p i ù tardi, c i ò n o n è al punto che anche nei suoi maggiori r i s u l tati, come i l 'Poeta' della National Gallery, le ' T r e sorelle' di Dresda, o la 'Santa Barbara', n o n
si veggano tracce della sua p r i m a origine; sicché anzi, quando non si veggano, si p u ò esser
certi che l'opera gli sia stata riferita solo per estensione indebita."
45
I n effètti iJ dialogo a distanza tra Palma e T i z i a n o tù ben chiaro anche ai contemporanei.
E non a caso a Palma era riferita anche la celeberrimazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJI
Violante di T i z i a n o oggi a V i e n n a —
attribuita ancora a Palma da R y l a n d s , contro l'opinione di L o n g h i , Mariacher, Pallucchini,
Valcanover, e del museo di V i e n n a — seguendo d'altra parte l'indicazione del Theatrum
Picto-
rium di Teniers. L'opera, che L o n g h i indicava come " i l massimo raggiungimento di quel c o lorismo di superficie del quale l'unico inventore è da riconoscersi i n T i z i a n o " nella Venezia
dopo i l 1510, è anche all'origine di quella diffusa leggenda di una Violante figlia del Palma, e
amante dal cadorino. I n realtà i l fondamento della leggenda urbana, come quello della "bella
gata", dunque una bella "gattina", una cortigiana, ritratta da Palma, trova le sue motivazioni
i n una fama di Palma quasi pari a quella di T i z i a n o almeno fino a m e t à Seicento, e almeno a
Venezia. I n sostanza, dire che T i z i a n o aveva come amante una figlia di Palma equivaleva a dire
che T i z i a n o amava il modello femminile di Palma. L a cultura popolare poteva avere r i f e r i 46
menti anche sottili .
M a lo stile, i c o l o r i , la tecnica stessa di Palma sono d i v e r s i : " . . . I l dono specifico dello
stile del Palma di fronte ai doni belhniani. D i c o p i a n i p i ù slentati e m e n o definiti, dove le
bocche si sfogliano sul campo del viso c o m e petali di rosa; u n tre quarti slargato e a s i m m e trico così da raccogliere p r e s s o c h é tutto i l viso i n una piazza triangolare di c h i a r i ; una
grana p i ù dolce e diluita che dà ai fondi una m i n o r definizione che nel B e l l i n i ; i l tutto
cantato entro poche note di serie, quasi direi, tricolore; c o n u n effetto di estrema placidez47
za s p i r i t u a l e " .
A m e t à del secondo decennio Palma inizia a produrre ritratti idealizzati di "belle d o n ne". Se la Violante o r m a i attribuita a T i z i a n o è del 1513, dal confronto — che al museo v i e n nese è immediato — c o n la Dama in blu — si vede a occhio nudo la distanza di Palma, tanto
nella creazione dell'aura, quanto della finissima tecnica pittorica c o n i suoi c o l o r i smaltati,
quanto nella sapienza del gesto. H a ragione Luisa Attardi quando sottolinea la " t r a n q u i l l i t à
dell'immagine", che n o n è incomprensione, m a piuttosto programmatico rifiuto a seguire
T i z i a n o sulla v i a " d e l l ' i m p e t u o s i t à della costruzione, ampiezza dei r i t m i ed esecuzione pitto48
r i c a " . D'altra parte la retorica insegnava che occorreva partire dalla copia di modelli opportunamente selezionati (imitatio) per cercare di superarli (aemulatiò).
D o p o di che t o c c h e r à
all'osservatore scoprire le analogie, le allusioni a u n sistema di fonti abilmente e sottilmente
nascoste.
Se mai gara ci fu, è indubbio che la Dama in blu e la Dama in verde, entrambe nello stesso museo (Kunsthistorisches) e databili intorno al 1515, costituiscono già punti d'arrivo. I n
particolare la Dama in blu mostra un'elaborazione gestuale, una elegantissima trasparenza di
velo e d'abito, una finezza d'acconciatura che la indicano come i l miglior Palma. C o n lei si
configura perfettamente quello specifico " t i p o " femminile che d i v e n t e r à quasi una ossessione,
ripreso da diverse angolature e posture: u n motivo che "sembra aver trovato uno speciale
49
favore i n Palma, che coglie l'occasione per i n s e r i r l o " i n ogni altro tipo d'opera.
U n segno del successo conseguito da Palma tra secondo e terzo decennio i n questo
genere di produzione è la presenza di ben due ritratti di queste donne "all'antica" - ovvero
capaci di competere per bellezza c o n gli antichi, m a anche modelli " f u o r i t e m p o " di bellezza
classica — nell'inventario della raccolta di Ippolito I I d'Este nel 1535, che si è proposto di
identificare proprio con la Bella del Museo T h y s s e n - B o r n e m i s z a e con la Schiava degli U f f i L'invenzione della Bellezza
|
131
zyxwvutsrq
T i z i a n o Vecellio, l'iohtite
V i e n n a , Kunsthistorisches
Museum
5 0
z i . M a è poi soprattutto nell'ambito del collezionismo privato veneziano e profittando
della gravitazione di T i z i a n o verso le corti dell'Italia settentrionale, che Palma riuscì a guadagnarsi spazi di mercato: o r m a i al principio del terzo decennio i l prestigio dell'artista aVenezia
si era consolidato sia nell'ambito della pittura religiosa sia i n quello profano, per singoli c o m mittenti.
A proposito del modello di " B e l l a " , P h i l i p R y l a n d s la nota così: " L a maggior parte di
loro presenta guance morbidamente modellate prive di zigomi, una epidermide pallida e
semitrasparente, u n piccolo mento rotondo con una lieve fossetta, una boccuccia ad accento
circonflesso da cupido, piccola m a piena al centro, c o n labbra a volte formanti archi separati,
con u n accentuato affossamento sotto i l naso e un'ombreggiatura sotto i l labbro inferiore;
occhi ovali, grandi e ben separati, c o n u n ' o m b r a sotto le sopracciglia che si intensifica v i c i n o
al naso; un'ampia fronte e orecchie che, come già osservato dal M o r e l l i , tendono ad arrotondarsi piuttosto che ad allungarsi.Tra tutte queste ragazze v ' è quasi un'atmosfera di sorellanza,
fino al punto che talora i l triplo ritratto di Dresda viene indicato col titolo ' L e T r e Sorelle'.
I n alcuni casi la somiglianza è tale che pare di trovarsi di fronte alla stessa modella: lazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXW
Donna
132
| L'invenzione della Bellezza
Iniers,zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Li fallenti
di profilo di V i e n n a ad esempio ricompare nella Santa Caterina d i W e i t z n e r e n e l l ' E r a di B r a u Ica Leopoldo Guglielmo
I
nschweig, mentre la Suonatrice di liuto di A l n w i c k viene ripresa al centro del Ritratto di tre
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
iKiinsthistorisclies
donne di Dresda, e la stessa p u ò essere una variante del dipinto osservato da M i c h i e l nella
1
collezione Marcello nel 1 5 2 5 " ' .
Palma dipinge i n effetti sempre uno stesso "modello ideale", o se vogliamo un "tipo
uniformato" di bellezza femminile. E b e n c h é anche altri si avvicini a questa tecnica di v a r i a zione, è Palma che la rende coerente: dopo di l u i diversi pittori, a cominciare da Paris B o r don, seguiranno questa scelta. I l "ritratto della donna ideale" creato da Palma è p e r ò unico, ed
è quanto di p i ù v i c i n o all'ideale poetico, a c i ò che normalmente viene identificato
con
" B e a t r i c e " o c o n " L a u r a " o "Simonetta", ovvero la creazione poetica i n se stessa. M a r i o E q u i cola, nel suo Libro de Natura de Amore (Venezia 1525), Galeazzo Capella nel suo Della Eccellenza et Dignità
2
delle Donne (Venezia 1 5 2 7 ) ' lavorano ampiamente i l tema; sarà poi Paolo
L o m a z z o nel Trattato dell'Arte della Pittura (1584) a teorizzarlo definitivamente:"Nelle femine
maggiormente và osservato c o n esquisita diligenza la bellezza, levando quanto si p u ò con
l'arte gli errori della natura; & così imitar i poeti quando cantano inverso le lodi loro . . . &
alle femine che si ritranno si p u ò comprendere ne' ritratti fatti da gl'eccellenti pittori, per
altro ancora famosissimi, & da celebri scoltori. F r a quali si veggono quelli di mano di L e o nardo, ornati à guisa di primavera come il ritratto della G i o c o n d a , & di M o n a Lisa, ne' quali
hà espresso, tra l'altre parti, maravigliosamente la bocca in atto di ridere, e le faccie delle lor
donne amate i n vaghissima maniera abbellite, come quelle di Raffaello, di Andrea del Sarto,
di G i o r g i o n e de Castelfranco & di altri che ne ritrarle sono stati mirabili come i l Palma, S e 3
bastiano, il Mazolino, il Tintoretto, i l B o r d o n i . . . " ' .
L'invenzione della Bellezza
|
133
Q u a n d o dipinge dal vero, Palma rappresenta tutt'altra donna: lo fa con le committenti
come nellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Sacra Conversazione di N a p o l i , e nel Ritratto di donna nella Pinacoteca Q u e r i n i
Stampalia di Venezia riconosciuto come quello di Paola P r i u l i . Q u a n d o si dipingeva u n r i tratto vero, tutti lo riconoscevano: M i c h i e l sa benissimo chi è " L a Marchesana di M a n t u a "
nella collezione di G i r o l a m o Marcello, o la figlio " L i o n o r a d ' E s t e " (ritratta da L o r e n z o C o sta); o la " B i a n c a M a r i a Sforza" che possiede Taddeo C o n t a r m i , o l'"Isabella d'Aragona" di
Hans M e m l i n g nella collezione di D o m e n i c o G r i m a n i , fino a " u n a monaca di Santo S e c o n d o " di Giacometto Veneziano nella collezione di M i c h i e l C o n t a r i n i . Se espressamente nessuno fa u n nome per donne avvenenti come quelle di Palma, una ragione c ' è : v i v o n o eterne
nella fantasia del pittore poeta.
Va anche rilevato che è poi assai improbabile l'eventuale posa di u n ' i m m a g i n a r i a m o della: a parte la tendenza di Palma a ridurre le braccia rispetto alle spalle, pose come quella
della Donna di profilo di V i e n n a e della Santa C a t e r i n a della Sacra Conversazione di V i e n n a i n durrebbero a torsioni e tensioni decisamente problematiche. D'altra parte alcune di queste
donne riappaiono i n opere c o n tempi probabilmente diversi: evidente è l'identità fra la Suonatricc di liuto di A l n w i c k e una delle ragazze, i n una posa quasi identica nel Ritratto di tre
donne di Palma, a Dresda.
L a Suonatrice di liuto è una delle p i ù importanti varianti dell'impegno di Palma intorno
al "ritratto ideale di B e l l a " forzandone anche la postura, nella ricerca del migliore tre quarti.
N o n dovrebbe superare i l 1518, e si gioca i n gran parte su quel vero e proprio "tour-de-forc e " dato dalla camicia bianchissima, voluminosa, apparentemente spiegazzata, trattata c o n
estrema abilità tanto nel gioco d'ombre quanto nelle pieghettature. E da subito impressionante, esemplare delle qualità tecniche del pittore.
Alessandro B a l l a r i n : " N e l l a Suonatrice di liuto di A l n w i c k Castle i n Inghilterra è evidente,
nel confronto con T i z i a n o , come nel Palma continui a fruttificare l'esperienza giorgionesca
nel ruolo che sempre ha la cornice paesaggistica, eppure non è tanto lo sviluppo morfologico del paesaggio, che anzi è limitato, ad evocare i l sentimento di una siesta all'aperto nella
cornice distensiva della natura, quanto i l giro ampio e riposante dei profili mollemente arcuati che includono la posa della donna, lo spiegarsi delle cascate dei lini i n ritagli di bianco
sereno, senza ombra, i l campo di u n viso o di uno scollo dalla carnagione intatta. L a meditazione su T i z i a n o , sulla sua straordinaria capacità di ricreare la realtà a u n grado p i ù alto, ha
determinato questo potenziamento delle possibilità fantastiche, evocative e quasi metafori4
che, del linguaggio"'' .
Sulla ovvia, complessa questione dell'erotismo di Palma, così come a proposito della carampana nell'inventario, va premesso che nel decennio successivo alla guerre cambraiche non
esisteva ancora, aVenezia, quel successo delle "cortigiane" che d i v e n t e r à u n fenomeno carat3
teristico della seconda m e t à del secolo. Esisteva già, come ben analizzato da G i o r g i o Padoan' ,
36
il filone della letteratura bulesca che prende i l n o m e da La Bulesca, c o m m e d i a recitata da una
delle C o m p a g n i e della C a l z a nel 1514, c o n i suoi buli, magnaccia e clienti di prostitute, e
ambienti tutti popolari, che n o n ha evidentemente alcun rapporto con i l nostro pittore e i l
suo entourage. A parte la dolente, tragica u m a n i t à di R u z a n t e , questa letteratura satirica tocc h e r à poi, con la diffusione della sifìlide, aspetti di irrisione e disprezzo, per arrivare alla beffa
atroce, come nel poemetto di LorenzoVenier, La Zaffetta comunque già i n gara c o n l'Aretino.
M a ormai è u n tempo diverso, per politica cronaca e costumi, e siamo ovviamente lontanissimi dalle nude di Palma; m a siamo anche ben distanti dal petrarchismo di una Veronica
Franco, che nasce nel 1546, o dall'osceno crudo e programmatico e p e r ò dolente e tragico di
Maffio Venier, arcivescovo di C o r f ù , amico del Tasso, nato nel 1550 e morto nel 1586.
N e i p r i m i anni venti Palma realizza la sconvolgente Venere alla G e m à l d e g a l e r i e di Dresda,
le problematiche Ninfe al bagno del Kunsthistorisches M u s e m di V i e n n a e la leggerissima,
aggraziata, morbida, indifferente signora che gioca c o n u n C u p i d o tutto r i c c i : la Venere e
Cupido del F i t z w i l l i a m di C a m b r i d g e . I n tutte e tre i l tema del nudo nel paesaggio è trattato
134
| L'invenzione della Bellezza
con allusioni antiquarie, echi letterari, placida
compostezza e indifferente attesa i n u n paesaggio
che mostra \ a feVicità àe\Y equilibrio tra costruzione umana e variare della Natura.
A l t r i ritratti di belle donne provano e sondano variazioni diverse: a H a m p t o n C o u r t , nelle
collezioni reali, c ' è ilzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPO
Rimino ili donna, della la Sibilla, che deriva i l suo n o m e dai simboli e lettere
senza significato preciso posti sulla tovaglia gialla
che copre i l tavolo. Mentre al Poldi Pezzoli c ' è i l
Ritratto di donna (cortigiana), di qualche anno successivo, su cui gli interventi di restauro e r i d i p i n tura hanno pesantemente falsato l'equilibrio o r i ginale, in particolare nella capigliatura. Forse p i ù
grave l'intervento sulla Giuditta con la testa di Oloferne, a Firenze (n. 9 3 9 ) . M e n o la testa, assai p i ù la
donna subirono effetti così negativi da puliture e
ridipinture che C r o w e e C a v a l c a s e l a lo considerarono come u n relitto strofinato con la pietra p o mice: affermazione
rabbiosa
nei
confronti
di
un'opera deteriorata forse anche nelle forme oltre
che nell'espressione della Giuditta.
Quando
Palma ritrae soggetti
maschili, e
questa volta si tratta di ritratti di individui, n o n dimentica n é i valori dell'idealizzazione n é
soprattutto le sue componenti emotive: i ritratti di T i z i a n o sono capolavori di psicologia,
quelli di Palma capolavori di sentimento. E parlare di sentimento per gli u o m i n i i n pittura
n o n è usuale — neppure per Lotto, la sua è la costruzione di una p e r s o n a l i t à complessa — come
lo è invece i n quegli anni i n poesia. I volti maschili di Palma sono dotati di quella medesima
"vaghezza" che esplorerà secoli dopo Leopardi, m a che in quegli anni sa ritrarre, pur con
ironia e a volte addirittura con sapienza diagnostica (la follia di Orlando!) L o d o v i c o Ariosto.
E proprio a l u i si è pensato per quello che potrebbe essere uno dei m i g l i o r i , certamente i l p i ù
noto fra i ritratti maschili di Palma: Ritratto di poeta, cosiddetto "Ariosto"
( L o n d o n , T h e National
Gallery, olio su tela montato su tavola, 83,8 x 63,5 c m , inventario N G 6 3 6 ) . Essendo i n precedenza attribuito a T i z i a n o , fu considerato u n ritratto del poeta data anche la frequente
presenza del Vecellio a Ferrara, e l'amicizia con L o d o v i c o . Palma invece n o n si spostò mai, e
questo è u n evidente ritratto di nozze, con la qualità e le scelte iconografiche adatte. C e r t o i l
lauro siamo abituati ad associarlo alle donne e m e n o agli u o m i n i : m a d'altra parte si adatta
perfettamente a questo viso intenso, immerso nei propri pensieri, dalla carnagione chiarissima, u n libro e u n rosario quasi a sintetizzare la propria indole, se n o n vocazione. E di rara
eleganza: giubbotto imbottito i n tinta pelle, maniche applicate c o n strisce blu scuro. M a n t e l lina di pelliccia. B e n c h é abbia subito varie vicissitudini, tra l'altro i l trasporto da tavola a tela
e poi u n rimontaggio su pannello, che ne hanno tolto la patina definitiva ad esempio sulla
massa dei capelli oppure sull'oro dalla catenina, resta una prova eccezionale.
D'altra parte anche i l Salvator Mundi (Strasburgo, M u s é e des B e a u x - A r t s , 1518-1520
circa) se non avesse quelle due figurine sullo sfondo che si dirigono verso una caverna, r i n v i o
al mattino pasquale, c i parrebbe i l fratello dell'Ariosto, appena p i ù sobrio nella scelta dell'abito (non del tessuto, p e r ò ) . C o e v o all'altro C r i s t o che compare nel Cristo e l'adultera (San
Pietroburgo, Museo statale E r m i t a g e , 1512 circa, inventario G E 10), ove si nota la testa f e m minile che trova corrispondenza esatta i n uno dei rari disegni di c u i l'autografia sembra
certa: la Testa di donna i n gesso nero ripassato i n bianco su carta azzurra (Parigi, M u s é e du
L o u v r e , n . 482) certamente u n modello scelto e da ripetere per eleganza di tratti e posa.
L'invenzione della Bellezza
|
135
Tutto al contrario i l belzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Ritratto d'uomo con iguanti dell'Ermitage (1517-1518, inventario
GE 2 5 8 ) . C o n ogni p r o b a b i l i t à u n altro ritratto di giovane sposo, adatto alla qualità del Palma
maturo. C u r a t o nella scelta dell'abito, nel particolare della mano che ferma l'ampio collo di
pelliccia, ha una grazia che c i parrebbe quasi femminea. E la scelta di Palma di rendere le sue
figure, anche quando appartengono al m o n d o reale, come figure ideali eterne, espressioni di
u n raccoglimento interiore, di un'eleganza che corrisponde all'intimo sentire e al gusto. F o r se una parte dei suoi clienti era così, m a n o n certamente la maggior parte dei giovani veneziani di quegli anni, patrizi o cittadini.
Su questi clienti qualche informazione riusciamo a ottenerla.
1
R . L o n g h i , Cartella
tizianesca,
in
" V i t a A r t i s t i c a " , I I , 1927 [in
Edizione
delle opere complete di Roberto
Longhi.
li.
Saggi e ricerche, 1925-1928,
I, Fi-
moderni, con altre cose appresso
Notabili,
& degne di Memoria, Venezia 1 5 8 1 , pp.
16
A . Foratti, Note su Jacopo Palma il
Vecchio, Padova 1912, p. 34.
Ir, llr, 4 4 f , 74i>, 75r, 11 v, 91 v, l ' i n d i c a -
17
zione di Francesco P r i u l i è a p. 143r.
68.
renze 1967, pp. 2 3 3 - 2 4 4 ; cit. p. 236.
tf
2
Ibidem.
le famiglie Patrizie,Venezia,
Indicandola c o m e " S c u o l a v e n e t o -
del M u s e o
M . Barbaro, Origine e discendenza delBiblioteca
18
P. R y l a n d s , Palma il Vecchio... cit., p.
C . R i d o l f i , Le Maraviglie
overo Le Vite degli'Ulustri
dell'Arte,
Pittori Veneti,
C o r r e r , ms. X I . E . 1-6.
e dello Stato. Ove sono raccolte le opere
bergamasca": P. R y l a n d s , Palma il Vec-
G . A . C a p e l l a r i V i v a r o , Campidoglio Ve-
Insigni, i costumi, & i ritratti loro. Con la
chio. L'opera completa, M i l a n o 1988, p.
neto, Venezia,
nazionale
narratione delle Historie, delle Favole, e
289.
Marciana, ms. It. V I I , 17 ( 8 3 0 6 ) , f.
delle Moralità da quelli dipinte. Descritte
244/)
dal Cavalier Carlo Ridolfi. Con tre Tavo-
3
4
R . L o n g h i , Precisioni nelle Gallerie ita-
liane. I.R.
Galleria Borghese, i n " V i t a
Biblioteca
lo dice figlio di G i o v a n n i F r a n -
cesco; per C a p p e l l a r i V i v a r o i l F r a n -
le copiose de'Nomi
moderni, e delle cose Notabili, Venezia
de' Pittori antichi, e
Artistica", I , 1926-1927 [in
Edizione
cesco capitano d i V i c e n z a n e l 1552 è
delle opere complete di Roberto
Longhi.
il figlio del procuratore Francesco, di
1648 [ed. a cura di D.F. v o n H a d e l n , 2
cui segue le o r m e . E . A . C i c o g n a , Del-
v o l L , B e r l i n 1 9 1 4 - 1 9 2 4 ] , v o i . I , p . 138.
II. Saggi e ricerche, 1925-1928,
I, Fi-
renze 1967, pp. 2 6 5 - 3 6 6 ; su Palma a
le
pp. 2 8 2 - 2 8 7 ; cit. p. 2 8 3 . cfr l'articolo
1830, p. 4 0 7 .
originale in B i A S A , " V i t a artistica",
1926, pp. 105-108.
l u
Iscrizioni
Veneziane,
I I I , Venezia
H . T a i n e , Voyage en Italie, I I , Paris
1866,p. 453.
A S V e , Dieci savi alle decime in Rialto,
Deputazioni
19
unite,
Commisurazione
2 0
L . V e n t u r i , Giorgione e
R . GofFen, Nostra Conversatio in Cae-
delle imposte, C o n d i z i o n i di decima.
21
lis Est: Observations on the Sacra Con-
Filze R e d e c i m a 1514, b. 64, S. Severo
col. 38.
3
ilgiorgionismo,
M i l a n o 1914, pp. 1 7 9 - 1 8 0 .
M . Sanuto, op. cit., tomo
XXXIV,
versazione in the Trecento, i n " A r t B u l -
83, relativa a Francesco P r i u l i (France-
2 2
letin", L X I , 2, giugno 1979, pp. 198-
scho de P r i o l i ) . Data di ricezione: 09
2 3
C . R i d o l f i , op. cit., v o i . I , p. 138.
222.
settembre 1 5 2 1 . Sulla carriera: M . S a -
2 4
A . M . Z a n e t t i , Della Pittura
' ' I l m e r i t o della scoperta a P. R y l a n d s ,
nuto, Diarii,
na e delle Opere Pubbliche
Palma Vecchio's "Assumption
of the Vir-
tomo X X X I I I , col. 344, 3 7 4 , 3 8 1 , 637.
Maestri. Libri V,Venezia
i n " T h e Burlington Magazine",
Per le nozze di Paola: voi. 47, col. 2 9 9 .
2:>
P r i u l i rivestì anche l'incarico di Prove-
ne al 1 5 1 8 - 1 5 2 0 ) , i n Bellini,
dador sopra la revision de' conti.
Tiziano
gin",
C X I X , 1977, pp. 2 4 5 - 2 5 0 .
7
E la conclusione
di E l i a
Fornoni,
che al pittore d e d i c ò tempo e fatiche
e passioni di anni: A S D B g ,
Fornoni,
Archivio
Pittori bergamaschi, quaderno
6 M - O , Giacomo Negretti detto Palma il
l'ecchio, p. 122.
11
tomo V I , 6, 146i>, 147r;
A S V e , Notarile, Testamenti, Francesco
B e a c i a n i , b. 152, doc. 103.
1 2
E . C i c o g n a , op. cit., I , pp. 3 6 0 - 3 6 1 .
e H Rinascimento
veneziana, catalogo della mostra ( W a -
P . R y l a n d s , Palma il Vecchio... cit., p.
giugno — 17 settembre 2 0 0 6 ; V i e n n a ,
95.
Kunsthistorisches M u s e u m , 17 otto-
13
bre — 7 gennaio 2 0 0 7 ) , a cura di D A .
E . Battisti, Le origini religiose del pae-
saggio Veneto, i n " A r c h i v i o di F i l o s o -
Brown,
fia", 1980, pp. 2 2 7 - 2 4 6 [rist. i n " V e -
2 0 0 6 , p. 8 8 .
Sansovino, Venetia Città Nobilissima
nezia C i n q u e c e n t o " ,
et
Libri da M.
, 4
tengono
15
Guerre passate,
con
illustri di molti Senatori.
Le
I , 1 9 9 1 , 2, pp.
9 - 2 5 ] ; p. 13.
Francesco Sansovino. Nella quale si contutte Le
Giorgione,
della pittura
shington, N a t i o n a l G a l l e r y o f A r t , 18
C h e individua i n tutto otto opere di
Singolare. Descritta in XIIII
1 7 7 1 , p. 2 0 5 .
P. H u m p h r e y (anche per la datazio-
Palma nella sua guida di Venezia: F.
H
Venezia-
de'Veneziani
2 h
S. F e r i n o
Pagden,
Milano
M . L u c c o , scheda Pala di Vicenza, i n
Natura e maniera tra Tiziano e Caravag-
/ r / , p . 15.
gio. Le ceneri violette di Giorgione, catacontemplazioni
logo della mostra (Mantova, Fruttiere
di Jacopo Palma, i n La Sacra Conversa-
di Palazzo T e , 5 settembre 2 0 0 4 - 9
Vite de i Principi, & gli Scrittori Veneti
zione
gennaio 2 0 0 5 ) , a cura di V. Sgarbi,
del tempo loro. Le Chiese, Fabriche, Edi-
dipinto su tavola di Belgrado, a cura di A .
M i l a n o 2 0 0 4 , pp. 114-117.
B i a n c h i , C . Compostella, G . T r a n q u i l -
27
Ivi, pp. 116-117.
l i , R o m a 2 0 0 7 , pp. 5 7 - 6 6 , cit. p. 59.
2 8
M . E . Avagnina, i n Restituzioni
l'Anioni
fici,
& Palazzi
pubblichi & privati.
heggi, gli Ordini, & gli Usi antichi
136
| L'invenzione della Bellezza
Le
&
A . G e n t i l i , Le devote
di Palma il Vecchio. Restauro
del
'96.
della mostra (Parigi, G r a n d Palais, 9
C o m u n e di B e r g a m o : V i n c o l o n. 1 10
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
marzozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTS
— 14 giugno 1993), a cura di
Palazzo D e B e n i già Grataroli e casa
'96. Ope-
Opere restaurate, Cittadella 1996, p. 82
- ' M . B . G i r o t t e Restituzioni
re restaurate, Cittadella, 1996, pp. 84
già M a r e n z i (secolo X V I ) i n v i a P i -
M . Laclotte, G . N e p i Scirè, edizione
3 0
gnolo, 7 2 - 74.
riveduta e corretta, Paris 1993, p. 4 2 9 .
4
4
A . C o n t i , Storia del restauro e della
conservazione delle opere d'arte, M i l a n o
" Bellini, Giorgione... cit.,p. 142.
1988, pp. 258: l'espressione è di G i u -
4 1
seppe M o l t e n i , usata a proposito dello
4 2
Sposalizio
4 3
della I ergine di Raffaello.
' ' W . Suida, Studiai
zu Palma, i n "Bel-
vedere", X I I , 5-6, 1 9 3 4 - 1 9 3 5 , p. 92.
/ i ' / , p . 145
5 0
A . Foratti, op. cit., p. 12.
Va segnalata l'ipotesi
che n o n
C . O c c h i p i n t i , Iacopo Palma il Vec-
si
chio: "Ritraiti di due signore antiche" vicende estensi tra Ferrara, Parigi e Roma
G . T r a n q u i l l i , S.
tratti di questa scena biblica, i n m a n -
Volpin, Una "pittura fragile" tra tradi-
canza del p o z z o e invece i n presenza
(1535-1579),
zione e innovazione: considerazioni, note
di un patto di nozze: P. S c h u b r i n g
te", rivista online, 2, 2010, pp. 1-13.
e confronti sulla tecnica di esecuzione di
(Zwei
51
Jacopo Palina il \ cecino, i n Di Sacra Con-
in der Dresdner Galerie, i n " M i t t e i l u n -
3 1
C . Compostella,
Bilder der Parissage von J. Palma
versazione di Palma il Vecchio. Restauro
gen aus den Sachsischen K u n s t s a m -
del dipinto su tawla di Belgrado, a cura
m l u n g e n " , V I I , 1916, pp. 2 8 - 3 4 ) avan-
di A . B i a n c h i , C . Compostella,
P. R y l a n d s , Palma il Vecchio... cit., p.
107.
3 2
G . F . C a p e l l a , Detta eccellenza et digni-
tà delle donne, Venezia 1526, pp. 19r,
zava l'ipotesi si trattasse — sulla base d i
19i'-20r, M . E q u i c o l a , Libro de natura
T r a n q u i l l i , R o m a 2 0 0 7 , pp. 6 7 - 8 8 .
O v i d i o , Emidi, 5 , 1 2 sgg. — delle nozze
de amore, Venezia 1525, pp. 82r-82c; F.
3 2
di
A S D B g , Archivio Fornoni,
G.
Dizionario
3 3
C . C . W i l s o n , St.Joseph
in Italian
naissance Society and Art.
tions and Interpretations,
Paride
ed
Enone. E
d'accordo
L u i g i n i , // libro della bella donna, compo-
E . M . D a l Pozzolo, Colori d'amore. Pa-
Odeporico, mss., p. 187.
New
role, gesti e carezze nella pittura
Re-
na del Cinquecento,
Direc-
sto da messer Federico Luigini
venezia-
ne (In \enetia,
T r e v i s o 2 0 0 8 , p.
Philadelphia
per Plinio
4 4
A . Foratti, op. cit., p. 16
4:1
R . L o n g h i , Cartella tizianesca...
Giovanni Cariani a Bergamo: la Pala di
pp. 2 3 3 - 2 4 4 ; cit. p. 2 3 7 .
S. Gottardo e i suoi committenti, i n " A r -
4,1
1913, p. 2 2 3 . E . Cropper, On
cit.,
Women, Parmigianino,
tracce di V i o l a n t e i n una
tradizione letteraria ottocentesca, ma
del Cinquecento,
nei trattati
gia
Pisa", X X V I I I , 1917, p. 165 sgg.
di Venezia. Opere d'arte
carne senza c a r n e " degli anni senili al
Vittoriale: " L a V i o l a n t e
L a struttura del coro e la c o r n i c e
dalla
in
u n incendio, o meglio i l n o m e di una
Lotto:
stagione ardente e ambrata intra F u s i -
perduta,
Studi e ricerche in occasione del restauro,
na e M u r a n o . Il riflesso della sua b e l -
Bergamo
1978, p. 46 sgg.), grande
lezza nell'arte di Palma e d e l V e c e l l i o
amico di L o t t o per c u i aveva proget-
si propaga di tavola i n tavola, d i tela i n
tato la cornice per YIncoronazione della
tela')". Fra gli echi nella cultura p o -
Vergine dipinta tra i l 1513 e i l 1516
polare recente: nel libro di una g i o r -
per Santo Stefano a B e r g a m o . C h i e s a
nalista americana si dice che Palma
dell'ordine
avrebbe avuto V i o l a n t e da una
mo-
domenicani, che reggono anche San
della "zingara": M . Segai, Painted
La-
Pietro martire.
dies: Models of the Great Artists,
committente di Lotto, i
E molte copie dipinte: quella attu-
almente sull'altare originale è assegnata a N i c o l ò Cassana, i n fine S e i cento. D à c o n
certezza
la vicenda
narrata da P i n o : C . Corsato,
Tiziano
Ottocento: il monumento dei Frari e il
restauro dei "San Pietro Martire"ai
San-
e Paolo (1852-1853),
in
"Ateneo Veneto", C C , I I I serie, 1 2 / 1 ,
2013, pp. 4 7 9 - 4 8 9 , e dello stesso a u tore cat. 48 e cat. 5 3 , i n G . Pavanello
(a cura d i ) , Di Basilica dei Santi
Gio-
vanni e Paolo: Pantheon della Sereuissi-
G . P L o m a z z o , Trattato dell'arte della
d'essa pittura,
New
Y o r k 1972; altra c u r i o s i t à : i n occasio-
appresso Paolo
Gottardo
Pontio, M i l a n o 1584, pp. 3 7 7 - 3 7 8 .
" • A. B a l l a r i n . Palma il Vecchio,"\ M a e stri del colore, 6 4 " , M i l a n o 1965, p.
11.
5 5
G . Padoan. // mondo delle cortigiane
nella letteratura rinascimentale (e il caso di
Maffio Venier), i n Rinascimento
in con-
troluce. Poeti, pittori, cortigiane e teatranti
sul palcoscenico rinascimentale, R a v e n n a
1994.
V
' B . M . D a R i f , Di letteratura alla bule-
sca, Padova 1984.
ne delle nozze fra L u c r e z i a B o r g i a e
Alfonso
d'Este
(per
la storia
nel
1502), T o m Fontana, nella popolarissima serie
televisiva
/ Borgia,
terza
stagione ( 2 0 1 4 ) , ci mostra u n Palma
che presenta a corte i l proprio q u a dro, appunto Violante*. U l t e r i o r e , n o n
richiesta, prova della fortuna del m o dello della " B e l l a " : i l ritrovamento, da
parte di Serena D ' I t a l i a , di una donna
di Palma nel bunker di Hitler. U n a
tela passata dal C h i c a g o A r t Institute a
un
2013.
di
contiene tutta la theorica & la prattica
T i z i a n o , ella n o n è se n o n i l n o m e di
di Lorenzo
Superiore
voce ('Violante! Vanita la favola che la
margine di certezza, a Pietro Isabello
( G . Mascherpa, L'Ancona
Normale
pittura. Diviso in sette libri. Ne ' quali si
voleva figliuola di J a c o m o e amica di
La Pala Martinengo
5 3
Scuola
bella
buon
ma,Venezia
e l'Amore
i n " A n n a l i della R e -
un n o m e , i n u n o dei tre " r o m a n z i di
sono state attribuite, c o n u n
ti Giovanni
zetti. La Bellezza
è poi D ' A n n u n z i o a tornare a farne
Marconi,
del secolo XVI, R o m a 1962, p. 1 6 1 .
3 6
secondaria
Gallerie
Moschini
dell'Accademia
Beautiful
Petrarchismo and
L V I I I , 19766, pp. 3 7 4 - 3 9 4 ; P. L o r e n -
1990, pp. 4 3 - 7 8 .
S.
sulla
the Vemacular Style. i n " A r t B u l l e t i n " ,
C h e m a n c a n o ai m o d e r n i : c i sono
c h i v i o S t o r i c o Bergamasco", X , 1-2,
Ivi, p. 6 8 .
Udi-
donna, a cura di Giuseppe Z o n t a , B a r i
fondativo resta quello di F. C o l a l u c c i ,
3 4
da
Pietrasanta,
1554), i n Trattati del Cinquecento
2 2 9 , n . 40.
2 0 0 1 , p. 16. M a i l lavoro p i ù utile e
3 8
3 7
in "Studi di M e m o f o n -
mercante tedesco, e venduta a
m e t à anni trenta a u n cultore della
3 8
G . Mascherpa, // Lotto, il Palma (le
vite parallele e le patrie scambiate), i n Se-
tradizionale q u a l i t à accademica.
4 7
R . L o n g h i , Precisioni nelle
Gallerie
rina a Palma il Vecchio. Nel quinto cente-
italiane...
nario della nascita 1480-1980.
2 8 2 - 2 8 7 B i A S A " V i t a artistica" 1926:
Studi e
ricerche in occasione del restauro dei polittici di Serina, Bergamo 1 9 8 1 , p. 2 3 .
3 9
I B C A A - Inventario dei B e n i C u l -
cit., pp.
265-366;
Palma
pp. 1 0 5 - 1 0 8 , cit. p. 2 8 7 .
4K
L . Attardi, i n Le siècle de Titien.
d'or de la peinture
L'àge
à Venise, catalogo
turali. A m b i e n t a l i e A r c h e o l o g i c i del
L'invenzione della Bellezza
|
137
Villa zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Lasciti ricchi e generosi, eredità ricusate
" . . . exorto anchora che seguir dobiate nel corso de la vita vostra
queli u n i c h i tre m o d i che seguendoli et la famiglia et la patria vostra siate per exaltar.
I l p r i m o che v i adoperate nela navigatione et c u m tuto lanteleto vostro
la militia m a r i t i m a studiatela e abrazatela; i l secundo n o n abandonate i l studio dele lettere;
il terzo exercitate la merchantia."
1
Nelle raccomandazioni testamentarie di Gabriele Vendramin risuona la tradizione d e l l ' u m a nesimo veneziano: i l dovere verso la patria, la Venezia Signora del Mare, lo studio delle lettere, ovvero d e l l ' a n t i c h i t à , e la pratica della mercanzia. N a t o nel 1484, a m e t à C i n q u e c e n t o le
sue raccomandazioni appaio già u n poco fuori tempo: quasi i r i m p i a n t i di u n anziano. O v v i o
che i nipoti n o n ne faranno tesoro alcuno.
C o n l'ammonimento che navighino, mercanteggino e coltivino le buone lettere, dà l'addio al mondo uno dei p i ù ricchi e prestigiosi esponenti del patriziato, i l rappresentante di una
delle famiglie p i ù potenti della storia veneziana. C i ò che p i ù rimpiange, nel lasciare i l mondo,
è p e r ò i l dover abbandonare i l suo " c a m e r i n o " , lo studio i n c u i ha raccolto ogni bellezza del
mondo: " I t e m aretrovandomi haver in uno m i o chamerin et fora de esso molte picture a ogio
et a guazzo i n tavole et telle tute de mano de eccellentissimi n o m i n i , da pretio et da farne gran
conto, item molte charte disegnate a mano, parte cholochate i n alguni libri parte i n quadri, et
parte fora de libri et quadri simelmente de mano de homeni eccellenti et da farne gran conto".
A l rimpianto per n o n vedere p i ù quelle opere dipinte e disegnate dalla mano di tanti u o m i n i
eccellentissimi, per cui prova i l massimo rispetto, si accompagna u n avvertimento, anzi l'ordine
e la minaccia: che c i ò che ha messo da parte con gran fatica e costo (ma meno di quanto n o n
abbia guadagnato) a n d r à conservato integro, senza alienazione alcuna: " N o n voglio restar de dir
che tute queste cosse sì per la sua eccellentia et rarità corno edam per la faticha de molti ani
hauta per causa de aquistarle et m a x i m e per esser sta quelle che a tante fatiche di mente e di
corpo, che io ho patido neh negotii familiari, che m i ha dato uno pocho de riposso et quiete
de animo, et perho m i sono tanto grate et chare che sum astreto pregar et exortar quelli in chi
pervenirano le sopraditte cosse che vogliono usar diligentia de sorte che n o n perischano de
che non dubito che se sarano n o m i n i studiosi de v i r t ù che altramente possino far, et per n o n
manchar anchora io de provederli voglio et ordeno che n o n havendo io i n vita m i a de tute et
qualunque sorte cosse existenti i n esso chamerin conio fora de esso et precipue le picture per
esser poste i n p i ù lochi della casa per adornamento che si ritroverano i n qualunque locho fatto inventario da poi la morte m i a subito sia fato u n inventario de mano de Nodaro publicho
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
ha (part icolare)
iKu m t h ist or isch es
ii.Gem àld egaler ie
e t
testimonij, le quali cosse voglio et ordino che n o n si possino vender n è impegnar n è edam
prestar, n è tute n è parte soto alguna forma che dir et imaginar si possi
219
Immortalato pochi anni prima dall'amico T i z i a n o con l'intero gruppo dei maschi di fa-
zyxwvutsrqpo
T i z i a n o Vecellio, Ritratte
miglia, Gabriele Vendramin lascia eredizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
1 sette rampolli del fratello Andrea. N e l Ritratto votivo
della famiglia Vendramin
m
della famiglia Vendramin (Londra, T h e National Gallery) c'è dunque anche la "pecora nera",
ovvero L u c a , i l secondogenito, che a corto di denaro comincia, intorno al 1565, a mettere sul
mercato d'antiquariato qualcuna delle carte della raccolta dello zio, approfittando del suo abitare proprio nel palazzo di Santa Fosca. Appena gli altri fratelli sospettano di l u i , chiedono con
forza — non senza litigi altissimi e tentativi di bastonatura da parte del L u c a furioso — di avere
un inventario peritale del fondo d'arte. A n c h e loro, p e r ò , si verrà poi a sapere, erano i n trattative segrete per vendere l'intera collezione! Fra i periti c i saranno O r a z i o Vecellio, Iacomo
Tintoretto e Andrea Sansovino. L a vicenda non finirà qui, ma d u r e r à per decenni, se ancora
nel 1602 i G i u d i c i del Proprio interverranno, dopo la morte di L u c a , sulla complicata eredità
della collezione ormai quasi secolare, su cui ha indagato con precisione R o s e l l a Lauber. E la
collezione è ancora sotto sigillo nel 1615. E comunque nell'inventario del 1569 che si trova
" u n quadro de man de Jacomo Palma de u n retrato con una veste de raso roan fodrà de volpe
con la bereta i n testa con destagio a torno dorado" e " u n retrato de un Venier de M u r a n de
man de Jacomo Palma c o n cavelada longa senza bareta con una veste de veludo negro fodrà
de dossi con soaze de nogera con un fileto de drente* dorato e una gussola de fora v i a " . P r o babili ulteriori acquisti di Gabriele dopo la morte di Palma, e la visita di M i c h i e l .
I l padre di Gabriele, Lunardo Vendramin era in fraterna con i l cognato Andrea G r i t t i , che
ne aveva sposato la sorella Benedetta, rimanendo p e r ò presto vedovo. G r i m a n i , C o r r e r , Pisani:
accanto alle case antiche, le ducali, le case dei novissimi acquistano rapidamente posizioni e
prestigio. A n c o r a una volta le strettissime relazioni familiari all'interno del patriziato veneziano garantiscono quella rapidità di comunicazione, c o n t e m p o r a n e i t à se non o m o g e n e i t à di
gusti e di scelte che spiegano i l successo di certa pittura, e garantiscono, attraverso i l ricordo
220
| Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
t
i
m
L o n d r a , T h e National Gallery
della " m a n de J a c o m o P a l m a " i l riconoscimento del suo ruolo nella pittura veneziana, e l ' a n sia dei collezionisti per avere una sua opera.
E n t r o la p r i m a m e t à del Cinquecento, i l collezionismo dei patrizi di Venezia è diventato
un fenomeno che assicura una circolazione, e quindi u n mercato di ragguardevoli dimensioni,
continuamente rifornito anche da figure specializzate, ovviamente prezioso per la nostra c o noscenza storica. U n fenomeno che ha radici antiche.
C h e i veneziani avessero fatto dello "spoglio", ovvero della spogliazione da saccheggio,
la fonte primaria della decorazione esterna e interna dei propri palazzi non è soltanto pratica
ufficiale dallo sfrenato sacco di Costantinopoli, realizzato c o n la tanto vergognosa quanto
produttiva "quarta crociata" del 1204, ma è p r i m a ancora costituzione originaria dell'ideologia della R e p u b b l i c a . C h e i n conclusione si fonda su u n abile furto, quello delle supposte
reliquie di u n supposto evangelista. G i a c c h é i l fondamento dell'autonomia dellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZY
res-publica
rispetto al patriarcato d'Aquileia, e p o i del vescovo di R o m a , n o n c h é del potere imperiale di
Bisanzio, è proprio l'ipotetica mummietta di san M a r c o , portata dal mare orientale fin al
fondo del Golfo, p o i perduta nel disastroso incendio del Palazzo Ducale, e fatta miracolosamente riapparire dicendola apparsa e tratta da una colonna del nuovo edificio sacro. D o p o di
che, a scanso di equivoci, nascosta i n una cripta, m a pur sempre fondamento ultimo della
l e g i t t i m i t à politica di Venezia. D i azioni piratesche è tutta costellata la presenza veneziana
nelle isole greche, da c u i ovviamente la passione "archeologica". D o p o l ' O r i e n t e , l'avventura
veneziana i n terraferma riscopre i l m o n d o romano, i n realtà mai dimenticato dai tempi dei
prodotti altinati riusati nelle abitazioni, che i n ogni caso dai tempi di Cangrande a Verona
forniva le medaglie per l'antiquaria di Petrarca. R a c c o g l i t o r i e collezionisti d'anticaglie furono
p e r c i ò già numerosi i n laguna per tutto il secolo dell'espansione in terraferma. E la Padova
della bottega di Squarcione seppe immediatamente tradurre i l collezionismo i n renovatio e poi
con Donatello in un'evidente "rinascita". Q u a n d o Baldassar Castiglione (Cortegiano, libro I ,
capitolo L I I) fa dire al conte L o d o v i c o di Canossa che i l cortigiano deve conoscere la pittura
per "saper giudicare la eccellenzia delle statue antiche e moderne, di vasi, d'edificii, di medaglie, di carnei, d'intagli e tai cose", n o n fa che confermare u n preciso dovere sociale ormai
diffuso da generazioni. E non si tratta soltanto di patrizi, ma di intellettuali: per esempio quel
L e o n i c o T o m e o nella c u i casa a Padova Marcantonio M i c h i e l segnala u n "quadretto i n tela
duo piede ove è dipinto u n paese c o n alcuni piscatori che hanno preso una lodra c u n due
figurette che stanno a vedere", e lo dice di "Ganes de B u r g i a " ovvero G i o v a n n i da Bruges
ovvero J a n van E y c k : una caccia alla lontra dunque, soggetto raro. M a anche u n cittadino
collezionista come M i c h e l e V i a n e l l o aveva una "summersione di Faraone e u n autoritratto di
Janes de B r u g g i a " che poi arriveranno a Mantova da Isabella d'Este. I fiamminghi sono apprezzatissimi, fin dalla m e t à del Quattrocento: nel 1521 M i c h i e l aveva annotato c o n particolare interesse i ponentini della collezione del G r i m a n i a Santa M a r i a Formosa, soprattutto
quelle visioni di H i e r o n y m u s B o s c h oggi fortunatamente ritornate in loco, segnalandone a l m e n o tre: " L a tela del inferno c u n la diversità de monstri . . . la tela delli sogni . . . la tela
della Fortuna c u n el ceto che inghiotte G i o n a " .
I l fenomeno del collezionismo era così diffuso che le spese ingentissime per ornare e
distinguere le proprie abitazioni furono una delle scuse, secondo G i n o Luzzatto, per distogliere i capitali che mancheranno per u n possibile adeguamento e c o n o m i c o di Venezia alle
n o v i t à dei mercati cinquecenteschi. Difficile crederlo, p e r c h é esiste u n limite addirittura fisico e demografico per l'espansione veneziana, e geografico per la costruzione navale. I n ogni
caso — come mostrano fra gli altri i testamenti di Pietro B e m b o , di G i a c o m o C o n t a r i n i , di
Gabriele Vendramin — le collezioni sono lasciate agli eredi c o n precisi e vincolanti
fidecom-
messi; sono lasciti affettivi, da n o n disperdere: tranne p o i , come avverrà per B e m b o , V e n d r a m i n ma anche T i z i a n o , avere eredi tanto indifferenti e insofferenti quanto perfidi nella totale
mancanza di pietà verso la m e m o r i a familiare. M e n t r e fra i l X V e i l X V I secolo la R e p u b b l i ca non pare ancora pienamente in grado di accogliere e gestire lasciti pur generosi: come per
Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
|
221
la biblioteca del cardinal Bessarione, così per la formidabile donazione del cardinal D o m e n i co G r i m a n i e poi del nipote, i l patriarca G i o v a n n i , si mostreranno evidenti le difficoltà a
gestire quelle collezioni che oggi sono i l M u s e o A r c h e o l o g i c o Nazionale di Venezia. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWV
// provvido collezionista
Vale anche per Palma l'osservazione, come sempre acuta e precisa, che fece G i o r g i o Padoan
per G i o r g i o n e : " E l e m e n t i di cultura, anche raffinata, possono essere recepiti, se non da letture dirette, dall'ambiente assiduamente frequentato: tanto p i ù che i committenti n o n solo
spesso designavano i l tema ma, n e i casi di maggior importanza, si avvalevano del consiglio di
2
dotti e di letterati" . U n esempio della tipologia di committenti è certamente il "messer T h a deo" che conosciamo grazie al sempre benemerito M i c h i e l . Taddeo, figlio di N i c o l ò C o n t a 3
r m i e Dolfinella Malipiero, aveva diciotto anni nel 1 4 8 4 . Patrizio e ricchissimo mercante,
4
aveva sposato Marietta di Leonardo V e n d r a m i n , che portava i n dote 6000 ducati ed era sorella del Gabriele Vendramin gelosissimo della sua collezione. Gabriele nel testamento r i c o r derà anche quei nipoti, figli di Taddeo e Marietta: D a r i o — che M a r i n Sanudo, che quei
3
C o n t a r i n i non p u ò sopportare, lapidariamente definisce " è m a t o " , forse per qualche i m p r e sa di troppo nelle feste c o n i c o m p a r i della C a l z a , nella "compagnia dei Valorosi" di c u i faceva parte — e Pietro Francesco, invece studioso e morigerato, futuro patriarca di Venezia. T a d deo fra impegni e affari era comunque anche u n "lettore di classici: gli risultano prestati
dalla Marciana Galeno, Appiano, F i l o n e Giudeo"''. I l denaro n o n gli m a n c h e r à m a i , come
sanno tutti: alla figlia Isabella andata i n sposa nel 1522 a M a r c o da M o l i n , dà 5000 ducati;
"contadi", in contanti, segnala i l Sanudo. T r e sacchi d'oro! C o m p l e t a n o la famiglia un G i a nAndrea e u n G i r o l a m o che n o n restituisce i codici alla Marciana: p r i m a un O m e r o , poi u n
Tolomeo, obbligando addirittura Pietro B e m b o a scomodare G i o v a n n i Battista R a m u s i o per
andare a casa C o n t a r i n i c o n la bolletta del prestito e ingiungergli di consegnare i l codice.
7
A n c h e questo esempio della superbia sprezzante di questi C o n t a r i n i dai Santi A p o s t o l i .
I l C o n t a r i n i ce lo presenta al meglio G i o r g i o Padoan: " R i c c h i s s i m o , u o m o d'affari spregiudicato che mirava al fine spesso senza badare ai m e z z i , sì da suscitare una volta le proteste
dei commercianti al minuto e da essere colto, altra volta, i n flagranza di contrabbando; u n
vero e proprio finanziere che tenne i n pugno, attraverso i l controllo di alcune importanti
banche, una parte considerevole dell'economia veneziana e che t e n t ò di adire dapprima a
cariche pubbliche ove gli paresse utile ai propri disegni: c o n scarso successo p e r ò , che la classe politica lo rispettava p e r c h é era potente m a ne diffidava, come mostrano alcune bocciatu8
re clamorose (gli nocque, anche, come al cognato Vendramin, la parentela col G r i t t i ) " . E c c o li ancora una volta, i patrizi veneziani legati fra loro i n v i n c o l i di parentele
estremamente
ramificate; ed ecco la medesima generazione di collezionisti: G e r o l a m o Marcello era del
1476, Francesco Z i o del 1477,Taddeo C o n t a r i n i del 1466, i l cognato p i ù giovane, del 1484:
quel Gabriele di Lunardo V e n d r a m i n , che i n Balla d'oro era stato presentato con padrini
9
Bernardo B e m b o e Marcantonio L o r e d a n . Appartenevano p e r c i ò alla generazione successiva
all'ultima umanista: quella di A l m o r ò Barbaro, B e r n a r d o B e m b o , G i r o l a m o Dona.
A proposito di Taddeo C o n t a r i n i c ' è anche u n altro particolare, u n ulteriore esempio di
geloso possesso. A v e n d o saputo della morte di G i o r g i o n e , la marchesa di Mantova si affretta a
scrivere a Taddeo A l b a n o per avere " u n a pictura de una nocte molto bella et singulare" che
sa essere fra le sue cose N e l l a lettera di risposta dell'8 novembre 1510 l ' A l b a n o scrive che a
casa di G i o r g i o n e non c ' è , p e r ò "ben è vero che ditto Z o r z o ne fece una a messer T h a d e o
C o n t a r i n j , qual per la informatione ho hautta non è molto perfetta segondo vorebe quella.
U n ' a l t r a pictura de la nocte feze ditto Z o r z o a uno V i c t o r i o becharo, qual per quanto i n t e n do è de meglior desegnio et meglio finitta che n o n è quella del C o n t a r i n j , ma esso becharo
al presente non si atrova i n questa tera, et sichondo m ' è stato afermatto n é L u n a n é l'altra non
10
sono da vendere per pretio nesuno, p e r ò che l i anno fatti fare per voleri) godere per l o r o " .
I l tutto la dice lunga su quanto fossero amanti delle loro cose, e ne volessero godere, e come
222
| Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
u n commerciante di carni potesse essere indifferente alle eventuali richieste di una marchesa.
U n collezionista, i l C o n t a r i n i , che avrà forse anche presentato Sebastiano L u c i a n i ad Agostini C h i g i , visto che del banchiere era u n mallevadore.
D e l l a collezione di Taddeo C o n t a r i n i abbiamo la ricostruzione appuntata da M i c h i e l ,
che R o s e l l a Lauber ha ricomposto anche visivamente: " M i c h i e l avrebbe velocemente vergato questi tratti, proprio al passaggio da u n ambiente all'altro, come sembra confermare anche
l'inventario notarile del 1556, che anzi pare seguire u n ordine 'inverso', speculare a quello di
M i c h i e l , nella descrizione degli ambienti, ma anche, all'interno di essi, dei singoli dipinti. I l
rapido segno di separazione è ravvisabile nel manoscritto dopo le p r i m e quattro opere, quel-
le che poi riconosceremmo nel 'portego grando di sopra': izyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIH
Filosofi, VOrdinanza, l'Inferno e u n
quadro di c u i M i c h i e l lascia in sospeso la definizione del soggetto (sebbene precisi l'attribuzione a 'Iacopo Palma bergamasco', dunque a Palma il Vecchio); u n altro segno di demarcazione segue le Tre dottile di Palma, i l Ritratto di donna e i l Cristo portacroce di B e l l i n i e il ritratto
della 'fiola (sic) de '1 signor L o d o v i c o de M i l a n o ' . Alla carta successiva (c. 54e) sono indicati
'la tela del paese c u m el nascimento de Paris c u m l i dui pastori ritti i n piedi, fu de mano de
Z o r z o da Castelfranco et fu delle sue p r i m e opere' e la tavola del San Francesco nel deserto
di B e l l i n i . Queste due opere nell'inventario del 1556 risultano i n due camere distinte, una
verso i l prospetto principale, sopra i l canale di santa Fosca, l'altra nella camera di D a r i o " " .
Altro collezionista e forse committente di Palma è Gerolamo, figlio di A n t o n i o M a r c e l lo, i Marcello di San T o m a , e di G i n e v r a di Z a c c a r i a E m o . E r a stato presentato alla Balla d'oro
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al compimento del diciottesimo anno i l 27 novembre 1 4 9 4 davanti a Bernardo B e m b o , e ai
cavalieri Leonardo G r i m a n i e G e r o l a m o D o n a . Partecipa alla difesa di Padova nel 1509-1510,
e qui avrebbe potuto conoscere meglio Marcantonio M i c h i e l . P o i segue u n cursus honorum
che tra l'altro lo vede provveditore alla Sanità, savio sopra le acque, ufficiale alle R a g i o n i
Vecchie, censore; è infine uno dei quarantuno che eleggono i l doge D o n a . N e g l i anni venti
viveva a san T o m a al traghetto con la moglie Morosina di A n t o n i o Pisani. Detta testamento i l
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16 settembre 1 5 4 7 lasciando erede della sua collezione l ' u n i c o figlio, A n t o n i o . I Marcello
erano una delle p i ù antiche famiglie veneziane, e favoleggiavano d'una discendenza direttamente romana, dalla gens Julia. Q u a n t o di p i ù colto, di p i ù tradizionale, di p i ù orgoglioso si
potesse trovare al tempo. E G e r o l a m o possedeva B e l l i n i , T i z i a n o , la Venere di Dresda di G i o r gione e, naturalmente, Palma.
M e n o si sa di Francesco di Benedetto Z i o , nato i l 7 agosto 1477, ed effigiato ben due
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volte da V i n c e n z o C a t e n a . Francesco fa testamento i l 1° marzo 1 5 2 3 ' morendo i l 5 marzo,
per c u i la conferma che la visita di M i c h i e l sia avvenuta davvero n e l 1 5 2 1 . D i v i d e i suoi
beni, lasciandone una parte consistente al figlio naturale, G i a c o m o , "Jacobus filius meus
naturalis habeat u n a m partem dicti m e i residui, et d i m i d i a m alterius partis habendo respect u m ad dictas sex partes". G i a c o m o a sua volta farà riferimento alla madre naturale nel
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proprio testamento' .
C o l u i che riceve la sostanza della collezione, n o n dei beni, di Francesco Z i o è i l nipote
Andrea O d o n i , anche suo esecutore testamentario. L ' O d o n i - le c u i originarie fortune erano
legate al "dazio del v i n " e forse n o n erano state molto oneste — era già noto e apprezzato
come esperto d'antiquaria. O r i g i n a r i o di M i l a n o , abitava a Santa C r o c e , fondamenta del C a f faro, i n una casa la c u i facciata era stata affrescata da Gerolamo da Treviso, i n m o d i tali da
essere ricordata fin da R i d o l f i e Zanetti. L a sua abitazione era u n "albergo o ridotto dei v i r tuosi" nell'espressione diVasari. B e n c h é semplice cittadino, come collezionista era stimato alla
pari dei C o n t a r i n i o V e n d r a m i n o Marcello; era anche confratello della Scuola di Santa M a r i a
della C a r i t à . U n a sua nipote sposerà Paolo M a n u z i o , ed era i n ottimi rapporti con Sebastiano
Serlio e con Pietro A r e t i n o e proprio a quella " i m a g i n i f i c a " penna dobbiamo u n c o m m e n t o
sul suo gusto: "Simiglierei le camere, la sala, la loggia ed i l giardino che abitate ad una sposa
che aspetta i l parentado che deve venire a darle una mano: e ben debbo io farlo; sì è ella forbita e attappezzita e splendente. I o per me n o n c i vengo m a i che non tema di calpestarla coi
Lasciti r i c c h i e generosi, eredità ricusate
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piedi: cotanta è la delicatura dei suoi pavimenti. N é sò qual principe abbi sì r i c c h i letti, sì rari
quadri, e sì reali abbigliamenti. D e l l e sculture non parlo; c o n c i ò siacché la Greci a terrebbe
quasi i l pregio della forma antica, se ella non si avesse lasciato privare delle reliquie delle sue
sculture. P e r c h é sappiate, quando io ero i n C o r t e , stava a R o m a , e n o n aVenezia; ma ora che
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son qui, sto aVenezia ed a R o m a " . Fece testamento i l 21 marzo 1545, ad appena c i n q u a n 17
tasette anni, lasciando erede la moglie Isabetta, e commissari i fratelli Alvise e G e r o l a m o .
Per tutti questi personaggi " i l P a l m a " è uno degli artisti p i ù apprezzati. E c c o anche
p e r c h é " n o n habbiamo di questo A u t o r e i n publico molte pitture, sì perche poche ne d i p i n se per la breve sua vita, occupandovi molto tempo nel condurle à fine, ritoccandole à lungo
con molta pacienza, e rendendole al maggior segno finite, e trattenendosi per lo p i ù i n far
cose à privati, la maggior parte delle quali sono state portate altrove da Forestieri; e se ne
conservano alcune appresso de S i g n o r i , essendo le opere sue da o g n ' u n o per una tale deli18
catezza desiderate" .
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Fortune e sfortune postume
L a fama veneziana di Palma era confermata da pale note, collocate su altari di chiese i m p o r tanti: a cominciare da S a n t ' A n t o n i o di Castello e S a n t ' E l e n a , ricordate da Vasari già nella
prima edizione delle Vite, e poi i l notissimo Polittico di Santa Barbara i n Santa M a r i a Formosa,
n o n c h é la Madonna in gloria con san Giovanni allora i n San M o i s é , oggi dispersa, menzionate
nella seconda edizione (1568) di Vasari. A queste si affiancava l'apprezzamento per la Burrasca
nella Scuola grande di San M a r c o , oggi alle Gallerie dell'Accademia, quella grande tela che
Vasari a t t r i b u ì a G i o r g i o n e nella giuntina e a Palma nella torrentiniana, lodandola in modi
che c i stupiscono.
L a Burrasca infernale è l'illustrazione di una leggenda veneziana. L'evento meteorologico
della notte del 25 febbraio 1340 ebbe caratteri di cataclisma. Per sedarlo ci voleva un intervento soprannaturale: ecco l'arrivo dei santi Marco, G i o r g i o e N i c o l ò , protettori della città. Questi
— i n incognito ovviamente — avrebbero convinto u n vecchio barcaiolo a essere portati a l l ' i m bocco del L i d o e qui, i n mare aperto, avrebbero visto la grande nave carica di demoni che
scatenava la tempesta. I l segno della croce contemporaneo dei tre avrebbe inabissato il vascello.
C ' è anche u n seguito: Marco avrebbe donato un prezioso anello al pescatore, rivelandosi e così
garantendo il suo racconto. I l seguito nella tela di Paris B o r d o n sempre per l'Albergo della
Scuola grande: il pescatore consegna l'anello al doge, che ha le fattezze di Andrea G r i t t i .
A l di là della bella leggenda, la tela costituirebbe una vera eccezione e per dimensioni e
per soggetto nella carriera artistica di Palma: inusuale per l u i , manca totalmente ogni possibile documentazione di u n lavoro che avrebbe pur dovuto lasciare qualche traccia d o c u m e n 19
taria, essendo tra l'altro attribuito a u n confratello . G i à a p o c h i anni dalla sua realizzazione
la confusione è totale, basandosi solo su voci. N o n è chiaro c h i l'abbia concepita: si diceva
addirittura il solito G i o r g i o n e , almeno a livello di concezione originaria, basandosi sul fatto
che solo l u i (a cui Vasari l ' a t t r i b u ì nelle sue Vite edizione del 1550) e non Palma (al quale
invece Vasari l ' a t t r i b u ì nella successiva edizione del 1568) era capace di una composizione a
tal punto originale.Va p e r ò notato che tra i pannelli a tarsia della chiesa di Santa M a r i a M a g giore di Bergamo, disegnati dal Lotto, v ' è una composizione di Giona e la Balena con u n
analogo veliero che beccheggia c o n la stessa inclinazione nel mare i n tempesta, ripreso dallo
stesso punto di vista. U n ' a l t r a imbarcazione in distanza c o n qualche figura costituisce lo stesso p r i m o piano demoniaco raffigurato nella tela di San M a r c o e se si v u o l e c ' è anche i l c o n trasto tra i l sole che splende su u n mare relativamente calmo i n fondo a sinistra e l'oscurità
tempestosa che occupa l ' e s t r e m i t à destra. L o t t o e l a b o r ò i l disegno dei pannelli dopo i l 1523,
fornendo
agli artigiani i modelli a c o l o r i . N e l 1527 il pittore era già aVenezia — dove tra l'altro
faceva il ritratto, assai apprezzato, ad Andrea O d o n i — e di qui seguiva come poteva la realizzazione lunga e complicata. I l disegno per Giona e la balena si trovava tra quelli inviati a B e r gamo i l 18 febbraio 1528 (m.v. 1527). D i qui l'idea che c i fosse u n possibile accordo fra
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| Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
Lotto e Palma per usufruire di quella invenzione: m a n o n esiste una m i n i m a allusione, n o n c h é documentazione, e anzi conoscendo la gelosia di L o t t o per quelle creazioni, i l tutto r i -
sulta davvero improbabile. P u ò essere che gli anni di commissione del t e l e r ò dellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcb
Burrasca
fossero appunto quelli, i l 1527-1528, poco p r i m a della morte di G i o v a n n i Mansueti. E allora
l'ipotesi p i ù probabile resta una commissione a Paris B o r d o n , che poi realizzerà i l suo vero
capolavoro c o n La consegna dell'anello al doge. L a Burrasca è i n ogni caso diventata u n tale tappeto di interventi successivi, anche assai tardi, da perdere probabilmente ogni tratto originale:
ed è anche — a m e n o che c i ò che vediamo oggi sia radicalmente diverso da c i ò che vide
mezzo m i l l e n n i o fa G i o r g i o Vasari - u n esempio della sua lettura molto prevenuta dell'esperienza pittorica, anche narrativa, veneziana. Q u e l gusto che a m e t à C i n q u e c e n t o vedeva i n
Palma u n autore poco " m o d e r n o " e così finiva per privilegiare opere non sue, andando a
cercare ed esaltare forme e m o d i del dipingere p i ù prossimi a G i o r g i o n e eTiziano;Vasari non
p u ò ritrovarsi, ovviamente, nella linea della tradizione veneta belliniana e lottesca.
E pur vero che Palma dimostra i n p i ù occasioni la capacità di "narrare", anche se la sua
vocazione e i l suo animo vanno i n altre direzioni. L a prova p i ù interessante è rappresentata
dalla Resurrezione
di Lazzaro
oggi agli U f f i z i . U n ' o p e r a singolarmente poco studiata, m a
quanto mai interessante, i n c u i tornano quelle tipiche soluzioni palmesche, come le mani
Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
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che si aggrappano a radici e r a m i , oppure la cura e l'attenzione per abiti e mode f e m m i n i l i ,
uniti ad u n gusto tutto realistico e perfino divertito per individualizzare volti ed espressioni.
Q u e l cadavere che o r m a i ha perso i lzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
rigor mortis, e sta emanando u n tanfo che i p i ù prossimi
sentono c o m e atroce, è trattato c o n p o c h i colpi di pennello i n una cromia che come al solito si perde nell'ombra, ed è posto, i n contrappasso, a paragone di una natura fiorita come
raramente i n Palma. C h e si fa botanico, c o n garofanini, iris plani/olia, campanule selvatiche,
malve: su u n piccolo proscenio rustico e roccioso, dove crescono tante e variate specie v e getali, e occhieggiano una mascella, u n p i c c o lo cranio, resti di una tibia e si adagia i l grandioso orpimento di una sorella di Lazzaro, una fiduciosissima M a r i a di Betania, mentre la
sorella M a r t a assiste ancora affranta e stordita. E una rassegna, questa, di u n Palma che s i c u ramente sapeva raccontare c o n vivacità, p i ù attento a cogliere la v a r i e t à del mondo, qui, che
le sfumature dell'arte. E r i m p i a n g i a m o quanto abbiamo perso, n e i secoli, o forse nell'arco di
p o c h i decenni.
A m m i r a t o e acquistato dal collezionismo, il Palma pubblico, ovvero sugli altari, conosceva nei decenni difficoltà e degradi, salvo la Santa Barbara a Santa M a r i a Formosa, eppure si
conservava ancora la fama di u n maestro della "contraffazione del naturale" ovvero dell'autenticità di vesti e incarnati. L a codificazione del suo ruolo sarà definitivamente organizzata
e confermata soltanto con Jacopo Palma e i l suo allievo, erudito e storico: C a r l o R i d o l f i
compila Le maraviglie dell'arte nel 1648, collocando opportunamente Palma a fianco di T i z i a no, lodandone la dolcezza di colore, meravigliandosi per l'infinita pazienza e dedizione al
lavoro, così opposta al tintorettismo e allo scurire progressivo.
D i poco p i ù giovane, della medesima generazione, M a r c o B o s c h i n i pubblica poco dopo,
nel 1660, la sua straordinaria Carta del navigar pitoresco i n versi: 5000 quartine i n veneziano che
attraversano tutta la storia della pittura della D o m i n a n t e . L a spiegazione del titolo è nella
metafora della nave allestita per la navigazione nel gran M a r e della Pittura. L o "specifico v e neziano" si forma i n u n ambiente di lavoro e di mercato, proprio come uno squero. E dunque
si a n d r à a cercare le essenze diverse e adatte, gli esperti maestri d'ascia le lavoreranno, le porteranno nello "squero capace per tal efeto, che xe Venezia", e qui ecco i l Maestro che crea i l
p r i m o legno, ovvero la chiglia portante. " C o n ogni diligenza Z a m b e l i n gh'ha pianta el p r i m o
sesto; avendo per agiutanti so fradel Z e n t i l e Vetor Carpacio." G i o v a n n i B e l l i n i appare già
l'incontrastato artefice della v e n e z i a n i t à della pittura, colui che determina quella particolare
curvatura e misura del vascello, l ' i d e n t i t à e la forma specifica di u n modello. E Gentile, che
pure era maggiore di G i o v a n n i ed erede autentico del padre Jacopo, gli è solo aiutante, come
Vittore Carpaccio. M a p o i la pittura a Venezia, per B o s c h i n i , avrà la sua forma singolare e
unica, la carenatura ovvero l'opera viva, per azione di u n altro grandissimo, Jacopo R o b u s t i ,
nato due anni dopo la morte del patriarca G i a m b e l l i n o : " E l Tentoreto ha dà el dessegno;
p e r c h é Fabia forma tal, che la resista i n ogni M a r " . T i n t o r e t t o garantirà la capacità di confrontarsi autonomamente c o n le altre scuole, attraverso i l d o m i n i o assoluto della materia p i t t o r i ca, stesa su u n ' i m p r i m i t u r a scura, che velocizza i l lavoro di pennello. M a p r i m a " Z o r z o n
gh'ha aplicà el timon, per poderla orzar e pozar segondo i bisogni". G i o r g i o n e è i l timone
per orzare e poggiare, seguire l'andamento del vento, anche risalendolo di bolina. E d è geniale questa metafora: p e r c h é davvero G i o r g i o n e riesce a far avanzare la nave della pittura veneziana nel gran vento del R i n a s c i m e n t o , che è esperienza generata altrove, è u n vento di l i b e c cio, che viene dalla Toscana e poi da R o m a , u n vento nuovo e forte, diverso rispetto a
quell'estrema raffinatezza umanistica impersonata dalla lucidità e dalle trasparenze dell'anziano G i o v a n n i B e l l i n i . E d ecco che un'eccezionale congiuntura completa l'arte del colorire i n
Laguna: Pordenone realizza le sartie di manovra — " E l Pordenon xe a n d à a formando i corbami a mesura, c o l scurzarli e slongarli, come comporta la bona f o r m a " — costruisce l ' i m p i a n to scenografico; Jacopo Bassano realizza i boccaporti per dare aria e luce alla stiva — " E l
Bassan gh'ha fato le boche porte, per dar l u m e a le giave e camera del Patron" — ovvero
propone una serie di soggetti che hanno variato u n deposito di attrezzi già u n poco oscurati;
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| Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
e ancora dopo vari altri interventi colui che rifinisce lo scafo, impalmandolo e rendendolo
perfetto per navigare e non imbarcare acqua, è Palma: "Palma Vechio l'ha impalmada, azzò
che la scora p i ù veloce". D o p o di che la navigazione è affidata a u n grande Maestro: " E l peritissimo T i c i a n , vero A r m i r a g i o dela P i t u r a " . A r m a t a di tutto punto T i z i a n o sarà capitano " i n p r i m o liogo, T i c i a n Peota, come quelo che cognosse tufi i venti, dove che no '1 puoi falar
la strada"; ma i l secondo gli sarà " P a l m a Vechio, so consegier e assistente". M a r c o B o s c h i n i ,
colui che anche c o n l'uso della lingua ha rivendicato l'eccezionalità e unicità di una linea
pittorica a c c o m p a g n e r à le gesta e imprese loro e di tutta la schiera salpata sulla Nave.
M a B o s c h i n i n o n si limita allazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Carta: realizza u n altro formidabile repertorio c o n Le
ricche Miniere
della Pittura, una fonte ineludibile e un'impresa letteraria di gustosa lettura,
l'impresa di u n entusiasta amante di Venezia dotato anche di felicissime i n t u i z i o n i . N e l l e
Ricche Miniere i l giudizio su Palma è legato a quella " d i l i g e n z a " e "tenerezza" che abbiamo
ammirato come e risultato di lavoro e trasmissione nel colore di un'indole personale. B o schini sa cogliere ed esaltare i p i ù esatti e i n t i m i v a l o r i pittorici di Palma: " Q u e s t o singoiar
Pittore ha avuto u n tocco di pennello d'esquisita finitezza, unito a morbidezza di colorito,
di vera carne naturale, che si p u ò dire con v e r i t à che n i u n o abbia unita la diligenza e la tenerezza c o m ' e g l i che fu u n i c o Maestro; p o i c h é , se p r i m a di l u i ve ne furono di diligente,
n o n furono p e r ò così teneri, e se altri doppo l u i così pastosi, n o n così diligenti e accurati, di
modo che si p u ò dire che i n l u i fosse una perfezione n o n ordinaria, mentre ogni sua cosa
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p u ò chiamarsi una r a r i t à " . Q u a n d o l'erudito A n t o n M a r i a Zanetti, incisore e conservatore
della Marciana, pubblica - è i l 1771 - Della Pittura Veneziana e delle Opere Pubbliche de'Veneziani Maestri, i l gusto, e i l giudizio è già molto mutato. A n c h e per l'assenza di una trasmissione di fatti biografici, e la rarità di opere in Venezia, Palma è considerato da Zanetti autore che
guarda molto a G i o r g i o n e e che riceve lezioni da T i z i a n o , che appare ovviamente attento nel
dipingere, quanto "amoroso" e regolato; è pittore che guarda al "naturale" che "dipinge con
arte e con molto amore" la sua celebre Barbara, per p o i concludere, davanti alla tela della
M a d o n na d e l l ' O r t o , informandoci che è "consumata questa dal tempo, e p i ù dal fuoco delle
candele che le stavano davanti; fu quasi interamente rifatta; sicché n o n resta che la sola i n v e n 21
zione del Palma e un avvanzo di qualche testa" . G l i sembra pittore che tenesse p i ù di una
maniera, e di fatto al tempo, ben poco di quanto gli viene attribuito è di Palma, indicato
come "bergamasco".
Spinto da una passione per la sua terra, i l bergamasco Francesco M a r i a Tassi nei medesimi anni, raccoglieva informazioni per le sue Vite de' Pittori Scultori e Architetti Bergamaschi
stampata u n d i c i anni dopo la sua morte, nel 1793. R i c c a purtroppo di molte imprecisioni è
la biografia di Palma, dalla pagina 9 1 di questa peraltro utilissima opera del poligrafo locale.
L a p i ù grave inesattezza consiste neh"aver ripreso u n clamoroso errore del frate agostiniano,
bergamasco, D o n a t o C a l v i , che nella sua Effemeride sagro profana del 1676-1677, aveva fatto
m o r i r e i l nostro nel 1574! E così i l Tassi lo fa nascere nel 1526. I n p i ù dice che i l padre p o vero ricorse alla Misericordia per inviarlo da Serina aVenezia; su questo scriverà u n romanzo
strappalacrime u n altro appassionato erudito locale, i l professore di liceo Pasino Locatelli. D a
questo m o m e n t o i n p o i comunque Tassi n o n riesce p i ù a raccapezzarsi: come fa a essere a l lievo di G i o r g i o n e se quando nasce quello è morto da u n pezzo? Sarà andato a imparare da
Lotto e da Santacroce. E r a allievo di T i z i a n o , molto p i ù vecchio di lui? Probabile. M a tutto
diventa chiaro quando leggiamo, subito i n nota, c i ò che della collezione dell'amico conte
G i a c o m o Carrara è attribuito a Palma: numerosissime pitture che c o n l u i n o n c'entrano n u l la. Peraltro segue i precedenti autori, piuttosto fedelmente, e finisce per lodare la Santa Barbara: " S i c c o m e questa pittura viene da' ognuno riputata per una delle p i ù pregiate opere, che
abbia quella C i t t à , p e r c h é del tutto, ed i n ciascheduna parte n o n ' si potrebbe desiderare n è p i ù
delicata, n è p i ù maestosa di quello che ella è, cosi ancora dagli scrittori tutti vedesi i n sommo
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grado esaltata" . L'elenco del Tassi è quanto mai foriero di errori, anche p e r c h é mescolati a
informazioni precedenti
documentate.
Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
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D i tutt'akra portata le osservazioni critiche dell'abate L u i g i A n t o n i o L a n z i , da c u i si
avvia la moderna storiografia artistica i n Italia: la sua conclusione su Palma è ottima dal p u n to di vista critico e mostra quanto ampia fosse allora la sua fortuna: "Nell'impasto de' colori,
e in molte altre cose avvicinasi al L o t t o ; e se è m e n o animato di l u i e m e n o sublime, è forse
più bello, comunemente parlando, nelle teste delle donne e de' putti . . . E sparso per tutta
Italia u n gran numero di quadri da stanza che si ascrivono al Palma; m o l t i ritratti, u n de' quali il vasari commenta come stupendissimo; molte M a d o n n e per lo p i ù con altri Santi i n tele
bislunghe; cosa c o m u n e a parecchi di quella età, altri già ricordati da n o i , ed altri da ricordarsi. M a i l volgo dei conoscitori che ignora i lor n o m i , t o s t o c h é vegga una maniera che tiene i l
mezzo fra i l secco di G i o v a n n i B e l l i n i e il pastoso di T i z i a n o , non n o m i n a altri che i l Palma;
particolarmente ove trova volti ben ritondati e ben coloriti, paese tocco c o n diligenza, color
di rosa ne' vestili, frequentato p i ù che i l sanguigno. C o s ì i l Palma è i n bocca di tutti; e gli altri
2
che son pur m o l t i , n o n si rammentano se non quando alla pittura soscrissero il nome l o r o " ' .
C o n L a n z i si avvia i n effetti una certa selezione nella sovrabbondante attribuzione a Palma, si comincia perlomeno a intuire una differenza di m a n i nella pittura veneziana di quello
che, con termine abusato e inutile è detto " R i n a s c i m e n t o " . Già p i ù mirata è per esempio
l'osservazione di u n Pietro Selvatico, architetto e docente all'Accademia, criticissimo nei c o n fronti della "depravazione" della Venezia cinquecentesca. E p e r ò equilibrato nel suo giudizio su
Palma, collocato a ridosso di G i o r g i o n e e a fianco, almeno per una parte della produzione, di
T i z i a n o . Nella ventesima delle sue lezioni accademiche, s c r i v e : " P r i m o fra questi discepoli, che,
anche imitando, arrivarono ad originalità, è da essere posto Jacopo Palma detto il Seniore, per
distinguerlo dal troppo ferace nipote suo, il quale d i v e n t ò i l porta insegna de' frettolosi decoratori. Nato Jacopo a Serinalta, borgata del Bergamasco, venne giovanetto aVenezia, e se proprio non ebbe gl'insegnamenti dalla viva voce del Giorgione, ne s t u d i ò tanto i dipinti da insignorirsi di quel fiero suo ombrare e di quel suo tingere robustissimo, aggiungendovi una
correzione di segno ignota al grand'uomo. D a poi g u a r d ò alle pitture di T i z i a n o , e ne trasse
maggior dottrina di chiaroscuro e maggior scienza nella bilancia de' toni. C o s i si fece u n artista che in certe prerogative supera gli esemplari e gli emuli. P i ù castigato disegnatore di quanti uscissero dal nuovo avviamento della scuola, manifesta d'ordinario tale una giustezza d ' i n sieme nelle figure, u n decoro, una n o b i l t à , da far credere egli vedesse Firenze e R o m a , e i n
quelle due metropoli cercasse c i ò che non valeva a dargli Venezia, c i o è il purgato e dotto disegno. Vero è che avrebbe potuto apprenderlo dai B e l l i n i e dagli altri quattrocentisti del Veneto,
ma traspare dai contorni del Palma una certa sapiente euritmia di disposizione e di contrasti,
che neppur nei quattrocentisti patrii si fa discernibile e c h ' è invece spiccata nei Fiorentini.
L'Accademia nostra ha di questo pittore due opere che possono notarsi fra le p i ù degne d'essere studiate. L u n a è una tela con S. M a r c o i n trono, a c u i fanno corteo quattro Santi, opera
egregia, che si direbbe disegnata dal Ghirlandajo e chiaroscurata da fra Bartolomeo. L'altra è
un'adultera dinanzi a Cristo, tavola di mezze figure con teste così espressive, così nobili, così
vere così finamente dipinte, da meritare posto d'onore in qualsiasi p i ù scelta quadreria. E questi pregi trionfano anche nella pala che sta i n S. Stefano di V i c e n z a , ove i l sommo artista seppe
appajare l'esatta rappresentazione del vero c o n una grandiosità di masse e una dolcezza di
colorito, che si rinviene i n poche opere de' contemporanei. I n nessuno p e r ò de' suoi dipinti fu
tanto grande, quanto nella figura di santa Barbara a S. M a r i a Formosa qui i n Venezia. Tutto
quanto p u ò esigersi dall'arte è raggiunto i n quell'avvenente e matronale persona. Dignitosa la
posa, severi e dolci ad u n tempo i lineamenti, squisitamente disegnati e l'insieme e le estremità e le pieghe, chiaroscuro c o n somma intelligenza disposto, larga e decisa distribuzione de'
piani, colore energico, intonato, degradatissimo, fanno, a parer mio, di questa Santa la p i ù bella
figura isolata che si vegga dipinta i n Venezia. L a maniera del Palma tiene molto di quella del
Giorgione: masse c i o è spaziose e nette, ed u n ombrare fermo e sicuro che dà mirabilmente la
forma interna delle parti. M a v ' è di p i ù u n maggior magistero nel contrastare le tinte fredde
alle calde e una maggior temperanza nel fulgore de' toni locali ; sicché i dipinti del Palma
228
j Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
appariscono meno dorati e meno smaglianti di quelli del suo esemplare, m a forse p i ù veri. L a
condotta poi del pennello è p i ù fusa e p i ù fina che n o n negli altri Veneti dell'età, e presenta i l
pregio rarissimo di non trascurare la forma nel campeggiar di gran pasta. I o n o n so chi abbia
eguagliato il Palma nel mantenere tanta precisione e correttezza di contorno con u n colore sì
grasso e sì polposo. Eppure con sì eminenti prerogative, egli non raggiunse a' suoi dì, n è la
possiede neppure adesso, la fama del Vecellio e del Barbarelli. Sarebbe mai che i n sua lode non
suonarono la tromba n è l'Aretino, n è i l D o l c e , n è l'Ariosto, e poco disse il Vasari, e quanti
erano allora i pubblici turiboli che, dispensando l ' i n c e n s o dinanzi ai loro protetti, ne c o m a n davano ai contemporanei ed ai futuri 1' ammirazione ? I o noi so, m a so bene per altro che le
rinomanze di vecchio ceppo imperano sul giudizio nostro e lo tirano a rimorchio, t u t t o c h é i l
24
secolo dal libero esame pretenda d'essere emancipato dalle funi dell' a u t o r i t à " .
Siamo nel 1856, e i l recupero della figura di Palma è avviato, insieme a una sostanziale e
sistematica revisione del catalogo. D ' a l t r a parte nell'epoca di Francesco Hayez, del romanticismo accademico, le donne di Palma e la sua finezza tecnica n o n potevano che suscitare
entusiasmi e piena adesione. L a perfezione di disegno degli abiti, la finezza dei tessuti, l'abilità dell'incarnato erano esattamente, come ricordava Selvatico, i dettami da studiare. A un
contemporaneo, l'avvocato veneziano V i n c e n z o M i k e l l i , u n amante della pittura, va i l merito
di aver opportunamente sfatato la leggenda di Violante, alla c u i origine c'era Boschini; per i l
resto egli n o n si discosta, ma precisa, u n gruppo di tratti critici o r m a i acquisiti: " P e r c h é il
Palma se tal volta, anzi di spesso lascia scorgere i caratteri speciali del suo pennello, la soavità
delle i m m a g i n i , i l facile drappeggiare delle vesti, le tinte ben stemperate e diffuse, u n color di
rosa negli abiti frequentato p i ù del sanguigno, i profili ben ritondati e dipinti, si mostra assai
più volte quello che, secondo me, egli era, u n artista eclettico; i l quale la temperante armonia
dello ingegno a d o p e r ò nello studiare e nello assimilare i n sé le parti buone degli altri. N o n
accade dunque i n l u i come di alcune individualità, che portano i n ogni loro lavoro u n carat21
tere proprio e tutto speciale" . M i k e l l i esalta i n particolare la fusione perfetta di tinte calde e
fredde e quell'ombrare franco e sicuro.
N e l 1871 C r o w e e Cavalcaselle paiono spingersi, nel recupero di Palma, oltre ogni l i m i te precedente: " N o n v i è una linea e neppure u n segno nelle sue opere che n o n rivelino lo
spirito di uno che p u ò pretendere sotto ogni riguardo di essere stato originale. L a vera fonte
alla quale egli attinse è p i ù distante di quanto n o n abbiano immaginato gli storici; sarà trovata i n G i o v a n n i B e l l i n i , Carpaccio, e C i m a ; e, partendo da questo punto, Palma divise con
2
1
G i o r g i o n e e T i z i a n o l'onore di modernizzare e rigenerare l'arte veneziana" ' , i n realtà essa
rifletteva una sistemazione cronologica che regolarmente anticipava ogni n o v i t à rispetto a
T i z i a n o , e financo per alcuni aspetti, G i o r g i o n e . Caduta l'ipoteca assoluta della cronologia,
quel voler considerare Palma come originale anticipatore era destinato a critica radicale. P e r ò
la lunga, interessantissima analisi di Cavalcaselle già ristabiliva misure p i ù equilibrate di g i u dizio, rispetto al giudizio d'avvio.
Siamo dunque a una situazione critica di lettura dell'opera pittorica di Palma sufficientemente definita: abilità di composizione delle figure; disegno preciso; pennellata scorrevole
e ferma; qualità di colore: fuso, luminoso, e grasso. Sulle campiture di fondo le mezze tinte
attenuano i fondi. I l velo finale di lumeggiatura determina quella patina calda, luminosa, a n che dorata. E di qui che G i o v a n n i M o r e l l i parte per una p r i m a suddivisione
27
dell'attività di
Palma. E g l i fissa tre periodi: uno belliniano e lottesco dal 1508 al 1515, uno "possente" ( 1 5 1 5 1520) determinato dal confronto con T i z i a n o , che comprende sia la pala di V i c e n z a sia q u e l la di Santa M a r i a Formosa, e infine uno " b i o n d o " p i ù autonomo ed essenzialmente "bergamasco" dal 1520 al ' 2 5 , c o n opere c o m ezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Giacobbe e Rachele.
Va poi certamente recuperata l'analisi che di Palma condusse Lionello Venturi, pur determinata da attribuzioni oggi non p i ù condivise: " G l i è che nella mancanza di una personalità
determinata e cosciente, il Palma m u t ò d'ispirazione a seconda del soggetto da trattare; gentile,
languido, femmineo, diviene talora grandioso, violento anche. Pittore di razza, n o n imita, e m u Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
|
229
la i suoi modelli, mettendo in giusto rilievo certe peculiarità secondarie ma importanti, che gli
28
costituiscono una personalità in seconda linea, comunque, una p e r s o n a l i t à " . Quando pensa a
un Palma "violento"Venturi fa riferimento alla sua attribuzione delzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGF
Bravo e di una Lucrezia. M a
poi p i ù i n generale lo presenta i n questi termini: "Spirito bonario, dignitoso, tendente a ciò che
è grande e calmo, e nello stesso tempo immerso nell'amore del rigoglio della carne, troppo
amante della realtà della vita per abbandonarsi a voli di fantasia, Palma aveva la facoltà di assimilazione spinta a grado estremo di prontezza e di abilità. E p o i c h é visse i n u n tempo di fervore
pittorico forse unico nella storia, nel quale si fondevano disperatamente combattentesi le p i ù
diverse forze e le opposte tendenze, si senti capace di tutto assimilare, e di cimentarsi con i due
dèi del momento, con Giorgione e con Tiziano. M e n o adatto a battersi con il primo, per la
mancanza di altezza di fantasia e di profondità di sentimenti, s ' i m p u n t ò nell'emulazione di l u i ,
di quando in quando, a traverso la vita. E fuori delle emulazioni, fuori del suo realismo sano e
fecondo, nell'affermazione dell'energia plastica t r o v ò modo di dettar legge al suo mondo.Troppo breve tempo egli visse, p e r c h è questa v i a , che p i ù tardi gli avrebbe forse eretto p i ù eccelso
altare di gloria di quel che ora non abbia, non fosse una via di eccezione, dalla quale egli ritor2
n ò per riprendere le rotaie tracciate dall'abitudine" '. "Lavoratore accuratissimo, che difficilmente si appagava nel finire le opere, sì che alla sua morte ne lasciò incompiute un numero
enorme, rimase oscillante nei principi e nei gusti, e di fronte alla realtà t r o v ò raramente la forza
di affermarsi con piena fiducia i n se stesso, creando qualche capolavoro."
230
| Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
30
Poche ma estremamente importanti le pagine dedicate a Palma da Alessandro Ballarin,
che ha risistemato i n m o d o convincente la cronologia, su cui si sono mossi altri studiosi:
" A r r i v a v a aVenezia da u n paese del Bergamasco con u n fondo, mai completamente scontato,
di provincialismo atavico, in u n m o m e n t o i n c u i , come ebbe a scrivere di recente A n n a B a n fi, i l progredire della pittura veneziana si misurava n o n ad anni, ma a mese ('contar per anni
è inadeguato al r i t m o di u n tempo che fioriscono aVenezia almeno tre geni', e intendeva dire
Lotto, G i o r g i o n e , T i z i a n o ) . C i fu quindi, inevitabile, u n p r i m o periodo di ambientamento, a
proposito del quale regna fra gli studiosi del pittore la p i ù grande discordia, malgrado l ' i l l u minante intervento del L o n g h i nel 1926 sul 'problema ancora oscurissimo della g i o v e n t ù del
Palma'.Vedremo che quel periodo d u r ò poco meno di u n decennio e che se i l Palma non fu
uno di quei maestri capaci di assumersi fin dagli esordi la responsabilità di n u o v i corsi storici,
fu tuttavia capace di intuire i l corso degli eventi, di parteciparvi c o n t e m p e s t i v i t à e, alla fine,
31
di r i u s c i r e t e non protagonista, certamente c o m p r i m a r i o della nuova m a n i e r a " .
U n aspetto particolare della storia critica su Palma riguarda la questione del rapporto
c o n Lotto. N o n tanto per una supposta " a m i c i z i a " di vasariana origine, quanto p e r c h é tanto
ilzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Martino di san Pietro quanto i l Trittico di Sant'Elena furono fortemente e insistentemente
attribuiti a L o r e n z o Lotto. Certamente è molto difficile seguire l'idea di Vasari - che peraltro
poi non la sviluppa affatto — su u n ' a m i c i z i a fra L o r e n z o Lotto "pittor v e n i z i a n o " che sarebbe
stato "compagno e amico del P a l m a " . N o n solo l'uno era bergamasco e l'altro veneziano, ma
subito transfuga a Treviso, ma soprattutto l'uno fece fortuna nella patria d'adozione e l'altro
ne fu per decenni lontano, realizzando i suoi capolavori altrove, nelle M a r c h e e i n una B e r gamo a c u i i l Negreti giungeva soltanto per doveri familiari. E poi L o r e n z o — che sarebbe
perfetto coetaneo del Palma, a seguir l'incerta cronologia vasariana — entro i trent'anni ha u n
nutrito repertorio di capolavori, mentre l'altro sembra ancora uscire con difficoltà da u n
esercizio p i ù imitativo che originale. E mentre l'uno si scottava nella R o m a i n piena r i v o l u zione raffaellesca, l'altro tornava continuamente ad ammirare le parerti del Fondaco dei T e deschi, e a studiare le belle tose - C a t e r i n a d'Alessandria, Maddalena e L u c i a - dell'ultimo
Sebastiano rimasto a Venezia, nella pala di e i n San G i o v a n n i C r i s o s t o m o dal 1 5 1 1 .
Lorenzo Lotto giunge aVenezia, e alloggia dai domenicani di San Z a n i p o l o nell'inverno
del 1525: ed è qui che avrebbe potuto incontrare o comunque conoscere personalmente i l
Palma, m a non c ' è alcuna traccia del suo nome nelle diverse lettere inviate alla M I A . P e r ò è
pur vero che mai accenna al rivale, a T i z i a n o che per interposta persona - u n perfido A r e t i n o
— gli manda i suoi saluti da Augusta. C ' è ancora p e r ò — questa volta a favore di una relazione
fra i due, una curiosa nota di C a r l o R i d o l f i : " F e c e i l Palma ancora molti ritratti di D a m e con
ornamenti e vesti all'antica e fra gli altri uno della Zattina di gratioso aspetto con bionda
capigliatura, che tien i n mano una Z a m p i n a dorata, alludendo al suo cognome, che si vide tra
le cose di B a r t o l o m e o della Nave; e i n oltre i l ritratto di se stesso, che fù tenuto rarissimo c o n
32
altri, che sono s m a r r i t i " . C i manca la " z a m p i n a " di Palma, mentre è noto i l ritratto m a s c h i le di Lotto c o n i l personaggio che impugna la zampina.
Si apre infine la questione di una bottega palmesca, e di una sua eventuale diffusione
nelle valli bergamasche. C o m e abbiamo visto n o n c ' è documentazione, m a c ' è che, come
G i o v a n n i M a r i a c h e r , ne sostiene l'esistenza: " C o n c l u d e n d o , l'attività larghissima del pittore,
il gran numero di opere che recano le caratteristiche del suo gusto pur n o n rivelandone le
m i g l i o r i qualità, i n d u c o n o a confermare l'idea di una fiorente bottega, frequentata probabilmente da quei bergamaschi, che erano c o m e l u i emigrati. N o n si p u ò tuttavia parlare di
scolari i n senso stretto. D'altronde, la p e r s o n a l i t à di Jacopo n o n aveva l ' o r i g i n a l i t à n è la
forza di attrazione dei grandi maestri. E g l i al contrario si mostra sempre su u n piano di i n certezza linguistica, divagando da u n fondamento
di cultura quattrocentesca, tra i l tardo
B e l l i n i , Previtali e C a r p a c c i o , ad una esteriore conversione per i l giorgionismo di moda, fino
a rimanere soggiogato al carro di T i z i a n o , non senza p e r ò trattenere qualcosa sempre di
ciascuna esperienza. N o n i m p o n e u n suo m o d o di espressione, salvo il gusto per certi temi
Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
|
231
o per determinati tipi, i n particolare f e m m i n i l i , di
cui ebbe maggiormente a compiacersi. I l Palma
fu, i n sostanza, nell'arte c o m e nella vita, u n gentile, mite u o m o , piacente, soprattutto per v i a di
quelle sue sgargianti orchestrazioni
cromatiche.
D o v e sta infatti quella sua 'diligentissima' c o n o scenza del mestiere che tanto piacque ai v e c c h i
c r i t i c i , e quella o n e s t à che è pur sempre propria
33
degli spiriti e l e t t i " .
Indubbiamente
influenze
palmesche
sono
evidenti nelle valli: è i l caso dellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Madonna in trono
con san Rocco, Giovanni Battista, Caterina
d'Alessan-
dria e un altro santo nella chiesa di san G i o r g i o a
E n d i n e , data a Francesco R i z z o da Santacroce, e
datata al 1529. P e r ò , o r m a i lontano Lotto, a B e r g a -
I
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDC
m o domina C a r i a n i , c u i si aggiungono Jacopino
Scipioni, e soprattutto i lombardi Moretto, R o m a nino, Callisto Piazza, mentre in vai Seriana si afferma la bottega dei M a r i n o n i . N e g l i anni fra i l 1530
e i l '35 su commissione dei G r u m e l l i , per la loro
cappella i n Santo Stefano e D o m e n i c o di città alta,
i l bresciano
Moretto, che è d'una generazione
dopo Palma, dipinge un Martirio di san Pietro (fig.
5) che sembra dovere per impaginazione al Foppa
della cappella Portinari (1468) ma per m o v i m e n t o
I
e slancio di vesti e assassini e soprattutto di indifferenza dei boscaioli al martirio del Palma, e assai
meno al martirio di T i z i a n o per san Zanipolo, di
cui ci resta solo l'incisione di M a r t i n o R o t a .
N u m e r o s i — attribuiti a B e t i n o Z a n c h i o a
maestri locali — sono le tavole, le tele, i frammenti
di polittici conservati all'Accademia C a r r a r a di
Bergamo, che mostrano i risultati della lezione
palmesca, anche e soprattutto i n ambiti molto l o cali, tradizionali e marginali. U n a scuola di pittura
si forma nelle vallate bergamasche a partire dagli
anni venti, sui modelli di Palma, che prese i l n o m e
di Z a n c h i , dal caposcuola B e t i n o Z a n c h i . N e l l e
pale d'altare di maestri della Scuola Z a n c h i di
Oneta e Dossena compaiono citazioni dirette di
Palma. M a solo a volte si raggiungono esiti alti
come nel Trittico della Visitazione nel santuario d e l la Madonna del Frassino di Oneta, datato intorno al 1530 quando p e r ò , come sosteneva
34
Francesco R o s s i " l a scuola palmesca i n Valle B r e m b a n a improvvisamente si estingue" e c i ò
anche ovviamente per i limiti di disponibilità economica di una committenza religiosa o
comunque legata a una collocazione ecclesiastica, che impedisce il farsi e crescere di una
scuola, limitandosi all'importazione di opere. C o m u n q u e , i n generale, i n Veneto si trovano
testi che mostrano l'imitazione di Palma — i l ritratto su tavola ai M u s e i C i v i c i di Padova (inv.
2223), così come l'altro piccolo di donna di scorcio (inv. 4 3 2 ) , duro nell'esecuzione, o l t r e c h é
povero —, n o n c h é assolutamente le copie e le palesi imitazioni, che per secoli furono considerate opere originali.
232
| Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
M o r e t t o , Martirio
di san Pietiv
da Verona
M i l a n o , Pinacoteca Ambrosiana
Più evidente l'influsso di Palma sui pittori della scuola veneziana è rintracciabile nei
generi di Bernardino L i c i n i o , di Paris B o r d o n che forse rifece lazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONML
Burrasca infernale, dopo la
vittoria nella competizione del 1533-1534 c o n c u i si a g g i u d i c ò la commissione per l'ultima
tela del ciclo, VOfferta dell'anello del pescatore i n c u i compare i l doge G r i t t i i n un'ipotesi di
ristrutturazione "rinascimentale" e sansovinesca di Palazzo D u c a l e , i l che per fortuna
non
avvenne.
Nella terza decade del Cinquecento R o c c o Marconi dipinse Sacre Conversazioni
fortemen-
te debitrici a Palma: mentre nel Gesù con i santi Pietro e Andrea, nella chiesa dei Santi Giovanni e
Paolo aVenezia, gli si avvicinò stilisticamente. E u n apprendistato di D o m e n i c o Capriolo presso
Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
|
233
Palma è stato ipotizzato basandosi sulle caratteristiche
palmesche
dei
dipinti
firmati
e
datati
dell'zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Adorazione dei Pastori del Museo C i v i c o di
Treviso, e nel d u o m o di V i t t o r i o Veneto del 1518.
Quanto a Bonifacio de' Pittati la tradizione
del suo rapporto con Palma risale al L o m a z z o nel
1584. N e l 1648 R i d o l f i si espresse chiaramente:
" E g l i (Bonifacio) fu discepolo del Palma Vecchio,
& i m i t ò alcuna volta così le opere sue, che rendono ambigui gli intendenti, c h i di loro ne sia l ' A u tore". Bonifacio emerge i n modo autonomo solo
dopo la scomparsa di Palma, quando è o r m a i quarantenne. A l u i si deve la diffusione dello stile di
Palma nelle successive generazioni, con opere a
volte significative come la pala con la Madonna con
il Bambino e i santi Mauro e Agnese nella chiesa
dell'Immacolata a Padova e quelle "Sacre C o n v e r sazioni" di formato orizzontale sempre p i ù apprezzate e diffuse. M a poi Bonifacio ha u n incarico
prestigioso: la decorazione del Palazzo dei C a m e r lenghi, che lo i m p e g n e r à per tutto i l quarto decennio. E d è allora, nel novembre del 1542, che la
Scuola grande di San M a r c o decide di avviare la
decorazione della sala del Capitolo generale. I m presa alta e difficile, da porsi a paragone c o n l'attigua sala dell'Albergo decorata con i celebrati teleri
di Gentile e G i o v a n n i B e l l i n i , e i n u o v i di Paris
B o r d o n . L e discussioni saranno laboriose, e i n c o n cludenti fino al 1547 quando è eletto
Guardian
grando Francesco Morello, come Guardian da matin
Marco Episcopi, e decano A n d r e a C a l m o , tintore
di panni di seta e commediografo. Episcopi sarà i l
suocero, C a l m o è l'amico fidato di Jacomo T i n t o retto, che ottiene la commissione del telerò per la
parete sopra la tribuna. Sarà collocato nell'aprile
del 1548: è i l Miracolo di san Marco: un'esperienza sconvolgente per tutta la pittura veneziana,
D o m e n i c o Capriolo,
l'apertura di una fase nuova, che colloca i n una prospettiva diversa anche l'eredità di Palma.
Adorazione
I T e m p i dell'arte hanno proprie scansioni, svolte, ripensamenti, r i t o r n i , rotture e fughe
dei pastori
Treviso, Museo Civico
"Luigi Bailo"
i n avanti. I l Tempo è anche divoratore di tele, tavole, carte, testamenti, inventari: qualcosa si
salva e galleggia, e diventa per n o i una reliquia. D i Palma i l T e m p o ha conservato almeno i l
B o n i f a c i o Veronese, Saera Famiglia
eon i santi Francesco, Antonio, Mai
sufficiente per comprenderne la grandezza, e sicuramente per apprezzarne l'eccezionale a b i -
Maddalena,
lità. Se b i s o g n e r à averne cura, per lasciare la sua testimonianza ai posteri, b i s o g n e r à ritornare
Parigi, M u s é e du Louvre
su questo lascito, fissati gli elementi essenziali, per comprendere meglio e fino i n fondo i l suo
ruolo nella storia del Gusto, la sua capacità di farsi poeta della Bellezza F e m m i n i l e , cantore di
33
un mondo ideale ed eterno, fuori dal T e m p o e dalla Storia, e dunque eternamente C l a s s i c o .
1
"Camerino
ASVe, Xotarili, Testamenti, Atti Marsilio
Antonio, b. 1208, n. 403, Testamento 3
delle anticaglie" di Gabriele
Poeti, pittori, cortigiane e teatranti std palco-
Vendramin, i n " N u o v o A r c h i v i o Vene-
scenico rinascimentale, Ravenna 1994, p.
gennaio 1547. Cfr. anche con trascri-
to", X X I I , 3 9 , 1 9 2 0 , pp. 1 5 5 - 1 8 1 .
zione leggermente diversa: A . R a v à , //
2
234
G . Padoan, Rinascimento in controluce.
| Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
118.
3
A S V e , Avogaria di Cornuti, Balla d'oro.
Giovannino
zyxwvutsrq
e Catena
b. 1 6 4 / I I I , c . 7 3 r .
4
Biblioteca
G i a n Francesco D a l Pozzo, b. 764, doc.
Correr,
Mss.
R
D.
c.
1340/14.
1809 |12 voli., M i l a n o 1831],p. 273.
101 e b. 765, doc. 89.
24
15
arti del disegno: ovvero l'architettura, la pit-
A S V e , Notarile, atti Marsilio, b. 1209,
P. Selvatico, Storia estetico-critica delle
C o s ì n o n pare di certo dal suo testa-
c. 544: " C h e mia madre naturai Jsabeta
tura e la statuaria considerate nelle correla-
mento, da cui emerge che i l padre e i l
habia, et gli siano dati ducati cento i n
zioni
fratello
erano sepolti a
denaij abstinendosi dal mal far et viver
estetici c tecnici; lezioni dette nella
Santa M a r i a dei M i r a c o l i , presso l'alta-
modestamente, et dopo la sua — di G i a -
Accademia di belle arti in Venezia, voi. 2,
re "de m a r m o r i con una immagine in
c o m o ovviamente
Venezia 1856, p. 542.
pittura de messer San J e r o n i m o " che
ordinar deli dici denari c o m e gli piaze.
3
GianAndrea
— morte la possa
B
fra loro e negli svolgimenti storici,
I.R.
Y M i k e l l i , DÌ Jacopo Palma il Vècchio e
dell'arte contemporanea, discorso letto il
Item voio che avendo la ditta mia m a zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
dovrebbe essere di Bellini: A S V e . .\V>M-
giorno 22 novembre 1874, i n "Atti della
rile, Testamenti, Atti M a r c o n , b. 1203,
dre una fia naturai, che essendo casta et
doc. 59.
da ben volendosi maridar, sia data a
Reale Accademia di Belle Arti in Venezia
6
S. Settis. Giorgione e i suoi committenti, i n
qualche persona da ben secondo la
dell'anno 1814", Venezia 1875, p. 17.
condition sua et sia dotata de ducati
l u
Giorgione e l'umanesimo veneziano, atti
del
cinquanta da li ditti m i e i commissari, la
tory ofPainting in North Italy:Venice, Pad-
convegno
(Venezia,
Fondazione
J . A . C r o w e , G . B . Cavalcaselle, A His-
Giorgio C i n i , 1979), a cura di R . P a l -
qual puta se io non
m'inganno, ha
ua, l'icenza, Ferrara, Milan, Friuli, Brescia
lucchini, "Civiltà veneziana. Saggi, 2 7 " ,
n o m e Lucretia, de la qual cosa che la
from the Fourteenth to the Sixteenth (Zen-
I , Firenze 1 9 8 1 , 1 voi., p. 386; i m a n o -
ditta sia mandata bene prego l i ditti
tury, 2 voli., L o n d o n 1871 [ed. a cura di
scritti furono presi a prestito nell'agosto
miei commissarij ne volgiano aver u n
T . Borenius, 3 voli., L o n d o n 1912], voi.
del 1524. P.Vescovo, Preliminari
gigione-
poco de cura". U n o spaccato assai i n -
I l i , c a p . V I I , p. 352. Particolarmente i n -
schi: II; Taddeo Contarini e i Tre filosofi, in
teressante di alcune relazioni nel m o n -
teressante i l materiale i n Venezia, B i -
" W o l f e n b ù t t e l e r Renaissance — M i t t e i -
do veneziano nel 1525.
blioteca
16
Cavalcaselle, C o d . It. IV, 2028 ( = 12269),
lungen", X X I V , 2000, pp. 109-124.
U l t e r i o r i documenti su Taddeo C o n -
P. Aretino, D'ttere, il primo e il secondo
libro,l,Milano
1
di committenti e dei primi collezionisti di
A S V e , Notarile, Testamenti,Vettore
Giorgione,
dan, b. 528, doc. 40. L'inventario della
I I testamento di Andrea
Odoni:
Gior-
4 - 5 , 1 9 7 8 , 4 - 5 , pp. 5 8 - 8 6 .
collezione, in seguito all'eredità del fra-
8
tello Alvise: A S V e , Notarile, Miscellanea
tuale, in Gotgtone e l'umanesimo venezia-
Notai diversi, Inventari dal 1554 al
1559,
no cit., p. 440. Fonte principale è M a r i n
b. 3 9 , doc. 58. Pubblicato da G r o n a u
Sanudo: M . Sanuto, / diarii
nel 1 9 1 1 , si compone di trentotto fogli
CXCVI-MDXXXIII),
dall'autografo
marciano hai CI. VII Codd.
DLXXVII,
(MCCCCDXIX-C-
x 22 c m ) cartacei: qui anche i l
"quadro de una donna zovene et una
Fiditi,
vecchia, con le soaze d'oro" di mano di
G. Berchet, M. Al-
J a c o m o Palma. Opinabile i l r i c o n o s c i -
pubblicati per cura di R.
E Stefani, N. Barozzi,
(32
legri, Venezia 1879-1902,V,
a cura di F.
Stefani,Venezia 1 8 8 1 , X L I I I , 7 9 ( 1 5 , X ,
1526): " N o n si trova carne in becaria
mento in un quadro al San D i e g o M u -
gli appunti preziosi di colui che per
primo
C . R i d o l f i , Le Maraviglie
dell'Arte,
con gran mormoration de la terra, et
overo Le Vite de gli'Illustri
parlono contra li mercadanti, tra l i qua-
dello Stato. Ove sono raccolte le opere Insi-
li siorTadio C o n t a r i n i qu.sier N i c o l ò " ,
gni, i costumi, & i ritratti loro. Con la narratone delle Historie, delle Favole, e delle
Moralità
da quelli dipinte. Descritte dal
gadori, e intravien etiam le barche dil
Cavalier Carlo Ridolfi. Con tre Tavole co-
dazio dil v i n in questo, e ne sono pani
piose de'Nomi de' Pittori antichi, e moder-
d'oro e di seda per gran valuta di sier
ni, e delle cose NotabÌlÌ,Venezia
Tadio C o n t a r m i qu. sier N i c o l ò e a l -
a cura di D E v o n Hadeln, 2 voli., B e r -
t r i " ; e ancora: X X I V , 279, X X V , 470;
lin 1914-1924], p. 140.
X X V I , 350; X L V , 5 6 0 .
9
R e s t a ancora
essenziale la scheda
dettagliata i n : S. M o s c h i n i
Marconi,
IV, 3 7 7 , V
Gallerie dell'Accademia di Venezia. Opere
10
d'arte del secolo XVI,
Seguo la corretta trascrizione di R .
Maschio, Per Giorgione. Una verifica dei
R o m a 1962, pp.
2 0
X V I I , 4 - 5 , 1978, p. 11.
Ricche
11
Venezia 1674 [a cura di A . Pallucchini,
pittura de l'istesso Zorzi".
Per Giorgione e
M . B o s c h i n i , Breve Istruzione,
Minore
della Pittura
in Le
Veneziana,
Venezia - R o m a 1967], pp. 7 2 1 - 7 2 2 .
Marcantonio Michiel, in " A r t e Veneta",
21
L I X , 2002, p. 114.
e delle Opere Pubbliche de'Veneziani
12
estri. Uhi
A S V e , Aivgaria di cornuti, Balla d'oro,
22
Notarile,
Barbaro, op. cit., IV, p. 475r.
A S V e , Sezione
Notarile,
* L . Venturi, Giorgione e il giorgionismo,
M i l a n o 1914, pp. 168-169.
2 9
Kpp.
3 0
Ivi, p. 169.
181-182.
A . Ballarin, Palma il Vecchio,"] Maestri
del colore, 6 4 " , M i l a n o 1965, p. 9.
3 2
C . R i d o l f i , o p . c i t . , p . 140
33
G . Mariacher, Palma il Vecchio, M i l a n o
1968, pp. 2 0 - 2 1 .
F. R o s s i , Bergamo e Palma il Vecchio: un
rapporto dialettico, i n Serina a Palma il
Vecchio. Nel quinto centenario della nascita
1480-1980.
Studi e ricerche in occasione
del restauro dei polittici di Serina, Bergam o 1981, p. 39.
U n ringraziamento
particolare alla
Fondazione C i n i per le o p p o r t u n i t à di
ricerca; agli archivisti e bibliotecari di
Venezia e Bergamo la cui cortesia è
almeno pari alla competenza; a M a zione; a Luisa Attardi, Margaret B i n o t to, Eugenia D e B e n i e Gianluca Poldi
per letture e osservazioni i n fase di
stesura.
E M . Tassi, Vite de' Pittori, Scultori e
p. 96.
Testamenti,
Battista C i g r i g n i , b. 208, n . 113; cfr.
14
2
Ma-
Architetti bergamaschi, I , Bergamo 1793,
A S V e , Sezione
zu
^ V e n e z i a 1 7 7 1 , p. 207.
16/ I I I , C . 2 6 4 V S i vedano le p r o p r i e t à
13
Galerien
A . M . Zanetti, Della Pittura Veneziana
in Dieci savi alle decime di Rialto, redecim a 1538, b. 99, n. 269.
Die
nuela Barausse per la puntuale atten-
165-168.
documenti d'archivio, in " A n t i c h i t à v i v a " ,
R . Lauber, "Et è il nudo che ho io in
Malerci.
30,270.
3 5
19
A S V e , Avogaria di Cornuti, Balla d'oro,
1648 [ed.
una
Munclien und Dresden, L e i p z i g 1891,pp.
34
trabando fo porta eri marina a li A v o -
di
G . M o r e l l i , Kunstkritische Studiai iiher
italienische
Pittori Veneti, e
X X V I I , 237 (2,V, 1 5 1 9 ) : " H o r el c o n -
i n d i v i d u ò i caratteri
scuola "veneto.bergamasca".
31
se u m o f Art.
IM
Fondo
tolato "Bergamaschi", con i disegni e
27
G . Padoan, // mito di Giorgione intellet-
Marciana,
fase. V I I I , ff. l r - 1 2 3 ^ : u n fascicolo inti-
1960,1,p. 124.
tarini: D. Battilotti, M . T Franco, Regesti
in " A n t i c h i t à v i v a " , X V I I ,
Nazionale
2 3
L . L a n z i , Storia pittorica della Italia: dal
risorgimento delle belle arti fin presso al fine
del XVIII
Testamenti,
secolo, I I I ed., corretta ed ac-
cresciuta dall'autore, 6 voli., Bassano
Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate
|
235
I
massimi capolavori di uno dei grandi protagonisti della pittura veneta d'ogni tempo — Iacopo Nigreti, il
Palma (Serina, Bergamo, 1480 circa — Venezia, 1528) — riuniti per la prima volta in una mostra monogra-
ca, di cui questo volume traccia l'essenziale percorso biografico e artistico proponendo una lettura, cronologica e tematica, che mira a narrare e sottolineare l'evoluzione stilistica di Palma nei diversi ambiti di sua
produzione: dalla pala d'altare ai dipinti di devozione privata, dalle opere profane ai ritratti.
Colui che, nelle parole di Giovan Battista Cavalcaselle, divise "con Giorgione e Tiziano l'onore di modernizzare e rigenerare l'arte veneziana", sarà maestro nell'invenzione di languide figure femminili, divenendo
uno dei massimi interpreti di una bellezza tratteggiata con immediata sensualità, tale da dar vita all'ideale della proporzione femminile del Rinascimento maturo. Compiendo opere presto idealizzate e ricercate dai collezionisti, tanto da creare un vero e proprio mito dell'artista.
Un'arte, quella di Palma, che sviluppa temi mitologici e allegorici, ma anche Sacre Conversazioni in straordinarie ambientazioni paesaggistiche. Esaltati da una poesia fatta di sguardi, racconti, nostalgia, scoperte e aperture con immancabili rimandi alla terra natia: una raffigurazione della spettacolosa bellezza del visibile ancora oggi
apprezzabile nella meravigliosa marca bergamasca.
ISBN 978-88-572-2851-8