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Palma il Veccnio Lo sguardo della Bellezza zyxwvu Sommario 19 L'altro grande veneziano. R i p r i s t i n i , restauri e ricomposizioni per Palma zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSR Giovanni C.F. Villa 25 "Inventario de li beni de ser Iacopo Palma" Renzo Villa 45 Uscire dal Tempo e dalla Storia Renzo Villa 77 L'esordio di Palma La Madonna con il Bambino di Berlino La Sacra Conversazione con due committenti della Galleria Borghese Luisa Attardi 91 I I periodo giorgionesco, l'allegoria e la storia sacra L e Due ninfe in un paesaggio di Francoforte Il Cristo e l'adultera di San Pietroburgo Luisa Attardi 107 L'invenzione della Bellezza Renzo Villa 139 I I tema privato della Sacra Conversazione e della Madonna con il Bambino Luisa Attardi 161 L'allegoria della Bellezza. L e mezze figure femminili I l Ritratto di donna detta "La Bella " di Madrid Luisa Attardi 183 La poesia del ritratto 277 I I restauro dei supporti zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA D\me Algisi e Ciro Castelli // poeta di Londra Luisa Attardi 197 201 lignei 281 L a Presentazione della Vergine Palma e la moda in nuova cornice Massimiliano Capello Leone Algisi e Laura Borgonovo L a nuda nel paesaggio 287 Documenti Le Ninfe al bagno di Vienna Luisa Attardi 289 I documenti di Iacopo Palma. Tra Venezia e Bergamo 211 L e storie sacre Manuela Barausse La Resurrezione di Lazzaro degli Uffizi L'Incontro di Giacobbe e Rachele di Dresda 292 219 Lasciti ricchi e generosi, eredità ricusate Regesto dei documenti Manuela Barausse Luisa Attardi 319 Allestimenti 321 Palma, la mostra e il suo allestimento Renzo Villa 237 Iacopo Palma: fortuna e vicissitudini Emilio Alberti e Mauro Zocchetta delle sue opere nelle collezioni Irina Artemieva 325 D a l culto all'esposizione: l'allestimento del Polittico dei Bombardieri 243 Gianmatteo Caputo I I p o l i t t i c o di S e r i n a . C r o n a c a di u n r e c u p e r o 249 255 333 Apparati Eugenia De Beni 334 Catalogo delle opere in mostra C o m e dipinge Palma: metodi, materiali 343 Bibliografia L a bellezza delle cose fragili e analisi scientifiche Gianluca Poldi e Maria Letizia Amadori 263 Restaurando i polittici Eugenia De Beni Renzo Villa zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA "Inventario de li beni de ser Iacopo Palma" "Iacopo Palma non è già soprannominato i l vecchio p e r c h é ad esser tale foss'egli mai pervenuto, che di soli 48 anni m o r ì ; ma p e r c h é visse p r i m a d'un altro Iacopo Palma pronipote di l u i e pittore anch'esso, i l quale b e n c h é s'avvicinasse alla decrepitezza, nondimeno, per la contraria ragione, ottenne dai posteri i l privilegio d'essere contraddistinto c o n i l predicato di giovane."' zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONM D o d i c i fogli di solida, bella carta uscita dai torchi di qualche cartiera trevigiana, accuratamente piegati al mezzo, quindi cuciti; u n piccolo occhiello ritagliato da un altro frammento per evitare la frizione dello spago. O g n i pagina del fascicolo piccolo, stretto e verticale così ottenuto — una vacchetta — è stata divisa dal sottile segno di una punta i n tre colonne, la centrale p i ù ampia, per poter ottenere gli spazi ordinati dove si registrerà la partita doppia: l'avere e i l dare, i conti e i beni. D i una vita. D a quasi cinquecento anni si conserva fortunatamente e fortunosamente questo magro libreto, apparentemente del tutto insignificante: è invece l'unica fonte che c i resta per cercare — non senza difficoltà e lacune e solo induttivamente — di ricostruire gli elementi essenziali dell'esistenza i n terra di u n pittore che n o n f i r m ò n é d a t ò le pur diverse, delicate e inconfondibili tavole e tele, per secoli apprezzate ed equiparate quasi al solo T i z i a n o . Se di l u i possiamo sapere qualcosa — c o m u n q u e molto di p i ù di altri prossimi n e l l ' e t à , a cominciare da Z o r z i di Castelfranco, i l pur inquisito, analizzato, raccontato G i o r g i o n ezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWV — è dunque per questo Inventario de li beni del quondam ser Iacopo Palma che i l notaio prete Francesco B i a n c o redige a partire dal 22 giugno 1529 per conto dei tre commissari testamentari, M a r c o Baieto, mercante di v i n o , Fantino di Gerardo, tintore e G i o v a n n i fruttami, della parrocchia di San Raffaele 2 Arcangelo . U n inventario rigoroso, preciso al dettaglio, che mostra anche con quanta a m o revole cura quegli a m i c i abbiano protetto e conservato i beni dell'uomo che è mancato, i n poche settimane, per malattia, nel pieno della m a t u r i t à . E p e r c i ò le p r i m e voci di spesa sono relative alla sua sepoltura: la cassa, la cerimonia f u nebre che si svolse presso l'antica chiesa di San Gregorio, sede della Scuola allo Spirito Santo di cui i l m o r t o era confratello: l'avranno scortato c o n ceri e litanie, i l gonfalone e le fiaccole, fin nella chiesa de ultra, di là del rivo alto; i l corteo l'avrà attraversato sulle gondole dei morti venendo dall'abitazione dell'estinto, a San Basso, ovvero a pochi passi dalla platea marciana e dalle merzerie, mentre forse si stavano celebrando i n varie chiese le ben 150 messe i n suffragio, richieste nel testamento. Sette g i o r n i dopo, altre c e r i m o n i e meste nel suo paese natale, Serina Palma. Ritratto di Francesco nelle valli bergamasche, dove vivevano diversi parenti: la cognata A n t o n i a avrà preparato " e l murini (particolare) Venezia. Pinacoteca Q u e r i n i itampalia pasto de la setima", accogliendo i l parentado e i prossimi nel ricordo dell'uomo che tanti anni prima, ragazzo, era partito per la D o m i n a n t e , per esercitare l'arte.Tutte quelle spese anticipa2.5 te e poi saldate sono ora segnate nell'inventario, e sottratte al totale delle monete che i l p i t tore aveva i n casa: 688 ducati e 6 soldi tra buone monete d'oro con i l doge che riceve i l vessillo da San Marco, e izyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA beci, i denari d'argento, u n tempo preferiti per la loro c o m o d i t à m a ora, dopo vent'anni di guerre e miseria, ridotti e soppiantati da altre monete piccole d'argento straniere, tedesche e imperiali. Intanto p e r ò : u n patrimonio ragguardevole, se ancora u n 1 buon salario annuale ammontava a 100 ducati' , i l costo di un'importante pala d'altare, e un'abitazione media si affittava a 50 ducati l'anno, nella città che — malgrado lutti ed epidemie — era sempre affollatissima: almeno 130.000 persone, ben p i ù del doppio dell'attuale, su una superficie comunque inferiore. Tutti i conti — n o n m o l t i — lasciati i n sospeso dall'improvvisa morte, sono regolati con puntigliosità, p o i c h é i l pittore aveva i n casa diversi pegni, restituiti uno dopo l'altro ai proprietari che l i riscattano: oggetti d'oro, tappeti, argenteria da casa, m a anche veli, tessuti, addirittura nove "braza de cendado" poco m e n o di 6 m e t r i di u n leggerissimo drappo di seta, datogli i n pegno da u n "sier Pasin samiter" che di mestiere era m e r d a i o l o di sete stracciate. E c'era anche il "pano negro lassado per pegno" da u n m e n o fortunato "ser A l b e r t o depentor", la "sarza beretina" — u n panno della lana p i ù comune, e di color bigio - del " V i o t o " ; i pegni di "ser Zaneto dal Z a n " , anche u n "vestido de posta da A n z o l o per pegno de ser Stephano da li C a n d e l i e r i da Santa M a r i n a " , che evidentemente conoscono tutti. P e r c h é tutti si conoscono, seppure per ceti, nella città sovrappopolata, c o n una densità abitativa che fa concorrenza con gli ebrei, stretti nelle strettissime case del ghetto nuovo, dove si sale fino all'ottavo piano, in u n brusio continuo. N o n è certamente u n ' a t t i v i t à lucrativa questa del Palma: piuttosto u n venire i n aiuto di amici e conoscenti che si trovano i n momentanea difficoltà e sanno di potersi rivolgere con sicurezza al compaesano che è diventato celebre, che ha denari, ed è buono e generoso. C o m paesano: p e r c h é per tutta la vita, e i n morte, intorno a Palma c i sono bergamaschi, e n o n soltanto colleghi pittori, ma di tutte le professioni, come gli esecutori testamentari, visto che il Baieto, u n ricco mercante di v i n i che ritroviamo i n diversi contratti coevi, è di Pagliaro (Payer) presso Serina; di Serina è i l Zuaii de Lavalle mercante di frutta; quanto al Fantin, i l tintore, n o n soltanto è di Serina, m a è u n T i r a b o s c h i , c o n legami parentali con Palma, i N e greti della Valle (che chiameremo così, senza l'italianizzazione con i l raddoppio della "t"; nei documenti bergamaschi diventano Nigreti). E i legami c o n i parenti di Serina, e p r i m a di tutto la famiglia dell'unico fratello, di l u i maggiore, B a r t o l o m e o , i nipoti e la cognata, n o n sono mai venuti meno, anzi si sono rafforzati. I l testamento che Iacopo ha lasciato, poche ore prima di morire, ricorda u n parentado espressamente indicato come povero (Francesco di Negreti, e i figli Z u a n e Bernardo,Jacomo " M o r e t o " e i figliVicenzo, B o r t o l a m i o "dal Payer", il figlio Betin e L o r e n z o , e " i fioli de la Stela i n S e r i n a " ) , ma poi lascia tutta l'eredità ai tre nipoti: Margarita (così allora i l n o m e ) , A n t o n i o forse da poco a Venezia, e Marietta. Orfani prima della madre, G i o v a n n i n a Mussige, poi anche del padre che s'era risposato con A n t o n i a di Bartolomeo L a n c i n i Tiraboschi, soltanto i l tempo di lasciarla c o n u n altro b i m b o piccolissimo, e incinta. D i questa situazione i l pittore s'era fatto carico, accogliendo anzitutto M a r g a rita appena adolescente i n casa propria. U n a casa c o n bottega, prevedibilmente su almeno due se n o n tre piani, assai c o n v e nientemente provvista, e piuttosto spaziosa. LInventario c i fornisce nel dettaglio i dati d'arredo: dal probabile portego, la grande stanza al p r i m o piano c o n luce sul canale, i n c u i si pranza e accolgono i visitatori, alla camera da letto, la c u c i n a , e altri p i ù p i c c o l i locali di servizio. O l t r e alle masserizie, emerge chiaramente la dotazione di u n u o m o che intratteneva ospiti e poteva servirli c o n posate d'argento (quattordici " c o r t e l i c o n el manego d'arzento computando doi grandi da s e r v i r " , e c i sono anche due " v a z i n e " , le custodie, anche loro "fornide d'arzento": e pensare che i " p i r o n i " , le forchette, alla tavola del re Francesco dei francesi erano ancora i n prova!) e vasellame i n peltro, oltre a p i ù quotidiani servizi di maiolica e terracotta. R i c c o l'arredo della camera da letto e p i ù che soddisfacen26 | " I n v e n t a r i o de l i beni de ser Iacopo P a l m a " iìi. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA II i»«OM zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXW ~ •• - ~ zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPON r • • '-*< I ' . I I . . J - -- L '- f.» MffWi io- |ruiL- - I M I - I . I B ( mio i<|J«wa- ic'LSf s * fj 7 <d«r» fp :>.t'.- . .-.vi.'f « zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA tata-, zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA / *™f'MW .[, tre Atee unvm ttt -A^twi • • '<• '« ' *<•' » j « - pnd^h» vai — « • '»/rtr 'dciUtt-ét'ncn mtk i 'ne j-J.!-- nt -J • *» zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLK - fi- tf.-.f : . .».it. j w w f w r , * jp IH» fi il ^. fc "** zyxwvutsrqponmlkjihgfedcb "f i r Jlri. .» f u » , Jore( -f"" ' IKIWM Jri fi*'™ i ^m. rtl*.iML**MÌ Archivio di Stato di Venezia, Cancelleria Inferiore, Miscellanea Si \<~- - ******* te i l guardaroba. N e l l ' i n v e n t a r i o delle robe sfila la vita privata e quotidiana di u n u o m o agiato, che aveva c o n sé certamente una donna a servizio, e i l garzone A l v i s e di Serafino, molai diversi, b. 34, fase. " I n v e n t a r i o • de li beni del quondam ser I a c o p o [Palina coperta Archivio di Stato di Venezia. l&Hi'i'IIrn'ii Interiore, Miscellanea molai diversi, b. 34, fase. " I n v e n t a r i o de li beni del quondam ser I a c o p o Palma c. 1 v e c. 2r depentor, bergamasco anche l u i , che d o r m e nella " c a r u o l a de nogera e la cortesana c o n sui p o m o l i " , i l letto su cassa, i n noce (nogera), e decorato. Forse all'epoca l ' A l v i s e n o n aveva ancora sposato la donna che farà testamento i l 7 ottobre del 1532, p e r c h é inferma: una 4 vedova v i c e n t i n a , A n g e l a , fornita di dote e di b e n i . Naturalmente nell'abitazione che affitta, i l pittore ha gli arnesi del mestiere, a c o m i n c i a re dai preziosi e costosi c o l o r i ( " u n paro de casselete c o n le sue chiave con p i ù colori dentro et balanze et altre drugarie p i e n " ) e dalle diverse pietre per polverizzarli: " 3 peci de piera de porfido da tridare colori, una tonda et do i n triangolo"; e " 2 fregadori da tridar de li c o l o r i " . Venezia è n o n solo l ' o v v i o centro di produzione e c o m m e r c i o di oggetti d'arte, i l fulcro degli scambi e sperimentazioni fra locali e foresti: è anche i l mercato p i ù importante d'Europa per le tele, i pennelli creati c o n i peli animali p i ù particolari, le tavole lavorate, le c o r n i c i da indorar e le forniture di carpenteria, ma soprattutto i pigmenti minerali, l'azzurrite e i l lapislazzuli che forse si sarebbero trovati i n una "schatola c o n certi c o l o r i " . Palma ha anche acquistato, per riserva, ventun pezzi "de teleri grandi e pizoli da meter dentro quadri da depenzer". C i sono anche attrezzi di mestiere m e n o o v v i : per esempio " 2 ale de falcon". Palma le avrà usate per colorare qualche ala angelica: come L o r e n z o L o t t o che nella Pala di San Bernardino in Pignolo del 1521 fornisce i l messaggero celeste con piume di ghiandaia, livrea blu chiaro contornato di nero. L o t t o variava molto: ali di colombaccio, decorazioni a occhio di pavone; Palma è p i ù sobrio m a i n ogni caso entrambi vogliono che i loro angeli abbiano " i l 'Inventario de l i beni de ser Iacopo P a l m a " | 27 senso della realtà", per c u i saranno anche forniti d'ombra. C ' è ovviamente la "schaleta da depenzar", il cavalletto, e altre cose per n o i interessantissime se solo potessimo vederle, e n o n supporle e immaginarle: come i l "canceleto con cape e peneli et altri fornimenti da depentor", e le forme contenute nella "corbeta con p i ù cosse butade de cera", e soprattutto i ben " 7 1 pezo de cosse butade de zesso de p i ù sorte". Q u e i gessi c i ricordano subito la tecnica documentata per T i n t o retto: parti di corpo, visi, e figurine, i n cera o gesso, da vestire e poi illuminare, magari con l u m i netti ma soavi, lucerne e candele, per poi studiarne il dialogo di ombre. Per Tintoretto l'occasione per una pittura furiosa e di getto, per Palma all'opposto l ' o p p o r t u n i t à per la p i ù sottile velatura che imita l'ombra della candela sul gesso reso avorio dalla cera. L ' o m b r a che ti segue e ti dà corpo: bellissima sul collo dizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJI Apollonia, nel Polittico della Presentazione della Vergine a Serina, u n collo che diventa lungo e sottile se lo si sa guardare intensamente; p i ù complesso sul viso determinato e sfumato e nascosto dall'ombra della Barbara, i n Santa M a r i a Formosa. Q u e i meravigliosi colli femminili resi da Palma: perfetti nei rarissimi casi integri, se invece violati da incaute puliture nei secoli, seppure delicate, mostrano un collo spesso e grosso e i n qualche modo, appunto, gessoso. N e l l a casa c ' è tutto. L a fornitura di cucina i n rame; i tovaglioli e tre " m a n t i l i de renso", le tovaglie da tavola assai fini, di tela di lino bianca fabbricata a R e i m s , tutti evidentemente "usadi", m a poi c ' è anche i l nuovo di riserva, e la bella tovaglia da copertura con le sue frange bianche. Ser Iacopo d o r m e fra buone lenzuola, morbidi cuscini e usa convenientemente le federe: tutto i n lino. S u l letto grande c ' è c h i stende la bella "felza barbarescha", la coperta ricamata che compare negli inventati di alcuni patrizi. Dispone di molte camicie, si veste p i ù che dignitosamente di panno nero, quando esce ha la dogalina, la berretta nera e si difende dal freddo c o n i giubboni foderati di pelliccia. I l m i n i m o : che freddo aVenezia! Se l i r i c o r d a va, i carri che arrivavano da Mestre sulla laguna completamente gelata. Per i l necessario fuoco del camino ha tutti gli attrezzi, e da basso c i ò che occorre per procurarsi l'acqua buona dalle cisterne e dai pozzi, i capolavori dell'ingegneria idraulica veneziana. C ' è tutto, e c i sono anche suoi doni, le premure per la nipote ospite. M a p e r c h é n o n hanno lasciato alla fanciulla Margarita le sue cose, i regali dello zio benefico? P e r c h é non le hanno lasciato portar v i a da casa almeno la sua "camisa", la sua "vesta de sarza verde facta rovana" c o n c u i andava alla messa e alle funzioni, p e r c h é non le hanno restituito le "scarpete lavorade" che ora le proteggevano quei piedi che pure erano stati avvezzi alle mulattiere della vai Seriana? E quella bella "borsa de seda soriana", la seta di Siria, finissima, elegantissima, da completare naturalmente c o n i l " c e n t u r i n fornido d'arzento c o n 7 passeti d'arzento": p e r c h é sono ancora nella casa vuota, presi e valutati da altre mani? M a quanto avrà pianto quando le avranno riportato la sua cuffietta con le fettucce d'oro, la "scufia stricà d'oro" proprio per lei, "per Margarita", che p r i m a aveva perso la m a m m a , poi il papà, e infine aveva trovato protezione e rifugio da quello zio così buono e ricco, i n quella città così diversa — unica! inimmaginabile a Serina — che all'inizio metteva spavento con le case che stavano sull'acqua, e i labirinti i n c u i ti perdevi e ti veniva i l batticuore! L'avrà ancora stretta la sua "cadenela d'oro c o n una croseta" o l'avrà tenuta da conto e da parte per m e m o r i a , adesso che neppure lo zio era rimasto i n vita. N o n c'era p i ù nessuno che potesse consolarla, e doveva proteggere i l fratello e la sorellina i n casa d'altri: almeno p e r ò l i aveva accolti i n San Marcuola i l Fantin de Girardo, uno dei p i ù stretti amici dello zio. C o n l u i si poteva vivere al riparo dalle immediate avversità: dopo tutto al Fantin si davano 18 ducati l'anno per ciascuno dei nipoti, per le spese di vitto e alloggio. E c'era la provvista dei " 1 3 sachi de formento che fano staia 16 quarte 1 che ave ser Fantin per conto del far le spese ai p u t ì : " e, si specifica, " a ducati 2 el staio fa ducati 3 2 " . A n c h e se n o n c'era p i ù , lo zio aveva provveduto: 200 ducati di dote, solo per lei. Q u a n d o avesse voluto sposarsi, o invece andare i n c o n vento, dove almeno quei dolori e accidenti e rovesci e disperazioni del mondo arrivavano attutiti, e si poteva essere protetti p i ù a lungo, soprattutto dai mali dell'animo, e consolati dal tempo, e dalle compagne. 28 | " I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a " Lasciamo —zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA le fa davero compassiòn — la casa del cittadino ser Iacopo Palma, che dopo tutto ci ha dato molte informazioni su di sé, c o n la sua solita dignità. C e r t o c i piacerebbe assai conoscere i l contenuto degli u n d i c i libretti "et officieti de p i ù sorte et altri libri e borse da depentor": gli officieti contenevano le devozioni, le litanie, le preghiere e u n materiale devozionale che E u g e n i o Battisti c i ha insegnato quanto sia importante per capire tanta pittura di B e l l i n i , e per n o i di Palma, a cominciare dalla serie di allegorie, dalle forme delle metafore, dai l u n g h i elenchi degli attributi di Vergine e santi. E molto v o r r e m m o leggere nel "libereto d'amor c o n coverte de cuoro negro". U n libro di poesie d'amore: se n o n sarà sicuramente i l suo ne cercheremo altri coevi, per capire meglio i l Palma pittore eccelso di volti di donna. Intanto i l 28 luglio 1528 il Maestro che tutti o r m a i conoscevano come " i l Palma" - p o chi sapevano che i l suo nome era esattamente J a c o m o N i g r e t i de la Valle de Serina nella bergamasca, anche p e r c h é all'epoca era del tutto comune l'acquisire e mantenere u n soprannome — ha fatto testamento:"... egojacobus Palma pictor quondam s e r A n t o n i i de confinio Sancti Bassi, sanus D e i gratia mente et intellectu, licet corpore pregravatus, timens huius seculi p e r i c u l a . L a formula è abituale; quanto p o i i l malato capisse, o facesse segni d'assenso, quanto avesse già stabilito nei g i o r n i precedenti e semplicemente confermasse, fra i dolori di una tristissima e convulsa agonia, n o n potremo m a i sapere. L'atto è steso dal notaio Alvise Nadal, prete di San B a l d o e cognato di u n collega del Palma: i l G i o v a n n i B u s i che tutti c o noscevano come " i l C a r i a n i " . A far da testimoni presso i l letto di morte di Iacopo Palma ci sono " G u i d o Solanus U r b i n a s phisicus filius d o m i n i Ioannis" e l'amico " M i c h i e l da Feltre 3 drapier fio de ser M a t i o " . Neppure quarantotto ore dopo, i l 30 luglio 1528 nel registro dei m o r t i della Scuola di San M a r c o una mano d e p e n n e r à laconica: "adi 30 luio. Ser J a c o m o Palma depentor". L ' 8 agosto saranno n o m i n a t i i commissari per l'inventario dei beni. Palma è dunque morto rapidamente, di malattia: e i l prezioso inventario segnala anche, p e r c h é saldati, coloro che hanno diagnosticato prima, e cercato di curare poi, n o n c h é assistere, il malato. T r e ducati e 33 soldi vanno a "messer Z u a n n e medego""per el medegar"; 1 ducato e 116 soldi al "medico che stete de dì et de note a governar ser Iacopo predicto ne la malatia", e ancora 1 ducato " a ser Francesco C o r o n per sua mercede de esser stato z o r n i 17 e de note al governo del quondam ser Iacopo et da poi la morte i n varda de la casa ducati uno oltra l i tre tapedi che l i ho restituidi che '1 dicto haveva impegna al predicto ser Iacopo per ducati 5 " . C i vengono dette molte cose: Palma ebbe la visita, forse p i ù d'una, di u n G i o v a n n i medico, che ne ebbe sostanzioso compenso: evidentemente f o r m u l ò la diagnosi e stilò le ricette; ebbe poi l'assistenza continua di u n altro medico che fungeva da infermiere, oltre la presenza costante di u n amico, quel Francesco C o r o n c u i aveva prestato 5 ducati contro pegno di tappeti, e che ora l i riceve indietro, oltre a 1 ducato, come i l medico infermiere. S i nota che questo Francesco era poi stato a guardia della casa. C ' è u n ulteriore particolare, ed è relativo ai 112 soldi spesi i n diverse occasioni dal giovane A n t o n i o per andare a comprare la calce: "dato per spender i n p i ù fiade e fatura de calce per A n t o n i o nevodo del predicto ser Iacopo soldi 112". L a richiesta di calce veniva dal medico G i o v a n n i , che voleva c o n essa evitare ogni rischio di contagio, anche evidentemente per le deiezioni, e forse le emorragie, del malato.Va aggiunto che — al contrario dell'opinione diffusa — n o n è vero che i medici del tempo n o n sapessero fare altro che salassare e proporre purganti. L a farmacopea era i n grado di intervenire p r i m a di tutto con efficaci antidolorifici e rilassanti a cominciare dagli oppiacei, poi c o n rivulsivi e caustici, se necessario, sulle piaghe, e vari astringenti, anche potenti e disinfettanti. Tutto c i ò p e r ò n o n b a s t ò , m a è sufficiente per orientarci sulla causa della morte di Palma. N o n si t r a t t ò di peste, p e r c h é sarebbe stata denunciata alle a u t o r i t à sanitarie e i l malato c o n dotto al lazzaretto, mentre la sua casa avrebbe avuto porte e finestre inchiodate con assi; n o n m o r ì ovviamente di ferite o incidenti o cause sospette — già eccellente la medicina legale del tempo — n o n di malattie degenerative, intossicazioni o infezioni o invece rapidi accidenti cardiovascolari. D u e indizi c i danno certezze: la q u a n t i t à di calce che i l nipote A n t o n i o acquista p i ù volte e i diciassette g i o r n i di malattia. Per i l p r i m o aspetto sappiamo che ci fu so" I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a " | 29 spetto di infezione, m a soprattutto che occorreva mondare la casa, mentre per i l secondo i l numero c i orienta subito sulla p r i m a epidemia che proprio i n quell'anno e i n quell'estate apparve a Venezia. S i tratta di unazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA febre, come notavano i medici del tempo, che aveva cicli di sette g i o r n i . N e l terzo ciclo o si m o r i v a o lentamente regredivano i sintomi che erano stati molteplici, e per nulla favorevoli. N o n era il tristemente già noto mal mazzucco, m a una febbre diversa. N e l p r i m o settenario la temperatura saliva rapidamente, si accusavano dolori addominali, poi pustole sul corpo m a anche lievi ulcerazioni; nel secondo, una dissenteria irrefrenabile causava spossatezza totale, c u i potevano seguire le ulcere tifose, m a soprattutto interveniva una situazione di grave o gravissima enterorragia — una tragica emorragia intestinale - o anche perforazioni nella parete intestinale: un'evoluzione letale. Se quei fenomeni u l t i m i non erano apparsi, dalla terza settimana si poteva invece registrare una lenta regressione, e la guarigione. S i trattava di tifo addominale, o febbre tifoide, una forma di grave salmonellosi. C o l u i che meglio la osserva, cercando di differenziarla dalle altre febbri, e distinguerla nettamente dalla peste, n o n c h é discuterne i l contagio è i l veronese G i r o l a m o Fracastoro, i l grande medico quasi coetaneo di Iacopo, u n alessandrista ovvero aristotelico di strettissima osservanza. Conosceva i l m o n d o e la storia, essendo stato medico al servizio di B a r t o l o m e o d'Alviano, e proprio c o n l u i nella giornata della C h i a r a d'Adda. Aveva viaggiato e soggiornato, studiato, guarito e composto opere latine i n varie città, divenendo celeberrimo per u n trattato insieme poetico e sanitario, pubblicato a Verona nel 1539: Syphilis, sive morbus gallicus. I n occasione di una ripresa epidemica del tifo petecchiale dà alle stampe i l De contagione et contagiosis morbis (Venezia 1546) u n autentico caposaldo della storia della medicina, n o n soltanto p e r c h é i p o tizza corpi insensibili che trasmettono la malattia — seminarla contagionum — m a forse ancor p i ù per le diagnosi differenziali tra le "febbri": i n particolare la peste bubbonica, le febbri "pestilenziali" quindi contagiose, e quelle n o n contagiose, ovvero "maligne". F r a queste individua appunto la febbre che aveva fatto la sua p r i m a apparizione i n Italia nel 1528, forse incubata ed endemica a C i p r o , e di c u i era morto i n Francia A n d r e a Navagero, ambasciatore della R e p u b b l i c a . Contagiosa - secondo Fracastoro — per c o n t i g u i t à c o n l'infermo, e diagnosticabile per le fasi scandite i n settenari. I n particolare aveva osservato come dopo l'apparire delle "lenticole, punticole, peticole", "si avvertiva una putrefazione interna, u n rilassamento di tutto i l corpo e una stanchezza simile a quella di c h i è affaticato: il decubito era supino, il capo pesante . . . le urine rosse e torbide o simili al v i n o di melograno, i l polso raro e basso, gli escrementi corrotti e di cattivo odore". F a poi un'osservazione epidemiologica: " A causa di questa febbre m o r i r o n o poche donne, pochissimi vecchi, quasi nessun ebreo, molti giovani e fanciulli e nobili; al contrario delle vere pestilenze che colpiscono i n massima parte i l p o p o 6 lo, queste febbri sembravano colpire soprattutto i n o b i l i " . D'altra parte, quell'anno 1528 era propizio alle epidemie: era stato caratterizzato da " u n inverno ventoso e piovoso, per c u i molti fiumi strariparono: presso di n o i l ' A d i g e e i l Po . . . 7 v i furono vapori che bruciarono i frutti appena formati e specie le o l i v e " ; a esso segue una primavera altrettanto piovosa con grave pregiudizio nei raccolti; e G u i d o Panciroli confermava dall'Emilia: " P r i m a di agosto a causa delle piogge continue durate quarantadue g i o r n i , le acque esondate dei f i u m i sommersero campi e case, uccidendo il bestiame"", per cui a Modena Tommasino Lancellotti vede che " l i contadini sono stati exausti che è una compassion, hanno mangiato tale rebalderia che n o n le haveria mangiato l i p o r c i " e così cercano rifugio in città dove sono "tuti azachati - ovvero sdraiati - per tera, desabandonati, afliti, che pareno la morte, e nisuno ge dice nula, et i n m o l t i altri logi per la cita ge n ' è de diti poveri, 9 e tanti, ne morte e ne more che le una compasion e la magior parte de f a m e " . E a Venezia? L a situazione ha già allarmato i provveditori alla sanità, coscienti del pericolo legato all'arrivo dei m o l t i esuli dalla R o m a orrendamente saccheggiata dai lanzichenecchi. L e car1 te d'archivio " mostrano quanto preoccupante fosse la situazione per la R e p u b b l i c a , che deve cercare di controllare le barche che giungono i n Laguna cercando di realizzare u n m i n i m o di quarantena, e sorvegliando i l m o v i m e n t o dei poveri, che sta assumendo d i m e n 30 | "Inventario de li beni de ser Iacopo P a l m a " sioni inabituali e insostenibili i n una Venezia molto diversa da quella che i m m a g i n i a m o : dove molte migliaia di persone v i v o n o su barche, chiatte, barconi o addirittura navi i n perenne m o v i m e n t o , mentre altre barche trasportano, vendono, trafficano i n una bolgia disordinata e incontrollabile. D e l pittore che è dunque mancato i n u n anno così funesto,zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXW nell'Inventario troviamo una serie di altre spese da parte degli esecutori, compresa una mancia (el gobo), relative a una sentenza arbitrale che v i e n e accettata, tacitando così " i fanti della Iustitia". Sentenza a favore di " A l v i s e garzon fio de S e r a f ì n " per una mercede di 72 ducati, cifra cospicua ed evidentemente dovuta da Palma e comunque documentata. Purtroppo n o n risulta negli archivi i l procedimento fra le buste dei Giudici del Proprio. D i certo Palma aveva alle sue dipendenze u n garzone che vantava u n credito, m a le ragioni di questo e i compiti di Alvise restano, allo stato degli atti, pure illazioni. N é i n questo n é i n altri documenti troviamo la risposta a una domanda per noi ovvia: quanti anni aveva i l defunto? I l silenzio degli atti è totale. L ' u n i c o riferimento utilizzato da sempre è la notizia trasmessa da G i o r g i o Vasari: nelle sue Vite lo dice morto all'età di quarantotto anni. E un'informazione insicura per la fonte che sovente n o n è affatto precisa i n m e rito ai veneti — tra l'altro per l u i Palma è veneziano - e per l'impossibilità di trovarne d o c u mentazione. C o m e per l'assenza o l'incertezza del cognome e la facilità di essere certificati con n o m i d'arte, saranno soltanto le benemerite - almeno per questo! - norme anagrafiche del concilio tridentino a dare certezze, m a decenni dopo. A l tempo non si badava all'età anagrafica, così come al n o m e familiare: " v e c c h i s s i m o " al m o m e n t o della morte era detto genericamente G i o v a n n i B e l l i n i dal pur informato e curioso M a r i n Sanudo, mentre T i z i a n o fingerà l'arrivo quasi al secolo di vita per commuovere lo sparagnino Filippo I L Solo per i patrizi c'era la " B a l l a d'oro" l'ingresso ufficiale dei rampolli maschi nel Maggior Consiglio, c o n certificazione dell'età. I n ogni caso attraverso Vasari si è accettata la data del 1480, d'altra parte abbastanza c o m patibile — con una variante possibile di pochi anni — con la sua produzione e documentazione. Se fosse dunque nato nel 1480, Iacopo Nigreti detto Palma sarebbe coetaneo esatto di Lorenzo Lotto e di Andrea Previtali, che alcuni ritennero suo maestro, e apparterrebbe alla medesima generazione di Z o r z i da Castelfranco " G i o r g i o n e " (nato all'incirca nel 1477), di G i u l i o C a m pagnola (1482) di Giovanni A n t o n i o de Sacchis,"il Pordenone" (1483), di Bernardino Licinio, Giovanni B u s i " i l C a r i a n i " e Sebastiano L u c i a n i "del P i o m b o " (1485), e forse R o c c o Marconi; risultando precedere di alcuni anni T i z i a n o Vecellio, la cui data di nascita si tende a collocare al massimo al 1490. Palma sarebbe dunque stato di poco p i ù vecchio del suo collaboratore ed erede di clienti Bonifacio de' Pittati,"Bonifacio Veronese" (1487). Tracce di un'esistenza G l i indizi intorno a Palma ricavati i n m e r i t o alla sua condizione economica e ai tratti di una vita sociale intensa, sono confermati e assicurati da altri p o c h i documenti, fra loro tutti coerenti nella conferma delle radici bergamasche m a i recise, e di u n solido mestiere ben presto noto e riconosciuto e apprezzato negli ambienti del p i ù vivace patriziato veneziano. I l p r i m o documento che lo riguarda i n realtà n o n è suo, trattandosi della dote — registrata i l 20 agosto 1508 - di G i o v a n n i n a di G i o v a n n i Mussige, che va sposa a Bartolomeo di A n t o n i o N i g r e t i , a Serina, portando u n buon gruzzolo di monete i m p e r i a l i " . Sicuramente nel borgo natale, dopo i l m a t r i m o n i o del fratello i n quell'estate, Palma n o n è mai p i ù tornato. Impossibile viaggiare negli autunni piovosi, tanto m e n o negli inverni: m a poi subito, dalla primavera dell'anno 1509, eventi i n i m m a g i n a b i l i sconvolgono r i t m i e progetti di qualsiasi veneziano. I l 14 maggio la retroguardia veneziana si scontra con l'avanguardia dell'esercito francese guidato da re L u i g i , i l dodicesimo del suo nome, e subisce una sconfitta disastrosa. G l i eventi successivi sono tanto drammatici quanto rapidi. Incapace sulle p r i m e di reagire, i l consiglio di dieci scioglie le province dall'obbligo di fedeltà e cerca disperatamente di difen; ' I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a " | 31 dere la Laguna. Bergamo, i l 17 maggio, già invia a L u i g i le chiavi della città. È la guerra d'aggressione della Lega di C a m b r a i , la guerra cambraica, con il passaggio continuo di truppe, i saccheggi, le incertezze politiche e amministrative che impediranno per almeno sette anni qualsiasi sicuro rapporto fra Venezia e le valli bergamasche. M a a parte quel r i t o r n o a casa per la festa familiare, Iacopo dovrebbe abitare o r m a i a Venezia da p r i m a del 1500 — e per n o i sarebbe p i ù plausibile considerarlo a quest'epoca intorno ai diciotto a n z i c h é ai vent'anni, quindi si potrebbe ipotizzare una nascita i n una data p i ù prossima al 1482 — per compiere l'abituale e necessario apprendistato, che si inizia i n torno ai quattordici anni, nelle prestigiose botteghe di M a e s t r i , tutti concentrati nella D o minante. Dovrebbe comunque aver avuto almeno venticinque anni quando, richiesto come testimone, i l suo nome compare per la p r i m a volta i n u n testamento del 1510 (l'8 marzo) i n cui " I a c o m o de A n t o n i o Negreti depentor" risulta abitante a Venezia nella parrocchia di San G i o v a n n i i n Bragora. Presente alle ultime v o l o n t à di Sofia, moglie di "ser R o c h i Dossena telaroli" della parrocchia di Santa M a r i a del G i g l i o : u n bergamasco anche l u i , per nome e 12 mestiere . I l 2 agosto Sofia fa redigere u n nuovo testamento, e ancora lo troviamo come 13 " I a c o m o de A n t o n i o de Negreti depentor" . C o n l u i c ' è u n altro pittore, D o m e n i c o M a n u - coli: Sofia i n caso di morte del marito istituisce erede universale i l nipote BassanozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQP de Laude, di R o v i g o , futuro suocero di A m b r o s i o Bernardo, di suo comandatario dell'abbazia di Santa M a r i a della Vangadizza. U n esempio per segnalare che I a c o p o 14 Nigreti non è u n povero giovane bergamasco da poco a Venezia, m a un pittore ben inserito i n u n ceto di cittadini provvisti di denaro e ottime relazioni, essendo la dote fra A n t o n i o di Bassano de Laude e L a u ra di Ambrosio Bernardo data di mano di G i r o l a m o Loredan, figlio del doge Leonardo L o redan. Se è vero che bastano p o c h i passaggi di conoscenza per giungere ai p i ù alti livelli dello Stato, Iacopo è già i n ottima posizione. Pochissimi anni dopo è o r m a i affermato come pittore, compare infatti per la p r i m a v o l 1 ta c o n i l nome che si è dato o conquistato — " P a l m a " ' — i n occasione di u n altro testamento, raccolto l'8 gennaio 1513: m a per i veneziani l'anno inizia i l p r i m o marzo, e quindi il d o c u mento è contrassegnato con l'anno 1512, more veneto, m.v. Presenziando come testimone per Isabeta figlia di Alvise M o c e n i g o e moglie di G i o v a n n i Falier di San Samuele, ora si firma: 16 " I a c o m o Palma depentor" . Se tutti o r m a i lo conoscono c o n i l nome di " P a l m a " , quel triste appellativo " V e c c h i o " gli sarà soltanto affibbiato a mezzo secolo dalla morte: utilizzato per la prima volta da Raffaello B o r g h i n i , ne // Riposo del 1584, alla pagina 559: " N e l l a medesima città dà opera alla pittura con molta sua laude Iacopo Palma, figliuolo d ' A n t o n i o , nipote che fu del Palma v e c c h i o " . I n ogni caso sono proprio sue le firme sui documenti: uniche scritture, uniche righe di suo pugno.Tracciate sempre i n bel corsivo, da una mano sicura che scrive da tempo. Sarà andato a scuola da ragazzino a Serina, dal prete, dove avrà imparato a leggere e scrivere correntemente, con scioltezza. O r a è domiciliato i n San Basso, c i o è nei pressi della chiesa che si affaccia sull'attuale piazzetta dei L e o n c i n i , un'abitazione del tutto v i c i n a a San Marco e Palazzo Ducale, nell'area delle mercerie. Proprio i n quell'anno diventa membro della Scuola grande di San Marco. S i tratta di u n traguardo, di una conferma sociale della stima per la sua maestria, ancor p i ù per u n non n a tivo di Venezia. L e Scuole grandi erano per di p i ù le sole scuole i n cui si iscrivessero patrizi. Far parte della p i ù influente fra le confraternite laiche che oltre i diversi compiti caritatevoli, di mutuo soccorso e reciproca assistenza, avevano p r o p r i e t à di i m m o b i l i , erano prestigiosissim i committenti e creavano rapporti di fraternità che duravano tutta la vita, costituiva una sicurezza ed era motivo di prestigio. Entrare poi nella sede della Scuola grande di San Marco, meravigliosamente impostata da Pietro Lombardo e G i o v a n n i B u o r a , completata da M a u r o Codussi, decorata splendidamente da T u l l i o Lombardo, doveva essere, per i l Palma, l'occasione per una piena soddisfazione, la sensazione di u n talento che gli è riconosciuto. E per di p i ù sappiamo che sarà iscritto anche ad altre Scuole, m i n o r i , frequentate da cittadini abbienti: 32 | " I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a " occasione per fare conoscenze, ricevere ordini, acquisire informazioni, scambiare idee ed esperienze. Essere quindi i n posizione di prestigiosa sicurezza lavorativa, con specifici legami c o n i mercanti e artigiani di stoffe, c o n la diaspora bergamasca, con una generazione di coetanei patrizi che saranno i suoi collezionisti p i ù affezionati. E con c i ò si conferma un rapporto fra Palma e u n ceto di acquirenti così ampio e ramificato da non proporci dubbi sulla sua "fortuna" e sulla circolazione delle sue invenzioni. Q u a l c h e tempo dopo Palma si trasferisce i n un'altra parrocchia sempre nell'area marcia1 7 na: San M o i s é . Solo dopo i l 1517 i collegamenti fra le valli bergamasche e Venezia r i p r e n dono c o n una certa sicurezza: nel periodo precedente era impossibile pensare a rapporti regolari anche di m e r c i , soprattutto se preziose. I l lungo silenzio dei documenti privati è interrotto nel 1523, quando Palma è ulteriormente registrato nell'elenco dei m e m b r i della S c u o ,s la grande di San M a r c o come abitante a San S t a e , ovvero Sant'Eustachio nel sestiere di Santa C r o c e , un'area p i ù popolare e mercantile. I n quell'anno — i l 30 giugno 1523 — troviamo anche una sua dichiarazione fiscale: lazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCB condiziòn ai Dieci savi di Rialto, avendo acquistato un 19 terreno situato nella " v i l l a de Santa Margarita soto M o n t a g n a n a " . I l 5 novembre 1526 d i chiarerà l'ulteriore acquisto di " 2 campi i n V i l l a de Santa Margarita i n territorio de M o n t a 2 gnana". S i tratta di beni posti all'asta a R i a l t o , di non grande valore ". Poi nel 1521 torna forse a Serina i n occasione del secondo m a t r i m o n i o di Bartolomeo con A n t o n i a ; e certamente d o v r à farvi r i t o r n o tre anni dopo per i l funerale di quell'unico fratello, maggiore di qualche anno, u n mercator publicus che, come indicavano gli statuti m e r cantili di Bergamo del tempo, significava aver diritto di c o m m e r c i o — con i doveri annessi di garanzie — di panni di lana. E siccome Serina era centro della Via mercatorum, i l tracciato per il c o m m e r c i o del panno di B e r g a m o — panni alti, della migliore qualità, e pannine meno pregiate, m a pur sempre a ottimo prezzo e molto richieste — i l ruolo del N i g r e t i non era sicuramente dei p i ù precari. A l contrario di quanto scritto e ripetuto p i ù volte, la condizione della Val Brembana e nello specifico della Valle Serina n o n era affatto p i ù misera di quella in generale del contado alpino, e p i ù ampiamente della campagna dell'area padana nel secolo. " E non sono miga queste nostre Valli tanto povere, ne tanto sterili, quanto alcuni malinformati le riferiscono, e dipingono: . . . Percioche quanto a gli habitanti essercitino eglino, come fanno, l'arte della lana in grandissima copia, e somma perfettione, chiaro è che bisogna siano r i c c h i e c o m m o d i , non potendo tal'arte se n o n da persone nobili, e facultose esercitare". 2 Parola di Celestino C o l l e o n i ' ! E infatti la produzione dei panni era nota e apprezzata, ma i n valle esisteva anche una produzione metallurgica di qualità, e quei Negreti (localmente s e m pre Nigreti) o r i g i n a r i della frazione di Serina detta Valle - e dal toponimo deriva l'indicazione notarile "de Lavalle" o "de la Valle", da n o n scambiarsi come "casato" ma, nell'uso pretridentino, come appellativo identificativo di t o p o n i m o 22 — facevano comunque parte della fa- scia della popolazione di mercanti e proprietari. B a r t o l o m e o lascia i tre figli di p r i m o letto, e uno del secondo, G i o v a n n i n o , c o n la giovane moglie incinta di una bimba c u i sarà imposto il nome del padre: B a r t o l o m e a . N e i g i o r n i a Serina Palma si occupa della tutoria dei nipoti affidata a due z i i di secondo grado (30 m a g g i o ) 23 e successivamente dell'eredità (13 giugno): i n queste occasioni figura nelle carte locali come "Magister Iacobus pictor quondam ser A n tonii N i g r e t i de la Valle de S e r i n a " . N e l documento del 30 maggio 1524 conferma i l suo assenso alla n o m i n a di C o r n i n o e Francesco di G i o v a n n i M o r o N i g r e t i quali tutori del ragazzo A n t o n i o e del bimbo G i o v a n n i , poi i l 13 giugno riconosce la divisione dei beni di B a r t o lomeo tra se medesimo (dunque era i n fraterna) e i nipoti: terreni e una casa murata, solerata, lobiata et copata. I n pietra c o n solai, c o n tetto e loggiato. E m e t t e quietanza di "libras 1 9 " a 24 "Jacobi fili Pecini quondam B e t i n i A r m e l i n e de Lavalle de U l t r a c o l l u m " . U n o dei tutori, C o r n i n o , acquisterà poi con B e r n a r d o R u i n a u n podere con frutteto e abitazione per conto 2 di "magistri Iacobi di ser A n t o n i i N e g r e t i de Lavalle di S e r i n a " ' . I l quale lo affitta subito: si tratta c o n ogni probabilità di u n acquisto che fornisce denaro contante i n seguito rimborsato c o n interessi, una pratica usuale i n assenza di altri sistemi finanziari. " I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a " | 33 N e l l ' u l t i m o anno di vita di Palma gli archivi restituiscono altre due sue presenze come testimone: i l 2 1 febbraio (1527 m.v.) avanti izyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Giudici del Esaminador i n causa relativa a M a r i a , moglie deceduta di R o c c o di Cristoforo; i l 27 aprile assiste al testamento di H i e r o n i m a , figlia 26 di Silvestro da A b u n d i o e vedova di ser Cristoforo Banda d i V e r o n a . U n a v i c i n a di casa abitante a San Basso. E d è tutto c i ò che gli archivi veneziani e bergamaschi, tutto sommato prodighi di dettagli personali per u n ' e t à così alta, hanno restituito. E comunque: dopo la morte tanto improvvisa quanto agitata, Iacopo N i g r e t i detto " i l P a l m a" n o n sarà dimenticato: n o n soltanto dagli a m i c i o da B o n i f a c i o de' Pittati, che ne eredita clienti e bottega, n é ovviamente dagli estimatori e collezionisti che vedranno i l prezzo delle sue opere salire notevolmente, mentre c i ò che di suo era incompleto è terminato da mani attente. L o ricordano c o n affetto i nipoti, che ne trasmettono c o n reverenza i l nome ai figli. Se nulla sappiamo della povera Margarita, se sia rimasta nel cerchio familiare o abbia trovato conforto i n qualche convento c u i portare la ricca dote, conosciamo la sorte di M a netta, che sposa u n Fantin di B o n f a n t i s T i r a b o s c h i , m e m b r o di una famiglia benestante, anche di notai, imparentato con la matrigna A n t o n i a , c o n c u i probabilmente abiterà i n vai Serina, dopo i l lungo soggiorno aVenezia, visto che ancora nel 1541 A n t o n i o abita c o n lei. M a c o nosciamo soprattutto la vicenda di colui che p o r t e r à sempre orgogliosamente i l nuovo c o gnome Palma: appunto A n t o n i o che apprende l'arte da Bonifacio de' Pittati, continuando a lavorare presso la sua bottega, tanto prolifica quanto capace di esercitare una forte pressione sui prezzi, abbattendoli per conquistarsi una vasta clientela. E i l legame si farà p i ù stretto quando i l venticinquenne A n t o n i o Palma — i l nome d'arte dello zio è o r m a i diventato c o 27 gnome certificato — sposa una nipote di Bonifacio, G i u l i a B r u n e l l o . A v r a n n o quattro figli: M a r c o (Marcio) che sarà dottore,Virginia e Hortensia, e u n altro Jacopo, intorno al 1548. Alla morte di Bonifacio, nell'ottobre del 1553, A n t o n i o ne eredita i l sistema produttivo, r i m a n e n do in ottimi rapporti con la vedova Marietta de' Pittati, che lo n o m i n a suo esecutore testamentario, insieme al figlio Marco, nel novembre 1566, e p o i lo fa erede residuarlo nel terzo testamento (aprile 1570).Tra l'altro è di questi anni lo stendardo firmato da A n t o n i o e datato (1565) oggi nella sagrestia della chiesa parrocchiale di Serina: opera usuale ma n o n poi così ignobile, u n C r i s t o al sepolcro c o n Madre e G i o v a n n i evangelista. A n t o n i o Palma m a n t e r r à una buona posizione economica fino alla morte, avvenuta entro i l 1585, avendo così i l tempo di assistere alla rapida, efficiente carriera del figlio Jacopo. Jacopo — p o i anche a ottant'anni "Jacopo Palma i l G i o v a n e " - l'erede " d i u n mediocre e arcaicizzante pittore che poco aveva da insegnargli, m a c o n sulle spalle la mai facile eredità di 28 un grande nome di f a m i g l i a " , quel " P a l m a " o r m a i divenuto cognome lo p o r t e r à con orgoglio, raggiungendo di suo risultati al tempo stimati tanto quanto, se n o n di p i ù , quelli raggiunti dal prozio morto vent'anni p r i m a della sua nascita. Appena quindicenne Jacopo era stato notato e apprezzato per la qualità del disegno da Guidobaldo della R o v e r e che l'aveva portato c o n sé a R o m a , dove avrà vera e decisiva formazione. A l r i t o r n o aVenezia i l giovane sa entrare i n buoni rapporti c o n T i z i a n o e si attribuisce, alla morte di questi nel 1576, i l c o m pletamento della Pietà — apportandovi forse qualche colpo di pennello, p i ù i l cartiglio — poi, trentenne, è subito posto accanto ai già celebri I a c o m o T i n t o r e t t o e Paolo Veronese nella decorazione del soffitto della sala del Maggior C o n s i g l i o a Palazzo D u c a l e , ricostruita dopo l'incendio dell'anno precedente. A lui spetta la Venezia coronata dalla Vittoria che riceve l'omaggio dei popoli soggetti e i l riquadro con Andrea Griffi che riconquista Padova: è solo l'avvio di una carriera che sarà prestigiosa, estremamente produttiva e profondamente ammirata dai c o n 2 temporanei. Tra l'altro di l u i abbiamo u n realistico, qualitativamente eccellente ritratto '' che gli fece l'amico Alessandro V i t t o r i a . I l volto di Jacopo è quello dell'autentico " t i p o " bergamasco, con i l viso ovale e placido, i l cranio regolare brachicefalo, la fronte dritta, l'orecchia marcata con elice carnosa e lobulo staccato e forte, i l naso netto e largo, l ' o c c h i o vigile: c o m p l e ta i l volto u n baffo che gli i n c o r n i c i a le labbra allungando i l volto. M a insomma, trattandosi 34 | " I n v e n t a r i o de l i beni de ser Iacopo P a l m a " di famiglia, e se questi fossero anche i tratti del prozio? Semplicemente risulterebbero piut- tosto di fantasia volti come quello riprodotto nellezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPON Vite del Vasari, e alcuni degli ipotetici "autoritratti". Jacopo Palma j u n i o r e comunque, sano di mente e di spirito, vivrà oltre ottant'anni, lasciando un'ingentissima produzione pittorica i n tutte le numerose chiese veneziane e u n gruppo di disegni di notevole fattura; sarà considerato l'ultimo esponente della grande stagione della pittura veneziana, oltre che attivissimo maestro. A l l ' a v o ricordato c o n deferenza 30 ha dedicato una sovrapporta — che dà alla sagrestia - i n San G i o v a n n i e Paolo, vulgo san Z a n i p o l o , nel 1621, composta da V i n c e n z o Scamozzi. Per essa ha dipinto uri Allegoria della Fama che gloria u n triumvirato ideale: i busti dei due Palma di Jacopo Alberelli, e quello di T i z i a n o , forse di Alessandro V i t t o r i a . L'iscrizione recita: TITI ANO VECELLIO IACOBO PALMAE S E N I O R I I V N I R I Q. A E R E PALMEO COMMVNI GLORIA MDCXXI ed è già retorica barocca, conferma del gusto e della fama del tempo. Gli eventi di una carriera I l lascito per c u i Palma resta nei secoli è ovviamente la sua produzione pittorica. Tutta la seconda parte dell'inventario è prodiga di informazioni ed è quella che p i ù ha interessato gli storici dell'arte, trattandosi di u n elenco comprensivo di quarantasette dipinti i n tutto, tra finiti, quasi finiti e appena abbozzati. E la summa del suo repertorio: M a d o n n e con i l B a m b i n o e santi i n u n paesaggio, ritratti, mezze figure, qualche piccola pala, come quella ordinata per 31 la chiesa delle Grazie da Angelo T r e v i s a n : " l paleta de messer A n z o l o T r i v i s a n che andava a Santa M a r i a de Grafia i n tola c o n la M a d o n a bozada et p u t i n e l ' A n z o l o et messer A n z o l o T r i v i s a n et san Francesco de la qual ser Iacopo have capara ducati 5 " ; c o n " 1 dessegno de cerca braza u n de messer A n z o l o T r i v i s a n suo". N e l l ' i n v e n t a r i o sono poi, per ogni pezzo, riportate misure: solo di larghezza e molto approssimative, c o m e o v v i o ; u n braccio veneziano corrispondeva a 68,3 centimetri, la sua "quarta" parte, indicata semplicemente c o n " q . " era dunque di 17,08 centimetri. 3 2 C i n q u e tele erano destinate a u n altro cliente, il ventitreenne Francesco Q u e r i n i , dal quale gli esecutori testamentari recupereranno anche u n credito, anni dopo, nel 1532, per 3 3 alcune "depenture" che si trovavano nella camera d'oro di Palazzo Q u e r i n i . Per l u i sono presenti:"l retrato de messer Francesco Q u e r i n i de cerca quarte 3 " ; ed è c o n p o c h i dubbi (le misure) i l ritratto ora i n Pinacoteca Q u e r i n i Stampalia. Sono inoltre inventariati: " 1 quaro de M a d o n a et do sancte e san Francesco e san Piero de cerca braza 2 u n 1/3 fato de messer Francesco Q u e r i n i " e " 1 quaro de M a d o n a e p u t i n e san Z u a n Batista e santa C a t a r i n a e san N i c o l ò p i ù che bozado de cerca braza 1 quarte 1 de messer Francesco Q u e r i n i " . Saranno entrambi successivamente terminati da altre m a n i , e si trovano nella Pinacoteca Q u e r i n i Stampalia; infine " 2 quari de tela bianchi dati de zesso de messer Francesco Q u e r i n i " . Fra i soggetti religiosi troviamo tre teste di C r i s t o ("una testa de C r i s t o c o n fornimento de albero quasi finido";"l quadro c o n una testa de C r i s t o bozada e colorida i n parte de c i r - ca u n b r a z o " ; " l quadro c o n una testa de C r i s t o bozado che da la benediction"); u n San Giovanni evangelista ("quadro i n teler de uno San Z u a n e evanzelista de cerca braza uno finido i n tela") e u n Battista ("quadro de una testa de San Z u a n e Baptista finido con fornimenti de nogera de cercha uno brazo i n tela") n o n c h é u n San Gerolamo ( " 1 quadro de u n San H i e r o n i m o al eremo fenido c o n teler de quarte 5 i n circa"). A l c u n i grandi soggetti c o n p i ù personaggi, di carattere religioso: Cristo e l'adultera ( " 1 quadro de la adultera acusà et menada a C h r i s t o per l i ebrei c o n fornimento de nogera con " I n v e n t a r i o de l i beni de ser Iacopo P a l m a " | 35 3 vechi ferodi"); una piccola pala da predisporre in c o r n i c i di pietra ( " 1 paleta i n 3 peci del taiapiera de San Z u a n n e Evangelista z o è suso u n pezo ge sè San Z u a n n e Baptista et u n altro San R o c h o et u n altro San Sebastian fenidi"); unazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Fuga in Egitto ( " 1 teler grando de cerca braza 3 con una M a d o n n a e putin e san Iosef che fugiva i n E g i p t o " ) ; una Sacra Famiglia ( " 1 quaro de M a d o n n a con el putin et san Ioseph e la M a d o n n a c o n l i fornimenti d'oro") e Madonne con il Battista i n varianti diverse ( " 1 quareto i n tola de cerca quarti 2 c o n una Madona e putin e san Z u a n Batista b o z à senza teler"; " 1 quaro de M a d o n a i n tola con putin e san Z u a n Batista pizolo 1/2 facto"; " 1 quareto de M a d o n a i n tola de quarti 3 con p u t in e san Z u a n Batista e san ioseph bozado poco p i ù " ; " l quareto de quarti 1 , 1 / 2 soaza con san Z u a n e Battista che batiza C r i s t o i n tola"). Altre grandi tele: una adatta a u n portego, i l grande salone passante c o n vista sul canale, tipicamente veneziano: " Q u a d r o da portego de cerca quarti 10 i n tola con uno C r i s t o et dodese Appostoli et doi done mezo facto". U n importante Giudizio di Salomone:"] teler con el iuditio de Salamon de l i do fioli u n legitimo et l'altro bastardo de cercha quarti 7 bozado che traze al corpo de suo padre". D u e grandi nude: " Q u a d r o grando i n tela con una nuda quasi fenida; 1 teler grando con una nuda retrata quasi fenida i n tela". Poi abbiamo dei ritratti, tutti maschili: " Q u a d r o del retrato del Semitecholo mezo facto de cerca quarte 5 " ; i l " q u a d r o de retrato de quello da M u r a n " c h e sembra ricomparire n e l l ' i n ventario Vendramin del 1569 dove si trova " u n retrato de u n Venier de M u r a n de man de Jacomo Palma c o n cavelada longa senza bareta c o n una veste de veludo negro fodrà de dossi 3 4 con soaze de nogera c o n u n fileto de drento dorato e una gussola de fora v i a " . C h i sia costui non è chiaro: la specificazione "de M u r a n " esclude si tratti di u n appartenente alla gloriosa famiglia che aveva dato u n doge, e altri due ne avrà dopo la morte di Palma; p e r ò i l personaggio ritratto doveva essere noto. E ancora: " Q u a d r o de lo retrato de Piero A n t o n i o de Z o r z i d r a p i e r " ; " l quareto de u n retrato de messer Piero Trivisan pizolo con fornimenti de nogera"; " 1 quareto d ' u n retrato de u n zovene c o n bereta tonda de quarti 2 c o n fornimento de nogera"; " 1 quareto de u n retrato de quarti 2 de u n povereto con fornimenti de nogera"; "de u n prete verzo de cerca quarti 2 fornido de nogera quasi fenido". Personaggi dunque anche c o m u n i . L e donne, le celebri "donne di P a l m a " sono quattro: " 1 quareto de u n retrato de una dona de quarti 2 i n circa c o n vesta de veludo cremesin c o n u n p o m o i n m a n " ; " l quadro de una dona retrata che tien una parte de caveli i n m a n de circa braza 1 quasi finida";"l quaro de una dona retrata con fornimenti de nogera le qual depenture e scorzade e descolade c o n manege de raso zalo de circa braza 1 " e infine " 1 retrato de la car.a c o n caveli butadi su le spale et vestida de verde meza facta de circa braza 1 " . U n solo di soggetto pastorale: " 1 quareto c o n una testa de uno pastor quasi finido de quarti 2 " , e due accenni di paesaggio: " 1 quaro storto sul qual è dessegnado certi casamenti"; " 1 quareto con certi paesi bozadi de cerca braza 1 senza f o r n i m e n t i " . Diverse le M a d o n n e con il B a m b i n o e santi (quelle che saranno a lungo indicate come "Sacre conversazioni"): " 1 quaro de M a d o n n a et putin et san Iosef c o n fornimenti b i a n c h i " ; " 1 quaro de cerca quarti 4 1/2 c o n una M a d o n a bozada et putin et san Piero et una santa"; " 1 quaro de Madona in tola de cerca quarti 5 c o n putin et san Ioseph e do sancte col teler mezo facto"; " 1 quaro in tela col teler de brazza 3 bozado con la M a d o n a e putin et san Francesco e santa C a t a r i n a e san Ioseph e san Z o r z i con u n putin et uno a g n e l o " ; " l quaro de Madonna che se de ser N i c o l ò Canpanato et l u i retrato con doi sancte quasi fenido". Oltre la tela per Angelo Trevisan. A l c u n e tele sono preparate per l ' i m p r i m i t u r a : di "zesso b i a n c h o " e di "zesso beretin c o l teler biancho", dunque in gesso c o n tracce di colore. U n o è " d e s s e g n à de carbon", un altro presenta "una dona". 36 | "Inventario de l i beni de ser Iacopo P a l m a " Questo lungo elenco è denso di conseguenze. A n z i t u t t o la casa-bottega di Palma risulta assolutamente ben fornita di tele i n lavorazione: egli è i n grado non soltanto di assecondare qualsiasi cliente, m a anche di mostrargli la tipologia dei suoi lavori. U n a tale ampiezza p o trebbe presupporre u n aiuto, o p i ù aiuti, oltre i l garzone Alvise; anche p e r c h é la tecnica di lavorazione e i tempi di produzione di Palma sono lenti, presuppongono di tornare continuamente sul medesimo lavoro: dopo l'essiccazione del p r i m o strato di colore, i l pittore lo vela c o n sovrapposizioni di stesure di miscele di pigmento e olio, semitrasparenti, che determinano una sorta di vetrificazione, alterando l'aspetto del sottostante senza p e r ò cancellarlo. L a pittura diventa un'esperienza visiva di eccezionale l u m i n o s i t à , che dà particolare risalto alla figura umana, ai tessuti, al variare delle l u c i sulle foglie. Questa tecnica magistrale, portata a vertici da B e l l i n i e da C i m a , si associa a una richiesta di gusto, di temi e figure che è stata rivoluzionata da G i o r g i o n e , Sebastiano e T i z i a n o . L a panoplia che Palma lascia alla morte comprende i p i ù consueti soggetti religiosi, i n particolare le tele rettangolari con M a d o n n a e santi che sono la sua specialità, destinate a u n pubblico di privati ed ecclesiastici. M a compaiono anche le figure femminili, a mezzo busto, e le nude sdraiate i n u n paesaggio. A c i ò si aggiungono i ritratti maschili. N e l corso della sua carriera Palma ha i n effetti realizzato prevalentemente questi soggetti: n o n i grandi teleri di storia n é i cicli narrativi per le Scuole, mentre altri generi, come i l paesaggio con figure o le storie mitologiche sono per l u i relativamente inconsueti. Se nel lavoro Palma fosse aiutato da collaboratori pagati, o avesse giovani apprendisti, o ancora presso di l u i lavorassero pittori che di volta i n volta completavano, rifinivano, o svolgevano singole parti della lunga lavorazione di una tela, ricevendo poi u n compenso pattuito i n precedenza e saldato al m o m e n t o della vendita — i l che sarebbe la soluzione, all'epoca, p i ù probabile - n o n lo sappiamo per assenza di contratti. D ' a l t r a parte u n pittore coevo che c o nosciamo meglio attraverso i l suozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Libro di spese diverse, L o r e n z o Lotto, utilizza solo saltuariamente garzoni e collaboratori regolando i rapporti solo verbalmente. C h e cosa successe di tutte queste tele? C o l u i che ha cercato di ritrovare i n modo p i ù organico i l nesso fra l'inventario e c i ò di c u i disponiamo oggi, è stato P h i l i p R y l a n d s , nel suo fondamentale lavoro su Palma. I l gruppo per Q u e r i n i è quello che presenta m i n o r i problemi: u n quadro ("Madona e putin e san Z u a n Batista e santa Catarina e san N i c o l ò " ) dovrebbe corrispondere, e già Gustav L u d w i g lo segnalava, alla Madonna con il Bambino e i santi Caterina, Francesco, Giovanni Battista e Nicola, nella Pinacoteca Q u e r i n i Stampalia; probabile i l suo completamento da parte o di bot33 tega o di Bonifacio, " c o n i suoi toni freddi e la pennellata p i ù s c i o l t a " come nota R y l a n d s . E r a u n lavoro impostato da Palma m a effettivamente soltanto " p i ù che sbozzato" lontano dalla finitura. A n c o r a L u d w i g , c o n conferma nel Catalogo della Q u e r i n i Stampalia, dava a P a l m a come concezione, m a c o n pesanti interventi di bottega, la Madonna con il Bambino e i santi Francesco, Pietro e due sante. I l particolare delle due sante troppo simili, entrambe leggenti e con la medesima acconciatura " a ciambelle" di tipo coniugale, con coroncina di perle, è anche curioso: quasi che l'una, una C a t e r i n a , fosse definita da Palma, a sinistra, e l'altra, i n ombra, appena accennata, sia stata terminata riprendendo i l modulo usuale i n bottega. N o n sembrano sorgere significativi dubbi sul fatto che i l Ritratto di gentiluomo della Q u e r i n i sia a tutti gli effetti i l Ritratto di Francesco Querini, come inizialmente proposto già da M o r e l l i . R y l a n d s ha osservato che i l ritratto difficilmente mostra i ventidue anni di F r a n c e sco, i l che è opinabile, essendo u n giovane u o m o per colori, espressione, fisionomia, anche impatto emotivo; è p e r ò vero che le misure n o n corrispondono. R y l a n d s sosteneva potesse trattarsi del suocero, Francesco P r i u l i : i l che n o n sembra possibile, a sua volta per età i n c o n gruente e, ancor p i ù , p e r c h é i l personaggio ritratto impugna i l guanto nella mano destra, u n segno tipico dell'accordo matrimoniale. L'impianto e la tessitura sono certamente di Palma, anche per i l busto che si stacca dalla nicchia c o n semicupola, monocromatica, m a assai ben definita nelle modanature architettoniche: così i l ritratto prende vita con i l leggero atteggia" I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a " ] 37 mento del capo, ed è uno dei p i ù belli nella Venezia del terzo decennio. Se interpretiamo bene l'inventario, i l "quaro de una dona retrata c o n fornimenti de nogera le qual depenture e scorzade e descolade con manege de raso zalo de circa braza 1 " è i l ritratto abbozzato m a n o n finito di Paola P r i u l i , che i l museo mostra affiancato al precedente. S i tratta di una delle cose migliori di Palma, per la straordinaria freschezza della fanciulla, sposa sedicenne di F r a n cesco. A n c h e qui dal m o n o c r o m o architettonico di sfondo, simile m a n o n identico a quello del futuro sposo, si stacca con nettezza i l volto personalizzato, tecnicamente nello stile di Palma, omaggio del pittore alla figlia giovinetta di Francesco P r i u l i , amico e ammiratore del nostro pittore. C h e ha colto l'incanto acerbo della ragazza, conosciuta bambina, con la sua leggera acconciatura matrimoniale e l'abito imponente; nella stesura ha già perfezionato a l cune ombre, da c u i u n collo lieve e fresco, mentre dal fondale a nicchia i l rilievo della ragazza "esce" c o n forza impressiva. L'abito verde — poi ossidato virando al bruno — c o n le m a n i che attaccate a sbuffo era destinato a diventare una meraviglia. N e resta i l disegno, come fosse una p r i m a tessitura. Pare del tutto notevole i l fatto che n o n sia stato dato i n mano a nessuno per essere completato, b e n c h é nei secoli ripulito, lasciandoci questa eccellente prova delzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA work in progress di Iacopo: testimonianza del rispetto e stima per i l pittore inimitabile e intoccabile. E probabile che una parte delle opere inventariate finisse nella ricca collezione di B a r t o lomeo della Nave: u n "mercante honorato" forse di origini bergamasche, amico di Palma 36 giovane . Partirono poi per l'Inghilterra e, via Bruxelles, giunsero a V i e n n a . N e i magazzini del Kunsthistorisches si trovano u n San Giovanni evangelista e u n San Giovanni Battista, forse anche la paleta di San Giovanni Battista con San Rocco e San Sebastiano, n o n c h é la piccola Sacra Famiglia con Maria Maddalena: che forse è i l "quaro de madona c o n el putin, et san Joseph, e la maddalena con l i fornimenti] d'oro". Q u a n t o al "quadro da portego de cerca quarte 10 i n tola con uno Cristo, et dodese appostoli, et doi done mezo facto" potrebbe corrispondere al n u mero 310 delle Gallerie dell'Accademia a Venezia, indicato come Cristo e la donna di Cana; si tratterebbe di u n soggetto davvero raro nella pittura - e n o n solo veneziana - tratto da Matteo, X V , 21-28: "Partito di là, G e s ù si diresse verso le parti di T i r o e Sidone. E d ecco una donna C a n a n è a , che veniva da quelle regioni, si mise a g r i d a r e : ' P i e t à di me, Signore, figlio di Davide. M i a figlia è crudelmente tormentata da u n demonio'. M a egli n o n le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando:'Esaudiscila, vedi come c i grida dietro'. M a egli rispose:'Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele'. M a q u e l la venne e si p r o s t r ò dinanzi a lui dicendo:'Signore, aiutami!'. E d egli r i s p o s e : ' N o n è bene prendere i l pane dei figli per gettarlo ai c a g n o l i n i ' . ' E vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni'. Allora G e s ù le rep l i c ò : ' D o n n a , davvero grande è la tua fede! T i sia fatto come desideri'. E da quell'istante sua figlia fu guarita". Si tratta di una tavola di 155 x 95 c m , con tutti i dodici apostoli, che effettivamente pare a p i ù mani; i n particolare le due donne e alcuni visi maschili n o n sembrano essere di Palma: da cui come nota R y l a n d s : " O l t r e al fatto di essere uno dei dipinti p i ù sicuramente identificabili tra quelli inventariati, i l C r i s t o e la D o n n a di C a n a testimonia la c o n t i n u i t à stilistica tra la 37 scuola di Palma e quella di B o n i f a c i o " . A n c h e I I Cristo e l'adultera dei M u s e i C a p i t o l i n i di R o m a corrisponde a " 1 quadro de la adultera acusà et menada a C h r i s t o per l i ebrei c o n fornimento de nogera c o n 3 vechi fenid i " , dove i l termine fenidi indica la r i c o n o s c i b i l i t à del personaggio, mentre i l dipinto mostra i n modo sufficientemente evidente l'incompiutezza e i successivi interventi. "L'Adultera Ca- pitolina costituisce un'ulteriore testimonianza dei metodi di Palma, i n particolare della r i p r e sa di motivi dei suoi p r i m i lavori. L a composizione nel suo complesso è analoga di u n d i p i n to dello stesso soggetto, ora a Leningrado e questa sarebbe potuta essere una di parecchie 38 versioni p i ù o m e n o autografe" , scrive R y l a n d s a proposito di una produzione che, o v v i a mente, ripercorre se stessa con varianti intorno a u n soggetto fortunato e apprezzato. 38 | " I n v e n t a r i o de l i beni de ser Iacopo Palma' L azyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Donna di profilo di V i e n n a è incompiuta nella mano sinistra che dovrebbe tenere una scatoletta: apparteneva alla collezione di B a r t o l o m e o della Nave e si n o t ò , quando a r r i v ò i n Inghilterra entrando nella collezione del p r i m o duca di H a m i l t o n , la rarità, anzi l'eccezionalità, del taglio di profilo. I l ritratto a mezzo busto di squisita fattura passò poi nella collezione dell'arciduca Leopoldo G u g l i e l m o e, nel 1662, giunse i n lascito all'imperatore Leopoldo I d'Austria. S i potrebbe trattare — b e n c h é ancora una volta i centimetri n o n corrispondano: misura 49 x 42 c m , n o n 68 circa — del "ritratto" annotato come "retrato de la car.a con caveli butadi su le spale et vestida de verde meza facta de circa braza 1 " : la descrizione dell'inventario corrisponde per i capelli buttati sulle spalle, e la veste verde, peraltro mutata i n cinque secoli. R y n a l d s suggeriva che la tavola di V i e n n a fosse quella indicata come " 1 quareto de ca. q. 2 bozada c o n una dona", che p e r ò n o n è solo "abbozzata". R y n a l d s inoltre proponeva di sciogliere la forma contratta "car.a" i n "carampana". Sarebbe invero curioso che il prete n o taio e i commissari avessero pensato a una "carampana" ovvero una delle pubbliche m e r e t r i c i ridotte nell'area loro riservata a San Cassan, a fianco di san Polo. C h e nessuna di esse p o tesse mai farsi fare u n ritratto da Palma, n é qualcuno commissionarlo, è ovvio; forse l'atteggiamento e i l gesto per aggiustarsi l'abito, e quell'espressione così ambigua avrebbero indotto gli estensori a identificarla come donna pubblica? I l Baieto, il Z u a n e i l Fantin, e con loro il prè Francesco, avrebbero p e r ò compiuto una scelta che n o n ha equivalenti i n documenti coevi, e i n epoche così alte. Piuttosto l'uso dell'articolo determinativo e lo stesso uso della forma contratta c i inducono a pensare a qualcuna che era conosciuta nell'ambito degli amici di Palma. Q u a n t o alle grandi tele di nudi femminili, quasi ultimate, sono state invano candidate la Ninfa nella Princes Gate C o l l e c t i o n di L o n d r a , una Venere e Cupido del N o r t o n S i m o n M u seum di Pasadena i n California c o n u n C u p i d o sicuramente di bottega, e una Ninfa del K u n sthistorisches M u s e u m di V i e n n a , opera davvero non riferibile assolutamente a Palma. A n c h e p e r c h é " c o n ogni probabilità — conclude R y l a n d s — molti dipinti lasciati da Palma allo stato di schizzi o 'meza facta' sono andati distrutti oppure sono stati tanto profondamente rima- 39 neggiati da renderli i r r i c o n o s c i b i l i " . Poche sono le documentazioni certe per le altre opere di u n pittore che tanta, m a tanto incerta, panoplia produttiva ha lasciato. U n a p r i m a certezza si ha nell'anno 1514. I l 5 febbraio (m.v. 1 5 1 3 ) 40 è registrata una nota di accredito di 50 ducati a favore di "Jac.o Palma depentor" per una pala d'altare per la Scuola di Santa M a r i a Maggiore, che stava presso l ' o m o n i m o monastero francescano, raffigurante Y Assunzione della Vergine. L a tavola è giunta sostanzialmente integra ed è la Madonna della cin- tura oggi alle Gallerie dell'Accademia diVenezia. L a seconda data individua u n atto necessario per la messa i n opera di u n grande polittico a Serina. I l 12 febbraio 1520 è steso i l contratto 41 tra gli anziani e sindaci di Santa M a r i a Annunziata e u n "Petrus de Mapheis" di Zogno, incaricato della doratura dell'ancona della Resurrezione di Palma, evidentemente da compiersi: si procedeva così alla rifinitura di una carpenteria le c u i misure esatte erano date al pittore per poter tagliare e lavorare le tavole. I l mese dopo, i l 21 maggio, Palma riceve u n acconto 42 di 25 ducati per una pala d'altare raffigurante lo Sposalizio della Vergine, commissionata da M a r i n o Q u e r i n i per la chiesa di Sant'Antonio di Castello. L e rate successive saranno pagate i l 3 settembre, i l 22 novembre e i l saldo dei 100 ducati da contratto avverrà i l 27 luglio 1 5 2 1 . D u e anni dopo, i l 21 settembre 1523, la vedova di V i n c e n z o Valier, E l e n a , commissiona a Palma la realizzazione di una pala d'altare per la cappella di famiglia nella chiesa della M a d o n 43 na dell'Orto a V e n e z i a . L a somma pattuita è di 60 ducati, gestiti da Piero M a r i n , priore del convento e firmatario dell'accordo. P o c h i mesi dopo i l 4 marzo 1524 don Piero M a r i n chiede un'aggiunta: vorrebbe che sulla pala comparissero anche i volti del beato L o r e n z o Giustiniani e di papa E u g e n i o IV. N o n ha molto da offrire: promette in pagamento 4 " b i g o n z i " di v i n o (1 bigoncia equivaleva a 32 litri) e 3 ducati. Palma accetta e riceve i ducati e 2 "bigonzi", poi, completato il lavoro, i l 29 marzo 1526 riceve gli altri 2 bigonci, e 7 ducati a saldo 44 finale . "Inventario de li beni de ser Iacopo P a l m a " | 39 Per la Pasqua di quell'anno Palma ha già completato una commissione offertagli i l 19 luglio dell'anno p r i m a (1525) da O r s azyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA (Ursia), di P i e t r o V i e l m i mereiaio tedesco e Bartolomea Aleppo, vedova di Simeonis Maripetro ( S i m o n e Malipiero) per una Adorazione dei Magi desti43 nata all'altare maggiore della chiesa di S a n t ' E l e n a i n I s o l a . I l compenso fu pattuito i n 100 ducati, ai quali i l priore del convento Lucas de Rodigio promise di aggiungerne altri 10. N o 4 6 taio Alvise Z o r z i , redazione i n casa del vescovo D o m e n i c o Aleppo, zio materno della c o n traente. Per i l magister Jacobus Palma pictor q. ser Antoni) o r m a i ben noto e apprezzato — e un ordine per l'aitar maggiore di una chiesa antica come quella di S a n t ' E l e n a lo conferma — un personaggio importante: " M a d o n n a O r s a , vedova del magnifico S i m o n e di D o m e n i c o M a l i piero, la quale, figliuola di Piero Todesco mereiaio, avea contratte quelle patrizie nozze sotto gli auspizi dello zio D o m e n i c o d'Aleppo, vescovo di C h i s a m o i n C a n d i a " 4 7 che aveva consa- crato la chiesa di S a n t ' E l e n a nel 1515. Fra i p i ù entusiasti dell'opera, oggi a Brera, c'era A n t o n M a r i a Zanetti: " T u t t o ha merito in questa pittura; la composizione, il disegno, il colorito, le arie delle teste, che bellissime sono 48 e le pieghe istesse de' panni che sono molto bene disposte e c o n d o t t e " . E B o s c h i n i c o n c l u de definitivamente: " E l Palma x è imortal; questa è fenia: / F è pur quanto v o l è , che l'havè persa. / G r a n stupori a c h i vede ste piture / G h e par de veder carne, vita e senso". E altri veneziani i n coro: Vardè che bela!, almeno fino al 13 giugno 1806. I n data: tutti i beni del convento al D e m a n i o ; le tele m i g l i o r i a disposizione di E u g e n i o Napoleone, ovvero d e l l ' I n tendenza generale dei beni della corona, delegato Pietro E d w a r d s . A gennaio 1811 L'Epifania del Palma, per di p i ù ingiustamente considerata condotta a termine dal C a r i a n i , a Brera! Nell'anno 1525 Palma, in quanto membro della Scuola di San Pietro martire, firma una petizione al consiglio di dieci per ottenere l'autorizzazione a sostituire la pala che al tempo si trovava sopra l'altare della Scuola nella chiesa dei Santi G i o v a n n i e Paolo, con altra di maestro prestigioso. U n a vicenda di cui Paolo P i n o narra risvolti di c u i è p e r ò i l solo testimone. Scrive esattamente: " N o n accaderà stimolar gli u o m i n i con disegni o con ampiezza di promissione a far l'opere, p e r c h é queste sono l ' a r m i de c h i intende poco l'arte; m a i l nostro pittore, che sarà eccellente, attraherà ciascuno a ricercarlo e richiederlo nell'occorrenzie loro, salvo p e r ò s'un altro suo rivale tentasse d'abbatterlo. I n questo caso voglio che l u i venghi al duello della c o n correnzia, e fare un'opera per uno, m a con patto che sia ammessa la p i ù perfetta, come già volse far Giacopo Palma con T i z i a n o nell'opra de San Pietro Martire qui in Vinegia. E t così 49 difender, conservar, et aggrandir l'onor suo. I l c h ' è lecito i n cielo et i n t e r r a " . D u n q u e P i n o che scrive vent'anni dopo, sostiene che fra Palma e T i z i a n o c i fu una gara relativa alla miglior pala per l'altare del martire domenicano. L'exemplum aneddotico sarà poi ripreso cent'anni dopo da C a r l o R i d o l f i aggiungendo a Palma e T i z i a n o , anche Pordenone " d i cui conservasi i n 3 casa C o n t a r i n a di San Samuello u n picciolo modello" ". E qualche anno dopo, nel 1657, lo Scannelli 31 dirà di aver visto "appresso persona particolare", i n collezione privata a Bologna i disegni di T i z i a n o e Sebastiano; agli Uffizi v ' è un Pordenone con provenienza bolognese risalente al Seicento. Per quanto la partecipazione del Pordenone sia discutibile, dato che pare che a quel tempo non fosse aVenezia, si p u ò accettare con beneficio d'inventario la storia di Pino per quanto concerne Palma. D i certo i l Martirio di san Pietro destinato alla o m o n i m a chiesa di Alzano Lombardo, Bergamo, oggi presso i l Museo Diocesano era, p r i m a dell'intervento di R o b e r t o L o n g h i , invariabilmente attribuita a L o r e n z o Lotto. C h e poi si debba seguire Pino — se non R i d o l f i che raccoglieva aneddoti familiari — e ritenerla pala sconfitta da T i z i a n o , i l cui sicuro capolavoro è andato bruciato nell'Ottocento, è fatto opinabile. I n caso affermativo avremmo p e r ò una data — 1525-1526 — per un'opera di alta, se non altissima, qualità. Se questi sono i riferimenti documentari della carriera di Palma, i l suo successo è p e r ò misurato e misurabile da u n altro prezioso, e ben minuto, manoscritto; poche carte, v a r i a m e n te datate, e piegate, piene di note, pentimenti, correzioni: insomma u n taccuinetto tutto personale e peraltro documento unico per ricostruire una fase decisiva della storia della pittura che ha lasciato m o n u m e n t i straordinari della propria grandezza, m a ben scarsa d o c u m e n 40 | " I n v e n t a r i o de li beni de ser Iacopo P a l m a " Archivio di Stato di V e n e z i a , zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Notarile, Testamenti, Girolamo de Bossis, b. 5 1 , doc. 1 7 8 . V e n e z i a , 8 gennaio 1513, la firma d i P a l m a , testimone al testamento di Elisabetta M o c e n i g o tazione. A p p u n t i che forse sarebbero serviti a Marcantonio M i c h i e l per scrivere una qualche riflessione sulla pittura aVenezia, l u i che ne era conoscitore noto e apprezzato e che avendo viaggiato a Firenze e R o m a e N a p o l i , e visitato i l Golfo, poteva scriverne c o n interessanti paragoni. S i dice rinunciasse dopo la pubblicazione dell'onnicomprensiva guida, le Vite di G i o r g i o Vasari, m a le note terminano già nel 1543; o r m a i c o m u n q u e aveva quasi sessant'anni e n o n era p i ù tempo di progetti n u o v i . N é i suoi Diari c i permettono di ipotizzare u n suo impegno di scrittura, e poi nel 1531 l'amico Pietro B e m b o i n una lettera l'aveva descritto felice e appagato, c o n una moglie giovane bella e intelligente e fertile di prole numerosa: 52 cinque figli, tutti maschi, e tutti destinati a ottime c a r r i e r e . M i c h i e l è già o r m a i i l patrizio veneziano della nuova età: gran gusto, gran favella, grande cautela; rendite sicure dai diversi affitti e studi eruditi. M a quel suo taccuino registra diverse opere di Palma: e per data e per titoli, quelle note risultano essenziali. Marcantonio M i c h i e l vide dunque nell'ordine — n o n degli appunti, m a cronologico — a casa di Messer Francesco Z i o nel 1521 (la data è inconfutabilmente 1512, m a aspetti di mano 33 e d'inchiostro tendono a non attribuirla ad autografia d'epoca ): " L a tela del C h r i s t o che assolve ladultera, fo de m a n de J a c o m o P a l m a " ; " L a tela del adamo et E v a fo de linstesso'Y'La 34 N y m p h a nella porta della camera fo de mano de linstesso J a c o m o " . N e l 1525 a casa di Taddeo C o n t a r i n i : " E l quadro de . . . fo de man de J a c o m o Palma Bergamasco"; " E l quadro delle 3 donne retratte dal naturale insino al cinto, fo de man del P a l m a " . M e n t r e a casa di H i e r o n i m o Marcello a san T o m a , riconobbe: " L a tela della donna insino als cinto, che tiene i n la mano dextra el liuto, et la sinistra sotto la testa, fo de J a c o m o P a l m a " . Infine nel 1532 a casa di A n d r e a di O d d o n i v i d e : " E l quadro delle due meze figure de una giovine et una vecchia da driedo, a oglio, fu de man de J a c o m o P a l m a " , e " L a Cerere nella porta a meza scala fu de m a n de Jacopo Palma, et è quella havea Francesco Z i o nella porta della sua camera". Se dunque riassumiamo le basi documentarie otteniamo: 1513, dipinge l'Assunzione della Vergine all'Accademia di Venezia; 1 5 2 1 , ha terminato i l Polittico della Resurrezione a Serina; 1520, lavora alla pala c o n lo Sposalizio della Vergine per S a n t ' A n t o n i o di Castello. H a già realizzato, e sono stati acquistati da Francesco Z i o : i l Cristo e l'adultera, oggi a San Pietroburgo, Museo statale E r m i t a g e ; l'Adamo ed Eva d e l l ' H e r z o g A n t o n U l r i c h M u s e u m di Braunschweig, una Ninfa sdraiata. N e l 1524 lavora alla pala per la cappella Valier alla M a d o n n a dell'Orto. E n t r o i l 1525 ha realizzato le Tre sorelle di Dresda ( G e m à l d e g a l e r i e Alte Meister) e La suonatrice di liuto nella raccolta del duca di N o r t h u m b e r l a n d ad A l n w i c k Castle. N e l 1526 lavora all'Adorazione dei Magi per l'aitar maggiore della chiesa di Sant'Elena i n Isola e ancora a m o l - te fra le tele indicate nell'Inventario. Su questa esigua, m a pur sempre sufficientemente scandita base documentaria, si d o v r à articolare i l suo catalogo. M a c i ò che è documentato n o n è ancora sufficiente n é per capire l'arte di Palma n é per collocarlo esattamente nei suoi tempi. C h e furono, forse p i ù di altri, particolarmente movimentati per vicende politiche, economiche, sociali, militari e o v v i a mente artistiche. E n o n a caso gli storici l i hanno individuati da secoli come i decenni della nascita dell'Età M o d e r n a . " I n v e n t a r i o de l i beni de ser Iacopo P a l m a " | 41 1 P. B e n v e n u t i (coordinamento di), A S D B g ) , Carte Fornoni, Miscellanea, m o x rubentes et confusae, aut s i m i zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Illustrata, les v i n o granatorum, pulsus rarus, et Dizionario Quadri di Storia, v o i . I l i , F i r e n z e 1828, humilis, qualem d i x i m u s , excrementa 1 6 p.77. corrupta fetentia"; " E a febre m u l i e - G i r o l a m o de Bossis, b. 5 1 , doc. 178. Galleria Reale 2 di Firenze A r c h i v i o di Stato di Venezia (d'ora res paucae, senes paucissimi, Iudaei 17 Odeporico, v o i . 6, p. 177. A S V e , S e z i o n e Notarile, A S V e , Scuola grande di San Inferiore, fere nulli deperiere, iuvenes et p u e r i Miscellanea notai diversi, b. 34. I d o - m u l t i , et i i q u i d e m nobiles, contrario ibidem, cumenti fondamentali modo, ac pestilentes reg. 4, p. 6 9 . in poi ASVe), Cancelleria sono stati verae consue- Atti, Marco, reg. 5, M a r i e g o l a 1 5 0 7 - 1 5 1 7 ; e reg. 5 M a r i e g o l a 1480-1549, pubblicati da G . L u d w i g , ArchivaHsche vere, quae q u u m v u l g u m Beitràge zur veneziani- capiant t u m haec febres m a x i m e i n Atti, reg. 3 " F r a d e l l i de Scola de san schen Malerei, i n "Jahrbuch der k ò n i - nobiles grassari visae sunt", Hieronymi Marco". glich preussischen K u n s t s a m m l u n g e n Fracastorii Veronensis Opera omnia, V e - (Beiheft)", X X I V , nezia 1574., L . I I , cap. 7, pp. 8 7 f - 8 8 r . Geschichte der 1903, pp. 1-109; praecipue Testamenti, poi nella loro interezza dallo studio L e diagnosi e osservazioni dei più altri completo, e finora imprescin- grandi medici 1 8 1 9 Condizioni Vecchio. L'opera completa, M i l a n o 1988; G i o v a n n i Maliardo, n o n si distanzia- 1514,b. no molto da Fracastoro. 7 1992. D i 21 "Praecedente hyeme austrina, p l u - di decima. Filze, Rialto, Redecima A S V e , Dieci savi alle decime in Rialto, che se ne occupano, N i c o l a Massa e Palma Vecchio, C a m b r i d g e Marco, 1514, b . 6 9 , San Stae 5 5 . 211 dibile, dovuto a P. R y l a n d s , Palma il e con qualche correzione: P. R y l a n d s , di San A S V e , Dieci savi alle decime in Condizioni due contemporanei A S V e , Scuola grande di decima. Filze, Redecima 6 9 , S . Stae 6 1 . Historia Quadripartita di Bergamo et suo territorio nato Gentile, & rinato seguito i n questo v o l u m e è data alle viosa, vere stampe la documentazione completa inundavere, apud nos q u i d e m Athesis diversi Auttori nella trascrizione di Manuela B a r a u s - et Padus, apud alios alia: fuere p a r i - Raccolta per E Celestino Sacerdote Ca- se, c u i faccio riferimento e che m o l t o ter et caligines quaedam, quibus ar- puccino, Per Valerio Ventura, B e r g a m o ringrazio per i n d i c a z i o n i e suggeri- b o r u m g e r m i n a , olearum praesertim, m e n t i . H o c o m u n q u e rivisto l'intero quam corpus documentario, c o n le diverse Fracastorii Veronensis cit., L . I I , cap. 7, incursioni i n altri fondi di volta i n p. 88r. volta indicati. 8 1 M . Sanuto, / diarii VI-MDXXXIII), (MCCCCXC- dall'autografo marciano hai. CI. VII Coda. CDXIX-CDLXX- VII, pubblicati per cura di R. Fiditi, Stefani, N. Barozzi, F. G. Berchet, M. Al- legri, Venezia 1879-1902 (poi sempre quidem plurima multa aruere", flumina Hieronymi Christiano. stampati, e Manuscritti, 1618,1,p. 532. 2 2 S u cui si insiste, senza particolare esiti storici i n m e r i t o a formazione familiare " A n t e A u g u s t u m m e n s e m ob per- Parte prima [e seconda] Da o professionale, visto poi che i l P a l m a scelse u n altro nome petuos imbres q u i per duos et q u a - per essere conosciuto, i n R . B e l o t t i , draginta dies continuos S. M i l e s i , Palma il Vecchio. La diligente aucta flumina profluxerant, c u m agris late aedes tenerezza del colore, B e r g a m o 2014. armentaque 2 3 submerserant, rant", G . Panciroli, Rerum patriot suae (Regii historicarum Lepidi) Diarii), tomo V, a cura di F. Stefani,Ve- R e g g i o 1847, p. 5 5 3 . nezia 1881 coli. 927 sgg., riporta che 9 necave- libri odo, A S B g , Notarile, B o n a d e o Valle di B e r n a r d i n o , b. 9 0 5 , reg. " 1521 - 1 5 2 4 " . 2 4 A S B g , Notarile, Bonadeo Valle di B e r n a r d i n o , b. 9 0 5 , reg. " 1 5 2 4 - 1 5 2 8 " . T . de' B i a n c h i detto de' Lancellotti, 2/1 A S B g , ibidem. nell'anno 1503 Lunardo B r e x a n , pro- Cronaca modenese, P a r m a 1 8 6 2 - 1 8 8 4 , 2 to dei marangoni, ovvero l'ingegnere I I , pp. 2 5 5 , 3 7 0 . Z a c c a r i a de P r i u l i , b. 7 7 7 , n . 2 4 8 . capo della carpenteria all'Arsenale, ha 1(1 2 7 u n salario annuale di 110 ducati; m e n - d i t o r i alla Sanità. A S V e , Provveditori e S o v r a p r o w e - '' A S V e , Sezione Notarile, Testamenti, L e i n f o r m a z i o n i su questi sviluppi parentali i n P. C o t t r e l l , The artistic pa- tre i l meglio pagato dei bombardieri, " A r c h i v i o di Stato, B e r g a m o ( A S B g ) , rentage of Palma Giovane, i n " T h e B u r - u n tecnico delle fusioni, Sigismondo Notarile, lington M a g a z i n e " , C X L I V , 2 0 0 2 , pp. di D a n d o l i riceve 200 ducati l'anno. dino_de Lavalle, b. 9 0 3 , reg. " 1 5 0 8 - Alla base c ' è la paga dei rematori, la 1 5 1 1 " , ce. [ 3 f - 5 4 c i u r m a delle galere grosse: 5 ducati a 1 2 quadrimestre. M a già nel 1506, per la congiuntura economica e monetaria sfavorevole, ad A n t o n i o Gambello e Alessandro dei Leopardi, maestri i n c i - B o n a d e o Valle di B e r n a r - A S V e , Notarile, 289-291. 2 8 Testamenti, Bernar- S. M a s o n R i n a l d i , Palma il Giovane. L'opera completa, M i l a n o 1984, p. 9. do Cavanis, b. 272, n . 629a. 2 9 1 3 Terracotta Inv. 9 9 6 5 A S V e , Notarile, Testamenti, B e r n a r d o V i e n n a , Kunsthistorisches M u s c u m , Cavanis, b. 2 7 2 , doc. 629b. 3 0 1 4 — A S V E , Notarile, N e l l a documentazione archivistica, A n c h e nel testamento autografo Testamenti, Ziliol sori della Z e c c a , i l Consiglio dei D i e c i e nella sua f i r m a è " I a c o m o " : sceglia- G i u l i o , 1° agosto 1628, b. 1244. doc. riduce da 100 a 80 ducati i l salario a n - m o la soluzione " I a c o p o " , p i ù tarda, 3 5 5 — ricorda espressamente i l nipote nuale. E negli anni successivi ci saran- quella dell' Inventario, per no peggioramenti anche rapidi. lasciando l'originale dei diversi d o c u - come m e n t i , u n segno ulteriore delle oscil- cosa appartenesse alla professione" e lazioni nelle consuetudini grafiche e lo avverte quando dovesse linguistiche. "alla profession di la pintura facendo- 4 A S V e , Notarile, Testamenti chiusi, Sca- tole di legno, b. 15. A S V e , Notarile, Testamenti, A l v i s e N a - zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA comodità, G i a c o m o a c u i lascia " i l m i o studio quadri desegni libri e ogni accedere L'ipotesi di E l i a F o r n o n i , lo studio- si chiamar da capo palma ed anche so ed erudito bergamasco che molto per la m e m o r i a di quel G i a c o m o fu dam percipiebatur, t u m et fractio i n fece per rintracciare i d o c u m e n t i r e - famoso palma et anche per m e m o r i a toto corpore, lassitudoque lativi a Palma, e su cui torneremo, è mia". caput che la scelta del n o m e d'arte fosse per 3 1 gravescebat, sensus hebetes erant, et distinguersi da altri Negreti pittori i n di Lisa Trevisan, moglie di Francesco mens magna ex parte, post quartum Venezia, e i n ogni caso dal padre che Priuli, aut septimum constabat, o c u l i F o r n o n i , peraltro cliente di Palma, su cui torneremo. multa documentazione di riferimento, c o n - 3 2 tur, urinae p r i m u m exalbida ut p l u - siderava "pittore": A r c h i v i o Storico Q u e r i n i , e d i M a r i a M o r o s i n i , spo- rimum Diocesano di B e r g a m o (d'ora i n poi satisi nel 1504 ( M . Barbaro, Origine e 10 dab, b. 7 4 0 , doc. 159. 6 " I n t e r n e tamen perturbatio quae- tigati, decubitus erat supinus non rubescebant, verba 42 | more fa- cernebantur, plenae diceban- tamen, " I n v e n t a r i o de l i beni de ser Iacopo P a l m a " senza indicare la Dovrebbe trattarsi di u n indicato come Francesco d i Z u a n n e cugino affezionato di N i c o l ò di disegno, pubblicata e illustrata da D. Palma Vecchio, i n " A r c h i v i o veneto", zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA discendenza delle famiglie Patrizie,Vene- zia, Biblioteca C o r r e r , ms. X I . E . 1-6: I , 1 8 7 1 , pp. 1 6 6 - 1 6 8 , c o n l'edizione Iacopo Morelli. Seconda edizione V I , p. 166f) a n d ò i n " B a l l a d ' o r o " — i del contratto. ta ed aumentata per cura di G. giovarvi patrizi dati i n nota a l l ' A v o g a - 4 8 ria per i l sorteggio previsto nel g i o r - na e delle Opere Pubbliche no d i Santa Barbara e Maestri. Libri I',Venezia 1 7 7 1 , p. 2 0 5 . l'ammissione al Maggior C o n s i g l i o — i l 14 luglio 1523, all'età di diciotto anni ( A S V e , A . M . Zanetti, Della Pittura 4 9 Venezia- de'Veneziani P. P i n o , Dialogo di pittura di Messer Paolo Pino nuovamente dato in luce, per Avogarìa di Commi, Registro, pp. 1 6 5 / Paulo Gherardo, Venezia 1548,p. 32v. IV,332r). w 3 3 overo Le Vite de gli'Illustri Fondazione Q u e r i n i Stampalia, A r - C . R i d o l f i , Le Maraviglie dell'Arte, Pittori Veneti, c h i v i o privato Q u e r i n i Stampalia, b. e dello Stato. Ove sono raccolte le opere 4, reg. 2, c. 77a, R e g i s t r i di spese di Insigni, i costumi, & i ritratti loro. Con la Francesco Q u e r i n i di Z u a n n e . narrazione delle Historie, delle Favole, e M delle Moralità da quelli dipinte. Descritte A . R a v à , 7/ "Camerino delle antica- glie" di Gabriele Vendramin, i n " N u o v o dal Cavalier Carlo Ridolfi. A r c h i v i o V e n e t o " , X X I I , 3 9 , 1 9 2 0 , pp. vole copiose de'Noml 155-181. e moderni, e delle cose 3 5 R R y l a n d s , Palma il vècchio... cit., Con tre Ta- de' Pittori antichi, Notabili,Venezia 1648 [ed. a cura di D E v o n H a d e l n , 2 p. 3 7 . v o l i . , B e r l i n 1 9 1 4 - 1 9 2 4 ] , v o i . I , p . 167. 3 6 51 I . Favaretto, Arte antica e cultura an- E Scannelli, II Microcosmo della pittu- riveduFrizzoni, Bologna 1884. Esce poi T . V o n F r i m mel, Der Anonimo canton Michiel's Morelliano Notizia (Mar- d'opere disegno), I . Te.xt ti. Ubersetzung, del Wien 1888 (Quellenschriften fùr K u n s t g e schichte u . K u n s t t e c h n i k des M i t t e lalters u . der N e u z e i t , n . E , I) [testo in parte r i e d . c o n saggio introduttivo a cura di C . D e Benedictis, F i r e n z e 2 0 0 0 ] . ; ma va fatto riferimento alla II edizione r i v e d u t a : T . V o n F r i m m e l , Bemerkungen Notizia zìi Marc-Anton Michiels d'opere di disegno, i n " B e i l a - ge der Blatter fiir Gemaldekunde", I I I , 1907, pp. 3 7 - 7 8 . Naturalmente c'è sempre l'originale: Marciana, I T A L . X I 6 7 ( = 7 3 5 1 ) , ohm Apostolo Z e n o 3 4 6 : codice composito cartaceo di dodici elementi; con u l t e r i o r i tiquaria nelle collezioni venete al tempo ra, overo Trattato diviso in due libri, C e - della Serenissima, R o m a , 1990, p. 153 sena 1657, p . 2 1 7 . ( I I ed. 2 0 0 2 ) . L'inventario di B a r t o l o - 1 2 meo della Nave: Inventory of pictures in ca redatta da G . B e n z o n i , ad v o c e m in " T h e B u r l i n g t o n M a g a z i n e " , 123, Giovanni Michiel, i n Dizionario 1 9 8 1 , p. 6 0 2 . the coìlection of Bartolomeo della Nave, mia llth century, with annotations circa ì 694-5, i n E . K i r k h a m Waterhouse, Paintings from Vertice fot seventeenth cen- D i riferimento quelli già rilevati da J . Fletcher, Marla voce biografi- Biogra- G.A. Capellari Vivaro, Campidoglio Marciana, ms. I t . V I I , 17 ( 8 3 0 6 ) , f. 7 5 i \ E . A . C i c o g n a , Intorno la vita e le opere di Marcantonio P. R y l a n d s , Palma il Vecchio... cit., i n "Memorie Michiel patrizio veneto, dell'I. R. Istituto veneto dì p. 41 scienze, lettere ed arti", I X , 1860, pp. * Ivi, p. 42. 3 5 9 - 4 2 5 ; E N i c o l i n i , L'Arte 3 9 /w,p. 39. na del Rinascimento 411 A S V e , Scuole piccole e suffragi, Scuola Napoleta- e la lettera di Pietro Summonte a Marcantonio Michiel, N a - di santa Maria Maogiore, b. 99, fascico- poli 1925. J . Fletcher, Marcantonio lo X I I , c. 16r. chiel: his fricnds and coìlection, i n " T h e 41 B u r l i n g t o n M a g a z i n e " , 1 2 3 , 1 9 8 1 , pp. A S B g , Notarile, Bonadeo Valle fu Ber- Mi- nardino, b. 9 0 5 , reg. " 1 5 2 0 - 1 5 2 1 " . 4 5 3 - 4 6 7 ; anche C . Neerfeld, 4 2 ria per forma di diaria". La cronachistica A S V e , Sant'Antonio di Castello, b u - veneziana sta 4, t o m o I I , carta 48r. 4 3 Per la documentazione relativa a E l e n a Valier, cfr. A . M e r c a t i , Storici, "Histo- contemporanea a cavallo tra il Quattro e il Cinquecento, Venezia 2 0 0 6 . 5 3 I n effetti i l manoscritto a n o n i m o critici d'arte e documenti a proposito di e anepigrafo che E m a n u e l e C i c o g n a una pala di Palma il Vecchio, i n " R e n - in data 12 aprile 1842 i n una lettera diconti. A t t i della Pontificia A c c a d e - all'ingegner G i o v a n n i C a s o n i c e r t i f i - mia di A r c h e o l o g i a " , I I I , ca subito c o m e Diario di M a r c a n t o - X V , 1939, pp. 2 1 - 3 5 [rist. i n Saggi di nio M i c h i e l , c o n la serie di r i l i e v i che storia e letteratura, I I , R o m a 1982). poi r e n d e r à pubblici quasi 4 4 dopo - è i l C o d d . C i c o g n a 2848 d e l - Romana A r c h i v i o Segreto Vaticano, Fondo Per O r s a Malipiero: R . G a l l o , hi chiesa di Sant'Elena, ventanni la B i b l i o t e c a C o r r e r — lo mostra nel Veneto, b. 1 7 1 3 , A - B - C . 4:1 a cura del C o - 1512 ben altrimenti occupato e i n teressato. m u n e di Venezia, Venezia 1926, pp. 3 4 4 9 - 5 3 ; su D o m e n i c o d ' A l e p p o : E . A . critica promessa da R o s e l l a L a u b e r C i c o g n a , Delle — c u i si debbono v a r i interventi su Iscrizioni Veneziane, I n attesa — infine! - dell'edizione I l I . V e n e z i a 1830, pp. 3 9 6 - 4 0 0 , n . 16. M i c h i e l — d o b b i a m o affidarci a No- C i c o g n a ci informa che M a r i a , so- tizia rella di O r s a , s p o s ò u n c o m p o n e n t e metà del secolo XVI della famiglia Z o n , proprietaria u n Ritratto d'Opere di Disegno nella prima esistenti in Padova di Cremona Milano Pavia Bergamo Crema di un Cavaliere di Malta e Venezia scritta da un anonimo di quel di Palma. tempo, pubblicata e illustrata da D. Iaco- ""'Venezia, Biblioteca C o r r e r , ms., P.D. po Morelli, custode della regia biblioteca 3 0 7 , fase. I " P a l m a " . di San Marco di Venezia, Bassano 1800; 4 7 E Stefani, L'Adorazione assai", Veneto, Venezia, B i b l i o t e c a nazionale transaction, i n " I t a l i a n Studies", v o i . V I I . 1952, l , p p . 1-23. cantonio Michiel, "che ha veduto fico degli Italiani, v o i . 7 4 , R o m a 2 0 1 0 . tury England: some records of a forgotten 3 7 problemi di consunzione rispetto a dei Magi di cui segue M . M i c h i e l , Notizia d'opere "'Inventario de l i beni de ser Iacopo P a l m a " | 43 Renzo Villa zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Uscire dal Tempo e dalla Storia "S e capiti a u n tratto tra erbe di pietra, più splendenti nel m a r m o che nella realtà, e se vedi un fauno giocare c o n una ninfa, entrambi p i ù felici nel bronzo che nel sogno, puoi lasciar cadere il bordone dalle m a n i stremate: sei nell'Impero, amico." (Iosif Aleksandrovic Brodskij) M o r e n d o i l 20 settembre 1501 i l doge Agostino Barbarigo "de ani 83 inzerca, sì per la decrepitade del tempo, come agravato de infirmitade" non fu affatto rimpianto: p e r c h é "edam c u m 1 cativa famma, et m a x i m e di miserissimo P r i n c i p e " , avidissimo dunque, senza eguali "la malia fama, che, da misser Christofal M o r o i n qua, n i u n doxe taliter è morto. C h e era una meraveja a udir le maledition ognun l i dava, per la superbia, rapacità, tenacità, avaritia era i n l u i , et 2 acceptar de presenti" . L'avarizia è poi avidità quando n o n concussione: i Correttori alla Promissione Dogale ebbero mandato dopo la sua morte di mettere u n freno al successore affinché n o n si facesse potente come i l Barbarigo, e fu decisa seduta stante l'istituzione nuovissima: gli Inquisitori sopra il Doge defunto. U n ' a l t r a delle infinite magistrature veneziane che si impegnava per controllare tutto e tutti: il consiglio di dieci troverà anche i l modo di istituire, i l 20 3 dicembre 1527 gli Esecutori contro la bestemmia , i l che n o n i m p e d i r à ai veneziani di inventare e coniare e usare c o n assoluta serenità le p i ù fantasiose e atroci bestemmie, tipiche d'altra parte di una religiosità particolarmente idolatra e "mediterranea". Intanto gli Inquisitori sopra il Doge defunto condanneranno gli eredi del Barbarigo a rifondere allo Stato 7600 ducati. Per concludere: nei Diarii del Sanuto il personaggio è iroso, avido, arrogante e vendicativo; ma era stato anche piuttosto astuto nel sottrarre i l regno di C i p r o alla povera C a t e r i n a C o r n e r , che credeva d'essere sicura essendo la "figlia adottiva di San M a r c o " : comunque ai veneziani quell'avarizia dava assolutamente fastidio, essendo il loro tratto usuale. D u n q u e , "sotto questo Doge Venetia fu i n grandi fastidj", n o n tanto da imputare a l u i e alla politica che i n lui si riconosceva, quanto nel m o v i m e n t o sempre p i ù convulso dello scacchiere europeo, nell'impossibilità di raggiungere un nuovo equilibrio fra gli Stati italiani, nella forte ripresa dell'avanzata turca. E b e n c h é al giovane Iacopo N i g r e t i che diventava i n quegli anni Maestro pittore, della grande politica dovesse interessare poco o nulla, tuttavia non poteva ignorare quanto si commentava tutto i l giorno e tutti i g i o r n i nelle calli e sulle soglie delle botteghe. Soprattutto: dalla primavera del 1499 la R e p u b b l i c a era i n guerra col Turco, e nell'agosto Palma. Martirio di san Pietro (particolare) Alzano L o m b a r d o useo d'Arte Sacra San M a r t i n o ^ capitano generale da mar A n t o n i o G r i m a n i aveva subito un'umiliante sconfitta complessiva, esito di una serie di scontri da C a p o Z o n c h i o alle isole della Sapienza e Zante, senza riuscire 45 zyxwvutsrqponmlk S i m o n e B i a n c o , Busto di dotimi B e r l i n o , Staatliche M u s e e n zu Berlin mai a sfruttare l'artiglieria posta sulle galere grosse — e pensare che avevano montato ventotto bombarde soltanto sulla nave di Leonardo Vendramin — n é pareva saper farsi ubbidire o prendere l'iniziativa: i l tutto davanti ai "due occhi della R e p u b b l i c a " le fortezze di M o d o n e e C o r o n e , da c u i dipendeva la sicurezza della navigazione verso l ' E g e o . Perse definitivamente, l'anno dopo, conquistate dal sultano Bayezid, che o r m a i conosceva i limiti della flotta v e neziana. N e l frattempo i turchi - i n realtà bande di genti delle montagne croate - avevano superato il Tagliamento, razziando, bruciando e facendo centinaia di p r i g i o n i e r i ; e a n o v e m bre i l G r i m a n i accusato di codardia era portato aVenezia c o n i ferri ai piedi fra l'ira di una folla avvilita che voleva linciarlo. G l i u n i c i che lo difendevano erano 1 figli, fra c u i u n già noto cardinale. I n realtà i l ricchissimo mercante G r i m a n i , che s'era fatto dal nulla e aveva acquistato la porpora cardinalizia — da papa B o r g i a al prezzo di almeno 25.000 ducati! — per i l figlio D o m e n i c o , p r i m o collezionista veneziano e per a n t i c h i t à e per opere ponentine, aveva scarsa esperienza militare, nessun desiderio di essere capitano general, era incerto e insicuro e anche invidioso dell'Andrea Loredan molto amato dalle c i u r m e e inviato da C o r f ù ; le singole responsabilità potevano anche essere ripartite fra altri capitani. I l tutto p e r ò era u n p r i m o campanello d'allarme per la marineria veneziana: anzi una campana a stormo. Segue, come sempre, l'illusione della ripresa: con la vittoria a Santa M a u r a , il 30 agosto 1502 da parte della flotta guidata da Jacopo Pesaro. U n episodio che tranquillizzerà a lungo la città e sarà ricordato per molti anni a venire, e glorificato da T i z i a n o . C o n la pace del maggio 1503 si mette fine alle scorrerie i n F r i u l i e metabolizzano le perdite di M o d o n e e C o r o ne, tanto che negli ultimi mesi del 1504 P r i u l i annota che " l i populi et nobelli et citadini, principiava alquanto respirare et reffarssi, p e r c h é heranno strachi et strusiati et mal contentti 46 | Uscire dal T e m p o e dalla Storia 4 dele guere et tribulatione" . Incauti: proprio quello è l'anno del ritorno del convoglio delle galere grosse da Alessandria d'Egitto senza carico alcuno di spezie, solo sete grezze e cotoni: un disastro economico per c h i aveva investito. L e spezie se le sono comprate direttamente dai produttori sulle coste del Malabar i portoghesi che hanno accettato e sfidato i rischi della circumnavigazione dell'Africa: due anni di viaggio fra andata e ritorno, m a poi utili favolosi. I l successore del Barbarigo è Leonardo Loredan: considerato i n fondo u n mediocre, ma portato al dogado da tanti parenti e m o l t i amici, si troverà a rappresentare la R e p u b b l i c a nella sua epoca p i ù difficile e gloriosa, amara e tragica: e lo farà per ben vent'anni. Sessantacinquenne all'elezione si m o s t r e r à p i ù coriaceo e tenace, e sostanzialmente rappresentativo, di quanto tutti avessero ipotizzato. E v i d e n t e m e n t e l ' u n i c o che ne avesse compreso la dignità era stato G i o v a n n i B e l l i n i : autore del p i ù nobile ritratto di doge mai realizzato. D u n q u e i n quegli anni i l giovane di Serina è già arrivato aVenezia; i l suo non è affatto u n caso isolato, anzi. R i e n t r a i n u n fenomeno noto, e passato quasi i n proverbio: e quale fosse l'opinione comune ce lo ricorda assai vivacemente i l Bandello, nella sua trentaquattresima novella: " V i dico che a B e r g a m o e per i l contado sogliono per l'ordinario gli u o m i n i esser molto trafficatori, come sono i genovesi. E questo avviene p e r c h é la città loro e quasi tutto il territorio è montuoso, aspro, orrido, sassoso e per la p i ù parte e r m o e sterile di modo che, se n o n fosse la fertilità del piano dei luoghi de la L o m b a r d i a v i c i n i , n o n si troveria vettovaglia i n Bergamasca per tre mesi l'anno. Per questo conviene che c o n industria e sottigliezza d'ingegno cerchino i l vivere e s'acquistino i l modo di mantenersi e a' casi loro proveggiano c o n l'altrui soccorso. I n d i si vede che degli otto i cinque se ne vanno qua e la per i l mondo, guadagnando c o n sudore e fatica grandissima c i ò che ponno, e risparmiando p i ù che sia possibile nel vestir e mangiare, quando mangiano a le spese loro, che se sono i n casa d'altri divorano come bei lupi. E certo io osarei santamente giurare che n o n sia nel mondo parte, 5 quantunque lontana e rimota, ove n o n c i sia alcuno bergamasco che traffichi" . N o n trafficano soltanto, i bergamaschi di Serina — forse anche A n t o n i o N i g r e t i , come farà poi i l figlio B a r t o l o m e o — ma si provano nell'arte pittorica. E m i g r a n o i n Laguna diversi giovani, u n gruppo c o n tratti c o m u n i m a spiccate i n d i v i d u a l i t à , che manterranno i l legame con la patria con l ' i n v i o di opere, le tante pale e palette veneziane pagate dagli espatriati, segno di pietà m a anche " u n modo per gli emigrati di mantenere u n riconoscente contatto con la loro 6 t e r r a " e mostrare anche i l prestigio e c o n o m i c o raggiunto i n Laguna. I giovani di questa leva "si chiamarono Santacroce, Gavasio, Previtali, B o n e t t i , C a r i a n i , e P a l m a " . F u u n "vero flusso m i g r a t o r i o " originato da tradizioni locali m a ancor p i ù da legami d'arte nati dall'"iniziale importazione in Valle B r e m b a n a di opere di artisti dell'area 'belliniana' ( B o l d r i n i , Lattanzio da 7 R i m i n i , ' A n t o n e l l u s ' , Cristoforo Caselli, gli stessi C i m a e C a r p a c c i o ) " . G i u n t i i n Laguna, questi giovani guardano tutti, ovviamente, al patriarca, G i o v a n n i B e l l i n i . A l c u n i riescono a entrare nella sua bottega e collaboreranno c o n l u i , o v i faranno brevi alunnati, o invece l'avranno come riferimento lavorando presso altri, a cominciare dal già celebre, anche l u i delle terre del D o m i n i o , C i m a da Conegliano. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVU Confronti pubblici fra arti e artisti Per questa leva bergamasca c ' è l'esperienza, sempre e c o m u n q u e necessaria per essere r i conosciuti maestri, e q u i n d i entrare n e l l ' A r t e dei pittori, m a c ' è anche una straordinaria occasione di pubbliche l e z i o n i . Venezia è u n museo pubblico: lo è anzitutto per le chiese, ove su altari i n continuo r i n n o v a m e n t o sono poste le pale che determinano s v o l g i m e n ti, r i c o n o s c i m e n t i , r i v o l u z i o n i , o aggiornamenti dell'arte pittorica. T u t t i avevano potuto vedere, giudicare, confrontare la pala del maestro siciliano A n t o n e l l o a San Cassiano, tutti apprenderanno i n quell'incredibile laboratorio che era divenuta la chiesa di San Giobbe. L ' u l t i m o decennio del Quattrocento e i l p r i m o del C i n q u e c e n t o sono tutto u n confronto, r a w i c i n a t i s s i m o e rapido, di esercizi di stile, di soluzioni nuove, di affinamenti d'arte: C i m a a San G i o v a n n i i n Bragora, Sebastiano L u c i a n i a san G i o v a n n i C r i s o s t o m o , C a r p a c c i o alla Uscire dal T e m p o e dalla Storia | 47 Scuola degli S c h i a v o n i sono fatti p i t t o r i c i fra loro diversi m a a cadenza ravvicinata. E n o n soltanto le chiese, anche le Scuole sono visitabili dai giovani pittori che studiano le n o v i t à . O v v i o poi che spettatori e artigiani n o n guardino soltanto alla pittura: l'attività dei cantieri è continua, M a u r o Codussi ha lasciato da compiersi una facciata sul C a n a l Grande — sarà poi Palazzo V e n d r a m i n C a l e r g i — di n o v i t à e misura esemplare, mentre le sue facciate di San M i c h e l e i n Isola e San Z a c c a r i a continuano a essere riconosciute c o m e le p i ù misurate e perfette espressioni della specificità veneziana. E n o n parliamo p o i della t e r r i b i l i t à del m o n u m e n t o nuovo e grandioso: u n B a r t o l o meo C o l l e o n i tutto splendente d'oro su u n elegantissimo piedistallo, pura reinvenzione di are antiche, i n campo Santi G i o v a n n i e Paolo. L'arte è pubblica, pubblici sono i confronti, pubblici anche i gesti r i v o l u z i o n a r i , c o m e gli affreschi al Fondaco dei Tedeschi: " G i o r g i o n e ha dipinto su scala m o n u m e n t a l e e i n esterno; il che spiega anche l ' i m m e d i a t a risonanza che ha avuto la sua 'maniera m o d e r n a ' di dipingere: le opere i n c u i essa si manifestava, accese di quel nuovo fuoco che egli aveva c o m u n i c a t o alla pittura, erano là, i n pienfrari a luce, sotto gli o c c h i di tutti"". M e n t r e i suoizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA paeseti per i c o m m i t t e n t i privati, come quelli i n casa V e n d r a m i n , restano ignoti ai p i ù , e a m m i r a t i da p o c h i e selezionati ospiti, l'arte veneziana — quella pubblica appunto — va costruendo anche i l suo ordine di grandezza. C h e - vai la pena forse di premetterlo - n o n è assolutamente i l nostro. A n z i t u t t o p e r c h é , ha osservato D a v i d R o s a n d , c o m e la nostra visione della Venere di Urbino di T i z i a n o è 9 mediata dallo scandalo dell' Olympia di M a n e t , così i l conoscere " c i ò che è venuto d o p o " muta del tutto la nostra percezione, e ben lo sanno gli storici. N é i l loro lavoro di Sisifo riesce, sovente, a farci vedere c o n gli o c c h i del tempo o, perlomeno, c o n o c c h i p i ù prossimi a quelli del pubblico per c u i l'opera d'arte era stata realizzata, alle c u i attese aveva risposto, i n una richiesta che spostava p i ù avanti l ' o r i z z o n t e anche del gusto. L o spazio del dialogo fra artista e pubblico s'è fatto p i ù fitto, nella R e p u b b l i c a , i n una città ove ogni fatto d'arte è celebrato di fronte a tutti. O v v i a m e n t e parametri e conoscenze sono diversi da quelli che c i aspetteremmo: i n quel decennio tutti v i sanno indicare dove lavora l'artista p i ù celebrato, l'autore del C o l l e o n i e dei pili portastendardi davanti a San M a r c o : Alessandro "del C a v a l l o " , di c u i dopo cinque secoli resta il toponimo i n una corte, m a il nome n o n è conosciuto dai p i ù (è Alessandro dei L e o pardi); invece all'epoca nessun veneziano ricordava p i ù quell'incapace del Verrocchio, i l c u i tentativo di fondere i l cavallo del C o l l e o n i è finito così male da m o r i r c i (lo ammette Vasari). Tutti sanno c h i è S i m o n e B i a n c o apprezzatissimo per come sa lavorare all'antica, imitando e ricreando perfettamente la statuaria romana. Tutti ne sono entusiasti: N i c c o l ò L i b u r n i o lo celebra i n versi, A r e t i n o lo esalterà,Vasari naturalmente lo rivendica come fiorentino, gongo1 lando che le sue teste all'antica fossero richieste fin i n Francia ".Tutti aVenezia riconoscono il volto affilato del p i ù grande e p i ù vecchio, e sempre gentile e curioso di novità e di energie giovanili, G i o v a n n i B e l l i n i ; per quasi tutti G i o r g i o n e è u n frescante, capace di figure e n o r m i ; T i z i a n o Vecellio d i v e n t e r à T i z i a n o , per tutti i l p r i m o e indiscusso, solo dopo quel grido di luce che è VAssunta ai F r a r i , u n grido che ancor oggi echeggia. Intanto tutti ammirano nelle solenni e frequenti processioni gli stendardi dipinti, da cui apprendono storie e gesta di santi e n o m i di artisti, di c u i oggi n o n abbiamo che labili tracce. M a è poi diverso i l rapporto fra le arti: le pietre e i m a r m i che colorano la città coprono gli intonaci p i ù poveri; i vetri che producono e riflettono l u c i e c o l o r i inarrivabili sono decoro e onore di tavole e palchi; le collezioni private cercano monete antiche, avori, pietre, medaglie, ma anche conchiglie e rarità coralline: su tutto p e r ò dominano le stoffe, le drapperie, le vesti di c u i ciascuno sa valutare valore, rarità e varietà, mentre si diffondono e replicano i disegni e le forme dei concorrenti turchi, insieme ai draghi, alle peonie, ai fogliami esotici del p i ù lontano O r i e n t e . N o n a caso di Palma si a m m i r e r à soprattutto l'arte mimetica che ristabilisce i l sentore della seta, come nel drappo d'onore alle spalle della M a d o n n a , nella pala della cappella C a p r a a V i c e n z a . 48 | Uscire dal T e m p o e dalla Storia N e l gran sfidarsi di arti e di artisti crescono le rivalità. N e i p r i m i anni del nuovo secolo Alvise V i v a r i n i lavora alla grandezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Pala dei Milanesi per la cappella di Sant'Ambrogio ai Frari: commessa significativa p o i c h é n o n affidata a un pittore padano m a lagunare, anzi muranese, in dialogo c o n i lapicidi r i u n i t i nella Scuola dei L o m b a r d i . C o n t r o di loro era esplosa la rabbia dei taiapiera locali, il 25 ottobre del 1491 : " I forestiere c i o è m i l a n e x et de le terre aliene sono al numero de cento e X X V I et l i vanno appresso de presente fanti de cercha cinquanta i quali 11 sono delle terre a l i e n e " . E per di p i ù i lombardi si rifiutano di insegnare i l mestiere ai giovani veneziani! L'appello ai Provveditori di Cornuti è circostanziato, m a inutile: da anni i lavori a Palazzo D u c a l e sono affidati alle maestranze aliene: ad A n t o n i o R i z z o , ai fratelli Bregno e, soprattutto, ai potenti e organizzati Lombardo, di gran lunga i m i g l i o r i : il padre Pietro, che fino a prova contraria era veneziano dal 1474, e i figli T u l l i o e A n t o n i o , nati e cresciuti i n Laguna. Fra loro e i pittori m e n o chiusi nel localismo artigianale, il dialogo-confronto è continuo: Uscire dal T e m p o e dalla Storia | 49 anche i n conversazioni strette come quelle fra i l sublimezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDC San Sebastiano di C i m a oggi a Strasburgo e le statue di T u l l i o per i l m o n u m e n t o V e n dramin, poi riprese anche nel C r i s t o del Battesimo di San G i o v a n n i i n Bragora col classicismo che C i m a sa costruire i n perfezione di canone, per chiarezza ed equilibrio. A n c h e Alvise V i v a r i n i ha accettato la sfida della scultura e costruisce una pala splendente per ricchezza prospettica e orgoglio di trattamento espressivo, lavorando indefessamente fino alla morte, i l 28 settembre 1507. M e n t r e i l perfezionamento dei teleri che lascia i n c o m p i u t i sarà dato a G i o v a n n i B e l l i n i , la pala dei F r a r i è affidata a M a r c o Basaiti, che intanto di suo realizza una Santa Caterina oggi a Budapest "torreggiarne contro i l cielo nitido di smalto ed i l paesaggio lontano, simmetricamente ripartito, coi panni ad asciugare mossi dal 12 v e n t o " . Q u e l "grande, negletto, e purtroppo pochissimo documentato, Marco Basaiti" una presenza che c i stupisce ogni volta, come quella di " V i n c e n z o Catena, u n po' m e n o grande, i n po' m e n o negletto, assai 13 meglio documentato" ; i l C a t e n a pittore umanista, colto, assai r i c c o e sempre socievole: ha accolto il G i o r g i o n e della cosiddetta Laura, poi quando Sebastiano del P i o m b o torna brevemente i n Laguna nell'agosto del '28, per i l m a t r i m o n i o della sorella A d r i a n a , V i n c e n z o è compare di nozze. Catena realizzerà tra l'altro una Giuditta intorno al 1517 che deve essere vista accanto alle donne di Palma per apprezzare la differenza fra quelle e questa, sintesi realizzata da c h i ha conosciuto benissimo G i o r g i o n e e ha osservato attentamente lombardi e leonardeschi, ricavandone u n proprio classicismo. C o n — forse — l'ironia del ritratto idealizzato della donna che l'ha ammaliato - sarà una delle sue mamole ricordate in testamento: R o s a da Scardona o M a r i a da V o l t o l i n a ? 14 Da cui deriverebbe l'autoritratto c o m e Oloferne. I n ogni caso lo spadone di lei è proprio l'autentico i n uso ed esercizio per i giovani rampolli del patriziato: sarà stato nell'armeria di casa Catena. Tutti confrontano e vogliono imporre confronti. Addirittura a G i o v a n n i B e l l i n i , di cui ai p r i m i del secolo è testimonianza preziosa lo scambio di lettere c o n Isabella d'Este, accompagnata dalle mediazioni di Pietro B e m b o , le scuse e le insistenze di M i c h e l e V i a n e l l o e le spiate dell'agente liutaio L o r e n z o Gugnasco. G i o v a n n i è i l p r i m o che afferma e rivendica una libertà assoluta di creazione e autonomia stilistica. B e n sapeva quanto la signora di Mantova amasse mettere " a paragone" i diversi artisti, secondo u n modello che le veniva per li rami dal L i o n e l l o d'Este inventore della gara fra Jacopo B e l l i n i e Pisanello. A n c h e per questo Isabella aveva chiesto a C e c i l i a Gallerani, ora contessa B e r g a m i n i , l'amante precocemente sfiorita di L o dovico Sforza (la Dama con l'ermellino, quando era ancora snella) di poter aver i l ritratto che le aveva fatto quel Leonardo pittore alla corte milanese, per "confrontarlo" c o n G i o v a n n i B e l l i n i : "Essendo hogi accaduto vedere certi belli retracti de Z o a n n e B e l l i n o siamo venute in ragionamento de le opere de Leonardoi c o n i desiderio de vederle al paragone de queste". L a cortesissima signora B e r g a m i n i , "che tutti gl'ingegni della sua età da sommo desiderio di 1 conoscerla erano a c c e s i " ' i n v i a la sua immagine (che Isabella restituirà i n u n mese) n o n senza avvertire amaramente "esser fatto esso ritratto i n una età sì imperfecta che io ho poi cambiato tutta quella effige": altro che imperfecta! E r a giovanissima, sui diciassette anni e davvero de16 liziosa la giovane C e c i l i a , p o i sfiorita, e amaramente cosciente d'esserlo . I fatti si assiepano: nel settembre del 1506 è esposta al pubblico la Pala del Rosario di A l brecht D i i r e r dai c o l o r i lucidi, smaltati e freddi. Opera innovativa, per assenza di collegamento con l'architettura, totale apertura nello spazio di personaggi ritratti realisticamente, p o n e n 50 | Uscire dal Tempo e dalla Storia G i o v a n Battista C i m a da C o n e g l i a n o , San Sebastiano Strasburgo, M u s é e des Beaux-Arts Marco zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA do direttamente i n scena i confratelli e i maggiorenti della c o m u n i t à Basaiti, Santa Caterina Budapest. Szépinuvészeti M t ì z c u i n .• >• Catena. Giuditta 1 1 1 • cinque mesi. L a Festa del Rosario n o n soltanto deve moltissimo alla Pala Barbarigo e alla Pala di di Oloferne San Zaccaria di B e l l i n i , ma anche alla tecnica del disegno sottostante con pennello, oltre che Venezia. Pinacoteca Q u e r i n i Stampali! tedesca, mostrandoci poi in modo quasi strafottente i l pittore con cartiglio, che c i dice di aver fatto l'opera i n appena a l gusto e taglio del ritratto veneziano. A n c h e se c i ò che resta di mano di D i i r e r è poco, e le 17 ridipinture molto estese , riconosciamo con facilità Massimiliano che diverrà imperatore del Sacro R o m a n o Impero, il duca E r i c h di B r u n s w i c k , i Fugger e forse l'architetto del Fondaco Gerolamo di Augusta; fra i latini alle spalle del pontefice, A n t o n i o Soriano, patriarca di V e nezia, e D o m e n i c o G r i m a n i . G i à patriarca di Aquileia, i l G r i m a n i varie volte e n t r e r à "papa in conclave", uscendone sempre e solo porporato. G l i avrà dato p i ù soddisfazione il possesso del p i ù bel Codice miniato del p r i m o C i n q u e c e n t o , concepito come opera che potesse r i v a leggiare con le ore dei fratelli L i m b o u r g , testimone prezioso dei legami di collezionismo fra le Fiandre e Venezia. Larga l'eco della presenza i n Laguna del tedesco già noto e imitato per le stampe che hanno u n successo incredibile, per c u i " i l D u r o " denunciava a chiare lettere quanto i veneziani gli saccheggiassero le sue invenzioni. M a r c o Basaiti ad esempio r i p r e n d e r à l'Adamo ed Eva di D ù r e r intorno al 1508, cosa che p i ù tardi farà anche Palma, come i n diverse composizioni faranno Benedetto D i a n a , sempre rotondeggiante e sempre delizioso nelle scelte di c o l o r i quasi d'acquerello, rosa, a z z u r r i e gialli di leggerezza incantevole e i l ben p i ù rigido Lazzaro Bastiani, chiamati a dipingere gli stendardi (chissà com'erano al vento!) per i nuovi pennoni di piazza San M a r c o sui pili di Alessandro dei Leopardi posti nel 1505 e 1506. L e arti e gli artisti non l'avvertono, m a agli scricchiolii di una potenza che ha raggiunto i l culmine della ricchezza, si aggiungono eventi che parvero ai p i ù altrettanti segni di malaugurio. A parte gelate, alluvioni, comete e u n terremoto, nel 1505 brucia completamente i l F o n daco dei Tedeschi, luogo di raccolta, vita e c o m m e r c i o della nazione todesca con cui si fanno ottimi affari; ricostruito i n gran fretta, splendidamente decorato da G i o r g i o n e e da T i z i a n o , resterà poi a lungo quasi inattivo per il conflitto c o n l'imperatore Massimiliano. Durante u n inverno eccezionalmente rigido b r u c e r à tutto i l mercato di R i a l t o , e questa volta ci vorranno Uscire dal T e m p o e dalla Storia | 51 più di dieci anni per ricostruire l'intera area; e poi ancora nel 1512 tutto i l lato nord di piazza San M a r c o sarà devastato da una conflagrazione. E per n o n risparmiarsi nulla, due cicli di peste si susseguono a breve distanza: a quella del 1503-1504 fa pronto seguito quella del 1510. L a decorazione del nuovo Fondaco da parte di G i o r g i o n e è una n o v i t à assoluta, un'affermazione grandiosa che tutti possono vedere, commentare e ammirare. Per i c o n t e m p o ranei veneziani G i o r g i o n e è u n personaggio al limite della sregolatezza, anche musico e compagnone; p i ù sobri i suoi due p i ù giovani " c r e a t i " Sebastiano e T i z i a n o . L a sconvolgente m o d e r n i t à e i l gigantismo delle figure del Fondaco esercitano un'imperiosa influenza sulla generazione dei giovani, e ovviamente su Palma. E un'autentica sirena della "maniera m o derna" quella che affascina dalla facciata decorata c o n u n piglio e un'energia risoluta che soltanto u n personaggio come G i o r g i o n e poteva affrontare e terminare entro l'autunno del 1508. I l seguito è di u n giovane tanto sfrontato quanto talentuoso come i l cadorino Vecellio, nel lato sulle M e r c e r i e . L a gran donna che impugna la spada — e ancora quella larva strappata e posta al fondo delzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA portego attuale della C a ' d ' O r o ha u n commovente empito d'energia — n o n è altro che l'ennesima variante di Venetia/Justitia, una costante da Jacobello del Fiore agli splendidi bassorilievi di quel grande artefice cui si dà i l nome di Filippo Calendario, sulla fac1 ciata di Palazzo D u c a l e verso la piazzetta, luogo eponimo della giustizia della Serenissima ". G i o r g i o n e e T i z i a n o s'erano trovati subito u n altro ambizioso giovane altrettanto energico, a far loro da contendente sul mercato anche delle commesse pubbliche: i l Sebastiano L u c i a n i precocemente energico nella pala per san G i o v a n n i C r i s o s t o m o ; da mezzo m i l l e n n i o c i guardano sempre dall'altar maggiore tre ragazze, fra i l severo e l'indifferente, che saranno, per i l 1 giovane bergamasco N i g r e t i alle p r i m e prove, un'autentica r i v e l a z i o n e ' . Sebastiano è anche 2 forse i l Giovane in pelliccia che si volta di M o n a c o (n. 524) ": è certamente i l grandioso autore, intorno al 1509, delle ante d'organo per San B a r t o l o m e o di R i a l t o , la chiesa della nazione tedesca (oggi all'Accademia). E da Sebastiano Palma trarrà, i n particolare, queiPombreggiare gli occhi, dando a essi una p r o f o n d i t à , e a volte quella misteriosa stanchezza e intensità che lo differenziano da tutti gli altri. N e l l a narrazione n o n soltanto di alta qualità letteraria, m a soprattutto di forte vena romanzesca, con i n c o n t r i improvvisi, svolte inattese, agnizioni e drammatiche perdite che caratterizza tutte le Vite di G i o r g i o Vasari, u n romanzo p i ù che una storia, i l breve passaggio i n Laguna di Leonardo nell'anno 1500 avrebbe mostrato improvvisamente la v i a a Z o r z o da Castelfranco. Alla vista di "alcune cose di mano di Lionardo, molto fumeggiate e cacciate, come si è detto, terribilmente di scuro. E questa maniera gli piacque tanto, che mentre visse, 52 | Uscire cial T e m p o e dalla Storia zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Giovanni sempre a n d ò dietro a quella: e nel colorito a olio la i m i t ò grandemente", scrive Sebastiano Luciani, Sii» Crisostomo ira i santi Caterina (Alessandria, Maddalena, Lucia, nelle Vite del 1568. C e n t ' a n n i dopo B o s c h i n i gli r i s p o n d e r à per le r i m e : " D o v e e l V i n c i xe sta, no xe sta mai Nicola, Giovanni Battista e Liberale / Z o r z o n , n e ' l V i n c i dove sta Z o r z o n : / Sta so busia no ghe farò mai bon: / sti conti i n su le Venezia, chiesa di San G i o v a n n i prime è sta f a l a i . . . " . G i o r g i o n e avrebbe avuto la "rivelazione" del dar vita alle ombre da L e o - Crisostomo nardo, ma poi l'avrebbe anche rapidamente oltrepassata con quella sua tecnica di soffusione di luci e di morbidezza diafana di carni come nel Giovinetto con freccia ora a V i e n n a . I n ogni caso troppo breve e insipido fu i l passaggio di Leonardo aVenezia nel marzo 1500: oltre a prestare " a Salì ducati 3 d'oro, i quali disse volersene fare u n paio di calze rosate co' sua fornimenti" — unico appunto lagunare sul Manoscritto Arundeì, folio 229 verso — ed evidentemente ad a m mirare ancor p i ù i l già "vaghissimo di grazia e di bellezza" Salai, non si ha notizia d'altro sulla Serenissima, da l u i ; n é di alcun tipo di incarico, dalla R e p u b b l i c a . M a comunque transitano e lavorano altri che la lezione leonardesca hanno conosciuto da vicino, come G i o v a n n i A g o stino da L o d i , tra l'altro c o n la Pala dei Barcaioli di San Pietro martire a M u r a n o e la Lavanda dei piedi datata 1500; e sono passati A n d r e a Solario e Francesco G a l l i detto " N a p o l e t a n o " che aVenezia muore nel 1 5 0 1 . E intanto è attivo u n sintetizzatore di stili i n una versione sempre i personale, calda e luminosa quale i l ferrarese B o c c a c c i o B o c c a c c i n o , autore della pala - ese- zyxwvutsrqponm A n d r e a P r e v i t a l i , Annunciazione M e s c h i o d i V i t t o r i o V e n e t o , chiesa guita entro i l 1502 — di San G i u l i a n o , ancorazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA in situ, u n omaggio al patriarca G i o v a n n i B e l l i n i di Santa M a r i a A n n u n z i a t a con soluzioni nel gusto ferrarese per l'eleganza dei gesti delle slanciate figure di santi. I n realtà la scelta giorgionesca va collocata i n u n preciso mutamento di gusti, di c o m mittenze, di letture e di richieste che va chiudendo definitivamente la fase dell'umanesimo veneziano i n quel p r i m o , decisivo decennio del C i n q u e c e n t o . L'orientamento umanistico a Venezia aveva saputo convergere c o n la m e n t a l i t à mercantile: " P e r esempio i l senso dei v a l o r i terreni e l'atteggiamento morale nei confronti della ricchezza, i l pieno riconoscimento dell'importanza dell'agire umano e l'etica del successo, l'avversione per la vita contemplativa, l'autonomia del magistero ecclesiastico, i l distacco da certi tipi di devozione e da m o d u l i ascetici che assumevano volentieri forme anticlericali, l'esigenza della precisione, l'afferma21 zione di indirizzi r a z i o n a l i s t i c i " . O r a a questi aspetti si aggiunge u n nuovo prestigio delle arti meccaniche, della matematica, delle tecniche mercantili ed economiche, la secolarizzazione del passato, l'indagine razionale sul corpo. Alla prolusione d e l l ' I 1 agosto 1508 di L u c a Pacioli i n San B o r t o l o m i o di R i a l t o , sul quinto libro degli Elementi di E u c l i d e assistono a l 22 m e n o 500 persone, ed è tutta l'intelligenza v e n e z i a n a . C ' è , tra gli altri, quel liutaio L o r e n z o Gusnasco da Pavia, l'informatore puntuale di Isabella, l ' u n i c o che aveva segnalato i l passaggio di Leonardo a Venezia nel 1500, e che c e r c h e r à di soddisfare la marchesa dopo la morte improvvisa di M i c h e l e V i a n e l l o presso c u i abitava, i l che apre alla marchesa la possibilità di pescare i n quell'eccellente collezione. Nell'arco del p r i m o decennio del C i n q u e c e n t o , decennio formativo quanto m a i c o m plicato per collocare le p r i m e opere di Palma, un riferimento sarà stato anche i l coetaneo e conterraneo A n d r e a Previtali — bergamasco di B e r b e n n o i n valle Imagna, anche lui del 1480 - che nel 1506 firmava " D I S S I P U L U S IOVA B E L I N I " la Madonna in trono con i santi Sebastiano e Tommaso d'Aquino San all'Accademia C a r r a r a : poi realizzava a G i o b b e una Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista e Caterina con particolari pae- saggistici di gran gusto pastorale, e un'Annuncia- zione nella chiesa di Santa M a r i a A n n u n z i a t a del Meschio a V i t t o r i o Veneto riccamente dotata per paesaggio e riproduzione di tappeto orientale, e ornamentazione di camera. I diversi bergamaschi debbono crescere r a p i damente, per confrontarsi e misurarsi i n u n a m biente che premia i talenti, m a è anche altamente competitivo. N e l l a bottega di G i o v a n n i B e l l i n i l a vora G i r o l a m o che prende i l nome da Santacroce, il paese presso San Pellegrino; diviene u n pupillo di famiglia se è scelto come testimone, n e l 1503, delle ultime v o l o n t à di M a r i a Trevisan, seconda moglie di G e n t i l e B e l l i n i . Poi f i r m e r à la solare e coloratissima Incoronazione di Maria Vergine, san Vito, san Giuliano l'ospedaliere e san Girolamo sull'altar maggiore della chiesa di San Z u l i à n . Sarebbe invece Francesco di S i m o n e da Santacroce quel "Discipulus Johannis B e l l i n i " presso c u i si sarebbero formati anche Andrea Previtali e Francesco R i z z o , e presso c u i sarebbe maturato Palma, se21 condo G o m b o s i . Intanto è attivo e già collaboratore dei B e l l i n i a Palazzo D u c a l e i l trevigiano 54 | Uscire dal T e m p o e dalla Storia zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA • \ndrea Previtali, Madonna n i il Bambino tra i santi Giovanni Uattista e Caterina • e n e z i a, chiesa di San G i o b b e Francesco Bissolo che poi osserverà da presso la rapida evoluzione stilistica di Palma. E a Venezia abitano e lavorano anche R o c c o M a r c o n i e B a r t o l o m e o Veneto. L e guide lagunari dal X V I I secolo indicavano la pala del San Giovanni Battista tra i santi Pietro, Marco, Girolamo e Paolo, nella chiesa veneziana di San Cassiano, come opera di Palma - e R i d o l f i la segnalava per "ogni desiderabile delicatezza nel c o l o r i r e " — invece, dopo C a v a l c a s e l a e Berenson, attribuita a R o c c o M a r c o n i che resta sostanzialmente ben poco conosciuto e conoscibile: è di origine bergamasche anche l u i , e presente aVenezia nell'arco di Palma, tra i l 1504 e i l 1529. D a l Pozzolo quella pala p e r ò l'attribuisce c o n vigore al C a r i a n i anche per la "pregnanza fisica e umorale manifestata da ognuno di questi cinque santi, che esprimono u n grado di 'verità storica'" 24 c u i M a r c o n i n o n sarebbe m a i giunto. I n ogni caso di l u i resta alla m e t à del terzo decennio la bella pala c o n Cristo tra i santi Pietro e Andrea, firmata, nella chiesa di San Z a n i p o lo: un'opera che sembra proprio accostarsi a Palma e agli esordi di B o n i f a c i o Veronese. A n d r e a Previtali, m a anche lo stesso Gerolamo da Santacroce pur c o n estrema cautela, apprenderanno a maneggiare alcuni aspetti della pittura moderna, rispondendo anche loro a una richiesta di paeseti che gli acquirenti veneziani gradiscono sempre p i ù . Andrea p e r ò d e c i derà di tornare a B e r g a m o già a m e t à del p r i m o decennio, realizzandovi la Trasfigurazione per Santa M a r i a delle Grazie, ora a B r e r a , c o n quella prospettiva naturalistica del gran bosco c u i fa corona u n paesaggio lontanissimo. Lavora anche per quei Casotti che saranno m u n i f i c i e graditi committenti della p e r s o n a l i t à p i ù inquieta e innovativa che la civiltà pittorica veneziana abbia prodotto: i l L o t t o p i ù genialmente ironico, che m a n t e r r à intatta la stima per i l Previtali, maestro tradizionale, probo e solerte. C o n l u i tesserà b u o n i rapporti, come mostrano le lettere che L o r e n z o invia alla M i s e r i c o r d i a di B e r g a m o seguendo la faticata realizzazione degli stalli per i l d u o m o : v i sostiene che l ' u n i c o che p u ò profilare i suoi disegni per gli intagli del Capoferri, è proprio l'Andrea, che forse p i ù di tutti ha diffuso i l gusto veneziano nella bergamasca. A n c h e per queste v i e si a g g i o r n e r à i l gusto cittadino fino ad accettare con entusiasmo la coloratissima Pala di San Gottardo che G i o v a n n i B u s i detto C a r i a n i , di Fuipano al B r e m b o i n Val Imagna, realizzerà fra i l 1517 e i l 1519, opera grandiosa, incontro di personaggi i n u n ampio spazio naturale, che ha già precocemente sentito la presenza di T i z i a n o . Quanto a C a usare dal T e m p o e dalla Storia | 55 1 riani, di c u i sono note le committenze bergamasche, a V e n e z i a ebbe frequentazioni patrizie dal 1509, e Pallucchini rilevava le tangenze con Palma, mentre sono evidenti i rapporti con B o c c a c c i o B o c c a c c i n o , Madonna con il Bambino in Irono tra i santi Pietro, Michele arcangelo, Giovanni Sebastiano L u c i a n i , a partire dallazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Sacra Famiglia con le sante Lucia e Maddalena, delle Gallerie Battista e dell'Accademia, i n particolare nella Maddalena. Intanto allo sguardo acuto di u n contemporaneo, G i r o l a m o P r i u l i , le trasformazioni del patriziato sono evidenti: " L i merchadanti veneti, visto l i viagij restrecti et senza spetie et c u m pocha utihtade, se sonno ritirati dali viagij et l i loro danari posti i n posesione, c u m sit che '1 25 fusse meglio aver ogni picola utillitade cha niente et tenire li danari m o r t t i " . E che i viaggi, in particolare verso Levante, fossero p i ù rischiosi e m e n o profittevoli, essendosi trasformato l'intero mercato delle spezie, era ben noto dopo la notizia che aveva scompigliato R i a l t o : l'arrivo delle galere vuote da Alessandria d'Egitto. M e g l i o p e r c i ò investire nella terra a n z i c h é rischiare grandi capitali nei traffici. D i qui il decadimento della pratica della mercatura nel patriziato e la trasformazione progressiva i n redditieri, mentre i l c o m m e r c i o è sempre p i ù appannaggio dei cittadini. E di qui anche u n mutamento rapido della m e n t a l i t à che il ciclo settennale della guerra cambraica accelera e i cui risultati saranno evidenti durante i l dogado di Andrea G r i t t i , anche dal punto di vista della cultura e delle arti — con i l triumvirato Pietro Aretino, Jacopo Sansovino, T i z i a n o Vecellio - oltre che dell'economia veneziana, come si vedrà chiaramente dagli anni quaranta. I l gusto che si ritrova precocemente i n G i o r g i o n e , poi i n Sebastiano, i n T i z i a n o e in modo m e n o evidente stilisticamente, m a pienamente dal punto di vista dell'iconografia, i n Palma, n o n corrisponde p i ù alla grande committenza pubblica — laica e religiosa — a n cora rivolta ai B e l l i n i , ai V i v a r i n i , loro seguaci e rispettive botteghe; e nep pure a quella delle Scuole, per p i ù versi ancora p i ù tradizionali. Trovava appassionati sostenitori soltanto fra quegli esponenti del patriziato colto, quei giovani talenti che si aprivano alle n o v i t à letterarie, quei rappresentanti della classe dirigente p i ù sensibili al gusto per la ricerca naturalistica, matematica, per u n sapere p i ù interno alle cose. D i qui anche, i n stretto legame c o n le n o v i t à letterarie, l'elaborazione originale di n u o v i generi pittorici: i l paesaggio pastorale, i l nudo di donna, i l ritratto drammatico, c u i Palma darà u n contributo determinante. Siamo o r m a i sulla sponda opposta rispetto alle s o l u zioni che G e n t i l e B e l l i n i aveva proposto nel t e l e r ò c o n la Predica di san Marco ad Alessandria d'Egitto (Milano, Pinaco- teca di Brera) interrotto dalla m o r t e e che la p i e t à fraterna di G i o v a n n i completa, senza n u o v i spunti, ma n e l l ' a m m i r a zione delle generazioni p i ù vecchie, educate all'umanesimo civile. B e l l i n i , Carpaccio, G i o v a n n i B u o n c o n s i g l i o " i l M a r e scalco", M a r c o Basaiti e altri fino a Francesco di S i m o n e da Santacroce lavorano sempre per commesse sacre e profane, in uno stile che avanza m a n o n muta, sempre coerenti c o n se stessi anche dopo le prodezze dei tre m o d e r n i . C i m a da C o negliano realizza nel 1509 la bellissima pala dei C a r m i n i c o n la Natività con Caterina, l'angelo Raffaele e il committente Calbo, con l'incombente quinta di roccia che fornisce di p r o f o n d i t à tutto i l suo paesaggio delle amate colline; M a r c o Basaiti l ' e c cellente Vocazione dei figli di Zebedeo firmata e datata al 1510 per l'aitar maggiore della chiesa di Sant'Andrea della Certosa ove crea la narrazione su pala partendo, con ogni probabilità, 26 da un'intuizione di Alvise V i v a r i n i . 56 | Uscire dal T e m p o e dalla Storia Giovanni evangelista, V e n e z i a , chiesa d i San G i u l i a n o zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Giovanni C a r p a c c i o firma e data la Presentazione di tocco Marconi, Siili battista tra i santi Pieno, Marco, finitimo e Paolo Hènezia. chiesa di San Cassiano Gesù al Tempio per la chiesa di San G i o b b e nell'anno medesimo - 1510zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCB — i n c u i B e l l i n i firma e data la Madonna di Brera. G i o r g i o n e nel breve giro di pochi anni aveva sfornato a r i t m o sostenuto ritratti " d i c u i si veggono alcune cose a olio vivacissime e sfumate tanto, che non ci si scorgono ombre" 2 7 come lodava D o l c e : volti di fantasia o autentiche effigi, ma sempre con quell'aurea di saperi reconditi, di allusioni complesse, di istanti di passioni e languori e pensieri che suscitano l'entusiasmo nella nuova generazione di collezionisti. Restati orfani di Giorgione nel 1510, collezioneranno con passione le incisioni di u n artista capace di connettere tutto i l visibile nel gusto del tempo, dai B o s c h del G r i m a n i alle provocanti ninfe nel paesaggio ricreate da G i o r g i o n e : si tratta di G i u l i o Campagnola. Alla perdita di G i o r g i o n e ne segue un'altra: m a questa volta è una partenza. A Chioggia, nell'agosto 1 5 1 1 , Sebastiano L u c i a n i si imbarca c o n i l nuovo committente, il magnate banchiere Agostino C h i g i . Pensa a u n breve soggiorno: n o n t o r n e r à p i ù a Venezia e d i v e n t e r à il frate Sebastiano "del P i o m b o " . R e s t a dunque il solo T i z i a n o , appena tornato da Padova, a sovrastare su una generazione di artisti di estrazione provinciale che vanno raggiungendo la m a t u r i t à , p i ù o m e n o lenta: " i l P a l m a " , i l friulano G i o v a n n i A n t o n i o Pordenone, i l bresciano R o m a n i n o , i l veronese B o n i f a c i o de' Pittati, i l bresciano G i a n G i r o l a m o Savoldo, poi il trevigiano Paris B o r d o n . M a è un ciclo di guerra a segnare profondamente un'altra stagione nella storia della Serenissima R e p u b b l i c a e determinare u n radicale mutamento di stili di vita e di prospettive culturali. Una lacerazione violenta I l pontefice G i u l i o I I , volendo ristabilire a suo modo u n equilibrio italiano il cui perno fosse ovviamente Santa Madre Chiesa, e ritenendo di poter tranquillamente dominare quelle forze ormai di statura europea — la Francia, la Spagna, l'Impero — che già avevano posto piede nella penisola italiana, non trovava di meglio che stringere una potente alleanza contro Venezia, rea di essersi espansa troppo i n R o m a g n a , accusata di volersi fare "regina d'Italia" ovvero di dominare con posizioni apparentemente solidissime l'intera area orientale della penisola. G l i accordi di quella che sarà conosciuta come Lega di C a m b i a i erano al tempo del tutto segreti, ma non era affatto segreta la brillante campagna militare che quel terribile pontefice aveva realizzato già due anni prima — nel 1506 — conquistando Perugia, Bologna e altre terre. S'era comportato in tutto e per tutto, malgrado fosse sulla sessantina, come u n generale che dirige le proprie truppe. Nella primavera 1509 iniziano ad arrivare notizie angot sciose dalla bergamasca, almeno dalle zone di pianura dove i francesi di stanza nel ducato di M i l a n o razziano e rapinano nel contado e nei borghi verso le terre della Serenissima. Saccheggi, incendi, furti, stupri, distruzioni: e la misteriosa, rapida diffusione di quello che ormai tutti conoscono come i l mal francioso, anche se i francesi continuano a chiamarlo mal de Naples. Diffusasi improvvisamente a seguito dell'esercito, la terribile malattia che sarà chiamata da Fracastoro gentilmente e graziosamente sifilide, si presenta in forma virulenta con piaghe purulente, ulcerazioni, febbri, e conduce in gran parte dei casi a morte rapida. Uscire dal T e m p o e dalla Storia | 57 Alla m e t à d'aprile i francesi passano l ' A d d a , con un'incursione i n p r o f o n d i t à nel territorio fertilissimo e popoloso — la "ghiera d ' A d d a " fra i l Serio e l ' A d d a , con Caravaggio al centro - di fronte c u i stanziava i l grosso dell'esercito della R e p u b b l i c a . U n bell'esercito: reparti di feroci albanesi e greci delle montagne, dalmati e istriani, tutta gente reclutata al soldo per fare guerra, che non si preoccupava di bivaccare alle spalle dei contadini, saccheggiando anch'essi come fossero truppe d'occupazione. Q u e i "soldati" erano guidati da capitani al soldo anch'essi. E r a n o affiancati da truppe di veneti, di bergamaschi, di romagnoli: le " c e r n i t e " , ovvero i n sostanza le milizie popolari, fedeli m a poco addestrate, reclutate promettendo loro l'esenzione di cinque anni dalle tasse. Poco esercitate e poco armate, formavano una fanteria di picche e di forconi che seguivano i "provvisionali" o v v e ro le truppe "dotate di p r o v v i g i o n i " , pagate — piuttosto bene: 3 ducati ogni quaranta d ì , m a i l soldo ritardava sempre — meglio armate e p i ù adatte al combattimento corpo a corpo. Tutte queste forze, ciascuna c o n suoi c o mandanti avidi e gelosi gli u n i degli altri — M a r c o G i u stiniani generale della cavalleria, V i n c e n z o Valerio capo degli apparecchi di guerra, G i o r g i o C o r n e r altro provveditore - erano poi sotto la guida di u n provveditore generale, i l patrizio veneziano Andrea G r i t t i , u o m o accorto. I l comando i n battaglia p e r ò spettava al capitano generale delle milizie, N i c c o l ò O r s i n i conte di Pitigliano, e al suo cugino, i l governatore G i o v a n n i B u s i detto C a r i a n i , d'armi Bartolomeo d ' A l v i a n o . L'opposto l'uno dell'altro, prudentissimo e quasi pavido i l Madonna primo, aggressivo e irruento i l secondo. Alla notizia della p r i m a incursione dei francesi, G i u l i o I I aveva immediatamente reagito, svelando i l gioco diplomatico che aveva ordito, lanciando la scomunica, la "bolla o r r i b i l e " su Venezia, una dichiarazione di guerra i n pieno stile curiale, che voleva regolare i conti c o n i l con, ai piedi, angeli cantori, e i santi Apollonia, Agostino, Caterina d'Alessandria, Filippo Benizzi Giuseppe, e detta Pala di San Grata, Barbara, Gottardo M i l a n o , Pinacoteca di Brera secolare laicismo della R e p u b b l i c a e il suo controllo — peraltro molto parziale — dello strapotere ecclesiastico. I l Senato della Serenissima decideva p e r c i ò di rafforzare l'esercito intorno alla G h i e r a d'Adda. Contava, ci dice G u i c c i a r d i n i , 2000 u o m i n i d'armi, 3 0 0 0 cavalieri, 15.000 fanti, 15.000 altri fanti delle cernite. S u ordine del Senato non doveva ingaggiare battaglie offensive, m a vigilare sui m o v i m e n t i del nemico. I l 14 maggio 1509 l'armata, i n colonna, d i visa i n tre corpi, distesa per una lunghezza di 10.000 passi, si dirige verso Pandino: immagina che lì sia concentrato i l grosso dell'esercito francese, che a sua volta aveva iniziato la marcia, in movimento esattamente parallelo. L a retroguardia veneziana, guidata dall'Alviano, composta da 15.000 appiedati fra c u i 4 0 0 0 romagnoli, e da 3000 cavalieri, superando Agnadello entra improvvisamente a c o n tatto con l'avanguardia francese e, a n z i c h é ritrarsi, si dispone subito i n ordine di battaglia, attestandosi su una posizione ben difendibile, dietro u n terrapieno. I francesi provano ad attaccare immediatamente, per saggiare la consistenza dell'avversario, ma la p r i m a carica di cavalleria è ostacolata dai pali dei numerosi vigneti, e il successivo assalto della fanteria svizzera è ricacciato dal terrapieno. L ' A v i a n o manda messi al cugino, m a i l Pitigliano, fedele agli ordini r i c e v u t i , prosegue la sua marcia convergendo su Brescia, rifiutando battaglia. L a distanza fra i corpi aumenta, la retroguardia resta isolata: anche se tutti c o m i n c i a n o a sentire i colpi delle bombarde. L'artiglieria francese si dispone al tiro, e inizia a bersagliare le fanterie venete, sempre schierate al riparo dell'argine. D i fronte ai colpi caotici m a mortali delle c o 58 | Uscire dal T e m p o e dalla Storia zyxwvut con il Bambino in irono lubrine, i fanti, pur senza ordini, si m u o v o n o e impetuosamente attaccano i n massa. Scavalcano i l loro argine di riparo d'impeto, e di corsa, furiosi, si slanciano attraverso la secca di u n torrente, armati di alabarde, spiedi e picche, superano la linea di fuoco e al grido di "Italia! Italia!" urtano violentemente la sottile linea di difesa della artiglierie, sconvolgendo gli avversari che dopo aver abbandonato i pezzi debbono ricorrere a una controcarica degli svizzeri, e p o i ancora a una carica della cavalleria pesante. L e fanterie romagnole, i feroci brisighclli resistono, e continuano ad avanzare, m a o r m a i quasi per inerzia. A l l o r a l'impetuoso d ' A l v i a n o si porta al centro dello schieramento, che appare i n preda alla p i ù totale confusione, e guida personalmente la p r o pria cavalleria alla carica, alleggerendo la pressione sulla fanteria i n sempre p i ù evidente difficoltà. C o n decisione fulminea d ' A l v i a n o punta direttamente al centro dello schieramento nem i c o , verso i reparti che fanno quadrato intorno al re di F r a n cia, L u i g i X I I . L'operazione ardita e impetuosa sembra avere successo, la cavalleria della Serenissima si incunea profonda- mente nella massa d i armati, avanza, arriva quasi a ridosso del re. M a i veneti sono troppo p o c h i ; i 500 cavalieri della guardia reale si dispongono di fronte al sovrano, mentre i reparti della fanteria francese si precipitano all'attacco e riescono a scardinare l'ala sinistra italiana; e p o i la debole fanteria di contadini p o c o avvezzi alle battaglie cede di schianto, e tutti fuggono disperatamente. S u l campo i m o r t i sono già migliaia mentre una pioggia insistente rende ancor p i ù caotica e tragica la sce• a r co na della disfatta. L'armata veneziana si disperde, inseguita e trucidata da svizzeri e francesi. Basaiti,zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Vocazione ^Èfigh di Zebedeo Venezia, Gallerie d e l l ' A c c a d e m i a Soli, completamente circondati, r i m a n g o n o i romagnoli: è offerta loro la resa. L a rifiutano. O r a , sotto una pioggia battente, le cariche degli svizzeri massacrano i reparti che tentano di resistere formando quadrati, decimati da attacchi di inaudita v i o l e n z a . B a r t o l o m e o d ' A l v i a no n o n l i abbandona. E disarcionato e ferito a u n o c c h i o : i l re L u i g i ordina che n o n venga 28 ucciso e lo prende p r i g i o n i e r o . C o s ì si conclude la giornata della battaglia della C e r a d'Adda o Ghiaradadda, e poi detta universalmente d'Agnadello. L a p i ù importante sconfitta dell'esercito di terra della R e p u b blica. M e n t r e i n campo veneziano si rimpallano accuse di fellonia e tradimento, G r i t t i cerca disperatamente di convincere le città lombarde a difendersi. M a nei g i o r n i successivi, diffusasi la notizia dell'immane disastro e delle molte migliaia di m o r t i — c h i dice 8000, c h i 6000 con G u i c c i a r d i n i , abbandonati sotto i l d i l u v i o d'acqua — le truppe contadine iniziano a disertare e disperdersi. L'esercito popolare veneziano è i n rotta, le forze mercenarie restano accantonate. P r i m a Caravaggio, p o i Bergamo, infine Brescia si arrendono ai francesi che scorrono nella grande pianura. I ghibellini tradizionalmente antiveneziani e favorevoli al duca di Milano, esultano. A B e r g a m o i cittadini r i u n i t i i n piazza Santa M a r i a Maggiore hanno eletto q u i n dici ambasciatori per consegnare le chiavi al re francese. L a città è occupata dalle truppe agli ordini di C a r l o d'Amboise, fra le manifestazioni di reverenza della fazione ghibellina della città, capeggiata dal patrizio antiveneziano S o c c i n o Secco. A V e n e z i a è panico, e pur "avendo rispecto alo inexpugnabille syeto et mirabilie forteza dela gloriosa citade veneta, l i sui citadini et nobelli et Senatori heranno tanto intimiditi et invilitti et impauriti, che m o l t i haveanno mandato fuori dela citade le sue robe et arzentti et danari et zoglie, et m o l t i ettiam abscondevanno le predicte sue robe, mobile, danari, zoglie et arzentti i n l i monasterij de monache, et 29 scondevanno l i danari soto t e r r a " . N e l l e buche dei giardini dei monasteri finiscono i lussi delle signore veneziane! Uscire dal T e m p o e dalla Storia | 59 I l 29 maggio i reparti del re L u i g i dei francesi assaltano Peschiera, mentre cadono C e r v i a , R i m i n i , R a v e n n a . Intanto truppe fedeli all'imperatore prendono D u i n o , Feltre, B e l l u n o . D u e G i u l i o C a m p a g n o l a , Venere sdraiata Parigi, M u s é e du L o u v r e , d é p a r t e m e n t des A r t s graphiques giorni dopo i l Senato ordina l'autoaffondamento della flotta del Garda, per impedire che cada i n mano ai transalpini. I l disastro è totale, e tutto è dipeso da quella sola battaglia. I n breve le forze della Lega occupano la terraferma, giungono ai m a r g i n i della Laguna. Sono a Mestre. I tedeschi entrano a V i c e n z a e Verona, sono alla periferia di Padova. A n c h e i patrizi trevigiani vogliono offrire agli imperiali la dedizione di Treviso: m a u n pellicciaio, M a r c o Caligaro, arringa la folla al grido antico " M a r c o ! M a r c o ! " . S i approntano difese e barricate. G i u n g o n o rinforzi.Treviso resta fedele. I l n e m i c o è allezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA ripe salse: i p r i m i colpi delle bombarde affondano in Laguna. F u Leonardo Loredan, allora già p i ù che settantenne, antico Capitano Generale da Mar, i l doge immortalato nel sublime ritratto di G i o v a n n i B e l l i n i , a organizzare la resistenza, inviare i figli i n difesa di Padova, sostenere nelle città di terraferma i fedeli a san M a r c o , chiedere e ottenere ogni sacrificio e c o n o m i c o ai suoi concittadini. M e n t r e continua a lavorare diplomaticamente con ogni mezzo per isolare G i u l i o I I , Venezia prepara la riscossa. I l 17 luglio Andrea G r i t t i si riprende di sorpresa Padova, la arma e appresta le difese contro l'esercito dell'imperatore, sceso i n campo a sostegno dei suoi. I tedeschi vengono g i ù da Trento m a Padova n o n cede, anzi. Massimiliano a b b a n d o n e r à l'assedio e a fine novembre, G r i t t i e n t r e r à a V i c e n z a . Poi saranno riconquistate Bassano e Feltre, B e l l u n o e Cividale, Montagnana e i l P o lesine. Nella gioia incontenibile dei veneziani, mentre popolani e patrizi si abbracciano nelle calli e le donne fanno festa nei campielli, Venezia v u o l dare una severa lezione ad Alfonso, duca di Ferrara, e una flottiglia risale i l Po. M a all'altezza di Polesella le incaute imbarcazioni veneziane trovano ad attenderle i l duca i n persona, che dirige i l fuoco delle sue artiglierie, ben appostate: i veneziani nel gelo dell'alba del 22 dicembre 1509 si ritrovarono contro quelle macchine tonanti di c u i i l duca stesso aveva diretto la fusione. I colpi a fior d'acqua mandano i n pezzi le galee. 60 | Uscire dal T e m p o e dalla Storia M a Polesella è solo u n incidente di percorso: la Lega si scioglie nel febbraio 1510, i l papa ritira la scomunica a V e n e z i a . A n z i c o n bell'esercizio di destrezza, le propone un'alleanza contro i francesi. L'accordo prevede la r i n u n c i a , da parte di Venezia, al diritto di n o m i n a sul clero nei propri t e r r i t o r i , n o n c h é la restituzione di tutte le città che erano state soggette allo Stato della Chiesa. I l C o n s i g l i o dei D i e c i delibera segretamente che i t e r m i n i dell'alleanza, accettati per necessità, n o n saranno validi e saranno rigettati alla p r i m a occasione opportuna. Meravigliosa sapienza diplomatica! S i prepara così una nuova fase di guerra: ora tutti si i m pegnano contro la Francia che spadroneggia nella valle padana. D a r senso ragionevole alla cronaca politica dell'anno 1511 nella penisola richiederebbe funambolismi ineguagliati. E vero che la storia anche recente c i ha abituati a spiazzanti rotture, repentini cambiamenti di fronte e incredibili alleanze, n o n c h é stupefacenti amnesie: ed è pur vero che la patria di Machiavelli e G u i c c i a r d i n i si è mostrata del tutto incapace di apprendere a l c u n c h é . C i n q u e c e n t o anni fa p e r ò , ogni cambiamento di umore politico c o r r i spondeva a molte migliaia di m o r t i . L'accordo fra i l Papato e Venezia i n funzione antifrancese è ora appoggiato ovviamente dalla Spagna, m a anche dall'imperatore Massimiliano, dai C a n toni svizzeri e f ì n a n c o dall'Inghilterra. I francesi per ripicca si riprendono Bologna a maggio, e a settembre convocano u n conciliabolo di cardinali a Pisa per deporre i l pontefice; ma sarà un'iniziativa senza seguito. B e r g a m o nel frattempo ha assistito alle esazioni delle famiglie guelfe, con la fuga di diversi verso Venezia, l'esilio imposto ad altri, mentre la valle Seriana è stata data a C a r l o d'Amboise, i l c u i regime ha già avuto tratti repressivi, compresa la richiesta che tutti quelli che v i v o n o o vivevano aVenezia e c h i ha rapporti c o n essa debba giustificarsi ed essere sottoposto a valutazione, pena l'essere dichiarato ribelle. N e l gennaio del 1512 le truppe pontificie assediano nuovamente Bologna, al cui soccorso giunge l'armata francese guidata dal valente Gastone de F o i x . M a intanto Andrea G r i t t i prende Brescia. Marcantonio M i c h i e l annota concitatamente nel suo diario: " A d ì 4 a hore 5 di notte, per lettera di messer Andrea G r i t t i l i nostri erano intradi i n Bressa, i n questo modo, a hore, 5, di notte, adì 2 del mese, el di de la Madonna, messer Andrea G r i t t i , con l i nostri fece metter le schale, da due parte, ove l i francesi resistevano con gran cridar et romor, per d i m o strar, che ancho quelli della Terra resistevano i n pieno c o n loro, et interviene el conte Alvise Avogaro da un'atra parte, c o n soi fanti, et Baldissera di Scipion nostro Conduttore della banda del Castello, havendo fatto uno rombo, et messi dentro alcuni soi per uno acquedotto intro, cridando con gran romore, onde l i francesi sbigottiti lassono le difese, et se tirorno verso loro, combattendo, et tandem rebattuti se ritirorno i n Castello con M a d o n na Alda consorte del C o n t e Z u a n Francesco de Gambara, et con messer M a r c o de Martinengo, l i nostri che erano dentro vennero ad una porta, et apertola introdussero messer Andrea G r i t t i et l i altri à hore 3 0 X I I " . Subito lo si sa a Bergamo: " P u e r i autem n o n n u l l i simplices et p u r i audientes ipsam proclamationem acclamarunt M a r c o Marco, tanquam praesagirent, Spiritu Sancto infantium linguis movente, quid esset futurum paulo post. E r a n t i n centro civitatis B e r g o m i pedites 200 31 vel c i r c a " . Proprio così; la voce dell'innocenza grida " M a r c o ! M a r c o ! " e per chi c i crede è lo Spirito Santo a dar voce agli infanti, malgrado c i fossero 200 soldati francesi i n città. N e l l a notte fra il 4 e i l 5 febbraio 1512 u n serinese, Maffio Gagnolo C a r r a r a , u n vero capitano di ventura che sapeva menar le m a n i e compiere incursioni rapidissime, ovvero essere contro i n e m i c i di Venezia " u n arrabbiato cane, che di quando i n quando con mortifere 32 morditure, gl'assaliva" , scala le difese da basso di B e r g a m o , apre c o n T r a i l o L u p i e B e r n a r d i no M o n t a n i n i la Porta D i p i n t a all'altezza della chiesa del Pozzo B i a n c o ed entra i n città con i suoi armati. Per i raffinati bergamaschi, quell'occupazione dei montanari della vai Serina dovette apparire assolutamente selvaggia. I francesi si ritirano nella R o c c a , salvo poi farne saltare i l t o r r i o n e . T o r n a la Serenissima: " I n conclusion, che quelli di le valade di bergamascha erano andati con impeto venere a dì 6 a le porte di Bergamo, e rote, è intrati dentro e leva San Marco. L a qual nova intesa, subito si sparse per la terrazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPO (a Venezia) c o n gran j u b i l o de tutti, et io era a disnar a caxa di m i o cugnado sier Z a c h a r i a D o l f i n per la nuora venuta in parentado, Uscire dal T e m p o e dalla Storia | 61 3 3 et era m o l t i zentilhomeni et done et si have grandissima alegreza.. . " . Subito grandi feste! I facchini veneziani, i n gran parte valligiani della bergamasca, si rivestono dei costumi delle vallate, traversano le calli c o n trombe, bandiere e pifferi, accendono falò, infine organizzano la solita "caccia al toro", la festa p i ù apprezzata, una bella corrida i n campo San Polo, con mangiata finale. I bergamaschi doviziosi organizzano anche un'ambasceria per congratularsi 3 4 con i l d o g e : " . . . el P r i n c i p e l i charezoe et usoli bone parole ringratiandoli.. . " . Aspettare un poco? N o n è da veneziani. Intanto i l trentenne Federico C o n t a r i n i con una compagnia di stradiotti entra i n città: alla testa di 500 fanti, che alzano u n fiero stendardo con la scritta "perdonar se p u ò , dismenticarsi n o " ; capita l'antifona p r i m a ancora di ascoltarla, gli esponenti ghibellini se ne sono andati verso M i l a n o . M a Gastone ha lasciato Bologna, e si dirige a nord: conquista Isola della Scala, p o i saccheggia orrendamente Brescia, lasciando liberi i soldati di violentare mogli sotto gli o c c h i dei mariti, ragazze davanti ai padri, e n o n tralasciando n é monache n é vecchie (cronache d'epoca). B e r g a m o è atterrita; i l C a g n o l i n o , da buon guerrigliero, se ne va con i suoi montanari; i soldati francesi che si erano asserragliati nella Cappella, la fortificazione su San V i g i l i o , scendono e rioccupano la città; poi si vendicano direttamente su alcuni borghi, come Ponteranica, richiedono pagamenti di riscatti e conducono diversi p i ù noti fautori della R e p u b b l i c a nella antica fortificazione della Cappella, sull'altura p i ù alta. Se B e r g a m o non fa la fine di Brescia è per l'abilità degli ambasciatori che chiedono scusa al governatore Pallavicino; perdonati, p e r ò la taglia adesso è di 60.000 ducati. I n città alta i l conflitto fra le famiglie ghibelline che n o n s'erano mai adattate al d o m i n i o veneziano c u i la città s'era devoluta nel 1428, insieme a tutti quei mercanti che vedevano i n M i l a n o i l naturale orientamento dei loro traffici, diventa aperta ormai guerra civile contro i fautori della Serenissima: con processi e vendette. D o p o diverse settimane di occupazione quanto m e n o severa, Gastone de F o i x deve tornare nelle R o m a g n e ; forte di 25.000 u o m i n i , assedia R a v e n n a . Verso l'antica città ancora lucente di Bisanzio si dirige un'armata di spagnoli e pontifici: la domenica di Pasqua, I T I aprile 1512, i francesi passano all'attacco, appoggiati dall'artiglieria ferrarese, sempre diretta dall'Alfonso combattivo che ponendo i n manovra ardita le sue colubrine, prende d'infilata i nemici costringendoli ad uscire allo scoperto e obbligandoli a reagire. " O p e r ò col senno" se (Orlando furioso, I I I , 5 5 ) . Sarà una non con la lancia, r i c o r d e r à l ' A r i o s t o pieno d'ammirazionezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFED mossa determinante per la vittoria francese nella battaglia p i ù sanguinosa i n terra d'Italia, da secoli: u n massacro spaventoso, un'ecatombe da 20.000 m o r t i fra le due parti, che poi i ravennati dovranno seppellire i n lunghe fosse c o m u n i , per g i o r n i e g i o r n i . " N u o t e r a n n o i destrier fino alla pancia / nel sangue u m a n per tutta la campagna; / ch'a sepelire i l popul manco / tedesco, ispano, greco, italo, e franco" ( I I I , 5 5 ) . I n s o m m a , " l a machina infernal" ha lavorato bene: "Italia e Francia e tutte l'altre bande / del m o n d o han poi la crudele arte appresa" (è sempre Orlando furioso, X I , 2 3 , 24) conclude i l poeta che di quella battaglia dovette risentire per anni i l racconto, sempre p i ù colorito. N e l l a Pasqua di sangue — che cosa non hanno prodotto l'ideologia cattolica e la politica papista! — è morto anche Gastone de F o i x ; i resti dei francesi v i n c i t o r i saccheggiano R a v e n n a e poi si ritirano, o r m a i scompaginati e senza guida, 31 i n Lombardia. Brescia torna nuovamente v e n e z i a n a . A giugno, timidamente, B e r g a m o si rioffre ai veneziani che, comprensivi, accettano la 3 dedizione. I l 24 v i ritornano con i l provveditore B a r t o l o m e o da Mosto ''. G i u l i o I I si riprende le sue città i n R o m a g n a , mentre gli svizzeri dalla Valtellina scendono su M i l a n o , occupandola. N e l l a notte tra i l 20 e i l 2 1 febbraio 1513 muore finalmente — gioia massima d e l l ' A l f o n so estense che esce nudo da palazzo c o n lo spadone i n mano e dei veneziani che ne fanno u n altro carnevale - G i u l i a n o della R o v e r e , G i u l i o I I , i l papa guerriero, l'energico e feroce u o m o dalla lunga barba che aveva tiranneggiato a R o m a e aperto la penisola agli eserciti di m e z zo mondo. L ' 1 1 marzo i l conclave proclama vicario di C r i s t o G i o v a n n i de' M e d i c i , i l figlio del Magnifico L o r e n z o : è soltanto u n diacono trentasettenne, occorre ordinarlo sacerdote e 62 | Uscire dal T e m p o e dalla Storia poi vescovo. L o incoronano i l 19 marzo, c o n estrema solennità e gran dispendio di denaro. Sceglie di essere chiamato per la decima volta nella storia dei pontefici con i l nome di L e o ne. C e r c h e r à subito di svincolarsi dalla guerra, almeno direttamente, e i veneziani con agile mossa — una bellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA voltatonda di danza diplomatica — ne approfittano, alleandosi con i francesi con l'evidente obiettivo di allontanare i tedeschi. M a la scelta si rivela subito disgraziata: a Novara l'esercito francese è pesantemente sconfitto da milizie svizzere che poi rientrano a Milano. C o s ì al Senato veneziano della sperata tenaglia che avrebbe dovuto cacciare svizzeri e imperiali dalla Pianura Padana r i m a r r à solitario u n braccio morto, e le inferiori forze v e neziane si ritroveranno sole contro gli imperiali che, i m p u n i t i , scorrazzeranno i n Veneto per tutto l'anno. P r o p r i o nel maggio di quell'anno 1513, Alessandro Martinengo C o l l e o n i offre 500 ducati per realizzare una colossale pala, che sarà affidata a L o r e n z o L o t t o : una sorta di invocazione per il r i t o r n o alla pace sotto i l "dolce giogo" della D o m i n a n t e . M a gli spagnoli si vogliono vendicare di quello che considerano u n voltafaccia che sa di tradimento: B e r g a m o è nuovamente occupata — i l 23 giugno 1513 entrano le p r i m e schiere — questa volta dagli u o m i n i di R a i m o n d o C a r d o n a . N e l l a notte tra i l 24 e i l 25 brucia i l Palazzo della R a g i o n e : i l 26 sono comunicate le nuove taglie. Bisogna pagare altri 40.000 ducati. I l 4 luglio 1513, Maffeo Cagnolo, dopo una marcia notturna, scala nuovamente le mura ed entra di soppiatto i n Bergamo, prendendosi 6 0 0 0 scudi della taglia. I l Cagnolino è delle valli, nativo proprio di Serina, e comanda una compagnia di avventurosi e rabbiosi montanari, forse compagni d'infanzia del nostro Palma, che di quegli avvenimenti doveva pur aver notizie, così come delle diverse incursioni e saccheggi i n valle. Spaventatissimi i bergamaschi, p e r c h é le forze del C a g n o l o sono del tutto insufficienti per difenderli e l'azione attirerà le ire degli spagnoli, inviano ambasciatori c o n scuse, e gli spagnoli riprendono la città già i l 19 luglio; i l C a g n o l o ritorna dal suo comandante L o r e n z o O r s i n i degli Anguillara, detto p i ù sbrigativamente R e n z o da C e r i . M a siccome n o n c ' è due senza tre, soprattutto i n tema di vendetta, passato u n mese, i l 5 agosto 1513: " A v e a R e n z o da C e r i preso gusto alla preda. D a che seppe che gli Spagnoli avevano riscosso dai miseri Bergamaschi altra gran somma di denaro per compensare i danni dianzi patiti, m a senza colpa, dei cittadini, se ne t o r n ò col solito suo corteggio a quella città, e presi quanti Spagnoli i v i t r o v ò , dopo avervi lasciato di presidio ottocento fanti e duecento cavalli sotto i l governo di B a r t o l o m e o da Mosto, si ridusse di n u o 7 vo a C r e m a " ' . I l possesso della città dura appena otto g i o r n i . I soldati di Bartolomeo cercano di resistere al meglio all'assedio delle armate di C a r d o n a e di Prospero C o l o n n a , sperando in u n pronto aiuto veneziano. C h e n o n arriva. Alla fine i l capitano tratta la resa della "città bersagliata da infinite sciagure, p e r c h é condannata anche i n questa occasione allo sborso di ottanta mila ducati d'oro". L'occupazione delle soldataglie spagnole sarà ancora p i ù dura per i cittadini di Bergamo, che tuttavia n o n la spopolarono, come avveniva per altre della pianura sfiancate dai continui saccheggi. Poi i commissari spagnoli si danno da fare per riscuotere "quindicimila ducati d'oro da quegli afflitti cittadini" i n una città o r m a i stremata da assalti, lunghe occupazioni, disordini e saccheggi. D o p o quattordici mesi di occupazione, B a r t o l o m e o C o n t a r i n i da C r e m a i n data 14 ottobre 1514, scrive a V e n e z i a le nuove, che i l Sanudo riporta. D o p o uno scontro con 300 spagnoli fuori città, rapidamente ammazzati, i l C a g n o l i n o aveva preso possesso della città per poi lasciarla al presidio di 2000 fanti e 400 cavalli di B a r t o l o m e o di V i l l a C h i a r a . R a i m o n d o Cardona questa volta si arrabbia veramente e richiede l'aiuto del duca di M i l a n o , che se ne stava a saccheggiare tutto i l Piemonte: questi invia subito a Bergamo i l suo capitano delle artiglierie, S i l v i o Savello, che dispone le bocche da fuoco per u n sistematico bombardamento della città. R a p i d a m e n t e e segretamente 400 cavalieri e 400 fanti escono da C r e m a , assaltano di sorpresa i l campo dei milanesi mentre dalle porte della città altre centinaia di armati escono a frotte a dar man forte. N e l l a zuffa furiosa che ne segue, nessuno si sogna di cedere o arrendersi, e finisce nel massacro della parte veneziana. C o s ì " s ' a r r e n d è l'infelice città di Bergamo, e all'innocente popolo fu imposta dal Savello una taglia di dieci mila ducati d'oro". Uscire dal T e m p o e dalla Storia | 63 È i l 15 novembre 1514. Il nuovo re di Francia, Francesco, nella primavera successiva raduna u n imponente esercito e su suggerimento del T r i v u l z i o fa passare i l colle della Maddalena, su strada nuovissima, all'equivalente di cinque moderne divisioni e sessanta e n o r m i cannoni trainati da schiere di buoi. Scende lungo la valle Stura u n imponente esercito con 50.000 cavalli. L o comandano G i a n G i a c o m o Trivulzio, Monsieur de la Palice e i l signore di Lautrec, pronti a riprendere la campagna d'Italia. Quattro eserciti si raccolgono per fronteggiarli: quello del papa, al comando di Giuliano de' M e d i c i , che si schiera a protezione di Piacenza; quello spagnolo del viceré R a i mondo Cardona, che si dirige su Verona, nel tentativo di impedire alle truppe venete i l r i c o n giungimento con l'alleato francese; quello milanese dello Sforza; e infine u n forte contingente di svizzeri, che sono di fatto padroni di Milano, e che sono avanzati verso le A l p i per bloccare l'arrivo dei francesi, schierandosi allo sbocco dei passi del Moncenisio e del Monginevro m a poi, per non essere presi alle spalle, si ritirano verso Milano. N e l settembre del 1515, infine, la battaglia decisiva di Marignano, vinta dai francesi con l'apporto della cavalleria veneta guidata da Bartolomeo d'Alviano. I bergamaschi pregano per la fine degli anni tragici. All'arrivo delle truppe di San M a r c o guidate nuovamente da B a r tolomeo d'Alviano inalberano lietamente le bandiere con il Leone: i l nuovo provveditore è Vettor M i c h i e l che si porta i n città, i l 7 novembre 1515, i l figlio Alvise, con incarichi militari. Poi arriverà Marcantonio, allora ventiseienne, che per non perder tempo scrive i n latino u n 8 opuscolo "pregevolissimo sì per lo stile, che per le cose narrate"' . Bergamo p e r ò paga ancora un passaggio delle truppe di Massimiliano imperatore dal 22 marzo 1516 al 30 aprile: sono truppe svizzere che Massimiliano ha lasciato senza soldo. E gli svizzeri lo chiedono, non senza malgarbo, agli esausti bergamaschi. S i fa una colletta, si fondono le ultime suppellettili, alla fine si raccolgono i 12.000 ducati con c u i si riescono a far tornare a casa gli svizzeri che nel frattempo hanno lordato la città: dice Bellafino che si vedevano: " I n ogni loco moltitudine di immondezze a modo di latrine; erano per le contrade beccharie con e loro animali m o r t i " 3 9 e un terribile fetore dappertutto. I l 12 maggio 1516 B e r g a m o è definitivamente veneziana. I n agosto la pace di N o y o n fra Spagna e Francia garantisce u n equilibrio, almeno per qualche anno. B e r g a m o p u ò d u n que celebrare l'euforia del r i t o r n o nella Serenissima, dopo i disastri e le soperchierie della dominazione e francese e milanese, che tanto danno portava agli affari e alle vie di traffico e alla scarsella, m a che infine offendeva anche quel sentimento patrio che s'era pur formato negli anni del C o l l e o n i . E lo fa nel segno di L o r e n z o Lotto, c o n lazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Pala di Santo Stefano, quel capolavoro di r i trattistica e di voli strepitosi d'angeli voluta dai domenicani e dal baldo Alessandro C o l l e o n i Martinengo, ritratto i n vesti di santo guerriero con a fianco la bella, biondissima consorte-santa. E c c o dunque i l lavoro di quegli anni turbolenti: l'ammirabile pala grandiosa, olio su tavola (520 x 250 c m ) firmata e datata:"Laurentius Lotus M D X V I " . D o b b i a m o immaginarla nella situazione originale. N o n s'era mai visto nulla di simile a Bergamo, e l'effetto sui cittadini dovette essere impressionante. A Lotto valse subito n o t o r i e t à e p o p o l a r i t à , e tre immediate commissioni per altrettante pale: per le chiese bergamasche di Santo Spirito, di San B e r n a r d i n o i n Pignolo, e per la parrocchiale di Ponteranica, appena fuori città. D i certo l'ammirazione per quel pittore fu per anni altissima i n città, dove i l 22 luglio 1521 u n documento lo segnala proprio come " L a u r e n t i u m L o t u m pictorem f a m i s i s i m u m " i n u n fascicolo relativo all'altare absidale della 4 chiesa di Santa M a r i a Maggiore a Bergamo ". U n a pala richiesta e pagata la bellezza di 500 ducati d'oro! D o v e poi l i spendesse i l Lotto, ridottosi impoverito e depressissimo a Loreto a dipingere n u m e r i sui letti dell'ospizio, resta un mistero che i l pur nutrito Libro dei conti - m a l i c o m i n c i ò a fare p i ù tardi, quando le risorse scarseggiavano — n o n riesce a soddisfare. 64 | Uscire dal T e m p o e dalla Storia La fuga dal mondo: fantasie e "paeseti" zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFE C h e Palma stabilmente veneziano, m a pur sempre legato affettivamente a Serina per famiglia e ricordi, sapesse di tutti questi avvenimenti di cronaca e apprensioni quotidiane è fuor di dubbio, m a lo è altrettanto i l fatto che la sua attenzione si rivolga ovviamente e principalmente al formarsi della propria autonoma i d e n t i t à che proprio negli anni delle guerre c a m braiche si delinea c o n evidenza. Intanto la tradizione veneziana celebra i l suo lento, spettacolare, ma inevitabile tramonto con u l t i m i , anche inattesi esiti dei grandi maestri. D a C a r p a c c i o autore nel '15 dei Diecimila martiri del monte Ararat per S a n t ' A n t o n i o di Castello e del Leone Marciano per Palazzo D u c a l e nel ' 1 6 , due testi impregnati di storia e politica, al V i n c e n z o Catena del Martirio di santa Cristina i n Santa M a r i a M a t e r d o m i n i del ' 2 0 . N é G i o v a n n i di N i c o l ò Mansueti, sempre molto amato dalla generazione p i ù anziana, n é Benedetto R u s c o n i , " i l D i a n a " , che pure u n ' o c c h i a ta al Palma la dà, si fanno irretire da sirene moderne, come anche Vittore Belliniano — che c o n G i r o l a m o da Santacroce doveva essere passato dalla bottega di Gentile, alla sua morte, in quella di G i o v a n n i ; proprio quando T i z i a n o , secondo V i s a r i , la lascia per andare da G i o r gione — serenamente impegnato a terminare i l Martirio di san Marco per la Scuola grande di San M a r c o addirittura nel 1526. D a v v e r o ultime espressioni di una generazione che sarà decisamente tagliata fuori dalle n o v i t à dopo i l successo dell' Assunta di T i z i a n o ai F r a r i , ma che intanto è capace di orgoglio e autonomia, e di parlare al presente, come tanto ben dimostrato 41 da Augusto G e n t i l i . L a svolta giorgionesca datava dagli affreschi del Fondaco dei Tedeschi, nel mutamento di gusti e di letture che accomuna una nuova generazione di patrizi, tutti nati intorno agli anni ottanta del Quattrocento: i l p i ù prestigioso e accorto di tutti sarà probabilmente, per famiglia, legami personali, a u t o r i t à , G a b r i e l e V e n d r a m i n . N e l l ' i n v e n t a r i o steso sette anni 42 dopo la sua morte, avvenuta nel 1 5 5 2 , si contano nove G i o v a n n i B e l l i n i , sei T i z i a n o , tre Palma e sei G i o r g i o n e , fra c u i " u n altro quadro de una cingana u n pastor i n u n paeseto c o n u n ponte con suo fornimento de noghera c o n intagli e paternostri doradi de man de Z o r z i 43 de C a s t e l f r a n c o " . Q u e l l a collezione molto personale e molto riservata era stata visitata nel 1530 da M a r c a n t o n i o M i c h i e l , che aveva subito notato la tela segnata nei suoi appunti come: " E l paeseto i n tela c u n la tempesta, c u n la cingana et soldato, fo de mano de Z o r z i da Castelfranco". A m o l t i c o m m e n t a t o r i è sembrato che "anche la 'tempesta', c i o è i l t e m porale i n arrivo, gli salta agli o c c h i nelle nuvole scure sullo sfondo attraversate dal p r i m o fulmine. Solo dei due personaggi i n p r i m o piano i l M i c h i e l n o n sa che dire. L a donna nuda evidentemente n o n era una ninfa, dato che allatta u n bambino e che tenta di coprirsi alla meglio c o n u n panno. L'aspetto d e l l ' u o m o era ancora p i ù contraddittorio, essendo vestito secondo la moda contemporanea degli abitanti della città, m a c o n in mano un bastone da 44 pastore, attributo tutt'altro che u r b a n o " . M a se M i c h i e l - a colloquio c o n i l proprietario, e forse committente — volle ricordarsi del quadro con i t e r m i n i "tempesta" e "cingana", che saranno poi ripetuti nell'inventario successivo, senza peraltro che gli estensori potessero conoscere l'appunto di trent'anni p r i m a , una ragione ci doveva pur essere: Marcantonio 4 sapeva assai bene che cosa voleva d i r e ' , i l che c i interessa assai p i ù che cercare di ricostruire c i ò che G i o r g i o n e avesse voluto rappresentare, operazione impossibile per evidenti ragioni documentarie e per c u i si sono sprecati r i f e r i m e n t i lambiccati, astrusi, eruditi, decisamente 4 fuori dalle sue possibilità ''. I n effetti, i l cielo che annuncia "tempesta" - e n o n c ' è u n f u l m i ne, ma lampi già prossimi tra le nubi che rapidamente si a v v i c i n a n o alla città, e uno a sinistra i l l u m i na di luce viva foglie e m u r a — n o n turba n é i l "compagno della calza" appoggiato al bastone rustico, n é la " c i n g a n a " . Se M i c h i e l usa quel t e r m i n e lo fa intenzionalmente trattandosi di locuzione relativamente recente, m a documentata e propagata dal teatro e dalla poe47 sia: presente i n R u z a n t e , la usa A n d r e a C a l m o i n p i ù o c c a s i o n i ; p o i sarà resa ancor p i ù nota attraverso la c o m m e d i a di G i g i o G i a n c a r l i del 1545, ove troviamo o r m a i tutti gli stereotipi relativi alle zingare. L'intreccio della c o m m e d i a è infatti originato dal solito ratto di infanti: Uscire dal T e m p o e dalla Storia | 65 " A v v e n n e che essendo l i C i n g a n i (popoli erranti) i n quel tempo per transito come possono esser spesse volte, una C i n g a n a entrata i n casa di messer A c h a r i o i n quella colla e trovando una fante sola alla custodia delli doi G e m e l l i , ambi i n una culla essendo gita la Madre a 48 messa, levone i l maschio p o i ch'ebbe c o n certa sua astuzia ingannata la f a n t e " . I n effetti, nel prologo si vedono bene gli " e l e m e n t i cruciali dello stereotipo - erranza, furto, inganno, 49 chiromanzia —" che poi identificheranno gli zingari: della lettura divinatoria della mano, di piccole truffe ai danni di contadini, di g i o c h i d'azzardo e t r u c c h i v a r i troviamo anche 30 documentazione archivistica . Fatti che saranno oggetto di provvedimenti del Senato della Serenissima, che i l 21 dicembre 1549 considerato i l "molto danno e n o n poco dispiacere" che arrecano " i cingani erranti, che vano alloggiando i n campagna, et nelle ville del Stato N o s t r o " , ordinando che al t e r m i n e di dieci g i o r n i i rettori di Terraferma debbano "mandarli 31 fuora dalli T e r r i t o r i i a loro c o m m e s s i " . I l che v e r r à poi ripetuto nel 1558, e ovviamente periodicamente fino a tempi, lo sappiamo, assolutamente recenti. D u n q u e gli estensori dell'inventario del 1559 e i l M i c h i e l del 1530 riferendosi alla " c i n gana" hanno ben i n mente la donna errante, proveniente da remote terre orientali, pericolosa e infida, colei che già dice la "buona ventura", e come tale sarà protagonista di tante tele caravaggesche. L a eavzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA populi avrà già anticipato c i ò che i l teatro mette i n scena, e i provvedimenti indicano come questione sociale: m a p e r c h é abbiano subito pensato alla zingara — lei che G i o r g i o n e n o n dipinge con l'usuale turbante n é alcun altro attributo iconografico — o anche p e r c h é i l pittore abbia reso con u n leggero sorriso beffardo i l "compagno della calza" dalla riva opposta, lo possiamo solo dedurre dall'attitudine dell'allattamento e dalla morfologia tutta particolare di quella figura femminile. D o p o di che vale l'osservazione che i l dipinto è anzitutto u n "paeseto c u n la tempesta", ed è certamente la dimensione naturalistica quella che affascina gli appassionati di pittura che collezionano G i o r g i o n e , come i l Taddeo C o n tarmi fortunato possessore della tela con " 3 phylosophi nel paese, due ritti et uno sentado che contempla gli raggii solari c o n quel saxo finto cusì m i r a b i l m e n t e " come annota sempre M i c h i e l , p i ù attento anche qui al dato paesaggistico, n o v i t à giorgionesca. Q u a n t o ai significati, neppure i l pittore l i voleva espliciti, al contrario della pittura iconica della tradizione religiosa, dove ogni fiore, ogni frutto i n mano al B a m b i n o , ogni gesto e ogni oggetto hanno u n precisissimo significato teologico. A n c h e Vasari commentando gli affreschi del Fondaco dei Tedeschi trovava tutta "fantastica" e poetica quella d e c o r a z i o n e : " . . . messovi mano, G i o r gione n o n p e n s ò se n o n a farvi figure a sua fantasia, per mostrar l'arte; che nel vero n o n si ritrova storia che abbino ordine o che rappresentino i fatti di nessuna persona segnalata, o antica o moderna, et io per me, n o n l'ho mai intese, n é anche per dimanda, che si sia fatta, ho trovato c h i l'intenda, p e r c h é dove è una donna, dove è u n u o m o i n varie attitudini . . . n é si giudica quel che si sia.V'è bene sopra la porta principale che riesce i n merzeria, una femina a sedere, ch'ha sotto una testa d ' u n gigante morta, quasi i n forma di una Iuditta, ch'alza la testa con la spada e parla con u n todesco, quale è abbasso, n é ho potuto interpretare per quel che se l'abbi fatta, se già n o n l'avesse voluta fare per una G e r m a n i a " . I n realtà sul lato verso la M e r c e r i a c ' è i l giovanissimo T i z i a n o . N e l secondo e terzo decennio del C i n q u e c e n t o le "molte tavolette de paesi" sono v o racemente collezionate dai patrizi p i ù colti mentre la nostra Donna resta al centro delle tavole più apprezzato dal ceto m e n o agguerrito e modernizzato. I n effetti, le opere di G i o r g i o n e : " S o n o libere invenzioni di una fantasia artistica che fino a quell'epoca era stata permessa solo ai poeti. Pertanto esse presuppongono una nuova clientela intenzionata a costruirsi una raccolta privata di opere d'arte che in quella forma mancava da p i ù di u n millennio. L e opere n o n dovevano solo essere eseguite c o n arte, m a essere concepite come arte. E r a doveroso a tal fine appropriarsi di soggetti (se così possiamo definirli, nel senso corrente) di u n genere del tutto diverso derivabili in quanto tali dal seno stesso dell'arte. A quell'epoca solo la poesia e la mitologia presentano soggetti di questo tipo. E con c i ò si sono già aperte due strade che 3 2 dividono G i o r g i o n e da T i z i a n o " . G i o r g i o n e risponde a richieste di mettere i n scena la p o 66 | Uscire dal T e m p o e dalla Storia esia, di dipingere la vaghezza della rimembranza e del sogno, non un racconto, n é u n r i n v i o il p i ù dotto o recondito al sistema dei segni che si ritrova nella pittura religiosa. Se trasferire i n pittura l'eco dell'egloga e della canzone è un'invenzione difficile, occorre anche chiedersi che cosa spingesse tanti patrizi veneziani i n questa direzione, i l che costituirà uno dei filoni su c u i i n t e r v e r r à i l genio pittorico di Palma. Q u e l gusto per la poesia del paesaggio si forma c o n la fortuna dellezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZ Egloghe bosclierecce nell'ultimo decennio del Quattrocento, per poi raggiungere i l massimo successo nel decennio successivo. Testo di riferimento sarà notoriamente VArcadia di Jacopo Sannazaro, la cui p r i m a redazione, terminata intorno al 1485-1486, genera almeno diciannove codici c o n o sciuti, diffusi nei principali centri culturali italiani. E d è così apprezzata da essere stampata aVenezia, nel 1 5 0 1 , all'insaputa dell'autore, e ancora ristampata, colma di errori e di forme vernacolari venete, nel 1502 a opera di Bernardino Verceleso, il che n o n fu ultima ragione per motivare Sannazaro a darne versione definitiva. I n verità, le egloghe di Sannazaro sono v a rianti, n o n narrative, m a a volte di rara intensità poetica, intorno al sentimento d'amore come "sentimento i n assenza, è amore negato, n o n per u n rifiuto, ma per la morte della donna. E dunque manifestazione di vita rapita, di gioia mancata, ma soprattutto è melanconia e r i m 3 pianto per u n bene perduto"' . U n sentimento che appartiene, i n tutto e per tutto, a quella coscienza moderna che vede anche nell'antico l'inattingibile, e che si sofferma sul trauma della perdita di certezze, come di ambizioni. A volte l'inattingibile, la malinconia e la perdita sono narrate i n toni drammatici c o m e nel caso della storia di T i r s i e D a m o n e , i l pastore che si uccide per amore di A m a r i l l i d e , una nota egloga di A n t o n i o Tebaldeo che sarà fonte per la pittura, per esempio nelle tavolette di Andrea Previtali che visualizza "fedelmente un'egloga 4 del T e b a l d e o " ' . A Poliziano e Sannazaro, al Pontano e al Tebaldeo debbono aggiungersi altri, al tempo noti o notissimi, da Serafino A q u i l a n o a tre poeti che si conobbero a Venezia, ritraendosi i n vesti pastorali: Filenio Gallo, G i o v a n n i Badoer, P i z i o da M o n t e v a r c h i " . M a altri ancora si provano i n sonetti, strambotti, egloghe nel gusto d e l f a l l e g o r i s m o bucolico, ridotto ben 6 presto a gioco di società, a delizia decodificatoria per una cerchia di lettori contemporanei"' . A c c a n t o alla prosa boccaccesca, al nuovo corso aulico e mitologizzante di Sannazaro, quasi contemporanea è la ripresa e poi lo stabile successo — m a soprattutto dal terzo decennio, quando ormai Palma n o n c ' è p i ù , e gli imitatori di Petrarca si moltiplicano — del modello petrarchista, a partire dagli svolgimenti dell'Augurello, mentre va già lavorando a una curiosa rilettura i n chiave di ortodossia religiosa i l frate veneziano G i r o l a m o Malipiero che s t a m p e r à 7 // Petrarcha spirituale presso M a r c o l i n i nel 1 5 3 6 ' , di tale diffusione da far esclamare a N i c o l ò Franco: "Veggo il Petrarca comentato. / i l Petrarca sconcavato. / I l Petrarca imbrodolato. / I l 8 Petrarca tutto rubbato. / I l Petrarca temporale e i l Petraca spirituale"' . Va poi da sé, ed è inutile ricordare, il ruolo di Pietro B e m b o . E va da sé che questi poeti rimanessero conosciuti e apprezzati da una cerchia sostanzialmente ristretta di lettori. E tuttavia la q u a n t i t à di quei libereti d'amor che anche Palma ha acquistato, hanno circolazioni p i ù ampie: chissà che ad esempio quello dell'inventario del nostro pittore non fosse quello tascabilissimo i n sedicesimo, impresso in Venetia per Georgia de Ruscoi Milanese ne li anni del nostro signor MCCCCCXVI adì 24 Zenaro, ovvero il Compendio de cose nove de Vincenzo Calmela & altri auctori cioè Sonetti Capitoli Epistole Egloghe pastorale Strambotti Barzellette Et una Predica damore. Ripresa a sua volta dell'edizione del 1507 dello Z o p p i n o . I l V i n c e n z o C o l l i detto C a l m e t a 59 era ancora assai celebre e ammirato e, a parte la polemica bembesca contro la sua teoria di una lingua volgare che inglobasse le forme e le n o v i t à lessicali della curia romana, era autore noto per la biografia di Serafino Aquilano. I n quel Compendio si leggono i toni melanconici: " C o l tempo passan gli anni i mesi e l'hore / le ricchezze i m p e r i o e regno / fama, honor, focia e ingegno / g i o v e n t ù e beltà muore"''", ed enumerazioni delle bellezza nient'affatto meste, come nell'egloga pastorale di Philebo e D i n a r c h o , ove si sentenzia che la bella donna deve aver tre cose lunghe: i capelli, le m a n i e le gambe; tre corte: i denti, le orecchie e le mammelle; Uscire ti.il T e m p o e dalla Storia | 67 tre larghe: la fronte, i l petto e i fianchi; sulle tre strette p o c h i dubbi: " L a p r i m a stretta è dove 61 è la cintura / l'altra le cosce: la terza sia quella / dove ogni dolce pose la n a t u r a " . O c c o r r e osservare subito come questa linea di poesia arcadica, bucolica o petrarcheggiante, sia totalmente opposta a quella che, del tutto contemporanea, rappresenta i l p i ù i m portante, eccezionale contributo letterario di Venezia e di Padova alla letteratura: si intende ovviamente la letteratura dominata dall'espressivismo linguistico che raggiunge i l vertice con R u z a n t e . I l quale n o n a caso inizia i l suo c a m m i n o d'attore e autore conzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPO La Pastinai scritta 62 con la normalizzazione della vita dopo le guerre cambraiche, " n e i p r i m i mesi del 1 5 1 8 " : una messa i n scena anche brutale dell'assoluta distanza fra la poesia delle egloghe, sapientemente imitata — i l vecchio Milesio all'amata Siringa canta: " O g n i m i o ben diriva / da te, m i a verde speme; / A m o r tanto m i preme, / ch'ognor moro. / R i c o son di tesoro, / di gregi, armenti e lacte: / tute son preparate / a tuo piacere" - e la violenza rabbiosa e famelica della vita quotidiana del vero pastore e contadino, qui di u n uccellatore che sogna soltanto che qualche passero cada nelle sue reti e che i l padre muoia; e ne esulta quando infine succede: " E sì è a n d ò i n l à . / A ' n ' a v e r ò zà pi a ca' / c h i m e rompe el cao. / Pota de San R a o , / el no tasea m a i : / a' n'avi m é tanti guai / a la m i a vita. / G h e vegna la sita, / che l'è sto tanto v i o " . U n a stagione anche di mescidanza plurilinguistica, una "orgia fonica del plurilinguismo (oltre alla lingua letteraria e ai dialetti canonici - veneziano, pavano, bergamasco - nelle c o m medie di C a l m o e del Giancarli si ritrovano parole milanesi, napoletane, friulane, e tedesche, 63 francesi, spagnole, grechesche, dalmatiche, e persino turche e m a g r e b i n e ) " . U n a poliglossia che poi finiva d'essere certamente la p i ù autentica messa i n scena realistica del suono umano della Venezia del tempo, esattamente l'opposto del sogno del tutto fuori della realtà dell'arcadia. I l teatro comico, d'altra parte, aveva come obiettivo anche, a volte principalmente la "degradazione farsesca dell'imperante commedia letteraria della quale si volle irridere la 6 4 vanità, l'incredibilità, i l m o n o t o n o ripetersi dei medesimi m o t i v i " . L'estrema ricchezza del teatro specificamente veneziano del C i n q u e c e n t o , che ha conosciuto una fortuna critica, e u n recupero anche sulla scena, negli anni sessanta e settanta del secolo scorso, almeno pari all'altrettanto vivace fortuna della letteratura maccheronica, indica — per converso — quanto nei ceti intellettuali fosse diffuso, nei p r i m i decenni, i l gusto arcadico e bucolico. D a simile polarizzazione è ben lontano, per spirito e maniera, Iacopo Palma, che s e m bra rifarsi a u n gusto p i ù sobrio, m a che della vena arcade acquisisce soprattutto l'aspetto del sereno ambiente aperto, i n una natura che n o n è p i ù quella bucolica di B e l l i n i e C i m a ma, pur abitata da castelli e villaggi, è tutta pastorale. E u n ambiente i n c u i rifugiarsi, i n cui rimirare la serena n u d i t à della Bellezza, che si mostra eterna e immutabile, terrena e atemporale. C h e sia Bellezza sognata e rimirata nella mente, o Bellezza di u n B e n e che s'era incarnato e ora esiste solo n e l f a l t r o v e " del colloquio c o n i l divino che s'è incarnato, poco importa: Palma n o n sa p i ù cosa sia i l classicismo imitativo dell'antico, m a sa bene uscire dalla Storia e dal Tempo. C h i lo mostra i n forma p i ù netta, evidente e a suo m o d o drammatica è u n suo coeta65 neo. N e l l a Giovane in un paesaggio G i o v a n n i B u s i detto C a r i a n i , c i offre uno spettacolo a p r i m a vista sconcertante per la totale contrapposizione dei piani: davanti a n o i una giovane sdraiata, di spalle, fasciata i n una seta di u n bel rosso aranciato si appoggia a u n prezioso c u scino, i capelli raccolti i n una reticella e c i guarda indifferente, come i l suo vigile, curatissimo cagnolino. O l t r e i l breve bordo di verzura su c u i riposa c ' è i l finimondo: armigeri a destra avanzano verso una città su c u i gravano nubi tempestose: forse provengono da u n borgo p i ù distante ove n o n è bastato u n d i l u v i o d'acqua a spegnere gli incendi; e intanto i fiumi esondano, allagando piani e boschi. Per c u i " i n t e r m i n i concettuali, in sintonia c o n i l platonismo allora i n voga negli ambienti intellettuali, saremmo tentati di suggerire che l'immagine segni 66 il conflitto fra l'armonia 'senza tempo' del m o n d o . . . e i l tempo s t o r i c o " . C o m e la musica, così la pittura registra la lacerazione fra i l tempo dello spirito, dell'armonia e dell'equilibrio dell'esperienza amorosa — la giovane signora è, con i l cagnolino e la reticella, una giovane 68 | Uscire dal T e m p o e dalla Storia sposa - e i l tempo della storia umana e naturale, feroce e pericoloso. È poi compito d e l l ' A r te risolvere la lacerazione i n una nuova e superiore sintesi. O invece, secondo la lezione di Giorgione, ilzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA tcmpus edax, i l presente divoratore, non p u ò che generare la malinconia, la fuga, il rifugio, e infine l'amara constatazione che " c o l t e m p o" ogni bellezza trascorre. E dal T e m p o e dal M o n d o , totalmente assenti nella sua produzione — religiosa e non — che anche Palma vuole, programmaticamente, fuggire: la sua è un'arte che "esce dal T e m p o " proponendo sempre e costantemente quell'ideale di armonica Bellezza che rende anche la sua Apollonia — nel Polittico della Presentazione della Vergine di Serina — misteriosamente sorridente e serena, mentre sorregge la tenaglia c o n c u i l'hanno martirizzata. L a regge come fosse u n delicato fiore, che curiosamente termina con i l molare graziosamente estratto dalla mascella frantumata. M a quello era avvenuto nel m o n d o dei mortali, in u n "altrove" u m a - no e feroce. L e i ora è "cittadina dei c i e l i " (Paolo, Filippesi, 3.20: r||ià)v yag t òzyxwvutsrqponmlkjihgfedcb JTO>ÌTEUUCX èv ovgavoìc, t)JtaQ/8i) i n santa compagnia. Qualsiasi immagine Palma costruisca, sempre rifuggirà la storia, la contingenza, l'urlo e il brusio del mondo. C i ò c u i aspira lo dice filosoficamente L e o n e Ebreo — medico dal 1507 al 1515 a V e n e z i a — nei suoi Dialoghi d'amore pubblicati postumi nel 1535: " L a complession degli elementi e la lor amicizia (come p u ò star l i contrari uniti insieme senza litigio n é contradizione) n o n ti par vero amore e amicizia? A l c u n i chiamano questa amicizia armonia, 67 musica, c o n c o r d a n z i a " . 1 dialoghi di L e o n e rappresentano u n documento quanto mai interessante, c o n B e m b o , E q u i c o l a , e p r i m a C o l o n n a e C a v i c e o e altri, sulla meditazione intorno alle forme dell'amore dei sensi e dell'intelletto, i n chiave ovviamente di largo neoplatonismo. E g l i ragiona anche a lungo sulla differenza fra i l sonno ristoratore e l'estasi amorosa: come nel sonno " s i ritirano ne l'estasi i spiriti dentro e lassano i sensi senza sentimento e i m e m b r i senza movimento, p e r c h é la mente si raccoglie i n se stessa a contemplare i n uno oggetto sì i n t i m o e desiderato, che tutta l'occupa e aliena, come ora ha fatto in m e la contemplazione 68 di tua formosa immagine, dea del m i o d e s i d e r i o " . E così le donne-ninfe di Palma appaiono raccolte i n se stesse, n o n d o r m o n o , m a la loro veglia le porta altrove, ci guardano quasi stupite che n o i possiamo apprezzare la loro nuda Verità: è l'incredibile sguardo della Ninfa di Dresda. Sono serenamente altrove, prive di ogni pulsione erotica, incerte se accettare o togliere quel dardo c o n c u i C u p i d o le vorrebbe trafiggere: la cosiddetta Venere e Cupido di C a m b r i d g e è immersa nella quies, la quiete attesa, l'accorto riposo, "durante il quale, rimanendo vigili e facoltà speculative, si apre la via alla catarsi, contrariamente al sonno che indica l'abbandono 69 di quelle f a c o l t à " ; p e r c h é n o n è disposta a cedere subito agli strali della voluptas. Tuttavia l'esposizione della n u d i t à in Palma ha anche un'altra valenza.Vittore Branca ha ricordato opportunamente i l significato della visione della donna nuda i n B o c c a c c i o come 7 " m o t i v o di visioni rasserenatrici, di elevazione umana, di impegno vivificante e virtuoso" ". Q u a n d o F l o r i o ammira Biancifiore sdraiata e addormentata seminuda (Filocolo, I v 1 1 8 ) 71 o quando l'amante abbraccia la "bella angioletta" che " i n sull'erbetta/ Sonniferava g i à " (Amorosa visione, X L I X , 23) o quando C i m o n e si fa civile ammirando la bellezza di Efigenia, B o c c a c c i o propone u n modello ideale di immaginazione che i pittori veneziani metteranno in scena. A n c o r a e proprio alla bottega di B o n i f a c i o de' Pittati appartiene la messa i n scena della novella di C i m o n e ed Efigenia (Decameron, V, l ) 7 2 mentre a Palma è stata anche attri- buita la tavola mutila, su medesimo soggetto, della National Gallery inglese (n. 4037).Vale la pena di rileggere B o c c a c c i o : c i rendiamo conto che tutti gli elementi esposti sono altrettanti c o r r i m a n o per i pittori, e che si costituisce quel canone della bellezza e dello sguardo che d o v r à poi trovare soluzione pittorica; al lettore la comparazione scegliendo quale delle due arti sappia meglio rendere la messa i n scena di u n desiderio tutto maschile. B o c c a c c i o dunque narra che C i m o n e "passando egli da una possessione ad un'altra con u n suo bastone i n collo, e n t r ò i n un boschetto i l quale era i n quella contrada bellissimo, e, per c i ò che del mese di maggio era, tutto era fronzuto; per lo quale andando s'avvenne, sì come la sua fortuna i l v i g u i d ò , in u n pratello d'altissimi alberi circuito, n e l l ' u n de' canti del quale era una bellissima Uscire dal T e m p o e dalla Storia | 69 fontana e fredda, allato alla quale vide sopra i l verde prato dormire una bellissima giovane con un vestimento i n dosso tanto sottile, che quasi niente delle candide carni nascondea, ed era solamente dalla cintura i n g i ù coperta d'una coltre bianchissima e sottile; e a' pie di lei similmente dormivano due femine e uno uomo, servi di questa giovane. L a quale come C i m o n e vide, n o n altramenti che se m a i p i ù forma di femina veduta n o n avesse, fermatosi sopra il suo bastone, senza dire alcuna cosa, c o n ammirazione grandissima la i n c o m i n c i ò i n tentissimo a riguardare. E nel rozzo petto, nel quale per mille ammaestramenti non era alcuna impressione di cittadinesco piacere potuta entrare, sentì destarsi u n pensiero il quale nella materiale e grossa mente gli ragionava costei essere la p i ù bella cosa che giammai per alcuno vivente veduta fosse. E q u i n c i c o m i n c i ò a distinguer le parti di lei, lodando i capelli, l i quali d'oro estimava, la fronte, i l naso e la bocca, la gola e le braccia, e sommamente il petto, poco ancora rilevato; e di lavoratore, di bellezza subitamente giudice divenuto, seco sommamente disiderava di veder gli o c c h i , l i quali essa, da alto sonno gravati, teneva chiusi; e per vedergli, p i ù volte ebbe v o l o n t à di destarla". Forse anche i l cosiddettozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Bagno delle ninfe — e che di scena allusivamente mitologica si possa trattare lo confermano le due figurette di satiri rossi ai bordi dell'acqua, a sinistra, m a ha pienamente ragione R y l a n d s a rifiutare precedenti interpretazioni come Diana e Callisto, o 73 Bagno di Diana — con le sue tredici figure di donne (nell'Inventario della raccolta di B a r t o - lomeo della Nave era " u n a scena di bagnanti, con 14 figure che si bagnano a una fonte i n u n paesaggio incantato") p u ò essere riconosciuto come espressione di una cultura visiva che p i ù che all'Arcadia fa ancora riferimento a B o c c a c c i o . Se la posture delle figure, rielaborazioni 70 | Uscire dal Tempo e dalla Storia da statue classiche, m a anche da Michelangelo e Raffaello — i n particolare l'incisione di M a r cantonio R a i m o n d izyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA (Pan e Siringa, Bartsch X I V , 325) che diffonde un'invenzione di Raffaello per la stufetta del C a r d i n a l Bibiena - potrebbero indicare u n Palma che " s i stava confrontando ambiziosamente c o n la questione del 'paragone', il dibattito rinascimentale sui rispettivi meriti della pittura e della scultura, i n c u i la pittura, secondo i suoi paladini, dimostra la propria s u p e r i o r i t à appropriandosi dei modelli scultorei e riproducendoli con abilità ancora 74 maggiore" , — i l che ulteriormente aumenterebbe la possibilità che la tavola sia da collocare 7 fra i l 1515 e i l 1518, come a suo tempo aveva ipotizzato G o m b o s i ' — i l tema specifico della donna al bagno aveva fonti antiche. Fra le p i ù note al tempo ovviamente V i r g i l i o (Eneide, 8, 589) e O v i d i o (Metamorfosi, 3, 1 5 5 - 1 9 1 ) , Petrarca (Canzoniere, 5 2 ) , m a soprattutto p i ù e p i ù volte B o c c a c c i o : Ninfalefiesolano, 1,53; 64; Commedia delle ninfe fiorentine; Decameron, giornata 6 conclusione 2 9 - 3 2 nella Valle delle D o n n e ; giornata 10, novella 6, 11-18. R i c o r d a n d o sulla scorta del lavoro di V i t t o r e B r a n c a , che a V e n e z i a (la stampa è del D e G r e g o r i , 1492) era apparsa la p r i m a edizione figurata del capolavoro di B o c c a c c i o , c o n illustrazioni (per c u i si è 7 fatto addirittura il nome di Carpaccio '') divenute u n repertorio per gli artisti. I n ogni caso quelle donne nude sdraiate di Palma non sono V e n e r i , non sono u n recupero diretto dell'antico — anche p e r c h é nella tradizione iconografica greca e romana la dea V e nere n o n viene rappresentata sdraiata - m a invece la messa i n scena di un'idea della bellezza 77 del corpo nel paesaggio: un'idea "virtuosa e rasserenatrice" . D i v e r s e le fonti iconografiche che presentano ninfe addormentate: una svelata da Priapo è Loris ( O v i d i o , Fasti, I , 3 9 1 - 4 4 0 e V I , 3 1 9 - 3 4 6 ) , così come anche nel volgarizzamento del 1497 delle Metamorfosi da parte di G i o v a n n i B o n s i g n o r i ; una è la fin troppo ricordata incisione del Polifilo; e poi c ' è i l caso di A r i a n n a e di B a c c o , nella narrazione di N o n n o di Panopoli, c u i certamente fa riferimento M a r i o E q u i c o l a nel delineare i l programma per i l camerino delle pitture di Alfonso d'Este. M a Palma n o n rappresenta le sue donne c o n gli o c c h i chiusi, n é dà a esse alcuna carica erotica — anzi, i loro sguardi non contengono alcuna sollecitudine. Siamo ben distanti dall'erotismo della cosiddetta Laura di G i o r g i o n e , c o n quella pelliccetta che sfiora i l breve seno, e quell'occhio che p i ù scabroso n o n si p u ò . Q u a n t o ad altre letture, Augusto G e n t i l i ha scritto c o n la sua solita chiarezza, pagine definitive, di c u i vai bene rileggere alcuni punti salienti: " N o n esistono, nella pittura veneziana di p r i m o Cinquecento,'ritratti di cortigiane'. L a diffusa affermazione che tutte o quasi le donne dipinte - soprattutto, m a n o n soltanto, se poco vestite - siano professioniste dell'amore mercenario dipende dalla p i ù assoluta ignoranza della storia del costume . . . N o n è detto che ogni dipinto di bella donna sia u n ritratto . . . I l riferimento mitologico, i n particolare, impone u n quoziente variabile di travestimento idealizzante: Flora n o n p u ò essere troppo individualizzata, p e r c h é i l ritratto deve lasciare spazio al modello. S i tratterà, naturalmente, di Flora moglie di Zefiro, sinonimo di concordia maritale e di f e c o n d i t à naturale secondo la tradizione ovidiana (Fasti,V, 2 0 1 - 2 1 2 ) : la riconosciamo, e la nominiamo, dall'offerta m e taforica del mazzetto primaverile di fiori (roselline, margherite, violette, gelsomini, primule, ranuncoli e quant'altro). M a le Flore della pittura veneziana hanno altre caratteristiche c o m u n i : espongono u n seno, porta dell'animo e del cuore, segnale di f e c o n d i t à , offerta d'amore, seduttivo r i c h i a m o — e che u n seno sia scoperto e l'altro coperto non significa antitesi tra voluttà e v i r t ù ma compresenza di erotismo enunciato, offerto, vissuto e erotismo moderato, sorvegliato, regolato. L a dimensione i n c u i si realizza tale compresenza è quella del m a t r i m o nio, e le nostre Flore — e tutte queste donne, anche senza mazzolino — sono promesse spose sulla soglia tra v e r g i n i t à e connubio: hanno sciolto sulle spalle nude i lunghi capelli, talvolta coperti o attraversati dal velo nuziale, hanno allentato, quasi dismesso i l manto, e si presentano con l'immancabile camicia bianca, ' i n t i m o ' d'uso corrente, u l t i m o fragilissimo baluardo che 8 lo sposo sarà chiamato ad abbattere"' . S i aggiunga che anche la donna del doppio ritratto di T u l l i o Lombardo, che intona una melodia all'unisono c o n i l compagno, alla C à d ' O r o a Venezia, ha u n mazzolino di fiori appuntato nella scollatura. Uscire dal T e m p o e dalla Storia | 71 L e donne di Palma — e siano ninfe o veneziane i m m a g i n a r i e le "sue" Barbare, M a d d a lene o C a t e r i n e - hanno una i d e n t i t à fisica ben precisa: "belle d o n n e " e sovente "belle sante G i o v a n n i B u s i detto C a r i a n i , Giovane in un paesaggio B e r l i n o , Staatliche M u s e e n donne" hanno fronte alta e dritta, carnagione chiara, capelli biondi o castani c o n sfumature zu Berlin, Gemàldegalerie bionde; sono u n " t i p o " femminile ideale — n o n sicuramente una medesima modella! — che le distingue fra tutte, ad esempio dallazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Dorateci (Berlino, Staatliche M u s e e n G e m à l d e g a l e r i e , 1512 circa), la giovane romana che ritrae Sebastiano del P i o m b o . Diverse le sopracciglia, p i ù arcuate in Sebastiano, p i ù abilmente ombreggianti i n Palma, così c o m e i l naso, sempre p i ù 79 classico in Palma. E poi la sua Bella (datata al 15 1 8 - 1 5 2 0 ) d e l T h y s s e n di M a d r i d ha una fisicità maestosa, portando c o n noncuranza u n tale repertorio di tessuti da far svenire i l delegato alle leggi suntuarie"". M a n i c h e ricamate e poi mantello di taffettà di seta rosso c o n fodera azzurra. L a misteriosa iscrizione " A M B / N D " (nobildonna?) sul parapetto, come l'accennato pilastro di sfondo, poi i l cavaliere inciso sul bassorilievo, e la scatola — da cucito per G e n t i l i , dono del compare d'anello i l g i o r n o delle n o z z e 81 — da c u i esce una sottile catenina, o u n leggero nastrino dorato, hanno ulteriormente reso misteriosamente lontano questo capolavoro assoluto: che p e r ò testimonia di ritratto ideale di donna ben maritata. Se poi si volesse chiarire i l significato del seno nudo di alcuni ritratti ideali, esso appartiene a u n sentimento 82 iconografico che aveva già svelato i l seno della M a d o n n a . R i t r a t t i ideali, ovvero fantasie "all'antica" generate da qualche suggerimento, qualche proposta di lettura: "fantasia" è i n effetti i l termine che r i c o r r e nelle lettere di Isabella d'Este per ottenere una bella tela di G i o v a n n i B e l l i n i per i l suo studiolo: chiede una "historia o fa72 | Uscire dal T e m p o e dalla Storia zyxwvu buia antiqua aut de sua inventione [Bellini] ne finga una che rappresenti cosa antiqua et de 83 bello significato" . E se è vero che " N o n c ' è per così dire un'opera di G i o r g i o n e che non sia riconducibile almeno i n parte al gusto o all'impulso di u n patrizio, di un mercante o di 84 u n committente ecclesiastico l o c a l e " , lo stesso si p o t r à osservare di Palma. M a poi si deve dire che la "bella donna" di Palma ha la stessa funzione della catena Laura / l'aura / l'aureo / lauro di Petrarca, c i o è in definitiva la figura della Poesia, e qui della Pittura. D a c u i l'incertezza fisiognomica, la vera e propria vaghezza di queste raffigurazioni ideali: lo sapevano bene Sperone Speroni che nelzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Dialogo d'amore del 1537 espressamente parla delle amate come " u n 8 ritratto di quella cosa che egli a m a " ovvero u n ' i d e a ' e Paolo P i n o che conferma la superiorità della bellezza immaginata, peraltro poi individuando u n canone del corpo femminile che sembra creato su Palma, da l u i posto fra i grandi: " U n a carne delicata, senza macola, lucida e candida, che l'età non aggiugna a l i trentacinque anni, ma p i ù partecipi dell'acerbo, cha del maturo, n o n debilitata dal coito, non pafuta, n o n arida, che le membra corrispondano insieme, c o n i capelli lunghi, sottili e aurei, le guancie uguali, la bocca retta, le labra di puro sangue, e picciole, i denti candidi, e uguali, l'orecchie nel suo termine, il qual è dala punta dil naso infn'alla coda dell'occhio, e sian basse, la gola rotonda, e liscia, il petto ampio, et morbido, le poppe sode, e divise, le braccia ispedite, le mani delicate con le dita distese, alquanto d i m i nuite negli estremi con ugnie p i ù lunghe che larghe, i l corpo poco rilevato et sodo, le coscie affusate, et marmoree". A tal descrizione l ' u n o degli interlocutori del dialogo, Lauro, non p u ò che immaginare questa figura ideale, e i l c o m m e n t o dell'altro, Fabio, è — more italico! — " V i 86 si arricciava l'appetito, e ? " . Quest'invenzione, nel significato originario di ritrovamento, e rivelazione, della Bellezza ideale, e p i ù di sante che di donne del mondo, va ora vista da v i c i n o . 1 / diarii di Girolamo Priuli: aa. Ì5Ì2, 1 9 1 2 - 1 9 2 1 , p. 176 (poi 2 1494- a cura di A . Segre, B o l o g n a Diarii). M . Sanuto, / diarii (MCCCCXC- ber couch", i n "Studies i n the history of the Rose Garland, N à r o d n i Galerie, o f a r t " , X L V , 1993, p. 1 0 1 . Praha 2006., pp. 9 0 - 9 1 . 1,1 C f r . R . Lauber, Memoria, attesa. Tempi e spazi del visione e collezionismo Sulla tematica e funzione della de- corazione del Fondaco Sandra R o s s i : venezia- Giorgione. "Le maraviglie dell'arte", c a - d'arte a Venezia. talogo della mostra (Venezia, 2 0 0 3 - VI1, pubblicati per atra di R. Fulin, F. Ste- Dalle origini al Cinquecento, a cura di 2 0 0 4 ) , a cura di G . N e p i Scirè, S. fani, N. Barozzi, M . H o c h m a n n , R . Lauber, S. M a s o n , Rossi,Venezia 2 0 0 3 , p. 156. Venezia 2 0 0 8 , p p . 4 1 - 8 1 . 1 9 Vl-MDXXXIII). dall'autografo marciano Ital. CI. VII Coda. CDXIX-CDLXX- G. Berchet, M. Allegri. Venezia 1879-1902, IV, a cura di N . artistico nel primo Rinascimento 1 8 no, i n // Collezionismo Per la datazione: M . L u c c o , Venezia Barozzi,Venezia 1880., c o l . 113. 11 3 edificatale in Venezia, Venezia 1856, p. 2 0 zia a Venezia: vicende della magistratura 283. completa, M i l a n o 1978, pp. 2 1 0 - 2 1 1 ) degli esecutori contro la bestemmia (seco- 1 2 G . C o z z i , Religione, moralità e giusti- A . Sagredo, Sulle consorterie delle Arti cit.,pp. 4 9 - 5 0 . P. R y l a n d s (Palma U Vecchio. L'opera i n La lo dà a Palma, intorno al 1516-1518 pittura nel Veneto. Il Cinquecento, a cura di sulla base della descrizione entusiasti- X X I X , 1991,pp. 7-96. M . Lucco, I , Milano 1996, p. 19. ca di G i o r g i o Vasari, Vite, 1550, I I . pp. 4 1 3 8 5 3 - 8 5 4 . M a la discussione p u ò essere li XVI-XVII), a in "Ateneo Veneto", Diarii, p. 364. M . M . Bandello, Novelle, Milano 1990, p. 200. 6 F. C o l a l u c c i , Bergamo negli anni di M . L u c c o , Venezia, 1500-1540, 1500-1540 E . Battisti, Le origini paesaggio Veneto, i n " A r c h i v i o di F i - soltanto fra G i o r g i o n e e Sebastiano. losofia", 1980, pp. 2 2 7 - 2 4 6 |rist. in 2 1 "Venezia Cinquecento", Ditto pittura, guerra e società, Bergamo pp.9-25]. 1998,p. 19. 14 7 F. R o s s i , Bergamo e Palma il Vecchio: religiose del I , 1 9 9 1 , 2, U . T u c c i , Mercanti, navi, monete nel Cinquecento veneziano, B o l o g n a 1 9 8 1 , pp. 2 6 - 2 7 . U . Daniele, Appunti sulla Giuditta di Catena e su altri ritratti "armati", i n 2 2 B . N a r d i , La Scuola di Rialto e l'uma- nesimo veneziano, i n Saggi sulla cultura un rapporto dialettico, in Scrina a Palma " S t u d i giorgioneschi", 3, 2 0 0 0 . veneta del Quattro e Cinquecento, il Vecchio. Nel quinto centenario della na- 1 5 dova 1971 [ried. del saggio i n Uma- scita 1480-1980. dite, a cura di C . G r a y s o n , Bologna nesimo europeo e umanesimo 1959, p. 27 a cura di V. B r a n c a , Firenze 1963, pp. Studi e ricerche in oc- casione del restauro dei polittici di Serina, V C a l m e t a , Prose e lettere edite e ine- Pa- veneziano, Bergamo 1 9 8 1 , p. 2 7 . 1 6 N A . M a r i u z , Giorgione pittore di affre- onardo da Vinci, i n " A r c h i v i o storico 2 3 schi, i n G . Toscano, F. Valcanover (a dell'arte", I , 1888, p. 45 (la richiesta sters Gemàlde cura d i ) , Da Bellini a Veronese. 'limi dì di Isabella); A . L u z i o , Ancora Leonardo siker der K u n s t i n arte veneta, "Istituto Veneto di Scienze, da Vinci e Isabella d'Este, i n " A r c h i v i o 3 8 " , Stuttgart - B e r l i n 1937. Lettere ed A r t i . Studi di arte veneta", S t o r i c o dell'arte", I , 1888, p. 180 (la 2 4 6,Venezia 2 0 0 4 , p. 3 0 0 . risposta di C e c i l i a ) . Rocco Marconi, i n "Venezia C i n q u e - 1 7 c e n t o ' W I I , 1 3 , 1 9 9 7 , p. 2 2 . 9 D . R o s a n d , "So-And-So Reclining ou A . V e n t u r i , Nuovi documenti su Le- O . K o t t k o v à (a cura d i ) , 77/c Feast 93-139]. G . G o m b o s i , Palma Vecchio. Des Meìund Zeichnungen, "Klas- Gesamtausgaben, E . M . D a l Pozzolo, Tra Cariani Uscire dal T e m p o e dalla Storia | e 73 zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA gistrato repubblicano è ben p i ù s c h i - 2:1 Diarii, IV, p. 52 2 6 amoroso. Comedia piuma fato: "Vidisse ubique latrinas, ubique intorno al 1500, i n Leonardo & Venezia, eloacas, i n propatulo cibaria o m n i s a - I I , p. 47. catalogo della mostra r i a m coquebantur, mensae 4 8 G . N e p i S c i r è , inezia e /ti (Venezia, I s t i - lanionae, tuto di C u l t u r a di Palazzo Grassi 2 2 exenterato pecore, i n compitis, et per nova non meno pia- cevole che ridiculosa, Padova 1604, I V G . A . G i a n c a r l i , Di Cingana,Venezia 1550, p. 4. marzo 1992- 7 maggio 1992), a cura omnes vicos, passim cernebantur: n u l - 4 9 di G . N e p i S c i r è , M i l a n o 1992, p. 7 9 . les erat angiportus, nullus i n urbe a n - qualità delli cingani erranti". I Rom nella 2 7 gulus, qui n o n teterrimo odore esset Repubblica di Venezia: retoriche e stereo- L . D o l c e , Dialogo della pittura in- titolato l'Aretino, Venezia 1557 [in P. infectus: ex quo et ingenti B a r o c c h i (a cura d i ) , Trattati a"arte del p e c o r u m q u e m i s t o r u m colluviae, f u - Cinquecento fra Manierismo turae pestilentiae exortus esset timor, M ni nea penale, b. 130, f. 26. e Controri- forma, I , B a r i 1960, pp. 1 4 1 - 2 0 6 ] . hominum B . Fassanelli, "Considerata ingens repente vis aqueboris sex la mala tipi, i n " A c t a H i s t r i a e " , X V , 1, 2007, p. 141. A S V e , Avogaria di Comun, M i s c e l l a - T u t t i gli aspetti politici, diplomatici continenter nocte coelo missa, u n i - e militari intorno ad Agnadello si tro- versam u r b e m abluvisset, et ab o m n i 5 2 H . B e l t i n g , op. cit., p. 370. vano discussi, c o n ottima bibliografia, sorde purgasset" (De origine et tempo- 5 3 A . C a r a c c i o l o A r i c ò , L'Arcadia in G . G u l l i n o (a cura d i ) , L'Europa ribus urbis Bergomi 2 8 la Serenissima. La svolta del 1509. e Liber,Venezia Nel V centenario delia battaglia di Agnadello, 411 Francisci Bellafìni 1532, 3 5 r ) . 11 A S V e , Senato terra, t. 10. Sannazzaro nell'autunno mo, R o m a 1995,p. 16. Resta fondamentale anche per r i c - 4 ' A . G e n t i l i , Boccaccio a Venezia, i n Venezia 2 0 1 1 . I n particolare si veda chezza di specificazioni i n t o r n o alla "Venezia l'imprescindibile lavoro di A . L e n c i , congiuntura politico-iconografica del 1997, p. 44. Agnadello: la battaglia, pp. 7 5 - 1 1 4 . tempo: F. C o r t e s i Bosco, Riflessi ^Diarii, mito di Venezia nella paia 3 0 III,p.26. del Martinctigo V I I , 14, M . A . G r i g n a n i , Badocr, Filenio, zio: M . Beretta, Memoriale, del X V I I I trascrizione secolo di G . co Bergamasco", I I I , 2, 1983, 2, pp. a Carlo Diouisotti, 213-238. 1973, 41 A . G e n t i l i , Le storie di Carpaccio: Ve- Z u c c o l a Locatelli, mss, Biblioteca C i - nezia, i Turchi, gli Ebrei,Venezia vica Angelo M a i , M M B 3 2 3 , 8 8 u 4 2 A . R a v à , // "Camerino 1996. delle antica- et glie" di Gabriele Vendramin, i n " N u o v o altri iltustyri personaggi di Bergamo, M i - A r c h i v i o Veneto", X X I I , 39, 1920, pp. D . C a l v i , Campidoglio de'guerrieri 155-181. lano 1668. M . Sanuto, op. cit., X I I I , col. 450. 4 3 3 4 lui, col. redatto dai G i u d i c i del Proprio, r i - 455. Milano — Napoli pp. 7 7 - 1 1 5 : da p. 90 l'edizione del Phylareto di G i o v a n n i Badoer, dal manoscritto marciano ci. I X . 3 5 1 carte 6\r-77v. 56 Ivi, p. 84. A l t r i testi nelle trascrizioni di M a r i n Sanudo nel codice M a r c i a no c i . I X . 3 6 3 , cartaceo di fine X V 33 N e l l ' i n v e n t a r i o del 4 gennaio 1 6 0 1 , secolo. 3 7 A . Q u o n d a m , // naso di Dmra. Lin- sulterà ridotto a " u n quadro de paese gua e poesia lirica nella tradizione genti Marcantonio M i c h i e l parte per c o n una D o n n a che latta u n Classicismo, 3 5 Pi- un trio bucolico a Venezia, in Studi di Lorenzo Lotto, in " A r c h i v i o S t o r i zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA di filologia e di letteratura italiana offerti manoscritta 32 5 5 (Cinquecento", M . M i c h i e l , Diari, Biblioteca C o r - rer, C o d i c e C i c o g n a 2848, 6r. 31 del dell'umanesi- P r o p r i o i n quei drammatici fran- figliuolo Ferrara - M o d e n a del 1991, Brescia: " A d ì p r i m o aprile m i partì sentado et un'altra figura, c o n le sue in part. pp. 2 0 3 - 2 6 2 . da venetia per andar a Bress ove stet- soaze de noghera con filli d'oro alto 3 8 ti mesi 4 et po non puoti continuar quarte sie, et largo cinque, e meza i n - 1538, cit. i n A . Q u o n d a m , op. cit., p. a scriver, nel qual tempo occorsero c i r c a " , J . A n d e r s o n , A further Inventory 203. molte cose", Biblioteca C o r r e r , C o - of dice C i c o g n a 2 8 4 8 , 1 3 r . "The 3 6 9 1 9 , 1 9 7 9 , p. 6 4 7 . L o storico di B e r g a m o G i o v a n n i Gabriel Vendramin's Coìlection, B u r l i n g t o n Magazine", in CXXI, v N . Franco, Le pistole volgari, Venezia ' V . C a l m e t a , op. cit. 6 0 Compendio Calmeta de cose nove de Vincenzo & altri auctori, Venezia 1516, p. 12r. SUini — che fu medico ed eccellen- 44 te radiobiologo — d e d i c ò gli u l t i m i nuova lettura della "Tempesta" trent'anm della sua vita a studi di rara gione, i n G . Toscano, E Valcanover, op. qualità erudita sulla sua città: u n o dei nr.,pp. 3 7 3 - 3 7 4 . suoi lavori è consultabile i n rete sul 4:1 sito della Biblioteca: Bergamo 1512. care i n questa direzione è P. H o l b e r - 6 3 politici e ton, Giorgione's Tempest or "little land- sivismo linguistico nel teatro del Rinasci- militari di un anno drammatico, p u b b l i - scape with the storni uHth the mento, i n cato i n rete nel 2 0 0 1 . more on the gypsy, and a reassesment, i n Poeti, pittori, "Art palcoscenico Narrazione 37 degli avvenimenti L . A . Muratori, Dall'anno Annali d'Italia: 1358 all'anno 1687, IV, M i - lano 1838, p. 302. 3 8 opere di Marcantonio veneto, i n "Memorie la vita e le Michiel dell'I.R. patrizio Istituto ve- in Arcadia. di Una Gior- 61 Ivi,p. 6 2 5Ir. G . Padoan, Introduzione Beolco il Ruzante, C h i ha voluto maggiormente cer- gypsy": H i s t o r y " , 18, 3 , I X , 1995, pp. a: Angelo La Pastoral, Padova 1978, p. 3. G . Padoan, Primi momenti dell'espres- Rinascimento in controluce. cortigiane e teatranti rinascimentale, su! Ravenna 1994, p. 2 0 9 . 383-404. 4 E . A . C i c o g n a , Intorno H . B e l t i n g , Esilio '' U n a rassegna i n M . Paoli, La "Tem- 6 4 Jci,p.212. pesta" svelata. Giorgione, Gabriele Ven- ^ B e r l i n , Staatliche M u s e e n , G e m à l - dramin, degalerie: Cristoforo Marcello e la "Vec- Ruhende weifiem Schojìhund chia", L u c c a 2 0 1 1 . funge in einer Frau mit Landschaft, 1520. neto di scienze, lettere ed arti", I X , 1860, 4 7 pp. 364. I l testo latino di M i c h i e l c o n a cura di V i t t o r i o R o s s i , T o r i n o 1888, 6( la traduzione di Francesco Piatti, ora 11. p. 125; IV, pp. 2 7 7 , 3 0 0 , 3 3 4 ; Le del Nord ai tempi di Bellini, Diirer, Ti- in M . L . Scalvini, G.P. C a l z a , Bergamo bizzarre, faconde, et ingegniose rime pe- ziano, 1516. Città e territorio nella "Descriptio" scatone, in Vinegia di Marcantonio Michiel, Padova a cura di G . B e l l o n i , V e n e z i a 2 0 0 3 , pp. 1983; con esaustiva analisi. 39 A . C a l m o , Le Lettere di Messer A.C., 1553, testo c r i t i c o 12, 87. P i ù avanti: M . V e n i e r , Canzoni ' // Rinascimento zia, a Venezia e la pittura catalogo della mostra (Vene- 1999), a cura di B . A i k e m a , B . L . B r o w n , M i l a n o 1999, cat. 97, p. 396. 6 7 L e o n e E b r e o ( Y è h u d à h Abrabanel F. Bellafmo. Libro de la origine e tem- e sonetti, a cura di A . C a r m i n a t i , Poesie o G i u d a Abarbanel), Dialoghi pi de la nobile e antica città di Bergamo, diverse, a cura di A . C a r m i n a t i , V e n e - re, a cura di S. Caramella, B a r i 1929, Bergamo 1556; m a i l latino del m a - zia 2 0 0 1 , p. 66; B . Maggi, // tradimento p. 78. 74 | Uscire dal T e m p o e dalla Storia d'Amo- A . G e n t i l i , Amore e amorose C l a r i fluminis aut aquae lapillos, / zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA d'amore, a 6 8 s l Leone Ebreo, Dialoghi cura di D . G i o v a n n o z z i , introduzione Suspensis di E . Canone, B a r i 2 0 0 8 , p. 166. Accessi; refovebat m spiritulos, premens cadenti / L y m p h a S. Simonetti, Di " I i-nere" di Bonifa- gradibus levique m o t u illa lassi / cio de' Pittati, i n " A r t e Veneta", X X X - vertice pectoris meatus". V I I I , 1984, p. 130. Mentre " V Branca, Interespressività narratiw-fi- / Cordis persone... cit.,pp. 8 2 - 1 0 5 . 8 2 E . Verheyen Giorgiones (Der "Laura", Sinngehalt in von "Pantheon", X X V I , 2, 1968, pp. 2 2 0 - 2 2 7 ) , c o n s i erotico di dera i l seno denudato e i l seno celato L u i g i B i g i , i l Pittorio: Ad Sextum de nella Laura del G i o r g i o n e a V i e n n a , nell'epigramma gurativa: Efigenia, Venere e il tema della eius uxore dormiente (1491) compare e nella Flora "nuda" fra Boccaccio e Botticclli e la pit- una situazione che r i c h i a m a la Venere to a Francoforte c o m e simboli della di B a r t o l o m e o V e n e - tura veneziana del Rinascimento, in "Il se di G i o r g i o n e : voluptas e della pudteitia nell'allegoria rendit en Italie": Études offertes à André " E c c e tuis recubat nostrae urbis glo- della v i r t ù coniugale. C o n t r o l'inter- Chastel, Paris - R o m a 1987, p. 57. ria plumis / Pleona flos m u n d i virgo, 7 1 decensque nitor. C h e p e r ò ha ben altra valenza ero- tica: " E g l i la scuopre e con amoro- / Ipse venustates, genios, puerosque diones / I n m o l l i so occhio rimira i l dilicato petto, e retines liane retinens gremio. / Q u a m con disiderosa m a n o tocca le ritonde spirat dulci, q u a m dormii suaviter incline, baciandole molte volte. E g l i aura,/ Q u a n t o habet occlusas Illa de- distende le mani per le segrete parti, core genas! / Q u a m bene compositis le quali mai amore ne' semplici anni requiescit gli avea fatte conoscere, e toccando bene d e p e x ì s luxuriosa c o r n i s i " . perviene infino a quel luogo ove ogni 7 8 dolcezza si richiude: e così toccando le dìlicate parti, tanto diletto prende, honesta labellis / Quam A . G e n t i l i , Amore a amorose persone: brazioni matrimoniali, i n Tiziano. Profano, catalogo della z i o n i , 2 2 marzo - 2 2 maggio 1995), ma e a destarla non ardisce, anzi c o n a cura di M . G . B e r n a r d i n i , M i l a n o sommessa voce la chiama e tal volta 1995, pp. 9 5 - 9 7 . S u tale linea si sono sonno isviluppare, parendole in n o n minore allegrezza essere che paresse a Filocolo, che lei tenea". 7 2 mossi anche negli anni S. Bertelli, R . GofFen, E . M . D a l Pozzolo e, infine, Sotheby's i l 21 giugno 1978 (n. 108), non senza qualche difficoltà, P. L i i d e - gen zur Ikonographie iveibltcher Aktfìguren in der venezianischen Malerei des 811 Cfr. G. Bistort, // magistrato alle pom- 36). dell'aspetto delle donne veneziane nel e il Rina- done veneziane se forzano mostrare el pecto, dico le mamelle e tional G a l l e r y o f A r t , 18 giugno — 17 le spalle, i n tanto che p i ù volte v e n - veneziana, settembre 2006; V i e n n a , K u n s t h i s t o - dendole m e sono maravigliato che li risches M u s e u m , 17 ottobre — 7 g e n - pani n o n ghe siano cascati dal dosso. naio 2007), a cura di D A . B r o w n , S. Q u e l l e che possono et anche quelle Ferino Pagden, M i l a n o 2 0 0 6 , p. 185. E Bardon, Peinture narrathv de Carpaccio .Venezia 1985. O v v i o poi che una ricerca n e l l ' a m - bito della produzione latina mostri una quantità di esempi di " n u d i t à m o rale" impressionante. N e l Panfilo Sasso (1450-1527) (74) Francisco Frisono de sonino Sylvie compare per esempio questa descrizione puntuale di a m a n te addormentato: sub um- bra / Vidissem roseos meam puellam / Flores inter et alba per ligustra / (Corpus candidula s u u m tegentem / Q u o d non candidulum toga tegebat, /Vitrum purpureas rosas wneziano, atti del convegno (Venezia, Fondazione G i o r g i o C i n i , 1979), a cura di R . P a l l u c c h i n i , " C i v i l t à v e neziana. Saggi, 2 7 " , I , Firenze 1 9 8 1 , voi. l , p . 2 2 . S. Speroni, Dialogo d'amore, Venezia 1537 [in Opere, a cura di M . Pozzi, R o m a 1 9 8 9 ] , p. 3 1 , nota 8. P. P i n o , Dialogo di pittura di Messer Paulo Gherardo, Venezia 1548, p. 7 r . ut che n o n possono de veste sono m o l to pompose et hanno de grandi zoje, G . G o m b o s i , op. cit., p. 174. recubare c u m trentennio quanto logo della mostra (Washington, N a - "Frondosa nel 1494 di F r a Pietro C a s o l a : " . . . Esse P. R y l a n d s , op. cit., p. 246. pono i n publico, precipue le belle, de 7 7 A . T e n e n t i , Venezia giorgionesco, i n Giorgione e l'umanesimo descrizione cata- 7 3 R . Goffen, Giovanni Bellini, M i l a n o 1990, p. 266, doc. 3 3 . pe nella Repubblica di Venezia, Venezia 1912. L a disposizione degli abiti de La scimento della pittura 1978),Venezia 1979, pp. 153-158. Paolo Pino nuovamente dato in luce, per Bellini, Giorgione... cit., p. 230. Bella ricorda una famosa Bellini, Giorgione, Tiziano atti (Castelfranco Veneto, 2 9 - 3 1 maggio 8 6 frullai ( 'inqttecento, B e r l i n 2 0 0 8 . da Christie's i l 23 marzo 1973 (lotto 4 to allegory, i n Giorgione, del convegno internazionale di stu- 8 3 da Christie s i l 9 luglio 1982 (lotto 49) 7 3 likencss m a n n , Virtus und Voluptas: Beobachtun- 9 L e tre tavolette andarono i n asta da in favore di una cortigiana anche J . A n - 8 4 sidera che Biancofiore p i ù no n dor- ramente dimorava, no n la lasciava dal note Flora, derson, 'Flie Giorgionesque portraif.Jrom Amor Sacro e Amor di colui stare, nelle cui i l c o r p o v e - of Titian's " T h e A r t B u l l e t i n " , L I . 1969, p. 177; a 8 3 mostra ( R o m a , Palazzo delle E s p o s i - che nel sonno le parea nelle braccia on the Costume tra miti ovidiani, allegorie musicali, cele- regioni d e g l ' i d d ì i ; e oltre m o d o d i - di fare che ella si desti. M a l'anima, coniugale E . H . Mellencamp, A dio per i l V centenario della nascita che gli pare trapassare di letizia le strignendolasi p i ù al petto s'ingegna pretazione della Liiura quale allegoria album perle i n frixiti i n capo al collo; portano de molti anelli i n dito, de grandi baiassi, robini et diamanti. Vanno m o l t o artificiate i n el volto, e i n quelli parti mostrano, a c i ò che pareno p i ù belle... Sopra el tutto, saltem i n caxa, grandi e piccole, quelle donne v e n e ziane hanno piacere ad esser vedute e guardate, e non hanno paura che le mosche le mordano, e p e r ò non hanno troppo freza a coprirse. quando l ' h o m o le gionge a la sproveduta. Vedo non fanno troppa spesa i n f a zoletti per coprirsi le sue spalle" (P. Casola, Viaggio di Pietro Casola a Gerusalemme, M i l a n o 1855, p. 4 5 . U s c i r e dal T e m p o e dalla Storia | 75 I zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA BI;,' IzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Via L'invenzione della Bellezza " A l t r i fiumi, altri laghi, altre campagne sono là su, che non son qui tra n o i ; altri piani, altre valli, altre montagne, c'han le cittadi, hanno i castelli suoi . . . e v i sono ampie e solitarie selve, ove le ninfe ognor cacciano belve." ( L o d o v i c o Ariosto, Orlando furioso, 34, 72) " . . . N e l p r i m o decennio del secolo i l Palma si educa, forse a r i m o r c h i o del Previtali (vedasi la " M a d o n n a " di costui a Padova, datata del 1502), su p r i n c i p i genericamente belliniani, m a con eco di r o t o n d i t à del C a r p a c c i o e del C i m a ; sicché n o n pare che occorra espungere la " M a d o n n a " di B e r l i n o , come voleva i l M o r e l l i ; o, anche volendo lasciar codesta sub j u d i c e , ecco l'altra, bellissima (n. 2 4 9 5 ) , della N a t i o n a l Gallery, riferita fuor di ogni ragione al C a r i a n i , di c u i n o n si conoscono testimonianze così antiche e di tal sottigliezza; essendo chiaro, per contro, che un'opera così fatta è sorta appoggiandosi senza indugio a quella che reca i l n . 70 nell'Accademia di Venezia." 1 C o s ì R o b e r t o L o n g h i , con tutta la sua a u t o r i t à di giudizio, su alcuni aspetti di una v i cenda che resta, allo stato attuale dei fatti e dei documenti, ancora problematica: ovvero che cosa abbia prodotto Palma p r i m a dell'inconfutabile documento relativo all'Assunta del 1513. A d esempio proprio quella Madonna con Bambino, il lauro e le rose ( L o n d r a , T h e National G a l lery, n . 2495) che tanto ammirava L o n g h i : le ridipinture hanno fin qui frenato l'attribuzione a Palma, di c u i pure si dovrebbe vedere ben p i ù di un'eco. M a quegli squarci di paesaggio lontano, dei casoni e delle anse brevi del fiume che s'è ricomposto nel suo letto, dopo le rapide esondazioni, che si scorgono fra i r a m i intricati della siepe fitta di rose — p r i m e chinensis già ibridate, e p r i m e centifolie trovate i n qualche giardino interno veneziano, o magari aperto, sulla Iudeca — contengono tutta la qualità poetica che saranno del m i g l i o r Palma, come i l trattamento degli o c c h i di u n piccolo B i m b o , deposto c o n garbo e sicurezza sul cuscino decorato dalla fettuccia stricà d'oro. Malgrado numerosi dubbi, la firma che compare i n calce alla Madonna leggente della G e m à l d e g a l e r i e di B e r l i n o (n. 31) è, a giudizio dei periti restauratori del museo, del tutto a, Santa Barbara (particolare), coeva alla stesura pittorica. Apparterrebbe dunque a u n Palma giovane — che autenticherebbe parto centrale del Polittico il nuovo nome sui dipinti p r i m a che su documenti certificati — che si confronta c o n l ' o m o - tua Barbara n i m o soggetto di Carpaccio, oggi alla N a t i o n a l Gallery di Washington. C e r t o è che la tavola, zia, chiesa della P u r i f i c a z i o n e aria, vulgo Santa M a r i a ben diversa dal Palma che conosciamo, apparterrebbe a u n giovane attentissimo ai m o d i di Alvise V i v a r i n i e di M a r c o Basaiti, u n coetaneo di A n d r e a Previtali che cerca una propria 1(17 zyxwvutsrqponm soluzione originale. U n pittore certamente già "maestro", che forse si è appena emancipato da una bottega, m a che deve trovare u n proprio i n tendimento. D u n q u e n o n oltre la p r i m a m e t à del p r i m o decennio del secolo. A p o c r i f a sembra d'altra parte la data del 1500 ( M D ) che compare c o n una firma ( " I a c h . obvs. P a l m " ) sullazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Madonna con il Bambino, i santi Pietro e Gerolamo e un donatore oggi nel M u s é e C o n d é di C h a n t i l l y (n. 3 5 ) , tavola trasportata su tela nel X I X secolo, con vistose perdite di preparazione. C h e appartiene ancora al P a l m a impegnato a riassumere influenze diverse, di B e l l i n i ovviamente, ma anche di Previtali nella Madonna, e fors'anche elementi da G i o r g i o n e , come i l musicista sotto l'alberello, e da Lotto. P a l m a è qui un pittore che osserva e m e m o r i z z a molto e compone una propria sintesi, di fatto personale, sul finire del p r i m o decennio del secolo. Se i l confronto c o n Carpaccio, YAdorazio- ne nel M u s e u Calouste G u l b e n k i a n di Lisbona — m a occhieggiano anche alcune idee paesaggistiche di D ù r e r — torna nella Madonna in trono nel paesaggio tra due committenti dell'Ermitage (n. T u l l i o L o m b a r d o Doppio ritmiti 116), i l Ritratto di giovane nella Galleria Borghese di R o m a (n. 4 4 5 ) , è stato attribuito c o n Venezia, Galleria Francherà, convinzione da R o b e r t o L o n g h i che conferma: "Seguono del Palma, intorno al 1510, e il ritrattino e la 'Sacra Conversazione' già citati, della Galleria Borghese, e l'altra 'Sacra C o n v e r sazione' di Pietroburgo, creduta talvolta del C a r p a c c i o per i r i c o r d i di quel maestro nello 2 sfondo, talvolta del Previtali, forse p e r c h é i l Palma, da giovine, lo s e g u i t ò alquanto" . Quella "Sacra Conversazione" della Galleria Borghese è la Madonna con il Bambino in 4 trono tra le sante Barbara e Cristina e due committenti (n. 157) — che R y n a l d s gli rifiuta — dove si riconoscono i p r i m i cromatismi, i p r i m i studi di volti di donna ove l'ombra lavora, l'individualizzazione dei ritratti, una p i ù personale soluzione compositiva. P u r scontando gli interventi successivi, gli accostamenti fra l'arancione e i l blu ghiaccio del manto e dell'abito di Barbara, il manto blu foderato di marrone della Madonna, le strabordanti maniche arancioni della c o m mittente, tagliate con emergere fittissimo della camicia di batista trattenuta a stento dai nastri blu e bianchi, giusta la moda intorno al 1510 — e si noti la retina, e quel profilo di donna energica, volitiva e certamente ottima cliente dei drapier — e poi i l verde del mantello di C r i stina con corpetto scarlatto sul delicato azzurro: sono altrettanti annunci della ricerca su cui i l pittore si va provando. E ancora L o n g h i la rivendicava a Palma con la solita energia, e scrittura pittorica: " M a questa placida intavolazione cromatica tutta patente, lata, ostensiva, è ben quella di Palma che, riflettendo ancora nel viso della Vergine la r o t o n d i t à cimesca del Previtali, si mostra invece nel rimanente già conscio delle dilatazioni quasi monumentali che il colore andava assumendo nel giovane T i z i a n o ; e si prova con lo stesso impegno a incassare entro pochissimi scomparti cromatici tutta la composizione; e nel donatore a sinistra, per esempio, si giova del grande triangolo scuro escogitato da T i z i a n o per racchiudervi i l doge Pesaro nel quadro votivo oggi i n Anversa; e già si manifesta personale e inconfondibile i n quell'impreziosire e purificare la grana del colore che, fattosi piazzoso per i l ritirarsi dell'ombra nelle crepe dei bordi, p u ò mantenere a gran tratta una purezza di gemma disciolta; come in quella manica tutta azzurra della santa, o i n quella tutt'oro della committente; e si dica dunque se quel l i m i tare di netto e senza fusione i l taglio delle isole di colore, che paiono quasi galleggiare, se chiare, sugli scuri, n o n sia, i n fieri, l'intendimento fastoso e ostensivo che r a g g i u n g e r à , circa dieci anni dopo, le s u p r e m i t à inconfondibili delle ' T r e sorelle' di Dresda. E appunto i l chiaro 108 | L'invenzione della Bellezza Cà d'Oro io Lombardo, zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA MCO zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA e Arianna H ina, Kunsthistonsches £11111 inizio, in quest'opera, di quella disperata 'lacuità' del colore che c i toglie quasi ogni dubbio circa la sua appartenenza ai p r i m i tempi del Palma; e quando si avvisi che a questa c o n v i n z i o ne noi siamo giunti considerando in nuova luce anche quel prezioso ritrattino con la data del 1510, e i dipinti alquanto p i ù tardi di A l z a n o e della Sagrestia della Salute, ci pare augurabile che non si v o r r à infliggere a queste connesse restituzioni la quarantena d'obbligo, anzi servirsene al p i ù presto per ricostituire, su queste basi, p i ù compiutamente che non si potesse qui, la fisionomia 4 che ebbe i n giovinezza i l largo pittore bergamasco" . Terminata con ogni evidenza la quarantena, e fissato l'anno entro i l 1510, avviciniamo al zyxwvutsrqpon Ritratto di giovane (n. 445) della Borghese le due prime prove, coniugali e all'antica, date dai ritratti allo S z é p m ù ' v é s z e t i M ù z e u m di Budapest (n. 3460 e n . 939), dove p i ù netta appare l'impressione dei ritratti di Giorgione, unita all'ispirazione archeologizzante ancora di gran moda in quella congiuntura. L'edera che incornicia i l capo, la languida espressione dei due, quel guardarci con assoluta serenità non possono che farci pensare alla coppia di Tullio L o m bardo a V i e n n a , al B a c c o e A r i a n n a rivisitati come giovane, deliziosa coppia di coniugi veneziani. A n c h e per la datazione del m a r m o "che spira" di Tullio, la coppia di Budapest è intorno al 1 5 1 1 . E se poi dilaga, dopo la repentina morte di Z o r z i , la richiesta da parte dei collezionisti di tavolette nel gusto del giorgionismo arcadico, andrebbero riferiti a Palma per quegli anni alcuni dipinti di piccole dimensioni e di tema mitologico, allegorico o pastorale. A m b i e n t a z i o ne paesaggistica, atmosfera poetica, pose languide, schemi intimisti e una sorta di timidezza farebbero accostare fra loro anzitutto le Due ninfe in un paesaggio di Francoforte (Stàdelsches Kunstinstitut, n . 1417), i l cosiddetto Cimone e Ifigenia della National Gallery di Londra (n. 4037) e la cosiddetta Famiglia dell'alabardiere del Philadelphia M u s e u m o f A r t ( n . W 2 2 . 1 . 2 ) . M a se la tavola di Francoforte ha le qualità di Palma e quell'impegno nello studio dei profili e tagli espressivi femminili che riconosceremo come suoi, le altre due che corrispondono pienamente al gusto letterario già ricordato, sono di minore qualità, o meglio di p i ù affrettata stesura. I n linea con i l paesaggio arcadico di questi dipinti e allo stesso tempo vicina nel trattamento delle figure all'Assunta del 1513 è la Madonna con il Bambino e i santi Giovanni Battista e Caterina d'Alessandria della G e m à l d e g a l e r i e di Dresda (n. 191), p r i m a di una serie di scene c o n santi a colloquio c o n Madre e Figlio, a mezza figura o a figura intera n e l paesaggio, qui p e r ò ancora dominante, nella ricerca di u n equilibrio di masse che n o n si trova. L'invenzione della Bellezza | 109 Palma avvia allora uno dei filoni di maggiore successo della sua produzione, e dei p i ù identificabili, sovente indicato con i l termine di "Sacra Conversazione", su cui vale qualche zyxwvutsrqponmlkjih della Vergine P a l m a , Assunzione V e n e z i a , G a l l e r i e dell' Accademia precisazione. Sarebbe stato Franz K u g l e r nel 1837 a usare per p r i m o la formula deWhcilige Conversazionen, che peraltro compare già i n u n inventario P u c c i del 1 7 9 7 \ poi C r o w e e C a valcasela renderanno usuale l'espressione attribuendone l'invenzione espressamente a Palma. D a l l ' o r i g i n a r i o significato lessicale — fra i l X I I I e i l X V I secolo — di gruppo i n comunione spirituale, si transita alla particolare forma di dialogo fra personaggi, molto naturalistica, nella pittura veneta c o n L o t t o , T i z i a n o e soprattutto Palma. L a scelta di definire questo incontro fra santi, M a d o n n a e Figlio come "Sacra C o n v e r s a z i o n e " rinvia espressamente a Paolo, Epistola ai Filippesi (3,20) che i n latino è "Nostra conversatio i n caelis est", ovvero " l a nostra dimora è nei c i e l i " che c o n f e r m a : " N o n habemus hic civitatem p e r m a n e n t e m " , " q u i n o n abbiamo la nostra residenza", su c u i insisterà Tommaso d ' A q u i n o nel Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo. M a i l termine latino "conversatio" era usato per indicare la vita monastica, fatta di silenziosa comunione spirituale: i l testo originale, greco, propone JTO}UT£UU« è v o i i o a v o l ^ vnàgxei, è | ov xcù a t o T f j o a un significato diverso: ctJT£XÒ£xó[xef>a KTJQLOV fpròv ycto TÒ 'InooCv Xfjiatóv, o v e j t o X . i i £ D u a indica propriamente l'associazione comunitaria, la "cittadinanza" — come tradusse correttamente D i o d a t i — nella Gerusalemme celeste. L e visioni perfettamente ordinate i n palchi teatrali, con le gerarchie celesti e angeliche — la luminosa Incoronazione della Vergine fra santi e profeti del 1444, firmata e datata da A n t o n i o V i v a r i n i e G i o v a n n i d'Alemagna nella chiesa di San P a n t a l ó n aVenezia — le visioni delle c o m u n i t à di santi e angeli nelle sfere celesti, le i m m a g i n i di una città eterna abitata dai beati, la rosa mistica dantesca animata da intenti c o m u n i diventa, nella Venezia del X V I secolo, un'esperienza quotidiana, amicale, prossima, immersa nella natura. C o n Palma si trasforma poi i n u n incontro sotto gli alberi, u n colloquio fra fanciulle e anziani, l'attesa di u n gioco infantile, u n intrattenimento celeste intorno a u n B a m b i n o che sorride, gesticola, cerca l'abbraccio affettuoso, scherza. I n effetti i l dogma della transustanziazione (Quarto C o n c i l i o Laterano, 1215) e la successiva diffusione della festa del C o r p u s C h r i s t i (1264 poi 1312) avevano sostenuto la carnalità tutta umana del figlio di D i o : e appunto questa è ribadita attraverso u n fanciullino perfettamente umano, e dunque nudo e con i l piccolo sesso i n bella evidenza, u n B i m b o p e r ò sapiente, cosciente del proprio destino sacrificale, di c u i saranno testimonianza gesti ed espressioni. M a la sua infanzia, pur divina, sarò soggetta ai mali, alle miserie, ai rischi della condizion e umana. E lo sguardo del B i m b o esprime sempre quella consapevolezza, insieme all'affetto che mostra per c h i gli vuole bene. U n ' e m o z i o n e umanissima. D i fronte a questa scena si pone i l committente, i l fedele che contempla i l mistero di D i o che si fa uomo, quando n o n si collochi egli stesso sulla scena, m a i n una posizione necessariamente devota e subordinata, se n o n umiliata. L a Madre, psicologicamente cosciente e compresa del suo ruolo, svolge la funzione di mediatrice: del mistero dell'incarnazione, mostrata nella carnalità del sesso infantile, e della passione di cui i l B i m b o è ben consapevole, così come dell'essere portatore di salvezza. L a M a d o n n a è necessariamente " i n u m i l t à " cioè seduta per terra - invero sulla roccia, per metonimia — modesta come i l D i o che s i è fatto infante. D u n q u e i l 5 febbraio 1514 (1513 more veneto) Palma aveva ricevuto u n pagamento da parte della Scuola d i Santa M a r i a Maggiore "per depenzer la pala del aitar i n scola da basso", altare che era stato commissionato allo scultore T u l l i o L o m b a r d o ed era o r m a i prossimo alla 6 consegna, che avverrà nel giugno 1 5 1 4 . L a pala, allocata dunque a u n Maestro giovane m a già degno d i stima, resterà per tre secoli nella piccola sede della Scuola, passando poi al demanio del R e g n o Italico nel 1807 per essere affidata all'Accademia cinque anni dopo. T r a n n e per una parte del viso della M a d o n n a , è sostanzialmente ben conservata. L a scena è quella della cosiddetta Madonna della cintura: la Madre che sollevandosi da terra lascia cadere la propria cintura per convincere l'apostolo Tommaso, al suo solito dubbioso; sta correndo affannato, i n grave ritardo per l ' E v e n t o . L'attimo del rallentamento rende p i ù umana la donna che n o n guarda al cielo, m a alla terra che lascia: e pare che faccia u n p o ' d i fatica l'angioletto che 110 | L'invenzione della Bellezza zyxwvutsrqponmlkjihgfedcb doveva reggerne i l peso, peraltro evidentemente tutto aereo. N e l l e posture degli apostoli c i rendiamo conto dell'omaggio rispettoso del giovane Palma a colui c u i è affidato l'altare mar- P a l m a , Presentazione della I irgint c o n , ai lati, San Francesco e San Giovanni evangelista, moreo: i l pittore riprende infatti il panneggio aderente e allungato di Tullio, adattandosi così n e l registro superiore San G i i all'andamento necessario della forma scultorea. M a poi uno dei maggiori episodi dell'influs- c o n , ai lati, i l Beato Alberto carmelitano e Sant'Apollonia, so di T u l l i o L o m b a r d o sull'opera di Palma dovrebbe esserezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGF VAdamo ed Eva di B r a u n s c h w e i g (n. 453) con figure a grandezza naturale e dimensioni (più di 2 m e t r i i n altezza) da pala detto Polittico della PresentazitM della Vergine d'altare. U n ' o p e r a eccellente e rara, da porre a fianco d e l l ' o m o n i m a di D ù r e r . Z i o , che fu S e r i n a , chiesa d i Santa Maria proprietario di u n Adamo ed Eva di Palma, era u n collezionista di arte antica e l'atmosfera da Annunciata scultura classica che pervade i l dipinto potrebbe rafforzare una sua opzione di commissione. Sicuramente la composizione si basa sull'incisione di D u r e r del 1504, le cui o r i g i n i figurative ellenistiche sono ben note, m a i l riferimento pittorico è all' Adamo di T u l l i o per la tomba di Andrea Vendramin nella chiesa di Santa M a r i a dei S e r v i , successivo al 1490, i n particolare nel busto, e i n quella condivisione dei c o n t o r n i m o r b i d i , delle ombre sfumate o vuote e delle superfici semplificate. E poi identica è la presa di A d a m o sul ramoscello di fico con la cui foglia si è coperto i l sesso. A l m e n o i n questo particolare preciso si p u ò supporre u n Palma attento disegnatore di fronte alle invenzioni scultoree di T u l l i o — e u n ' o v v i a reciproca c o n o scenza — cui lo avvicina una prossima sensibilità emotiva. C ' è poi un'altra i d e n t i t à , nella p o stura delle gambe, fra YEva di Palma e i l nudo di donna del rilievo con i l Battesimo di Aniano per la tomba di G i o v a n n i M o c e n i g o nella chiesa dei Santi G i o v a n n i e Paolo, sempre di Tullio. L'avanzamento del ginocchio sinistro genera u n ' o m b r a nel rilievo che è stata studiata a fondo da Palma, i l confratello della Scuola grande di San M a r c o che con i lavori di Tullio si c o n frontava ogni volta che entrava nella sede prestigiosa. M a VAdamo ed Eva, che dunque si p u ò tranquillamente collocare a m e t à del secondo decennio, è forse l'ultima opera di Palma in c u i la dipendenza da altri m o d e l l i sembra e v i dente. " N o n imitatore fedele di alcuno dei grandi maestri suoi contemporanei, ma dotato di quell'ingegno strapotente che sa creare una maniera a sé e sa dare alle sue opere u n carattere eccezionalmente distinto, tolse da tutti i pittori ch'ebbe a modello, n o n abbandonando p e r ò 7 mai i l suo particolare modo di sentire l'arte." L a linea di ricerca, la produzione sempre p i ù caratterizzata tecnicamente e stilisticamente, anche se forse n o n pienamente originale n e l l ' i n venzione, p r o s e g u i r à ininterrotta dal 1514 alla scomparsa del pittore nel 1528. E questa i n t i m a coerenza, questa ricerca serena e puntigliosa della Bellezza è rappresentata al meglio dalle sue scene devozionali c o n le " B e l l e Sante" donne, su c u i affina una tecnica magistrale. Nel mondo altro Nell'arco di neppure u n quindicennio Palma lavora molto, c o n successo crescente, e moltissimo osserva intorno a sé riuscendo a mantenersi riconoscibile pur fra canti sedutavi di sirene tizianesche e lottesche, la concorrenza feroce dei tanti pittori anche conterranei, e le evoluzioni imprevedibili del gusto. I n definitiva dobbiamo considerare che l'arco di tempo sia così breve che valga piuttosto seguire c i ò che i n l u i si mantiene costante, a n z i c h é rilevare le scelte di volta i n volta compiute. E che valga piuttosto seguire la logica interna di u n pittore che troppe volte è stato posto "a paragone", rilevando semmai quanto abbia saputo rielaborare dall'uno o dall'altro in una sintesi che lo identifica sempre. Indubbiamente p e r ò l'arco del quindicennio vede notevoli sviluppi stilistici, rielaborazioni sempre p i ù personali, affermazione di i d e n t i t à . D o c u m e n t a la p r i m a fase di ricerca un dipinto come la Madonna con il Bambino (San Pietroburgo, Museo statale Ermitage, n . 5552) immersa i n u n paesaggio che ha una propria identità, c o n i l personaggio i n calze a strisce rosse e cagnolino. U n a M a d o n n a e B a m b i n o fiduciosi, i n dialogo intimo. U n a M a d o n n a che è già quella tipica di Palma, e qui ha u n velo a turbante, che mostra i capelli, m un'ulteriore indicazione di serena i n t i m i t à . A l solito i l drappeggio di Palma è sobrio, magnificamente giocato nei toni dell'arancio. D e l tutto prossima, ovvero di poco successiva, proprio per i l viso e l'attitudine della M a d o n n a , e la vivacità 112 | L'invenzione della Bellezza del B i m b o ricondotto a p i ù realistiche forma, è lazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Madonna con il Bambino tra i santi Giovanni Battista e Maddalena (Bergamo, A c c a d e m i a C a r r a r a , n . 8 1 L C 0 0 1 8 3 ) : l'accordo su una datazione intorno al 1516 è comune — tanto p i ù interessante, essendo uno dei p r i m i di una serie, nella M a d o n na con l'abito di u n colore fra l'azzurro ghiaccio e i l verde: è la p i ù tenera e colloquiale fra le tante successive. L a Maddalena già, ma n o n del tutto, palmesca, indossa una vistosa cappa color ruggine, nastri blu scuri sull'abito; le trecce sono opportunamente sciolte. I l dialogo pittorico fra le masse di blu e di azzurro, c o n esito freddo, è notevole. M a si osserva anche u n G i o v a n n i Battista poco p i ù che adolescente, con la p r i m a barba morbida e la capigliatura incolta. Palma lavorerà p o i sempre così, anche nei ritratti, i suoi giovani personaggi, dando loro, c o n quegli o c c h i u n po' pesti e i l sorriso stanco e intenso, u n ' i d e n t i t à che n o n si trova in altri pittori coevi. I l medesimo schema e i medesimi personaggi raggiungono la matura perfezione nella stupenda Madonna con il Bambino tra i santi Giovanni Battista e Maddalena, 1516 circa (Genova, Palazzo Bianco, P.B. 2 8 3 ) . Anzitutto i l gioco dei c o l o r i è eccellente: c o n l'ultramarino del manto della M a d o n n a , e quel blu incredibilmente vellutato, morbido, cangiante c o n tonalità verso il grigio della veste di una Maddalena c o n finissimi capelli biondi — acconciatura elaborata con le treccine che racchiudono i l m o v i m e n t o dei capelli: di gran stile veneziano! — e quel suo mantello tutto arancio, ancora assolutamente veneziano, m a l'interno della manica bordeaux. L a M a d o n n a è già p i ù intenta, il B i m b o u n poco p i ù triste: sa p e r c h é Maddalena ha portato i l vasetto con l'unguento. Grembiale grigio e manto verde per il Battista giovane, tutto concentrato, non distratto da nulla, mentre i l lontano paesaggio allude e descrive f o n dali di quel mondo che D i o ha creato sereno, e la colpa umana ha condannato alla violenza. Mentre la Madonna con il Bambino e i santi Gerolamo, Antonio da Padova, Caterina e Maria Mad- dalena, imponente olio su tela (Mosca, M u s e o P u s k i n , n . 26) rappresenta una variante anche con l'allusione alle tre età dell'uomo, del tema sempre caro a Palma. Sviluppa o r m a i la solu- zione del baldacchino di verzura alle spalle di una M a d o n n a seduta, e di u n dialogo p i ù d i retto fra i l B i m b o e i santi che l'omaggiano. Vanno dunque sottolineate le coerenze di Palma, fino a quella tela finale c o n la Sacra Famiglia con i santi Caterina e Giovanni Battista, nell'Accademia di Venezia (n. 147) che potrebbe essere stato terminata da T i z i a n o — nell'opinione di Berenson, Spahn, Suida, Valcanover — sia nella C a t e r i n a , che i n effetti si distingue da quelle di Palma per tessuto pittorico ed espressione, sia nel paesaggio e nell'importanza della struttura architettonica, i l tempio al c u i angolo siede la Nostra D o n n a : metafora della solidità della sua fede, forte come le querce e i lecci. D i Palma c ' è i l san Giuseppe vigile, patrono di c o m u n i t à . I n realtà questo ritorno a una struttura architettonica era stato fino ad allora evitato da Palma, che aveva preferito sempre i l paesaggio aperto come nel sublime risultato a m e t à percorso: la Madonna con il Bambino tra i santi Maria Maddalena, Giovanni Battista e Caterina e il committente ( M a d r i d , M u s e o T h y s sen-Bornemisza, n . 1934.36) i l c u i termine post quem dovrebbe essere i l 1522 se accettassimo che si tratta proprio di Francesco P r i u l i , che qui indossa una veste nera col bel bavero di pelliccia, e non rossa come privilegio dei procuratori di San M a r c o . L'aveva avuta, la carica della Procuratia de Supra, con l'esborso di 10.000 ducati — lo scrive E m m a n u e l e C i c o g n a — il 8 25 luglio del 1522. Sarà Francesco Sansovino ( 1 5 8 1 ) a d affermare che u n P r i u l i o s p i t ò Palma nel suo palazzo di San Severo: i l pittore " v i h a b i t ò lungamente, et l ' o r n ò di quadri, molto 9 singolari". N e l suo cursus honorum Francesco P r i u l i era stato, circa trentenne, capitanio a V i cenza i l che spiegherebbe meglio la committenza C a p r a , ovvero la Pala di San Giorgio e Santa 1 Cucia. Dotato di significativo p a t r i m o n i o " potrebbe aver introdotto Palma presso altri p a t r i zi collezionisti e mecenati suoi parenti, come Francesco Q u e r i n i e Angelo Trevisan. C h e possa essere l u i l ' u o m o dipinto i n u m i l t à lo documenta anche u n tristissimo testamento datato maggio 1656: M a r i n a , vedova di Ferigo P r i u l i , ordina espressamente che " i l m i o quadro grande della M a d o n n a c o n San Z u a n e , e St.a C a t e r i n a , c o n u n ritratto appresso d'uno de nostri vechi de C a ' P r i u l i , che hora tengo sopra la porta della m i a Chiesiola nella m i a casa, 114 | L'invenzione della Bellezza che è di mano del Palma V e c h i o " 11 sia presentato e offerto al C o n s i g l i o dei D i e c i e posto i n Palazzo D u c a l e " i n sito degno, come merita, et de m e m o r i a della m i a estinta C a s a " . M a r i n a è rimasta sola: n o n ha avuto figli da Ferigo, che era l'ultimo maschio di una casata u n tempo potente, ricca e numerosa; ora n o n le resta che affidare i beni della tradizione familiare alla m e m o r i a collettiva. E la R e p u b b l i c a senza indugio dà immediata esecuzione al testamento, e pone il capolavoro celebre, c o n u n cartiglio che ne sottolinea la provenienza e la generosità dell'ultima di una gloriosa casata, da ammirarsi sopra l'ingresso delle tre Sale d ' A r m i del c o n siglio di dieci. E tanto per la cronaca lo ammirarono anche i francesi: nel 1808 fu scelto per la collezione di E u g e n i o Beauharnais e inviato a V i l l a Pisani a Stra, sua reggia in Veneto. D o p o il Congresso di V i e n n a i l dipinto ancora ben quotato transita nelle collezioni del duca di Leuchtenberg, poi arriva a San Pietroburgo, e ancora al castello Seeon, per finire acquistato nel 1935 dal barone T h y s s e n - B o r n e m i s z a . D a L u g a n o farà i l suo ultimo viaggio a M a d r i d . E qui l'estinta casa trova ancora storici che la ricordino. Si noti la Maddalena che giovanilmente si aggrappa a u n ramo tagliato da u n leccio r i goglioso — u n particolare palmesco — ed è giunta i n scena c o n i l suo vasetto di profumi e le sue perle, come l'amica di fronte, C a t e r i n a . P h i l i p R y l a n d s ha osservato che "sulla sinistra M a r i a Maddalena e San G i o v a n n i Battista sono atteggiati come A v e r r o è e Pitagora nella Scuola di Atene di Raffaello. San G i o v a n n i ha la spalla abbassata e il collo proteso ricorrenti nel quadro a mezza figura di Dresda e nel pastore del disegno dell'Adorazione del pastore agli U f f i z i . L e figure sono realmente rapportate allo spazio che le circonda, c o n i santi disposti su due piani, uno appena davanti e uno appena dietro la Vergine, mentre i l paesaggio riveste una 12 minore i m p o r t a n z a " . U n capolavoro che didatticamente si direbbe del " R i n a s c i m e n t o m a turo": come la Madonna con il Bambino e i santi Caterina d'Alessandria, Celestino, Barbara e Giovanni Battista ora a V i e n n a (Kunsthistorisches M u s e u m , n . 60) c o n quella stupenda Caterina — p i ù che ai resti di una ruota sembra appoggiarsi a uno sgabellino — che si volta verso di n o i , sorpresa e intenta — Palma è o r m a i maestro del m o v i m e n t o inatteso — c o n sguardo intenzionale ma indecifrabile, le belle spalle i n mostra — moda del tempo — a far da contraltare f e m minile al dorso muscoloso del Battista dall'altra parte. Eccellente i l San Celestino, e raro: alla destra impugna la croce a tre bracci di diversa lunghezza, con la sinistra si tiene a u n ramo mozzato. U n vecchio u n po' miope, la barba lunghissima, a nuvola, identica a quella del padreterno che piomba — m a i n grave ritardo — sull'assassino di Pietro predicatore domenicano nella tavola di Alzano. Q u e l l a croce rappresenta il triplice ruolo del papa (vescovo di R o m a , successore di Pietro, patriarca dell'Occidente) e dietro alla croce c ' è u n romitaggio: dunque è proprio i l Celestino V anticipatore di papa R a t z i n g e r . L a Sacra Famiglia con i santi Caterina, Giovanni Battista e il committente dal 1933 si trova attualmente nel Palazzo R e a l e di D e d i n j e di Belgrado. E r a giunta su suggerimento del p r i n cipe Pavle Karadjordjevic — e commessa del sovrano Aleksandar — per c u i si procedette all'acquisto dalla ditta D u v e e n Brothers che a loro volta avevano rilevato l'intera collezione degli americani R o b e r t ed E v e l y n B e n s o n . I coniugi americani l'avevano presentata per la p r i m a volta a L o n d r a nell'inverno 1894-1895 alla mostra "Venetian P a i n t i n g " della N e w Gallery di Londra: ne aveva appena scritto B e r n a r d Berenson, considerandola opera terminata da C a r i a n i . Precedentemente, i l dipinto era sicuramente appartenuto al collezionista inglese E d w a r d zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA seguenti zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Solly ( 1 7 7 6 - 1 8 4 4 ) come, assurdamente, opera del G u e r c i n o . Solly VIIK Madonna iti trono con Betta, Pietro, Matteo, mi Battista e un angelo aveva raccolto u n migliaio di quadri di scuole italiane e nordiche che diventeranno la base della G e m à l d e g a l e r i e di B e r lino, visto che per problemi finanziari aveva dovuto vendere la collezione a F r i e d r i c h zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA n, chiesa di sant'Elena trice , San Pietro in trono tra Giovanni Battista, Marco, Wilhelm I I I , re di Prussia. A n c h e i n questo caso la scelta dei santi che contemplano i l mistero dell'incarnazione p u ò essere duplice: del committente indicandone i l semplice patronimico - qui G i o v a n n i Battista — di altri alludendo a eventuali associazioni p i ù late, di origine familiare. I l c o m m i t - ta (?), Paolo, Giustina t»u> ia. Gallerie d e l l ' A c c a d e m i a tente p u ò così sentirsi i n scena ricavandone n o n già u n personale compiacimento, quanto una p i ù intensa conferma dell'impegno di riflessione spirituale. D i fatto sarà poi i l devoto L'invenzione della Bellezza j zyxwvutsrqponmlkjihgfedcb 1 15 spettatore a cogliere tutti i segni che i l pittore ha lasciato intenzionalmente per ricostruire i l percorso di preghiera, di lode - la m n e m o t e c n i c a spirituale — che a volte è soltanto u nzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZY Salve Regina, o u n tratto di litania: " T u r r i s D a v i d i c a , ora p r ò n o b i s . T u r r i s eburnea. D o m u s aurea. Foederis arca. Ianua coeli. Stella matutina, ora p r ò nobis" o una semplice invocazione. C h e la pittura religiosa fosse religiosamente intrisa di saperi liturgici e innografici è tautologico, come fece garbatamente notare A n d r é Chastel a E u g e n i o Battisti quando questi esponeva le ragioni di u n lavoro di ricerca che riprendesse i n mano i testi della preghiera, gli officioli. C o m e le laude mariane e l'innografia latina i n G i o v a n n i B e l l i n i , così i n Palma si possono ritrovare le contaminazioni che Battisti prevedeva: " S i m b o l i s m o religioso e cultura profana n o n si escludono reciprocamente, specialmente i n u n periodo come questo i n c u i la loro 13 contaminazione è quasi proverbiale" . L a serie degli elementi naturali che si ritrovano nei paesaggi palmeschi usati i n senso metaforico è impressionante: " L e N u b i , simbolo dei mister i divini o d e l l ' u m a n i t à di C r i s t o , i l Mare, equivalente al Vangelo, i l M o n t e , valido per la Sacra Scrittura, per C r i s t o 'a celsitudine v i r t u t u m ' , per gli angeli, o per la Chiesa; i l F i u m e , del 14 Battesimo; i l C o l l e , per la vita religiosa, ecc." . E ancora a proposito del paesaggio Augusto G e n t i l i ha s c r i t t o : " I l paesaggio che progressivamente s'allarga dietro e attorno ai protagonisti dei quadri di devozione è u n contenitore di simboli e parabole, di allusioni e citazioni, organizzato a misura e funzione d'allegoria cristiana; e che sia al tempo stesso paesaggio 'naturale' è risultato non certo di un'impossibile, anacronistica scelta estetica, ma di un'esigenza di pronta r i c o n o s c i b i l i t à , di didattica chiarezza: di una concezione della religione come d i m e n sione quotidiana, materia di oggettiva contemplazione e solo raramente di soggettiva elabo3 razione"' . N e g l i anni venti Palma realizza una serie di M a d o n n e e santi di alta qualità: oggi a P e n rhyn Castle (n. 4 2 ) , a M o s c a (n. 26, c o n u n G e r o l a m o rinsecchito non dei migliori), a G l a sgow (n. 585, un'altra bellezza), a N a p o l i (n. 84, con committenti tutti da studiare). Sono tutte accomunate da una pacatezza, ampiezza di figure, ricchissimi drappeggi, quella serena g r a n d i o s i t à che ritroveremo nella Venere e Cupido del F i t z w i l l i a m (n. 109), e p o i nel capolavoro a Santa M a r i a Formosa, la Santa Barbara. L a Madonna con il Bambino tra i santi Girolamo, Giustina, Orsola e Bernardino da Siena, ipotizzata intorno al 1525 (Penrhyn C a s t l e , T h e Douglas Pennant C o ì l e c t i o n , trasferito al National Trust nel 2005) mostra i n bell'ordine la serie degli attributi di ogni santo ritratto: Girolamo c o n i l leone, i l crocifisso e la B i b b i a , Giustina c o n i l pugnale conficcato i n petto, Orsola c o n lo stendardo e i l modellino di nave (che sembra m o l to carpaccesco); Bernardino poi c o n i l m o n o g r a m m a di G e s ù circondato da fiamme dorate, con l'inedita soluzione di mostrarlo i n fortissimo scorcio, quasi u n disco di metallo. G r a n d i o sissimo i l paesaggio che esalta la spazialità semicircolare, aumentando i l peso attraverso le ombre p i ù scure. E notevole i l realismo maturo dei volti maschili. L a produzione delle pale per gli altari impone a Palma un approccio iconografico diverso. I l risultato p i ù particolare — e spettacolare — è certamente il Polittico di Santa Barbara per l'altare dei B o m b a r d i e r i nella cappella del transetto meridionale di Santa M a r i a Formosa. N o n ne conosciamo la data m a sappiamo che fu sempre ammirato e riconosciuto come l'opera eponima, da tutti, compreso Vasari. E p p u r e si presenta come un'opera " f u o r i tempo", quasi anacronistica nel rifiuto del modello della pala unificata, scelta p r e s s o c h é obbligata a Venezia da Antonello i n poi. O r a è resa di difficile lettura — oltre che essere stata violentemente storpiata nell'adattamento — dalla pesantissima cornice marmorea settecentesca: m a almeno, b o n t à loro!, è stata preservata i n u n secolo che buttava v i a tutto quello che sapeva di " v e c c h i o " ! I n questa sorta di r i t o r n o a m o d u l i arcaicizzanti, ogni pannello è denso di colore, di energia, e la statuaria Barbara sembra voler uscire quasi dalla nicchia che la limita, seguita nel m o v i m e n t o da A n t o n i o abate, mentre Sebastiano cerca di allentare le corde che lo legano al tronco. A n c o r a una volta è i l colore che ci turba per la qualità eccelsa, a cominciare dallo squillo dell'orpimento della manica destra, perfettamente conservato. Foratti osservava: " L a salute dell'anima, la floridezza trionfante della g i o v e n t ù respira imperturbabile nella matro118 | L'invenzione della Bellezza naie gravità dell'atteggiamento; q u i v ' h a l'apologia dell'arte spedita e vitale, l'apoteosi dell'eroina terrena elevata a sacro canone estetico" .zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFE Barbara s'è gettata i l manto sul braccio, 16 e fieramente poggia sul terreno delimitato dai cannoni; la confraternita dei bombardieri aveva diritti sulla cappella dal 1510: sicuramente dopo la guerra cambraica quell'energia solida ed eroica era come una sicurezza per i fedeli della Scuola. E ci piacerebbe che Palma avesse immaginato la solida fanciulla che energicamente, c o n serena sicurezza, tiene con la destra le palle da cannone cave e piene di esplosivo, e n o n la palma del martirio, come ora. E difficile pensare la Barbara precedente VAssunta di T i z i a n o , m a è altrettanto difficile posticiparla di troppi anni: soltanto uno studio attento della particolare, ombreggiata Pietà i n cimasa potrebbe forse orientarci meglio stilisticamente, i n assenza di qualsiasi documentazione. C o m e terminus ante quem c i si è orientati sulla Maria Maddalena di B a r t o l o m e o di F r a n cesco, realizzata per l'altare di Verde della Scala i n Santa M a r i a dei S e r v i e portata a termine nel dicembre del 1524. " I l chiaroscuro del complesso drappeggio, trattato con tecnica pittorica, e l'adozione di una posa quasi identica i n questa scultura suggeriscono imperativamente che la Santa Barbara fosse già terminata nel periodo i n c u i B a r t o l o m e o di Francesco (berga17 masco come Palma) pose mano alla Maddalena, nell'agosto 1 5 2 4 . " S u l questo polittico (che F o r n o n i datava addirittura al 1 5 1 2 - 1 5 1 6 , i n piena guerra) le lodi saranno u n a n i m i nei secoli; i n particolare c ' è c h i se ne innamora: " L ' a r i a del volto n o n si p u ò comporre di p i ù nobili l i neamenti, due chiocche bipartite di b i o n d i capelli le circondano la fronte da sottil velo aggroppate, sopra di che risplende aurea corona; n o n bastano l'hiperboli ad uguagliare la b i a n chezza delle carni alla via lattea del C i e l o , gli o c c h i à zaffiri, le guancie alle rose, le labra à rubini, p o i c h é sono improprie bellezze e poco adequati c o l o r i : ma ben si p u ò dire, che l'Autore le a r r e c ò una eccellente forma e una pura bellezza mista di M a e s t à R e a l e , la veste purpurea e i l manto soavemente cadendo, le parti delle membra con belle piegature ricopre, 18 e posa i piedi tra alcune bombarde, insegne di quella C o m p a g n i a " . Se i l brano di R i d o l f i è u n bell'esempio sia della scrittura sia soprattutto del gusto secentesco, tutto attento n o n p i ù alla verità e a u t e n t i c i t à "naturale" come nel secolo precedente, m a alle e m o z i o n i , all'impressione sui sentimenti, u n altro brano c i mostra i l radicale cambiamento dei gusti, secolo dopo secolo. H i p p o l y t e Taine vede i n Barbara l'esempio sommo di una bellezza florida, attraente e fiera, in definitiva p e r ò una " f e m m i n a per i l piacere": " C ' e s t au s e i z i è m e siècle seulement q u ' o n a a i m é la v o l u p t é massive et violente : alors o n copiait sur le v i f l ' à p r e t é des convoitises et la gloutonnerie des sens; mais, d'autre part, c'est au s e i z i è m e siècle seulement q u ' o n a su peindre la b e a u t é c o m p l è t e . O n repasse le pont de fer, si laid et si raide ; o n s'en gage dans u n labyrinthe de ruelles, et l ' o n va à S a n t a - M a r i a F o r m o s a regarder la sainte Barbe du v i e u x Palma. C e n'est pas une sainte, mais une florissante j e u n e fille, la plus attrayante et la plus digne d'amour q u ' o n puisse imaginer. E l l e est debout, fièrement c a m p é e , une couronne sur le front, et sa robe n é g l i g e m m e n t n o u é e à la ceinture ondule en plis de pourpre o r a n g é e sur l'écarlate clair de son manteau. D e u x o n d é e s de magnifiques cheveux bruns glissent des deux c ó t é s de son cou; ses mains fines semblent celles d'une déesse; la m o i t i é de son visage est dans l'ombre, et des d e m i - l u m i è r e s j o u e n t sur sa m a i n levée. Ses beaux y e u x sont riants, ses lèvres délicates et fraiches vont sourire; elle a cet esprit gai et noble des femmes v é n i t i e n n e s ; ampie et point trop grasse, spirituelle et b i e n veillante , elle semble faite pour donner le bonheur et 1 9 pour l ' é p r o u v e r . Laissons les autres de c o t é " . Poi p i ù dentro i l Novecento, la voce di L i o n e l l o V e n t u r i : la " p i ù famosa creazione di Palma, la S. Barbara, è l'insieme di tutte le qualità di l u i . E n e r g i a e grazia, m o v i m e n t o i n i z i a to e posa dignitosa si raccolgono sopa la donna che rappresenta i l simbolo della forza guerresca, e che nello stesso tempo, per la fresca giovialità, diffonde quella speciale simpatia f e m minea affatto estranea al concetto della violenza e della guerra. S i sente che la creatura ha preso la mano al suo autore, i l quale, nel pieno abbandono alla foga, sicuro, per la grande pratica della solida costruzione di simili figure femminee, n o n ha pensato di ripiegarsi su sè 20 stesso, di trattenere per sè alcuno dei dono che gli aveva prodigato n a t u r a " . L'invenzione della Bellezza | 119 In effetti, come vedremo, la rassegna della critica su Palma è soltanto l'espressione del mutamento del gusto estetico nell'arco di cinque secoli, anche p e r c h é Palma stesso ha operato scelte che sono tutte nella sfera del gusto, dello stile, della scrittura pittorica, e non n e l l ' i n - l ' a l m a . Madonna in trono ai il Bambino tra i santi Giorgio zyxwvutsrqponmlkjih c Lucia, e un angelo musicane V i c e n z a , chiesa di Santo SteÉ_ venzione creativa n é nella costruzione di n u o v i parametri di comprensione della realtà. In ogni caso, soprattutto quando T i z i a n o , dopo l'exploit dei F r a r i , è impegnato a Ferrara e i n commissioni di alto prestigio, a Palma si rivolgono patrizi e cittadini. E stato anche i l caso di M a r i n o Q u e r i n i che ha ordinato e pagato a Palma lozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFED Sposalizio della Vergine nella chiesa di Sant'Antonio di Castello, realizzata fra i l maggio del 1520 e i l luglio del 1 5 2 1 . A proposito del committente M a r i n Sanudo annota i n data 2 1 marzo 1523: " I n questa marina morite M a r i n Q u e r i n i fo avochato famoso, da ponta. Lassò contadi ducati lOmilia, intrada ducati 700, ha caxe 4 da stazio, lassa a la scuola de San Z u a n e ducati 1000 di M o n t e novo et quella de San R o d i o altri ducati 1000, a so m o i e r la dispensa, ducati 1000 e altri legati; el residuo a uno suo fiol naturai, sia o non sia so 21 fiol" . I l solito Sanudo, che da buon veneziano annota tutto sui conti, e quasi nulla sui gusti, le scelte, lo stile di vita di una persona, che mostra di conoscere soltanto per la scarsella. Purtroppo di un'opera di cui sappiamo c o n precisione la datazione, c i manca proprio l'oggetto, ovvero la tavola, la pala d'altare che pure dovette essere ammirata. I l fatto è che nel 1592 il nipote Alvise Q u e r i n i chiese di poterla far restaurare, dato i l grave stato di deterioramento. I frati la concedettero fiduciosamente, m a Alvise, pur sollecitato, n o n la restituiva mai. F i n c h é sette anni dopo, viste le reiterate richieste, fece notare assai piccato che " l a palla fu de m i o ordine portata al pittore per l'accomodamento d'essa che per la i n g i u r i a del tempo m a molto p i ù per la negligenza di quelli che di tempo in tempo furono al governo del monaste22 r o era ridotta i n termine indegno d'esser veduto sopra detto altare" , dopo di che offrì —nel 1611! - i l medesimo soggetto ma nuovo nuovo, di Palma nipote, una pala che oggi è nella chiesa dello Spirito Santo. C o s a avevano fatto i due pronipoti della pala pagata e realizzata dai reciproci antenati? L'avevano tagliata, racconta R i d o l f i , "per mano del Palma giovine, il quale conserva appresso di se i l groppo del sommo Sacerdote, della Vergine e di San Gioseppe, ri21 troso illeso, come rarissima reliquia di tanto A r t e f i c e " . I l frammento riapparve soltanto a fine Ottocento nella collezione Giovannelli: lo fotografano, ma poi scompare definitivamente negli anni trenta del secolo scorso, c o n la dispersione della collezione. Dalla fotografia sembra di poter dire che Palma avesse restituito intensità di sentimenti fra i coniugi, e raffinatezza di lavoro sull'abito del sacerdote. L a pala fu molto e diversamente ammirata, come testimoniano alcune copie. M a quello non fu l ' u n i c o disastro per opere di Palma nelle chiese veneziane, per la mania dei fedeli di portare le candele accese i l p i ù v i c i n o possibile alle i m m a g i n i dei santi: "Superstiziosi e idolatri!" avrebbero gridato gli "eretici": invano. I l C o n c i l i o T r i d e n t i n o , nel decretare che le Reliquiae Sanctorum dovevano essere venerate, confermava una tradizione secolare, sicuramente dannosissima per le i m m a g i n i p i ù amate. Segni di bruciatura di candele si vedono bene anche sulla pala di Santa M a r i a Formosa, ma ben p i ù grave fu, dopo Santa M a r i a di Castello, la rovina della pala ordinata nel settembre 1523 da E l e n a , vedova di V i n c e n z o Valier, per la cappella di famiglia nella chiesa dei canonici lateranensi di Santa M a r i a d e l l ' O r t o . U n San Vincenzo tra i santi Domenico ed Elena, c u i si aggiungono, per 4 " b i g o n z i " di v i n o e 3 d u cati, anche i l beato L o r e n z o Giustiniani e papa E u g e n i o IV, figure tutelari della congregazione di San G i o r g i o in Alga, che a quel tempo aveva sede nel monastero. Palma p o r t ò a t e r m i ne i l dipinto i l 29 marzo 1526, quando ricevette i l saldo del suo compenso. Gravemente danneggiata dalle bruciature di candele, variamente manomessa e sostanzialmente ridipinta, di Palma resta a stento l'invenzione c o n i due santi laterali i n m o v i m e n t o sinuoso e l ' i m p o nente paludamento centrale di san V i n c e n z o . M a i l deterioramento è tale che neppure le hanno messo u n cartellino per dire c o s ' è . Per fortuna la commissione del 3 luglio del 1525 da parte di O r s a , vedova di S i m o n e Malipiero per l'altare maggiore della chiesa di S a n t ' E l e n a i n Isola, presente anche il priore del 120 | L'invenzione della Bellezza convento degli Olivetani, razione dei Magi, i • da consegnarsi entro la Pasqua del 1526 è l'ammirevole, grandezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYX Ado- P a l m a , Martirio di san Pietro oggi a Brera, di proclamata ambizione monumentale, dove nell'atmosfera i • i J • w • r- • •» • i in * A K * solenne spiccano ì volti nobili dei M a g i , Fra ì p i ù entusiasti dell opera e stato A n t o n M a r i a Zanetti: " T u t t o ha merito i n questa pittura; la composizione, i l disegno, i l colorito, le arie delle teste, che bellissime sono e le pieghe istesse de' panni che sono molto bene disposte e 24 c o n d o t t e " . E B o s c h i n i conclude definitivamente: " E l Palma x è imortal; questa è fenia: / Fè pur quanto v o l è , che l ' h a v è persa. / G r a n stupori a c h i vede ste piture / G h e par de veder carne, vita e senso". E altri veneziani i n coro: Vardè che belai, almeno fino al 13 giugno 1806, quando si sentenzia: " T u t t i i beni del convento al D e m a n i o , e le tele m i g l i o r i a disposizione di E u g e n i o Napoleone, ovvero dell'Intendenza generale dei beni della corona, delegato P i e tro E d w a r d s . A gennaio 1811 YEpifania del Palma, ingiustamente considerata finita dal C a r i a - ni, a B r e r a ! " . M a l'opera che forse meglio di tutte racchiude l'arte della pala d'altare veneziana nella dizione di Palma è la Madonna in trono con i santi Giorgio e Lucia per la cappella C a p r a nella chiesa di Santo Stefano di V i c e n z a , collocabile stilisticamente alla fine del secondo decennio ( 1 5 1 8 - 1 5 2 0 ) . Apparentemente "convenzionale per u n artista della generazione di Palma, soprattutto se la si confronta c o n le coeve pale d'altare radicalmente sperimentali di T i z i a 2 no" '' la pala di V i c e n z a è opera di rara qualità, c o n i l suo drappo d'onore di broccato, la m o n u m e n t a l i t à e quel muoversi delle figure attraverso la resa dei panneggi, i l gioco di o m bre e l u c i . "Vaghissimo" l'angioletto, per R i d o l f i ; "opera rara" per B o s c h i n i ; " u n a soavità insuperabile" per L a n z i : " b e l l i s s i m a " per M a u r o L u c c o che la data convincentemente intor26 no al 1 5 1 9 . O v e la g r a n d i o s i t à delle figure, c o n una L u c i a sorella gentile della Barbara dei B o m b a r d i e r i , i l G i o r g i o i n armatura completa, l'elsa dello spadone a due m a n i che si riflette sulla corazza, m a p o i c o n sguardo u n poco languido e una capigliatura tutta r i c c i e cotonature — una breve moda, n o n p i ù esibita dagli anni venti — acquista una sua elegante leggerezza. D e l i z i o s o i l B i m b o c o n la scriminatura centrale che la m a m m a gli ha appena fatto. Tecnica perfetta c o n " i l dettaglio stupendo dei m o n t i a z z u r r i n i contro i l giallo di un tram o n t o sereno di primavera, la bianca l u m i n o s i t à delle nubi ai lati del drappo d'onore rosa stinto, lo stamparsi delle foglie di fico, a sinistra, contro i batuffoli lanosi e i n n o c u i dei n e m 2 7 b i " . E ancora quella clamorosa e sonora veste della M a d o n n a : " R e a l i z z a t a c o n diverse gradazioni di rosso - da quello aranciato della m a n i c a che ne fascia l'avambraccio, a quello impastato di luce e crepitante della larga manica a sbuffi, a quello profondo e brillante, i n origine, per le finiture a lacca delle parti i n ombra del corsetto e sotto la cintura - fuoriesce da u n manto azzurro magistralmente composto i n una cascata di pieghe di mirabile plasticismo, c o n risvolti di u n caldo marrone bruciato, secondo u n accostamento tanto inusuale 28 quanto caro alla tavolozza del p i t t o r e " . B e l l o i l contrasto m a s c h i l e / f e m m i n i l e : la grazia e morbidezza della L u c i a contro i boscosi r i l i e v i ; la serena sicurezza e solidità del G i o r g i o abbronzato contro i r u d e r i di colonne: m a tutta la piacevolezza è data dall'armonia e splendore dei c o l o r i , che c i fanno capire quanto si è perso di Palma nei secoli, c o n restauri e r i dipinture che l'hanno umiliato e rovinato. Tecnicamente, i l restauro ha mostrato l'uso del solito sottile strato di gesso e colla "e u n 29 consistente strato di i m p r i m i t u r a composta da bianco di piombo e olio s i c c a t i v o " su c u i , nel caso della M a d o n n a , Palma stende u n sottile strato di lacca carminio, la vasta campitura su c u i comincia la serie delle velature, la realizzazione di fondi cromatici fra loro coerenti. F i n o a sei strati di colore sul volto di G i o r g i o , mentre pentimenti e adattamenti i n corso d'opera m o strano come Palma corregga continuamente, secondo u n uso già di G i o r g i o n e . Problematico naturalmente i l recupero degli splendenti verdi delle vesti di L u c i a : che era " i l verde smeraldo e succoso dei cinquecentisti, quello c i o è fatto p r i m a di colore paglierino a corpo, poscia v e 30 lato di verde rame e per ultimo di asfalto" . D'altra parte le preparazioni di Palma su tela sono fragili — appena p i ù di quanto n o n facesse i l C a r p a c c i o che a volte lascia trasparire la tela sottostante — lavorando di velatura di 122 | L'invenzione della Bellezza A l z a n o L o m b a r d o , Museo d Sacra San M a r t i n o Ari zy colore con pennelli fini e fitti di pelo, anche e soprattutto su quelle leggerissime stesure di P a l m a , Santa Barbara con, ai colla animale. L'esito è una pittura con ben poco " c o r p o " , un pigmento sontuoso ma magro; San Sebastiano e Sant'Antonio nel registro superiore Pietà e ove la velatura finale brunastra definisce la volumetria. L a tecnica di Palma, raffinata, lenta, per ai lati, San Giovanni Battista velature continue sulle p r i m e ampie campiture di colore, è dunque per sua natura particolar- e San Vincenzo 31 mente delicata , per cui disastrosi furono gli interventi di "restauro" fra i l X V I I e i l X V I I I secolo: e l'ovvia conseguenza fu la ridipintura di intere parti, a partire dai cieli e dai panneggi. Inoltre dal levare la velatura finale deriva quella sensazione di b i d i m e n s i o n a l i t à , di piattez- Ferree, detto Polittico di Santa Barbara V e n e z i a , chiesa della l'urificazr di M a r i a , vnloo Santa Matia Formosa za di opere, come nel caso anche della peraltro delicatissimazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGF Venere e Cupido di Cambridge. In definitiva i l Palma a noi noto è drasticamente diverso da quello ammirato e stimato dai contemporanei per atmosfere e illusionismo. Fra le poche opere, la Barbara di Venezia e la pala di V i c e n z a , la Bella d e l T h y s s e n e la Giovane donna in abito blu con ventaglio di V i e n n a riescono a mantenere l'originale qualità luminosa con riflessi vitrei. Tornando a casa Pur essendo o r m a i veneziano fino in fondo — per relazioni e abitudini di lavoro — Palma inviò numerose opere nelle sue valli, probabilmente su richiesta di a m i c i e conoscenti emigrati. E r a e sarà u n fenomeno comune: impegni di commissioni devozionali a Bergamo vanno dall' Annunciazione del 1504 di Previtali per la parrocchiale di Spino al B r e m b o (oggi a l l ' A c c a d e - mia Carrara) c o n bellissima vista sulla G i u d e c c a e l'isola di San G i o r g i o , al Trittico di Lepreno di Francesco di S i m o n e da Santacroce (1508), al Trittico di Serina di Francesco R i z z o (1518) e naturalmente alla Pala di Sedrina di L o t t o (1543), che certamente furono dipinte i n Laguna. Pur con accidenti diversi, alcune fra le pale di Palma per altari locali hanno potuto conservarsi meglio di altre. D u e polittici furono realizzati per i l paese natale, i l borgo di Serina: uno è il Polittico della Presentazione della Vergine su commissione della confraternita del Santissimo R o s a r i o . Se Sant'Apollonia è indiscutibilmente un capolavoro palmesco, la scena c o n la Vergine che si i n g i n o c c h i a davanti al gran sacerdote, mentre i genitori offrono una colomba, è assai p i ù problematica. M o l t o " l o m b a r d i " sono i volti della madre Anna che offre la coppia di colombe e di Gioacchino dietro di l e i . M o l t o " t u l l i a n a " è la giovane Vergine che si china a offrire i l cero, c o n i capelli che ricordano da v i c i n o quelli dell'altare c o n Y Incoronazione della Vergine, firmato da T u l l i o , nella chiesa veneziana di san G i o v a n n i C r i s o s t o m o . Forse le vicende storiche potrebbero aiutarci a capire: se m i pare francamente impossibile che sei tavole dipinte possano giungere nelle valli bergamasche p r i m a del trattato di N o y o n e delle i n c u r s i o n i delle soldataglie, c i o è p r i m a del 1517, si p u ò ipotizzare che Palma abbia lavorato al polittico i n fasi diverse: p r i m a i l pannello centrale, per ultima l ' o r m a i matura Sant'Apollonia. D a notare c o m u n q u e due particolari iconografici: l'inusuale centralità di San Giuseppe anziano posto i n alto, come un D i o Padre, secondo un programma di radicale recupero della figura del padre putativo che, avviata da qualche anno, riscuote ora maggior successo come metafora dell'ordine paterno veneziano; e i l San Giovanni che n o n è tanto l'evangelista quanto l'anziano autore, a Patmos, dell'Apocalisse, i l libro che sostiene c o n la mano nascosta dal manto. L a parrocchiale dove i l polittico era collocato, su u n altare laterale, fu p e r ò praticamente ricostruita a m e t à Settecento e nell'occasione le tavole furono "restaurate" nel gusto del t e m po, ovvero scurite, ad esempio con una m a n o di blu di Prussia sugli azzurri cieli di Palma. I l polittico fu completamente smembrato, distruggendo la cornice ancora originale, dopo di che le diverse tavole furono disperse per la chiesa per poi finire i n sagrestia, o in qualche sgabuzzino. Testimone l'ingegnere — ma per noi soprattutto erudito e fondamentale ricercatore d'archivio, che ha riportato alla luce e ricostruito i l m o n d o dei N i g r e t i di Serina — E l i a F o r n o n i che, i n uno dei suoi quaderni manoscritti ove riassume e illustra i l suo amore per Serina e la sua valle, e per Bergamo e la sua storia, alla voce " S e r i n a " del suo Dizionario Ode- porico scrive: " F u ultimamente raccolta nella sagrestia i n uno stato compassionevole. F i n a l mente dietro insistenze e reiterate rimostranze della commissione provinciale per la conser124 | L'invenzione della Bellezza vazione dei m o n u m e n t i , la sovrintendenza di M i l a n o si o c c u p ò di quest'opera insigne e nel P a l m a , Cristo risorto con, ai lati, 1912 San le varie tavole vennero ristaurate. A l c u n e tavole di questa ancona sono davvero degne dell'autore e di rappresentarlo convenientemente nella sua patria. A n n i or sono van Hadeln Filippo e San Giacomo, detto Polittico della Resurrezioni di Cristo ha tentato ricostruire i vari pezzi dei diversi polittici rammentati dal R i d o l f i e dal L a n z i , S e r i n a , chiesa di Santa Maria immaginandone u n o c o n al centro la R e s u r r e z i o n e malamente ingrandita, ma n o n riuscì. Annunciata. Forse, dice i l Foratti, è una delle due p r i m e opere seguite l'anno 1500. L a R i s u r r e z i o n e p e r ò Ipotesi ricostruttiva con lo s c o m p a r t o superiore sinistra è per tradizione attribuita ad A n t o n i o Palma . . . I l C a r r a r a aveva acquistato quattro tavolette del Palma vecchio che servivano di portella e di rivestimento intorno della / . . . ?/ dell'auto- raffigurante Santa Monica, B e r g a m o , A c c a d e m i a Carraia re di questa parrocchia (vedi carteggio C a r r a r a del 1796) che poi fu contraffatto da u n pittore del paese. I l fatto è p e r ò questo che di esso n o n si ha p i ù alcuna m e m o r i a . N e l 1518 Francesco N i g r o da Santacroce dipinse una pala pure polittica per 17 ducati, e anche questa a n d ò dispersa, rimangono oggi tre comparti, c i o è una P i e t à e due altri coi Santi Pietro e S. Giovanni. U n o di questi ultimi porta la scritta. FRANCISC;O D E SANTA C R U C E DEPENSE Q U E S T ' O P E R A I N V E N E N Z I A N E L 1 5 8 1 . I l contratto di quest'opera lo pubblicai nelle N o t e biogra32 fiche di Palma Vecchio. Porta la data 15 settembre 1 5 1 7 " . Interessante i l fatto che i l polittico di Santacroce, datato, n o n potesse arrivare che nel ' 1 8 , c o n contratto a fine ' 1 7 . C h e i l polittico di Palma fosse precedente le guerre cambraiche? Sembra impossibile, così c o m e sembrano del tutto c o e v i e coerenti i legni delle tavole: resta l'evidente differenza di mano fra Apollonia e la Vergine, per indicare gli estremi massimi. C o m u n q u e soltanto nel 1910, dopo reiterate richieste e proteste si decise di restaurarlo e r i c o m p o r l o c o n c o r n i c e nuova, mettendo insieme p e r ò anche altri pannelli, che appartenevano a u n altro polittico: i lzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Polittico della Resurrezione di Cristo. E soltanto nel 1973 si riuscì, fondandosi sulla documentazione tavole. 1520. d'archivio, a ricostruire la disposizione originaria delle Q u a n t o al Polittico della Resurrezione, la documentazione lo attesta poco dopo i l C o m p o s t o da cinque pannelli: al centro la Resurrezione di Cristo, c o n u n santo a s i n i - stra che è detto San Filippo (non è chiaro iconograficamente: potrebbe essere san G i o v a n n i evangelista giovane) e San Giacomo apostolo (riconoscibile per bordone e conchiglia dei pellegrini verso Compostela) sulla destra; sopra a sinistra e a destra v i erano pannelli a m e z zo busto raffiguranti sante. Scomposto p r i m a del 1756, i l pannello centrale fu " i m m e r s o " i n una tela di gusto settecentesco, ove appare ancor oggi. I due giovani santi sono splendidi ritratti del Palma maturo: sono i suoi giovinetti, poco p i ù che adolescenti, c o n la p r i m a barba ancora morbida, castana, leggermente r i c c i o l i n a , e c o n quegli sguardi di assoluta d o l cezza e insieme di tenera fatica, di leggera stanchezza, che hanno p o c h i uguali, e restituiscono la sensibilità emotiva del pittore. A n c h e i l Polittico di San Giacomo predisposto per la chiesa parrocchiale di Peghera di Taleggio, v i c i n o a Serina, è estesamente danneggiato. D a notare che i l San Giacomo centrale presenta l'identico manto del San Giovanni a Patmos del Polittico della Presentazione della Vergine di Serina. P i ù prossimo a B e l l i n i e C i m a , potrebbe essere i l p i ù antico fra i polittici di Palma i n valle, m a i n sostanza, c o m e quello di Serina, dovrebbe raccogliere la sua produzione immediatamente successiva alle guerre cambraiche, c o n elementi prodotti precedentemente. Interessante anche storicamente è VAdorazione dei pastori per la cappella di san Giuseppe nella chiesa dell'Annunziata di Z o g n o , p o i c h é va osservata " l a coincidenza di eccezionali 33 eventi militari con l'accelerazione del culto di san G i u s e p p e " , nello specifico a B e r g a m o dove è fondata una Scuola di San Giuseppe presso i serviti di San Gottardo. L'armonioso legame c o n M a r i a e G e s ù — tema prediletto dei predicatori di scuola francescano-bernardiniana e fonte p r i m a per la nascita del tipo iconografico della 'Sacra Famiglia' — fa poi di Giuseppe i l p r i m o fra i santi intercessori, colui che p u ò far valere la propria paterna potestas e maritalis auctoritas per sollecitare al C r i s t o e alla M a d o n n a l'elargizione delle grazie r i c h i e ste dal fedele." 34 L a scelta del p i ù prossimo intermediario c o n la M a d o n n a n o n è dunque casuale: Giuseppe rappresenta la concordia familiare, il buon padre che protegge, ed è e v i d e n te che i l tutto indica allegoricamente la richiesta di protezione di Venezia-Vergine. N o n a 126 | L'invenzione della Bellezza caso i guelfi R o t a , gli Suardi, i B r e m b a t i e gli A l b a n i sono fra i p r i m i confratelli della nuova Scuola. Palma pone san Giuseppe i n posizione centrale all'apice della composizione p i r a m i dale, i n uno schema innovativo, v u o i per l'aspetto narrativo v u o i per il ruolo di questo "padre di famiglia" i n c u i converge la simbologia della c o m u n i t à e del dovere, rafforzato dal protendersi dei pastori. E già era i l "santo protettore" nella collocazione usualmente di D i o Padre, nellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Presentazione della Vergine di Serina. M o l t o p i ù tarda è invece la Pala con Sant'Elena e Costantino, oggi a Brera, realizzata per l'aitar maggiore della chiesa intitolata alla Santa C r o c e , a Cerosa nelle valli bergamasche, da cui i l soggetto inusuale. L'impegno monumentale p i ù tipico della fase veneziana matura, oltre gli anni venti è nuovamente evidente, con l'impegno della caratterizzazione psicologia, e il m o v i m e n t o complessivo dei corpi. I n particolare è san R o c c o il p i ù mosso, i piedi ad angolo retto e i l capo dolcemente reclinato. N o n p i ù per i l territorio bergamasco ma ancora i n provincia è la Madonna in trono con i santi Eletta, Pietro, Matteo, Giovanni Battista e un angelo per la chiesa di S a n t ' E l e n a a Z e r m a n (Treviso).Tre figure si ergono nella m o n u m e n t a l i t à della composizione: Elena con la croce, la Madonna seduta e un Battista plastico, con i l peso che poggia sul piede sinistro e i l braccio che porge al Bambino il cartiglio profetico. Elena guarda fuori del piano del quadro con i m m e d i a tezza. E infine ancora u n villaggio, Fontanelle v i c i n o a Oderzo, in F r i u l i , accoglieva la pala di San Pietro in trono e santi, ora nelle G a l l e r i e dell'Accademia aVenezia (n. 4 2 0 ) . Acquistato nel 1821 come Pordenone, ma si ipotizzava già Palma p e r c h é "cosa classica", le tavole risultavano "spezzate in molte p a r t i " 33 per c u i fu oggetto nel 1846 di u n "restauro generale" che ebbe carattere di vero e proprio rifacimento. A destra di Pietro c i sono Paolo, Tiziano vescovo di Oderzo e Giustina; a sinistra Giovanni Battista, Marco e Augusta. Q u a n t o al Martirio di san Pietro, pala d'altare nella parrocchiale di A l z a n o Lombardo, presso Bergamo, fu dipinta per l'aitar maggiore di una chiesa ricostruita a partire dal 1510 poi, c o n tutti i problemi della guerra, terminata e riconsacrata soltanto nel 1529. D u n q u e dovreb36 be trattarsi di una delle ultime pale di P a l m a : gli è stata restituita da neppure u n secolo, essendo p r i m a era data a L o r e n z o Lotto, e datata da B e r n a r d Berenson intorno al 1513-1514. A l di là dei paragoni c o n T i z i a n o — la pala perduta, riprodotta i n i n c i s i o n i 37 — e Pordenone, ora alla Gallerìa degli U f f i z i , che mostra u n analogo frate in corsa che guarda i n basso, i l d i pinto è tra le p r i m e pale d'altare narrative non ispirate al N u o v o Testamento. Sotto alcuni aspetti non è caratteristico del periodo della m a t u r i t à artistica di Palma, i n particolare per la mancanza di sfumato o di chiaroscuro intorno ai drappeggi e alle teste, e per la conseguente durezza e rigidità delle forme. Discrepanze forse da attribuire alla novità del svolgimento, con l'azione violenta, mentre va sottolineato come lo stile narrativo sia efficacemente stringato, pur se sono stati rilevati limiti proprio per le caratteristiche espressive di Palma. G i o r g i o M a scherpa ha scritto criticamente: "Dategli un colore rutilante, sensuoso oppure, nel quadro sacro, l ' o p p o r t u n i t à di istoriare il racconto in una calma di figure e di c o m m e n t i paesistici e avrete il miglior Palma, u n pittore che appena forza le corde dell'espressione va i n tilt come anche si rileva in questo dunque belliniano-giorgionesco racconto di martirio che doveva 38 pur costituire u n precedente tematico i m p o r t a n t e " . Difficile non apprezzare quella c o m plessiva indifferenza della natura scandita nei piani vastissimi del paesaggio i n fuga, con l'asino carico e i l rientro i n paese; nel bel bosco cupo i n c u i due taglialegna si affannano al lavoro, mentre i n p r i m o piano si consuma l'eccidio: serenissimo l'inquisitore domenicano che ha appena scritto nella polvere i l suo Credo, mentre ha già u n pugnale ben conficcato i n cuore, e i l cranio già spaccato dalla roncolata di Pietro da Balsamo, il " C a r i n o " che da assassino d i v e n t e r à , pentendosi nel disegno agiografico, beato. N o n così i l complice, l ' A l b e r t i n o che i l Palma ritrae mentre sfodera lo spadone, quasi n o n bastassero le due lame. C h e Palma dipinge anche con bel realismo, avendo sott'occhio u n coltello da caccia, p i ù che il falcastro della tradizione. In ogni caso i due sono vivace e articolata macchia di colore e raro caso di studio d'abiti e calzature maschili nell'opera palmesca. 128 | L'invenzione della Bellezza L a pala p e r ò non p u ò dare, oggi, tutta quella carica visiva e coloristica per cui era stata progettata: l'antica chiesa di San Pietro martire, la principale di Alzano fino a m e t à Q u a t trocento, quando fu ridotta a "sussidiaria" i n seguito all'edificazione di San Martino. I l suo ampliamento per opera di Pietro Isabello è ancora ben evidente nel presbiterio, i n pietra grigia, i n eleganza rinascimentale, scandito i n tre campate coperte da volta a botte. P a r t i c o larmente curata è l'articolazione delle modanature e delle proporzioni, mentre erano pre39 senti fregi ornamentali simili a quelli di u n bel palazzo bergamasco . Isabello riesce n e l l ' i m presa di fondere le linee rinascimentali con la semplicità gotica della navata, ristrutturata come la facciata nel 1910 da E l i a F o r n o n i i n stile neogotico. L a cornice dell'ancona, progettata certamente da Isabello, chiude perfettamente e gloriosamente il presbiterio: è opera particolarmente complessa ed elaborata, e moltiplica i l rigore bramantesco, pur parzialmente compromesso dall'altar maggiore i n legno dorato della bottega dei Caniana. S i ha la netta impressione che quell'architettura dorata, con il timpano equilibrato, la misura delle colonne d'ordine dorico, riuscisse i n dialogo di luce e sgargianti effetti coloristici con la pala con le sue imponenti campiture bianche. M a non lo sappiamo, visto che i lzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQ Martirio è stato messo i n una saletta del museo diocesano, del tutto povera. E non si dica che sia esistita una componente di sfortuna nella secolare vicenda del Palma! L'Incontro tra Giacobbe e Rachele di Dresda ( G e m à l d e g a l e r i e , n . 192, con una provenienza antica da Palazzo Malipiero) datato da M o r e l l i al 1 5 2 0 - 1 5 2 5 , assegnandolo a Palma dalle precedenti attribuzioni a G i o r g i o n e o C a r i a n i , è invece i l "racconto i n calma di fi4 gure". Per M a u r o L u c c o " è del 1515, come l'aveva ritenuto anche G o m b o s i : sia i n rapporto all'albero rado di destra così prossimo a quello dell'Assunzione del 1513 sia per i colori chiari e brillanti, accostati poi con esiti quasi di legnosità. Tela grandiosa (146,5 x 250,5 cm) tizianesca per l'accostamento dei c o l o r i chiari quasi senza ombre, appare di svolta c o n le figure nel grandioso paesaggio. I due pastori a sinistra di chi guarda provengono forse da stampe di Michelangelo e Raffaello. R y l a n d s giustamente la propone quasi come una scena di genere adatta a u n portego: l'ambientazione è pastorale, non p i ù arcadica, e fornita di u n realismo della m e m o r i a . Q u i emerge nel m o d o p i ù evidente lo stacco netto fra il paesaggio rurale di B e l l i n i e quello bucolico di G i o r g i o n e : Palma sceglie i n v e ce un'ambientazione georgica, nella realtà del ricordo dell'infanzia. U n ambiente pastorale che n o n ha nulla di arcadico "inventando i l genere del pastorale religioso, ha creato una narrativa chiara e cristallina i n c u i la convenzione letteraria viene trasformata da dettagli 4 poetici che sono frutto dell'immaginazione dell'artista" '. Se poi è vero che Palma si porta dietro u n fondo, mai completamente scontato, di provincialismo atavico, come scrisse Alessandro B a l l a r i n , quel fondo è nel gesto fra Giacobbe e R a c h e l e (Genesi, 2 9 , 9 - 1 2 ) ; Foratti v i notava giustamente "le forme polpacciute, i l colorito morbido e sano . . . la c u i gioia si suggella i n u n bacio e i n una poderosa stretta di mano, infrequente sfogo di finez42 za r u s t i c a " . L'ambientazione è una vallata che si apre proprio come la vai Serina, dopo le erte gole d'imbocco; qui si ritrova l'impressione della p r i m a vita i n una montagna non 43 facile, dai costumi p i ù semplici e diretti . N e i suoi tipi, aggiunge Foratti " s i nota quel carattere permanente dell'anima campagnola, i n v i r t ù della quale tutta la leggiadria f e m minile si circoscrive a' visi rubicondi e alle forme massicce che mostrano le rose infuse nel latte 4 4 . S i fa avanti i n quest'opera u n disegno p i ù libero delle forme e una ricerca di i m - mersione atmosferica, che si attua attraverso u n registro cromatico attenuato, come nel Polittico di Santa Barbara, e u n nuovo protagonismo del paesaggio, condotto a " m a c c h i a " e modulato nei passaggi di tonalità. La Bella modella Accanto alla produzione di opere sacre, pale d'altare o dipinti di devozione privata, l'altro filone nel quale Palma si specializzò, a partire dalla m e t à del secondo decennio, divenendone uno dei principali interpreti, fu quello dei ritratti e delle mezze figure femminili, 130 | L'invenzione della Bellezza assai apprezzate dal collezionismo come incarnazione di u n ideale di bellezza classica, dagli accenti anche sensuali. "Tanto si doveva, per indicare che quando già T i z i a n o è completamente signore del suo p r i m o stile, i l Palma non è ancora che u n belhniano alquanto dilatato; e se a T i z i a n o riesce ad accostarsi alquanto, i n tempi p i ù tardi, c i ò n o n è al punto che anche nei suoi maggiori r i s u l tati, come i l 'Poeta' della National Gallery, le ' T r e sorelle' di Dresda, o la 'Santa Barbara', n o n si veggano tracce della sua p r i m a origine; sicché anzi, quando non si veggano, si p u ò esser certi che l'opera gli sia stata riferita solo per estensione indebita." 45 I n effètti iJ dialogo a distanza tra Palma e T i z i a n o tù ben chiaro anche ai contemporanei. E non a caso a Palma era riferita anche la celeberrimazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJI Violante di T i z i a n o oggi a V i e n n a — attribuita ancora a Palma da R y l a n d s , contro l'opinione di L o n g h i , Mariacher, Pallucchini, Valcanover, e del museo di V i e n n a — seguendo d'altra parte l'indicazione del Theatrum Picto- rium di Teniers. L'opera, che L o n g h i indicava come " i l massimo raggiungimento di quel c o lorismo di superficie del quale l'unico inventore è da riconoscersi i n T i z i a n o " nella Venezia dopo i l 1510, è anche all'origine di quella diffusa leggenda di una Violante figlia del Palma, e amante dal cadorino. I n realtà i l fondamento della leggenda urbana, come quello della "bella gata", dunque una bella "gattina", una cortigiana, ritratta da Palma, trova le sue motivazioni i n una fama di Palma quasi pari a quella di T i z i a n o almeno fino a m e t à Seicento, e almeno a Venezia. I n sostanza, dire che T i z i a n o aveva come amante una figlia di Palma equivaleva a dire che T i z i a n o amava il modello femminile di Palma. L a cultura popolare poteva avere r i f e r i 46 menti anche sottili . M a lo stile, i c o l o r i , la tecnica stessa di Palma sono d i v e r s i : " . . . I l dono specifico dello stile del Palma di fronte ai doni belhniani. D i c o p i a n i p i ù slentati e m e n o definiti, dove le bocche si sfogliano sul campo del viso c o m e petali di rosa; u n tre quarti slargato e a s i m m e trico così da raccogliere p r e s s o c h é tutto i l viso i n una piazza triangolare di c h i a r i ; una grana p i ù dolce e diluita che dà ai fondi una m i n o r definizione che nel B e l l i n i ; i l tutto cantato entro poche note di serie, quasi direi, tricolore; c o n u n effetto di estrema placidez47 za s p i r i t u a l e " . A m e t à del secondo decennio Palma inizia a produrre ritratti idealizzati di "belle d o n ne". Se la Violante o r m a i attribuita a T i z i a n o è del 1513, dal confronto — che al museo v i e n nese è immediato — c o n la Dama in blu — si vede a occhio nudo la distanza di Palma, tanto nella creazione dell'aura, quanto della finissima tecnica pittorica c o n i suoi c o l o r i smaltati, quanto nella sapienza del gesto. H a ragione Luisa Attardi quando sottolinea la " t r a n q u i l l i t à dell'immagine", che n o n è incomprensione, m a piuttosto programmatico rifiuto a seguire T i z i a n o sulla v i a " d e l l ' i m p e t u o s i t à della costruzione, ampiezza dei r i t m i ed esecuzione pitto48 r i c a " . D'altra parte la retorica insegnava che occorreva partire dalla copia di modelli opportunamente selezionati (imitatio) per cercare di superarli (aemulatiò). D o p o di che t o c c h e r à all'osservatore scoprire le analogie, le allusioni a u n sistema di fonti abilmente e sottilmente nascoste. Se mai gara ci fu, è indubbio che la Dama in blu e la Dama in verde, entrambe nello stesso museo (Kunsthistorisches) e databili intorno al 1515, costituiscono già punti d'arrivo. I n particolare la Dama in blu mostra un'elaborazione gestuale, una elegantissima trasparenza di velo e d'abito, una finezza d'acconciatura che la indicano come i l miglior Palma. C o n lei si configura perfettamente quello specifico " t i p o " femminile che d i v e n t e r à quasi una ossessione, ripreso da diverse angolature e posture: u n motivo che "sembra aver trovato uno speciale 49 favore i n Palma, che coglie l'occasione per i n s e r i r l o " i n ogni altro tipo d'opera. U n segno del successo conseguito da Palma tra secondo e terzo decennio i n questo genere di produzione è la presenza di ben due ritratti di queste donne "all'antica" - ovvero capaci di competere per bellezza c o n gli antichi, m a anche modelli " f u o r i t e m p o " di bellezza classica — nell'inventario della raccolta di Ippolito I I d'Este nel 1535, che si è proposto di identificare proprio con la Bella del Museo T h y s s e n - B o r n e m i s z a e con la Schiava degli U f f i L'invenzione della Bellezza | 131 zyxwvutsrq T i z i a n o Vecellio, l'iohtite V i e n n a , Kunsthistorisches Museum 5 0 z i . M a è poi soprattutto nell'ambito del collezionismo privato veneziano e profittando della gravitazione di T i z i a n o verso le corti dell'Italia settentrionale, che Palma riuscì a guadagnarsi spazi di mercato: o r m a i al principio del terzo decennio i l prestigio dell'artista aVenezia si era consolidato sia nell'ambito della pittura religiosa sia i n quello profano, per singoli c o m mittenti. A proposito del modello di " B e l l a " , P h i l i p R y l a n d s la nota così: " L a maggior parte di loro presenta guance morbidamente modellate prive di zigomi, una epidermide pallida e semitrasparente, u n piccolo mento rotondo con una lieve fossetta, una boccuccia ad accento circonflesso da cupido, piccola m a piena al centro, c o n labbra a volte formanti archi separati, con u n accentuato affossamento sotto i l naso e un'ombreggiatura sotto i l labbro inferiore; occhi ovali, grandi e ben separati, c o n u n ' o m b r a sotto le sopracciglia che si intensifica v i c i n o al naso; un'ampia fronte e orecchie che, come già osservato dal M o r e l l i , tendono ad arrotondarsi piuttosto che ad allungarsi.Tra tutte queste ragazze v ' è quasi un'atmosfera di sorellanza, fino al punto che talora i l triplo ritratto di Dresda viene indicato col titolo ' L e T r e Sorelle'. I n alcuni casi la somiglianza è tale che pare di trovarsi di fronte alla stessa modella: lazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXW Donna 132 | L'invenzione della Bellezza Iniers,zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Li fallenti di profilo di V i e n n a ad esempio ricompare nella Santa Caterina d i W e i t z n e r e n e l l ' E r a di B r a u Ica Leopoldo Guglielmo I nschweig, mentre la Suonatrice di liuto di A l n w i c k viene ripresa al centro del Ritratto di tre zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA iKiinsthistorisclies donne di Dresda, e la stessa p u ò essere una variante del dipinto osservato da M i c h i e l nella 1 collezione Marcello nel 1 5 2 5 " ' . Palma dipinge i n effetti sempre uno stesso "modello ideale", o se vogliamo un "tipo uniformato" di bellezza femminile. E b e n c h é anche altri si avvicini a questa tecnica di v a r i a zione, è Palma che la rende coerente: dopo di l u i diversi pittori, a cominciare da Paris B o r don, seguiranno questa scelta. I l "ritratto della donna ideale" creato da Palma è p e r ò unico, ed è quanto di p i ù v i c i n o all'ideale poetico, a c i ò che normalmente viene identificato con " B e a t r i c e " o c o n " L a u r a " o "Simonetta", ovvero la creazione poetica i n se stessa. M a r i o E q u i cola, nel suo Libro de Natura de Amore (Venezia 1525), Galeazzo Capella nel suo Della Eccellenza et Dignità 2 delle Donne (Venezia 1 5 2 7 ) ' lavorano ampiamente i l tema; sarà poi Paolo L o m a z z o nel Trattato dell'Arte della Pittura (1584) a teorizzarlo definitivamente:"Nelle femine maggiormente và osservato c o n esquisita diligenza la bellezza, levando quanto si p u ò con l'arte gli errori della natura; & così imitar i poeti quando cantano inverso le lodi loro . . . & alle femine che si ritranno si p u ò comprendere ne' ritratti fatti da gl'eccellenti pittori, per altro ancora famosissimi, & da celebri scoltori. F r a quali si veggono quelli di mano di L e o nardo, ornati à guisa di primavera come il ritratto della G i o c o n d a , & di M o n a Lisa, ne' quali hà espresso, tra l'altre parti, maravigliosamente la bocca in atto di ridere, e le faccie delle lor donne amate i n vaghissima maniera abbellite, come quelle di Raffaello, di Andrea del Sarto, di G i o r g i o n e de Castelfranco & di altri che ne ritrarle sono stati mirabili come i l Palma, S e 3 bastiano, il Mazolino, il Tintoretto, i l B o r d o n i . . . " ' . L'invenzione della Bellezza | 133 Q u a n d o dipinge dal vero, Palma rappresenta tutt'altra donna: lo fa con le committenti come nellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Sacra Conversazione di N a p o l i , e nel Ritratto di donna nella Pinacoteca Q u e r i n i Stampalia di Venezia riconosciuto come quello di Paola P r i u l i . Q u a n d o si dipingeva u n r i tratto vero, tutti lo riconoscevano: M i c h i e l sa benissimo chi è " L a Marchesana di M a n t u a " nella collezione di G i r o l a m o Marcello, o la figlio " L i o n o r a d ' E s t e " (ritratta da L o r e n z o C o sta); o la " B i a n c a M a r i a Sforza" che possiede Taddeo C o n t a r m i , o l'"Isabella d'Aragona" di Hans M e m l i n g nella collezione di D o m e n i c o G r i m a n i , fino a " u n a monaca di Santo S e c o n d o " di Giacometto Veneziano nella collezione di M i c h i e l C o n t a r i n i . Se espressamente nessuno fa u n nome per donne avvenenti come quelle di Palma, una ragione c ' è : v i v o n o eterne nella fantasia del pittore poeta. Va anche rilevato che è poi assai improbabile l'eventuale posa di u n ' i m m a g i n a r i a m o della: a parte la tendenza di Palma a ridurre le braccia rispetto alle spalle, pose come quella della Donna di profilo di V i e n n a e della Santa C a t e r i n a della Sacra Conversazione di V i e n n a i n durrebbero a torsioni e tensioni decisamente problematiche. D'altra parte alcune di queste donne riappaiono i n opere c o n tempi probabilmente diversi: evidente è l'identità fra la Suonatricc di liuto di A l n w i c k e una delle ragazze, i n una posa quasi identica nel Ritratto di tre donne di Palma, a Dresda. L a Suonatrice di liuto è una delle p i ù importanti varianti dell'impegno di Palma intorno al "ritratto ideale di B e l l a " forzandone anche la postura, nella ricerca del migliore tre quarti. N o n dovrebbe superare i l 1518, e si gioca i n gran parte su quel vero e proprio "tour-de-forc e " dato dalla camicia bianchissima, voluminosa, apparentemente spiegazzata, trattata c o n estrema abilità tanto nel gioco d'ombre quanto nelle pieghettature. E da subito impressionante, esemplare delle qualità tecniche del pittore. Alessandro B a l l a r i n : " N e l l a Suonatrice di liuto di A l n w i c k Castle i n Inghilterra è evidente, nel confronto con T i z i a n o , come nel Palma continui a fruttificare l'esperienza giorgionesca nel ruolo che sempre ha la cornice paesaggistica, eppure non è tanto lo sviluppo morfologico del paesaggio, che anzi è limitato, ad evocare i l sentimento di una siesta all'aperto nella cornice distensiva della natura, quanto i l giro ampio e riposante dei profili mollemente arcuati che includono la posa della donna, lo spiegarsi delle cascate dei lini i n ritagli di bianco sereno, senza ombra, i l campo di u n viso o di uno scollo dalla carnagione intatta. L a meditazione su T i z i a n o , sulla sua straordinaria capacità di ricreare la realtà a u n grado p i ù alto, ha determinato questo potenziamento delle possibilità fantastiche, evocative e quasi metafori4 che, del linguaggio"'' . Sulla ovvia, complessa questione dell'erotismo di Palma, così come a proposito della carampana nell'inventario, va premesso che nel decennio successivo alla guerre cambraiche non esisteva ancora, aVenezia, quel successo delle "cortigiane" che d i v e n t e r à u n fenomeno carat3 teristico della seconda m e t à del secolo. Esisteva già, come ben analizzato da G i o r g i o Padoan' , 36 il filone della letteratura bulesca che prende i l n o m e da La Bulesca, c o m m e d i a recitata da una delle C o m p a g n i e della C a l z a nel 1514, c o n i suoi buli, magnaccia e clienti di prostitute, e ambienti tutti popolari, che n o n ha evidentemente alcun rapporto con i l nostro pittore e i l suo entourage. A parte la dolente, tragica u m a n i t à di R u z a n t e , questa letteratura satirica tocc h e r à poi, con la diffusione della sifìlide, aspetti di irrisione e disprezzo, per arrivare alla beffa atroce, come nel poemetto di LorenzoVenier, La Zaffetta comunque già i n gara c o n l'Aretino. M a ormai è u n tempo diverso, per politica cronaca e costumi, e siamo ovviamente lontanissimi dalle nude di Palma; m a siamo anche ben distanti dal petrarchismo di una Veronica Franco, che nasce nel 1546, o dall'osceno crudo e programmatico e p e r ò dolente e tragico di Maffio Venier, arcivescovo di C o r f ù , amico del Tasso, nato nel 1550 e morto nel 1586. N e i p r i m i anni venti Palma realizza la sconvolgente Venere alla G e m à l d e g a l e r i e di Dresda, le problematiche Ninfe al bagno del Kunsthistorisches M u s e m di V i e n n a e la leggerissima, aggraziata, morbida, indifferente signora che gioca c o n u n C u p i d o tutto r i c c i : la Venere e Cupido del F i t z w i l l i a m di C a m b r i d g e . I n tutte e tre i l tema del nudo nel paesaggio è trattato 134 | L'invenzione della Bellezza con allusioni antiquarie, echi letterari, placida compostezza e indifferente attesa i n u n paesaggio che mostra \ a feVicità àe\Y equilibrio tra costruzione umana e variare della Natura. A l t r i ritratti di belle donne provano e sondano variazioni diverse: a H a m p t o n C o u r t , nelle collezioni reali, c ' è ilzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPO Rimino ili donna, della la Sibilla, che deriva i l suo n o m e dai simboli e lettere senza significato preciso posti sulla tovaglia gialla che copre i l tavolo. Mentre al Poldi Pezzoli c ' è i l Ritratto di donna (cortigiana), di qualche anno successivo, su cui gli interventi di restauro e r i d i p i n tura hanno pesantemente falsato l'equilibrio o r i ginale, in particolare nella capigliatura. Forse p i ù grave l'intervento sulla Giuditta con la testa di Oloferne, a Firenze (n. 9 3 9 ) . M e n o la testa, assai p i ù la donna subirono effetti così negativi da puliture e ridipinture che C r o w e e C a v a l c a s e l a lo considerarono come u n relitto strofinato con la pietra p o mice: affermazione rabbiosa nei confronti di un'opera deteriorata forse anche nelle forme oltre che nell'espressione della Giuditta. Quando Palma ritrae soggetti maschili, e questa volta si tratta di ritratti di individui, n o n dimentica n é i valori dell'idealizzazione n é soprattutto le sue componenti emotive: i ritratti di T i z i a n o sono capolavori di psicologia, quelli di Palma capolavori di sentimento. E parlare di sentimento per gli u o m i n i i n pittura n o n è usuale — neppure per Lotto, la sua è la costruzione di una p e r s o n a l i t à complessa — come lo è invece i n quegli anni i n poesia. I volti maschili di Palma sono dotati di quella medesima "vaghezza" che esplorerà secoli dopo Leopardi, m a che in quegli anni sa ritrarre, pur con ironia e a volte addirittura con sapienza diagnostica (la follia di Orlando!) L o d o v i c o Ariosto. E proprio a l u i si è pensato per quello che potrebbe essere uno dei m i g l i o r i , certamente i l p i ù noto fra i ritratti maschili di Palma: Ritratto di poeta, cosiddetto "Ariosto" ( L o n d o n , T h e National Gallery, olio su tela montato su tavola, 83,8 x 63,5 c m , inventario N G 6 3 6 ) . Essendo i n precedenza attribuito a T i z i a n o , fu considerato u n ritratto del poeta data anche la frequente presenza del Vecellio a Ferrara, e l'amicizia con L o d o v i c o . Palma invece n o n si spostò mai, e questo è u n evidente ritratto di nozze, con la qualità e le scelte iconografiche adatte. C e r t o i l lauro siamo abituati ad associarlo alle donne e m e n o agli u o m i n i : m a d'altra parte si adatta perfettamente a questo viso intenso, immerso nei propri pensieri, dalla carnagione chiarissima, u n libro e u n rosario quasi a sintetizzare la propria indole, se n o n vocazione. E di rara eleganza: giubbotto imbottito i n tinta pelle, maniche applicate c o n strisce blu scuro. M a n t e l lina di pelliccia. B e n c h é abbia subito varie vicissitudini, tra l'altro i l trasporto da tavola a tela e poi u n rimontaggio su pannello, che ne hanno tolto la patina definitiva ad esempio sulla massa dei capelli oppure sull'oro dalla catenina, resta una prova eccezionale. D'altra parte anche i l Salvator Mundi (Strasburgo, M u s é e des B e a u x - A r t s , 1518-1520 circa) se non avesse quelle due figurine sullo sfondo che si dirigono verso una caverna, r i n v i o al mattino pasquale, c i parrebbe i l fratello dell'Ariosto, appena p i ù sobrio nella scelta dell'abito (non del tessuto, p e r ò ) . C o e v o all'altro C r i s t o che compare nel Cristo e l'adultera (San Pietroburgo, Museo statale E r m i t a g e , 1512 circa, inventario G E 10), ove si nota la testa f e m minile che trova corrispondenza esatta i n uno dei rari disegni di c u i l'autografia sembra certa: la Testa di donna i n gesso nero ripassato i n bianco su carta azzurra (Parigi, M u s é e du L o u v r e , n . 482) certamente u n modello scelto e da ripetere per eleganza di tratti e posa. L'invenzione della Bellezza | 135 Tutto al contrario i l belzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Ritratto d'uomo con iguanti dell'Ermitage (1517-1518, inventario GE 2 5 8 ) . C o n ogni p r o b a b i l i t à u n altro ritratto di giovane sposo, adatto alla qualità del Palma maturo. C u r a t o nella scelta dell'abito, nel particolare della mano che ferma l'ampio collo di pelliccia, ha una grazia che c i parrebbe quasi femminea. E la scelta di Palma di rendere le sue figure, anche quando appartengono al m o n d o reale, come figure ideali eterne, espressioni di u n raccoglimento interiore, di un'eleganza che corrisponde all'intimo sentire e al gusto. F o r se una parte dei suoi clienti era così, m a n o n certamente la maggior parte dei giovani veneziani di quegli anni, patrizi o cittadini. Su questi clienti qualche informazione riusciamo a ottenerla. 1 R . L o n g h i , Cartella tizianesca, in " V i t a A r t i s t i c a " , I I , 1927 [in Edizione delle opere complete di Roberto Longhi. li. Saggi e ricerche, 1925-1928, I, Fi- moderni, con altre cose appresso Notabili, & degne di Memoria, Venezia 1 5 8 1 , pp. 16 A . Foratti, Note su Jacopo Palma il Vecchio, Padova 1912, p. 34. Ir, llr, 4 4 f , 74i>, 75r, 11 v, 91 v, l ' i n d i c a - 17 zione di Francesco P r i u l i è a p. 143r. 68. renze 1967, pp. 2 3 3 - 2 4 4 ; cit. p. 236. tf 2 Ibidem. le famiglie Patrizie,Venezia, Indicandola c o m e " S c u o l a v e n e t o - del M u s e o M . Barbaro, Origine e discendenza delBiblioteca 18 P. R y l a n d s , Palma il Vecchio... cit., p. C . R i d o l f i , Le Maraviglie overo Le Vite degli'Ulustri dell'Arte, Pittori Veneti, C o r r e r , ms. X I . E . 1-6. e dello Stato. Ove sono raccolte le opere bergamasca": P. R y l a n d s , Palma il Vec- G . A . C a p e l l a r i V i v a r o , Campidoglio Ve- Insigni, i costumi, & i ritratti loro. Con la chio. L'opera completa, M i l a n o 1988, p. neto, Venezia, nazionale narratione delle Historie, delle Favole, e 289. Marciana, ms. It. V I I , 17 ( 8 3 0 6 ) , f. delle Moralità da quelli dipinte. Descritte 244/) dal Cavalier Carlo Ridolfi. Con tre Tavo- 3 4 R . L o n g h i , Precisioni nelle Gallerie ita- liane. I.R. Galleria Borghese, i n " V i t a Biblioteca lo dice figlio di G i o v a n n i F r a n - cesco; per C a p p e l l a r i V i v a r o i l F r a n - le copiose de'Nomi moderni, e delle cose Notabili, Venezia de' Pittori antichi, e Artistica", I , 1926-1927 [in Edizione cesco capitano d i V i c e n z a n e l 1552 è delle opere complete di Roberto Longhi. il figlio del procuratore Francesco, di 1648 [ed. a cura di D.F. v o n H a d e l n , 2 cui segue le o r m e . E . A . C i c o g n a , Del- v o l L , B e r l i n 1 9 1 4 - 1 9 2 4 ] , v o i . I , p . 138. II. Saggi e ricerche, 1925-1928, I, Fi- renze 1967, pp. 2 6 5 - 3 6 6 ; su Palma a le pp. 2 8 2 - 2 8 7 ; cit. p. 2 8 3 . cfr l'articolo 1830, p. 4 0 7 . originale in B i A S A , " V i t a artistica", 1926, pp. 105-108. l u Iscrizioni Veneziane, I I I , Venezia H . T a i n e , Voyage en Italie, I I , Paris 1866,p. 453. A S V e , Dieci savi alle decime in Rialto, Deputazioni 19 unite, Commisurazione 2 0 L . V e n t u r i , Giorgione e R . GofFen, Nostra Conversatio in Cae- delle imposte, C o n d i z i o n i di decima. 21 lis Est: Observations on the Sacra Con- Filze R e d e c i m a 1514, b. 64, S. Severo col. 38. 3 ilgiorgionismo, M i l a n o 1914, pp. 1 7 9 - 1 8 0 . M . Sanuto, op. cit., tomo XXXIV, versazione in the Trecento, i n " A r t B u l - 83, relativa a Francesco P r i u l i (France- 2 2 letin", L X I , 2, giugno 1979, pp. 198- scho de P r i o l i ) . Data di ricezione: 09 2 3 C . R i d o l f i , op. cit., v o i . I , p. 138. 222. settembre 1 5 2 1 . Sulla carriera: M . S a - 2 4 A . M . Z a n e t t i , Della Pittura ' ' I l m e r i t o della scoperta a P. R y l a n d s , nuto, Diarii, na e delle Opere Pubbliche Palma Vecchio's "Assumption of the Vir- tomo X X X I I I , col. 344, 3 7 4 , 3 8 1 , 637. Maestri. Libri V,Venezia i n " T h e Burlington Magazine", Per le nozze di Paola: voi. 47, col. 2 9 9 . 2:> P r i u l i rivestì anche l'incarico di Prove- ne al 1 5 1 8 - 1 5 2 0 ) , i n Bellini, dador sopra la revision de' conti. Tiziano gin", C X I X , 1977, pp. 2 4 5 - 2 5 0 . 7 E la conclusione di E l i a Fornoni, che al pittore d e d i c ò tempo e fatiche e passioni di anni: A S D B g , Fornoni, Archivio Pittori bergamaschi, quaderno 6 M - O , Giacomo Negretti detto Palma il l'ecchio, p. 122. 11 tomo V I , 6, 146i>, 147r; A S V e , Notarile, Testamenti, Francesco B e a c i a n i , b. 152, doc. 103. 1 2 E . C i c o g n a , op. cit., I , pp. 3 6 0 - 3 6 1 . e H Rinascimento veneziana, catalogo della mostra ( W a - P . R y l a n d s , Palma il Vecchio... cit., p. giugno — 17 settembre 2 0 0 6 ; V i e n n a , 95. Kunsthistorisches M u s e u m , 17 otto- 13 bre — 7 gennaio 2 0 0 7 ) , a cura di D A . E . Battisti, Le origini religiose del pae- saggio Veneto, i n " A r c h i v i o di F i l o s o - Brown, fia", 1980, pp. 2 2 7 - 2 4 6 [rist. i n " V e - 2 0 0 6 , p. 8 8 . Sansovino, Venetia Città Nobilissima nezia C i n q u e c e n t o " , et Libri da M. , 4 tengono 15 Guerre passate, con illustri di molti Senatori. Le I , 1 9 9 1 , 2, pp. 9 - 2 5 ] ; p. 13. Francesco Sansovino. Nella quale si contutte Le Giorgione, della pittura shington, N a t i o n a l G a l l e r y o f A r t , 18 C h e individua i n tutto otto opere di Singolare. Descritta in XIIII 1 7 7 1 , p. 2 0 5 . P. H u m p h r e y (anche per la datazio- Palma nella sua guida di Venezia: F. H Venezia- de'Veneziani 2 h S. F e r i n o Pagden, Milano M . L u c c o , scheda Pala di Vicenza, i n Natura e maniera tra Tiziano e Caravag- / r / , p . 15. gio. Le ceneri violette di Giorgione, catacontemplazioni logo della mostra (Mantova, Fruttiere di Jacopo Palma, i n La Sacra Conversa- di Palazzo T e , 5 settembre 2 0 0 4 - 9 Vite de i Principi, & gli Scrittori Veneti zione gennaio 2 0 0 5 ) , a cura di V. Sgarbi, del tempo loro. Le Chiese, Fabriche, Edi- dipinto su tavola di Belgrado, a cura di A . M i l a n o 2 0 0 4 , pp. 114-117. B i a n c h i , C . Compostella, G . T r a n q u i l - 27 Ivi, pp. 116-117. l i , R o m a 2 0 0 7 , pp. 5 7 - 6 6 , cit. p. 59. 2 8 M . E . Avagnina, i n Restituzioni l'Anioni fici, & Palazzi pubblichi & privati. heggi, gli Ordini, & gli Usi antichi 136 | L'invenzione della Bellezza Le & A . G e n t i l i , Le devote di Palma il Vecchio. Restauro del '96. della mostra (Parigi, G r a n d Palais, 9 C o m u n e di B e r g a m o : V i n c o l o n. 1 10 zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA marzozyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTS — 14 giugno 1993), a cura di Palazzo D e B e n i già Grataroli e casa '96. Ope- Opere restaurate, Cittadella 1996, p. 82 - ' M . B . G i r o t t e Restituzioni re restaurate, Cittadella, 1996, pp. 84 già M a r e n z i (secolo X V I ) i n v i a P i - M . Laclotte, G . N e p i Scirè, edizione 3 0 gnolo, 7 2 - 74. riveduta e corretta, Paris 1993, p. 4 2 9 . 4 4 A . C o n t i , Storia del restauro e della conservazione delle opere d'arte, M i l a n o " Bellini, Giorgione... cit.,p. 142. 1988, pp. 258: l'espressione è di G i u - 4 1 seppe M o l t e n i , usata a proposito dello 4 2 Sposalizio 4 3 della I ergine di Raffaello. ' ' W . Suida, Studiai zu Palma, i n "Bel- vedere", X I I , 5-6, 1 9 3 4 - 1 9 3 5 , p. 92. / i ' / , p . 145 5 0 A . Foratti, op. cit., p. 12. Va segnalata l'ipotesi che n o n C . O c c h i p i n t i , Iacopo Palma il Vec- si chio: "Ritraiti di due signore antiche" vicende estensi tra Ferrara, Parigi e Roma G . T r a n q u i l l i , S. tratti di questa scena biblica, i n m a n - Volpin, Una "pittura fragile" tra tradi- canza del p o z z o e invece i n presenza (1535-1579), zione e innovazione: considerazioni, note di un patto di nozze: P. S c h u b r i n g te", rivista online, 2, 2010, pp. 1-13. e confronti sulla tecnica di esecuzione di (Zwei 51 Jacopo Palina il \ cecino, i n Di Sacra Con- in der Dresdner Galerie, i n " M i t t e i l u n - 3 1 C . Compostella, Bilder der Parissage von J. Palma versazione di Palma il Vecchio. Restauro gen aus den Sachsischen K u n s t s a m - del dipinto su tawla di Belgrado, a cura m l u n g e n " , V I I , 1916, pp. 2 8 - 3 4 ) avan- di A . B i a n c h i , C . Compostella, P. R y l a n d s , Palma il Vecchio... cit., p. 107. 3 2 G . F . C a p e l l a , Detta eccellenza et digni- tà delle donne, Venezia 1526, pp. 19r, zava l'ipotesi si trattasse — sulla base d i 19i'-20r, M . E q u i c o l a , Libro de natura T r a n q u i l l i , R o m a 2 0 0 7 , pp. 6 7 - 8 8 . O v i d i o , Emidi, 5 , 1 2 sgg. — delle nozze de amore, Venezia 1525, pp. 82r-82c; F. 3 2 di A S D B g , Archivio Fornoni, G. Dizionario 3 3 C . C . W i l s o n , St.Joseph in Italian naissance Society and Art. tions and Interpretations, Paride ed Enone. E d'accordo L u i g i n i , // libro della bella donna, compo- E . M . D a l Pozzolo, Colori d'amore. Pa- Odeporico, mss., p. 187. New role, gesti e carezze nella pittura Re- na del Cinquecento, Direc- sto da messer Federico Luigini venezia- ne (In \enetia, T r e v i s o 2 0 0 8 , p. Philadelphia per Plinio 4 4 A . Foratti, op. cit., p. 16 4:1 R . L o n g h i , Cartella tizianesca... Giovanni Cariani a Bergamo: la Pala di pp. 2 3 3 - 2 4 4 ; cit. p. 2 3 7 . S. Gottardo e i suoi committenti, i n " A r - 4,1 1913, p. 2 2 3 . E . Cropper, On cit., Women, Parmigianino, tracce di V i o l a n t e i n una tradizione letteraria ottocentesca, ma del Cinquecento, nei trattati gia Pisa", X X V I I I , 1917, p. 165 sgg. di Venezia. Opere d'arte carne senza c a r n e " degli anni senili al Vittoriale: " L a V i o l a n t e L a struttura del coro e la c o r n i c e dalla in u n incendio, o meglio i l n o m e di una Lotto: stagione ardente e ambrata intra F u s i - perduta, Studi e ricerche in occasione del restauro, na e M u r a n o . Il riflesso della sua b e l - Bergamo 1978, p. 46 sgg.), grande lezza nell'arte di Palma e d e l V e c e l l i o amico di L o t t o per c u i aveva proget- si propaga di tavola i n tavola, d i tela i n tato la cornice per YIncoronazione della tela')". Fra gli echi nella cultura p o - Vergine dipinta tra i l 1513 e i l 1516 polare recente: nel libro di una g i o r - per Santo Stefano a B e r g a m o . C h i e s a nalista americana si dice che Palma dell'ordine avrebbe avuto V i o l a n t e da una mo- domenicani, che reggono anche San della "zingara": M . Segai, Painted La- Pietro martire. dies: Models of the Great Artists, committente di Lotto, i E molte copie dipinte: quella attu- almente sull'altare originale è assegnata a N i c o l ò Cassana, i n fine S e i cento. D à c o n certezza la vicenda narrata da P i n o : C . Corsato, Tiziano Ottocento: il monumento dei Frari e il restauro dei "San Pietro Martire"ai San- e Paolo (1852-1853), in "Ateneo Veneto", C C , I I I serie, 1 2 / 1 , 2013, pp. 4 7 9 - 4 8 9 , e dello stesso a u tore cat. 48 e cat. 5 3 , i n G . Pavanello (a cura d i ) , Di Basilica dei Santi Gio- vanni e Paolo: Pantheon della Sereuissi- G . P L o m a z z o , Trattato dell'arte della d'essa pittura, New Y o r k 1972; altra c u r i o s i t à : i n occasio- appresso Paolo Gottardo Pontio, M i l a n o 1584, pp. 3 7 7 - 3 7 8 . " • A. B a l l a r i n . Palma il Vecchio,"\ M a e stri del colore, 6 4 " , M i l a n o 1965, p. 11. 5 5 G . Padoan. // mondo delle cortigiane nella letteratura rinascimentale (e il caso di Maffio Venier), i n Rinascimento in con- troluce. Poeti, pittori, cortigiane e teatranti sul palcoscenico rinascimentale, R a v e n n a 1994. V ' B . M . D a R i f , Di letteratura alla bule- sca, Padova 1984. ne delle nozze fra L u c r e z i a B o r g i a e Alfonso d'Este (per la storia nel 1502), T o m Fontana, nella popolarissima serie televisiva / Borgia, terza stagione ( 2 0 1 4 ) , ci mostra u n Palma che presenta a corte i l proprio q u a dro, appunto Violante*. U l t e r i o r e , n o n richiesta, prova della fortuna del m o dello della " B e l l a " : i l ritrovamento, da parte di Serena D ' I t a l i a , di una donna di Palma nel bunker di Hitler. U n a tela passata dal C h i c a g o A r t Institute a un 2013. di contiene tutta la theorica & la prattica T i z i a n o , ella n o n è se n o n i l n o m e di di Lorenzo Superiore voce ('Violante! Vanita la favola che la margine di certezza, a Pietro Isabello ( G . Mascherpa, L'Ancona Normale pittura. Diviso in sette libri. Ne ' quali si voleva figliuola di J a c o m o e amica di La Pala Martinengo 5 3 Scuola bella buon ma,Venezia e l'Amore i n " A n n a l i della R e - un n o m e , i n u n o dei tre " r o m a n z i di sono state attribuite, c o n u n ti Giovanni zetti. La Bellezza è poi D ' A n n u n z i o a tornare a farne Marconi, del secolo XVI, R o m a 1962, p. 1 6 1 . 3 6 secondaria Gallerie Moschini dell'Accademia Beautiful Petrarchismo and L V I I I , 19766, pp. 3 7 4 - 3 9 4 ; P. L o r e n - 1990, pp. 4 3 - 7 8 . S. sulla the Vemacular Style. i n " A r t B u l l e t i n " , C h e m a n c a n o ai m o d e r n i : c i sono c h i v i o S t o r i c o Bergamasco", X , 1-2, Ivi, p. 6 8 . Udi- donna, a cura di Giuseppe Z o n t a , B a r i fondativo resta quello di F. C o l a l u c c i , 3 4 da Pietrasanta, 1554), i n Trattati del Cinquecento 2 2 9 , n . 40. 2 0 0 1 , p. 16. M a i l lavoro p i ù utile e 3 8 3 7 in "Studi di M e m o f o n - mercante tedesco, e venduta a m e t à anni trenta a u n cultore della 3 8 G . Mascherpa, // Lotto, il Palma (le vite parallele e le patrie scambiate), i n Se- tradizionale q u a l i t à accademica. 4 7 R . L o n g h i , Precisioni nelle Gallerie rina a Palma il Vecchio. Nel quinto cente- italiane... nario della nascita 1480-1980. 2 8 2 - 2 8 7 B i A S A " V i t a artistica" 1926: Studi e ricerche in occasione del restauro dei polittici di Serina, Bergamo 1 9 8 1 , p. 2 3 . 3 9 I B C A A - Inventario dei B e n i C u l - cit., pp. 265-366; Palma pp. 1 0 5 - 1 0 8 , cit. p. 2 8 7 . 4K L . Attardi, i n Le siècle de Titien. d'or de la peinture L'àge à Venise, catalogo turali. A m b i e n t a l i e A r c h e o l o g i c i del L'invenzione della Bellezza | 137 Villa zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Lasciti ricchi e generosi, eredità ricusate " . . . exorto anchora che seguir dobiate nel corso de la vita vostra queli u n i c h i tre m o d i che seguendoli et la famiglia et la patria vostra siate per exaltar. I l p r i m o che v i adoperate nela navigatione et c u m tuto lanteleto vostro la militia m a r i t i m a studiatela e abrazatela; i l secundo n o n abandonate i l studio dele lettere; il terzo exercitate la merchantia." 1 Nelle raccomandazioni testamentarie di Gabriele Vendramin risuona la tradizione d e l l ' u m a nesimo veneziano: i l dovere verso la patria, la Venezia Signora del Mare, lo studio delle lettere, ovvero d e l l ' a n t i c h i t à , e la pratica della mercanzia. N a t o nel 1484, a m e t à C i n q u e c e n t o le sue raccomandazioni appaio già u n poco fuori tempo: quasi i r i m p i a n t i di u n anziano. O v v i o che i nipoti n o n ne faranno tesoro alcuno. C o n l'ammonimento che navighino, mercanteggino e coltivino le buone lettere, dà l'addio al mondo uno dei p i ù ricchi e prestigiosi esponenti del patriziato, i l rappresentante di una delle famiglie p i ù potenti della storia veneziana. C i ò che p i ù rimpiange, nel lasciare i l mondo, è p e r ò i l dover abbandonare i l suo " c a m e r i n o " , lo studio i n c u i ha raccolto ogni bellezza del mondo: " I t e m aretrovandomi haver in uno m i o chamerin et fora de esso molte picture a ogio et a guazzo i n tavole et telle tute de mano de eccellentissimi n o m i n i , da pretio et da farne gran conto, item molte charte disegnate a mano, parte cholochate i n alguni libri parte i n quadri, et parte fora de libri et quadri simelmente de mano de homeni eccellenti et da farne gran conto". A l rimpianto per n o n vedere p i ù quelle opere dipinte e disegnate dalla mano di tanti u o m i n i eccellentissimi, per cui prova i l massimo rispetto, si accompagna u n avvertimento, anzi l'ordine e la minaccia: che c i ò che ha messo da parte con gran fatica e costo (ma meno di quanto n o n abbia guadagnato) a n d r à conservato integro, senza alienazione alcuna: " N o n voglio restar de dir che tute queste cosse sì per la sua eccellentia et rarità corno edam per la faticha de molti ani hauta per causa de aquistarle et m a x i m e per esser sta quelle che a tante fatiche di mente e di corpo, che io ho patido neh negotii familiari, che m i ha dato uno pocho de riposso et quiete de animo, et perho m i sono tanto grate et chare che sum astreto pregar et exortar quelli in chi pervenirano le sopraditte cosse che vogliono usar diligentia de sorte che n o n perischano de che non dubito che se sarano n o m i n i studiosi de v i r t ù che altramente possino far, et per n o n manchar anchora io de provederli voglio et ordeno che n o n havendo io i n vita m i a de tute et qualunque sorte cosse existenti i n esso chamerin conio fora de esso et precipue le picture per esser poste i n p i ù lochi della casa per adornamento che si ritroverano i n qualunque locho fatto inventario da poi la morte m i a subito sia fato u n inventario de mano de Nodaro publicho zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA ha (part icolare) iKu m t h ist or isch es ii.Gem àld egaler ie e t testimonij, le quali cosse voglio et ordino che n o n si possino vender n è impegnar n è edam prestar, n è tute n è parte soto alguna forma che dir et imaginar si possi 219 Immortalato pochi anni prima dall'amico T i z i a n o con l'intero gruppo dei maschi di fa- zyxwvutsrqpo T i z i a n o Vecellio, Ritratte miglia, Gabriele Vendramin lascia eredizyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA 1 sette rampolli del fratello Andrea. N e l Ritratto votivo della famiglia Vendramin m della famiglia Vendramin (Londra, T h e National Gallery) c'è dunque anche la "pecora nera", ovvero L u c a , i l secondogenito, che a corto di denaro comincia, intorno al 1565, a mettere sul mercato d'antiquariato qualcuna delle carte della raccolta dello zio, approfittando del suo abitare proprio nel palazzo di Santa Fosca. Appena gli altri fratelli sospettano di l u i , chiedono con forza — non senza litigi altissimi e tentativi di bastonatura da parte del L u c a furioso — di avere un inventario peritale del fondo d'arte. A n c h e loro, p e r ò , si verrà poi a sapere, erano i n trattative segrete per vendere l'intera collezione! Fra i periti c i saranno O r a z i o Vecellio, Iacomo Tintoretto e Andrea Sansovino. L a vicenda non finirà qui, ma d u r e r à per decenni, se ancora nel 1602 i G i u d i c i del Proprio interverranno, dopo la morte di L u c a , sulla complicata eredità della collezione ormai quasi secolare, su cui ha indagato con precisione R o s e l l a Lauber. E la collezione è ancora sotto sigillo nel 1615. E comunque nell'inventario del 1569 che si trova " u n quadro de man de Jacomo Palma de u n retrato con una veste de raso roan fodrà de volpe con la bereta i n testa con destagio a torno dorado" e " u n retrato de un Venier de M u r a n de man de Jacomo Palma c o n cavelada longa senza bareta con una veste de veludo negro fodrà de dossi con soaze de nogera con un fileto de drente* dorato e una gussola de fora v i a " . P r o babili ulteriori acquisti di Gabriele dopo la morte di Palma, e la visita di M i c h i e l . I l padre di Gabriele, Lunardo Vendramin era in fraterna con i l cognato Andrea G r i t t i , che ne aveva sposato la sorella Benedetta, rimanendo p e r ò presto vedovo. G r i m a n i , C o r r e r , Pisani: accanto alle case antiche, le ducali, le case dei novissimi acquistano rapidamente posizioni e prestigio. A n c o r a una volta le strettissime relazioni familiari all'interno del patriziato veneziano garantiscono quella rapidità di comunicazione, c o n t e m p o r a n e i t à se non o m o g e n e i t à di gusti e di scelte che spiegano i l successo di certa pittura, e garantiscono, attraverso i l ricordo 220 | Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate t i m L o n d r a , T h e National Gallery della " m a n de J a c o m o P a l m a " i l riconoscimento del suo ruolo nella pittura veneziana, e l ' a n sia dei collezionisti per avere una sua opera. E n t r o la p r i m a m e t à del Cinquecento, i l collezionismo dei patrizi di Venezia è diventato un fenomeno che assicura una circolazione, e quindi u n mercato di ragguardevoli dimensioni, continuamente rifornito anche da figure specializzate, ovviamente prezioso per la nostra c o noscenza storica. U n fenomeno che ha radici antiche. C h e i veneziani avessero fatto dello "spoglio", ovvero della spogliazione da saccheggio, la fonte primaria della decorazione esterna e interna dei propri palazzi non è soltanto pratica ufficiale dallo sfrenato sacco di Costantinopoli, realizzato c o n la tanto vergognosa quanto produttiva "quarta crociata" del 1204, ma è p r i m a ancora costituzione originaria dell'ideologia della R e p u b b l i c a . C h e i n conclusione si fonda su u n abile furto, quello delle supposte reliquie di u n supposto evangelista. G i a c c h é i l fondamento dell'autonomia dellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZY res-publica rispetto al patriarcato d'Aquileia, e p o i del vescovo di R o m a , n o n c h é del potere imperiale di Bisanzio, è proprio l'ipotetica mummietta di san M a r c o , portata dal mare orientale fin al fondo del Golfo, p o i perduta nel disastroso incendio del Palazzo Ducale, e fatta miracolosamente riapparire dicendola apparsa e tratta da una colonna del nuovo edificio sacro. D o p o di che, a scanso di equivoci, nascosta i n una cripta, m a pur sempre fondamento ultimo della l e g i t t i m i t à politica di Venezia. D i azioni piratesche è tutta costellata la presenza veneziana nelle isole greche, da c u i ovviamente la passione "archeologica". D o p o l ' O r i e n t e , l'avventura veneziana i n terraferma riscopre i l m o n d o romano, i n realtà mai dimenticato dai tempi dei prodotti altinati riusati nelle abitazioni, che i n ogni caso dai tempi di Cangrande a Verona forniva le medaglie per l'antiquaria di Petrarca. R a c c o g l i t o r i e collezionisti d'anticaglie furono p e r c i ò già numerosi i n laguna per tutto il secolo dell'espansione in terraferma. E la Padova della bottega di Squarcione seppe immediatamente tradurre i l collezionismo i n renovatio e poi con Donatello in un'evidente "rinascita". Q u a n d o Baldassar Castiglione (Cortegiano, libro I , capitolo L I I) fa dire al conte L o d o v i c o di Canossa che i l cortigiano deve conoscere la pittura per "saper giudicare la eccellenzia delle statue antiche e moderne, di vasi, d'edificii, di medaglie, di carnei, d'intagli e tai cose", n o n fa che confermare u n preciso dovere sociale ormai diffuso da generazioni. E non si tratta soltanto di patrizi, ma di intellettuali: per esempio quel L e o n i c o T o m e o nella c u i casa a Padova Marcantonio M i c h i e l segnala u n "quadretto i n tela duo piede ove è dipinto u n paese c o n alcuni piscatori che hanno preso una lodra c u n due figurette che stanno a vedere", e lo dice di "Ganes de B u r g i a " ovvero G i o v a n n i da Bruges ovvero J a n van E y c k : una caccia alla lontra dunque, soggetto raro. M a anche u n cittadino collezionista come M i c h e l e V i a n e l l o aveva una "summersione di Faraone e u n autoritratto di Janes de B r u g g i a " che poi arriveranno a Mantova da Isabella d'Este. I fiamminghi sono apprezzatissimi, fin dalla m e t à del Quattrocento: nel 1521 M i c h i e l aveva annotato c o n particolare interesse i ponentini della collezione del G r i m a n i a Santa M a r i a Formosa, soprattutto quelle visioni di H i e r o n y m u s B o s c h oggi fortunatamente ritornate in loco, segnalandone a l m e n o tre: " L a tela del inferno c u n la diversità de monstri . . . la tela delli sogni . . . la tela della Fortuna c u n el ceto che inghiotte G i o n a " . I l fenomeno del collezionismo era così diffuso che le spese ingentissime per ornare e distinguere le proprie abitazioni furono una delle scuse, secondo G i n o Luzzatto, per distogliere i capitali che mancheranno per u n possibile adeguamento e c o n o m i c o di Venezia alle n o v i t à dei mercati cinquecenteschi. Difficile crederlo, p e r c h é esiste u n limite addirittura fisico e demografico per l'espansione veneziana, e geografico per la costruzione navale. I n ogni caso — come mostrano fra gli altri i testamenti di Pietro B e m b o , di G i a c o m o C o n t a r i n i , di Gabriele Vendramin — le collezioni sono lasciate agli eredi c o n precisi e vincolanti fidecom- messi; sono lasciti affettivi, da n o n disperdere: tranne p o i , come avverrà per B e m b o , V e n d r a m i n ma anche T i z i a n o , avere eredi tanto indifferenti e insofferenti quanto perfidi nella totale mancanza di pietà verso la m e m o r i a familiare. M e n t r e fra i l X V e i l X V I secolo la R e p u b b l i ca non pare ancora pienamente in grado di accogliere e gestire lasciti pur generosi: come per Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate | 221 la biblioteca del cardinal Bessarione, così per la formidabile donazione del cardinal D o m e n i co G r i m a n i e poi del nipote, i l patriarca G i o v a n n i , si mostreranno evidenti le difficoltà a gestire quelle collezioni che oggi sono i l M u s e o A r c h e o l o g i c o Nazionale di Venezia. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWV // provvido collezionista Vale anche per Palma l'osservazione, come sempre acuta e precisa, che fece G i o r g i o Padoan per G i o r g i o n e : " E l e m e n t i di cultura, anche raffinata, possono essere recepiti, se non da letture dirette, dall'ambiente assiduamente frequentato: tanto p i ù che i committenti n o n solo spesso designavano i l tema ma, n e i casi di maggior importanza, si avvalevano del consiglio di 2 dotti e di letterati" . U n esempio della tipologia di committenti è certamente il "messer T h a deo" che conosciamo grazie al sempre benemerito M i c h i e l . Taddeo, figlio di N i c o l ò C o n t a 3 r m i e Dolfinella Malipiero, aveva diciotto anni nel 1 4 8 4 . Patrizio e ricchissimo mercante, 4 aveva sposato Marietta di Leonardo V e n d r a m i n , che portava i n dote 6000 ducati ed era sorella del Gabriele Vendramin gelosissimo della sua collezione. Gabriele nel testamento r i c o r derà anche quei nipoti, figli di Taddeo e Marietta: D a r i o — che M a r i n Sanudo, che quei 3 C o n t a r i n i non p u ò sopportare, lapidariamente definisce " è m a t o " , forse per qualche i m p r e sa di troppo nelle feste c o n i c o m p a r i della C a l z a , nella "compagnia dei Valorosi" di c u i faceva parte — e Pietro Francesco, invece studioso e morigerato, futuro patriarca di Venezia. T a d deo fra impegni e affari era comunque anche u n "lettore di classici: gli risultano prestati dalla Marciana Galeno, Appiano, F i l o n e Giudeo"''. I l denaro n o n gli m a n c h e r à m a i , come sanno tutti: alla figlia Isabella andata i n sposa nel 1522 a M a r c o da M o l i n , dà 5000 ducati; "contadi", in contanti, segnala i l Sanudo. T r e sacchi d'oro! C o m p l e t a n o la famiglia un G i a nAndrea e u n G i r o l a m o che n o n restituisce i codici alla Marciana: p r i m a un O m e r o , poi u n Tolomeo, obbligando addirittura Pietro B e m b o a scomodare G i o v a n n i Battista R a m u s i o per andare a casa C o n t a r i n i c o n la bolletta del prestito e ingiungergli di consegnare i l codice. 7 A n c h e questo esempio della superbia sprezzante di questi C o n t a r i n i dai Santi A p o s t o l i . I l C o n t a r i n i ce lo presenta al meglio G i o r g i o Padoan: " R i c c h i s s i m o , u o m o d'affari spregiudicato che mirava al fine spesso senza badare ai m e z z i , sì da suscitare una volta le proteste dei commercianti al minuto e da essere colto, altra volta, i n flagranza di contrabbando; u n vero e proprio finanziere che tenne i n pugno, attraverso i l controllo di alcune importanti banche, una parte considerevole dell'economia veneziana e che t e n t ò di adire dapprima a cariche pubbliche ove gli paresse utile ai propri disegni: c o n scarso successo p e r ò , che la classe politica lo rispettava p e r c h é era potente m a ne diffidava, come mostrano alcune bocciatu8 re clamorose (gli nocque, anche, come al cognato Vendramin, la parentela col G r i t t i ) " . E c c o li ancora una volta, i patrizi veneziani legati fra loro i n v i n c o l i di parentele estremamente ramificate; ed ecco la medesima generazione di collezionisti: G e r o l a m o Marcello era del 1476, Francesco Z i o del 1477,Taddeo C o n t a r i n i del 1466, i l cognato p i ù giovane, del 1484: quel Gabriele di Lunardo V e n d r a m i n , che i n Balla d'oro era stato presentato con padrini 9 Bernardo B e m b o e Marcantonio L o r e d a n . Appartenevano p e r c i ò alla generazione successiva all'ultima umanista: quella di A l m o r ò Barbaro, B e r n a r d o B e m b o , G i r o l a m o Dona. A proposito di Taddeo C o n t a r i n i c ' è anche u n altro particolare, u n ulteriore esempio di geloso possesso. A v e n d o saputo della morte di G i o r g i o n e , la marchesa di Mantova si affretta a scrivere a Taddeo A l b a n o per avere " u n a pictura de una nocte molto bella et singulare" che sa essere fra le sue cose N e l l a lettera di risposta dell'8 novembre 1510 l ' A l b a n o scrive che a casa di G i o r g i o n e non c ' è , p e r ò "ben è vero che ditto Z o r z o ne fece una a messer T h a d e o C o n t a r i n j , qual per la informatione ho hautta non è molto perfetta segondo vorebe quella. U n ' a l t r a pictura de la nocte feze ditto Z o r z o a uno V i c t o r i o becharo, qual per quanto i n t e n do è de meglior desegnio et meglio finitta che n o n è quella del C o n t a r i n j , ma esso becharo al presente non si atrova i n questa tera, et sichondo m ' è stato afermatto n é L u n a n é l'altra non 10 sono da vendere per pretio nesuno, p e r ò che l i anno fatti fare per voleri) godere per l o r o " . I l tutto la dice lunga su quanto fossero amanti delle loro cose, e ne volessero godere, e come 222 | Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate u n commerciante di carni potesse essere indifferente alle eventuali richieste di una marchesa. U n collezionista, i l C o n t a r i n i , che avrà forse anche presentato Sebastiano L u c i a n i ad Agostini C h i g i , visto che del banchiere era u n mallevadore. D e l l a collezione di Taddeo C o n t a r i n i abbiamo la ricostruzione appuntata da M i c h i e l , che R o s e l l a Lauber ha ricomposto anche visivamente: " M i c h i e l avrebbe velocemente vergato questi tratti, proprio al passaggio da u n ambiente all'altro, come sembra confermare anche l'inventario notarile del 1556, che anzi pare seguire u n ordine 'inverso', speculare a quello di M i c h i e l , nella descrizione degli ambienti, ma anche, all'interno di essi, dei singoli dipinti. I l rapido segno di separazione è ravvisabile nel manoscritto dopo le p r i m e quattro opere, quel- le che poi riconosceremmo nel 'portego grando di sopra': izyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIH Filosofi, VOrdinanza, l'Inferno e u n quadro di c u i M i c h i e l lascia in sospeso la definizione del soggetto (sebbene precisi l'attribuzione a 'Iacopo Palma bergamasco', dunque a Palma il Vecchio); u n altro segno di demarcazione segue le Tre dottile di Palma, i l Ritratto di donna e i l Cristo portacroce di B e l l i n i e il ritratto della 'fiola (sic) de '1 signor L o d o v i c o de M i l a n o ' . Alla carta successiva (c. 54e) sono indicati 'la tela del paese c u m el nascimento de Paris c u m l i dui pastori ritti i n piedi, fu de mano de Z o r z o da Castelfranco et fu delle sue p r i m e opere' e la tavola del San Francesco nel deserto di B e l l i n i . Queste due opere nell'inventario del 1556 risultano i n due camere distinte, una verso i l prospetto principale, sopra i l canale di santa Fosca, l'altra nella camera di D a r i o " " . Altro collezionista e forse committente di Palma è Gerolamo, figlio di A n t o n i o M a r c e l lo, i Marcello di San T o m a , e di G i n e v r a di Z a c c a r i a E m o . E r a stato presentato alla Balla d'oro 12 al compimento del diciottesimo anno i l 27 novembre 1 4 9 4 davanti a Bernardo B e m b o , e ai cavalieri Leonardo G r i m a n i e G e r o l a m o D o n a . Partecipa alla difesa di Padova nel 1509-1510, e qui avrebbe potuto conoscere meglio Marcantonio M i c h i e l . P o i segue u n cursus honorum che tra l'altro lo vede provveditore alla Sanità, savio sopra le acque, ufficiale alle R a g i o n i Vecchie, censore; è infine uno dei quarantuno che eleggono i l doge D o n a . N e g l i anni venti viveva a san T o m a al traghetto con la moglie Morosina di A n t o n i o Pisani. Detta testamento i l 13 16 settembre 1 5 4 7 lasciando erede della sua collezione l ' u n i c o figlio, A n t o n i o . I Marcello erano una delle p i ù antiche famiglie veneziane, e favoleggiavano d'una discendenza direttamente romana, dalla gens Julia. Q u a n t o di p i ù colto, di p i ù tradizionale, di p i ù orgoglioso si potesse trovare al tempo. E G e r o l a m o possedeva B e l l i n i , T i z i a n o , la Venere di Dresda di G i o r gione e, naturalmente, Palma. M e n o si sa di Francesco di Benedetto Z i o , nato i l 7 agosto 1477, ed effigiato ben due 4 volte da V i n c e n z o C a t e n a . Francesco fa testamento i l 1° marzo 1 5 2 3 ' morendo i l 5 marzo, per c u i la conferma che la visita di M i c h i e l sia avvenuta davvero n e l 1 5 2 1 . D i v i d e i suoi beni, lasciandone una parte consistente al figlio naturale, G i a c o m o , "Jacobus filius meus naturalis habeat u n a m partem dicti m e i residui, et d i m i d i a m alterius partis habendo respect u m ad dictas sex partes". G i a c o m o a sua volta farà riferimento alla madre naturale nel 3 proprio testamento' . C o l u i che riceve la sostanza della collezione, n o n dei beni, di Francesco Z i o è i l nipote Andrea O d o n i , anche suo esecutore testamentario. L ' O d o n i - le c u i originarie fortune erano legate al "dazio del v i n " e forse n o n erano state molto oneste — era già noto e apprezzato come esperto d'antiquaria. O r i g i n a r i o di M i l a n o , abitava a Santa C r o c e , fondamenta del C a f faro, i n una casa la c u i facciata era stata affrescata da Gerolamo da Treviso, i n m o d i tali da essere ricordata fin da R i d o l f i e Zanetti. L a sua abitazione era u n "albergo o ridotto dei v i r tuosi" nell'espressione diVasari. B e n c h é semplice cittadino, come collezionista era stimato alla pari dei C o n t a r i n i o V e n d r a m i n o Marcello; era anche confratello della Scuola di Santa M a r i a della C a r i t à . U n a sua nipote sposerà Paolo M a n u z i o , ed era i n ottimi rapporti con Sebastiano Serlio e con Pietro A r e t i n o e proprio a quella " i m a g i n i f i c a " penna dobbiamo u n c o m m e n t o sul suo gusto: "Simiglierei le camere, la sala, la loggia ed i l giardino che abitate ad una sposa che aspetta i l parentado che deve venire a darle una mano: e ben debbo io farlo; sì è ella forbita e attappezzita e splendente. I o per me n o n c i vengo m a i che non tema di calpestarla coi Lasciti r i c c h i e generosi, eredità ricusate | 223 piedi: cotanta è la delicatura dei suoi pavimenti. N é sò qual principe abbi sì r i c c h i letti, sì rari quadri, e sì reali abbigliamenti. D e l l e sculture non parlo; c o n c i ò siacché la Greci a terrebbe quasi i l pregio della forma antica, se ella non si avesse lasciato privare delle reliquie delle sue sculture. P e r c h é sappiate, quando io ero i n C o r t e , stava a R o m a , e n o n aVenezia; ma ora che 1 6 son qui, sto aVenezia ed a R o m a " . Fece testamento i l 21 marzo 1545, ad appena c i n q u a n 17 tasette anni, lasciando erede la moglie Isabetta, e commissari i fratelli Alvise e G e r o l a m o . Per tutti questi personaggi " i l P a l m a " è uno degli artisti p i ù apprezzati. E c c o anche p e r c h é " n o n habbiamo di questo A u t o r e i n publico molte pitture, sì perche poche ne d i p i n se per la breve sua vita, occupandovi molto tempo nel condurle à fine, ritoccandole à lungo con molta pacienza, e rendendole al maggior segno finite, e trattenendosi per lo p i ù i n far cose à privati, la maggior parte delle quali sono state portate altrove da Forestieri; e se ne conservano alcune appresso de S i g n o r i , essendo le opere sue da o g n ' u n o per una tale deli18 catezza desiderate" . zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Fortune e sfortune postume L a fama veneziana di Palma era confermata da pale note, collocate su altari di chiese i m p o r tanti: a cominciare da S a n t ' A n t o n i o di Castello e S a n t ' E l e n a , ricordate da Vasari già nella prima edizione delle Vite, e poi i l notissimo Polittico di Santa Barbara i n Santa M a r i a Formosa, n o n c h é la Madonna in gloria con san Giovanni allora i n San M o i s é , oggi dispersa, menzionate nella seconda edizione (1568) di Vasari. A queste si affiancava l'apprezzamento per la Burrasca nella Scuola grande di San M a r c o , oggi alle Gallerie dell'Accademia, quella grande tela che Vasari a t t r i b u ì a G i o r g i o n e nella giuntina e a Palma nella torrentiniana, lodandola in modi che c i stupiscono. L a Burrasca infernale è l'illustrazione di una leggenda veneziana. L'evento meteorologico della notte del 25 febbraio 1340 ebbe caratteri di cataclisma. Per sedarlo ci voleva un intervento soprannaturale: ecco l'arrivo dei santi Marco, G i o r g i o e N i c o l ò , protettori della città. Questi — i n incognito ovviamente — avrebbero convinto u n vecchio barcaiolo a essere portati a l l ' i m bocco del L i d o e qui, i n mare aperto, avrebbero visto la grande nave carica di demoni che scatenava la tempesta. I l segno della croce contemporaneo dei tre avrebbe inabissato il vascello. C ' è anche u n seguito: Marco avrebbe donato un prezioso anello al pescatore, rivelandosi e così garantendo il suo racconto. I l seguito nella tela di Paris B o r d o n sempre per l'Albergo della Scuola grande: il pescatore consegna l'anello al doge, che ha le fattezze di Andrea G r i t t i . A l di là della bella leggenda, la tela costituirebbe una vera eccezione e per dimensioni e per soggetto nella carriera artistica di Palma: inusuale per l u i , manca totalmente ogni possibile documentazione di u n lavoro che avrebbe pur dovuto lasciare qualche traccia d o c u m e n 19 taria, essendo tra l'altro attribuito a u n confratello . G i à a p o c h i anni dalla sua realizzazione la confusione è totale, basandosi solo su voci. N o n è chiaro c h i l'abbia concepita: si diceva addirittura il solito G i o r g i o n e , almeno a livello di concezione originaria, basandosi sul fatto che solo l u i (a cui Vasari l ' a t t r i b u ì nelle sue Vite edizione del 1550) e non Palma (al quale invece Vasari l ' a t t r i b u ì nella successiva edizione del 1568) era capace di una composizione a tal punto originale.Va p e r ò notato che tra i pannelli a tarsia della chiesa di Santa M a r i a M a g giore di Bergamo, disegnati dal Lotto, v ' è una composizione di Giona e la Balena con u n analogo veliero che beccheggia c o n la stessa inclinazione nel mare i n tempesta, ripreso dallo stesso punto di vista. U n ' a l t r a imbarcazione in distanza c o n qualche figura costituisce lo stesso p r i m o piano demoniaco raffigurato nella tela di San M a r c o e se si v u o l e c ' è anche i l c o n trasto tra i l sole che splende su u n mare relativamente calmo i n fondo a sinistra e l'oscurità tempestosa che occupa l ' e s t r e m i t à destra. L o t t o e l a b o r ò i l disegno dei pannelli dopo i l 1523, fornendo agli artigiani i modelli a c o l o r i . N e l 1527 il pittore era già aVenezia — dove tra l'altro faceva il ritratto, assai apprezzato, ad Andrea O d o n i — e di qui seguiva come poteva la realizzazione lunga e complicata. I l disegno per Giona e la balena si trovava tra quelli inviati a B e r gamo i l 18 febbraio 1528 (m.v. 1527). D i qui l'idea che c i fosse u n possibile accordo fra 224 | Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate Lotto e Palma per usufruire di quella invenzione: m a n o n esiste una m i n i m a allusione, n o n c h é documentazione, e anzi conoscendo la gelosia di L o t t o per quelle creazioni, i l tutto r i - sulta davvero improbabile. P u ò essere che gli anni di commissione del t e l e r ò dellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcb Burrasca fossero appunto quelli, i l 1527-1528, poco p r i m a della morte di G i o v a n n i Mansueti. E allora l'ipotesi p i ù probabile resta una commissione a Paris B o r d o n , che poi realizzerà i l suo vero capolavoro c o n La consegna dell'anello al doge. L a Burrasca è i n ogni caso diventata u n tale tappeto di interventi successivi, anche assai tardi, da perdere probabilmente ogni tratto originale: ed è anche — a m e n o che c i ò che vediamo oggi sia radicalmente diverso da c i ò che vide mezzo m i l l e n n i o fa G i o r g i o Vasari - u n esempio della sua lettura molto prevenuta dell'esperienza pittorica, anche narrativa, veneziana. Q u e l gusto che a m e t à C i n q u e c e n t o vedeva i n Palma u n autore poco " m o d e r n o " e così finiva per privilegiare opere non sue, andando a cercare ed esaltare forme e m o d i del dipingere p i ù prossimi a G i o r g i o n e eTiziano;Vasari non p u ò ritrovarsi, ovviamente, nella linea della tradizione veneta belliniana e lottesca. E pur vero che Palma dimostra i n p i ù occasioni la capacità di "narrare", anche se la sua vocazione e i l suo animo vanno i n altre direzioni. L a prova p i ù interessante è rappresentata dalla Resurrezione di Lazzaro oggi agli U f f i z i . U n ' o p e r a singolarmente poco studiata, m a quanto mai interessante, i n c u i tornano quelle tipiche soluzioni palmesche, come le mani Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate | 225 che si aggrappano a radici e r a m i , oppure la cura e l'attenzione per abiti e mode f e m m i n i l i , uniti ad u n gusto tutto realistico e perfino divertito per individualizzare volti ed espressioni. Q u e l cadavere che o r m a i ha perso i lzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA rigor mortis, e sta emanando u n tanfo che i p i ù prossimi sentono c o m e atroce, è trattato c o n p o c h i colpi di pennello i n una cromia che come al solito si perde nell'ombra, ed è posto, i n contrappasso, a paragone di una natura fiorita come raramente i n Palma. C h e si fa botanico, c o n garofanini, iris plani/olia, campanule selvatiche, malve: su u n piccolo proscenio rustico e roccioso, dove crescono tante e variate specie v e getali, e occhieggiano una mascella, u n p i c c o lo cranio, resti di una tibia e si adagia i l grandioso orpimento di una sorella di Lazzaro, una fiduciosissima M a r i a di Betania, mentre la sorella M a r t a assiste ancora affranta e stordita. E una rassegna, questa, di u n Palma che s i c u ramente sapeva raccontare c o n vivacità, p i ù attento a cogliere la v a r i e t à del mondo, qui, che le sfumature dell'arte. E r i m p i a n g i a m o quanto abbiamo perso, n e i secoli, o forse nell'arco di p o c h i decenni. A m m i r a t o e acquistato dal collezionismo, il Palma pubblico, ovvero sugli altari, conosceva nei decenni difficoltà e degradi, salvo la Santa Barbara a Santa M a r i a Formosa, eppure si conservava ancora la fama di u n maestro della "contraffazione del naturale" ovvero dell'autenticità di vesti e incarnati. L a codificazione del suo ruolo sarà definitivamente organizzata e confermata soltanto con Jacopo Palma e i l suo allievo, erudito e storico: C a r l o R i d o l f i compila Le maraviglie dell'arte nel 1648, collocando opportunamente Palma a fianco di T i z i a no, lodandone la dolcezza di colore, meravigliandosi per l'infinita pazienza e dedizione al lavoro, così opposta al tintorettismo e allo scurire progressivo. D i poco p i ù giovane, della medesima generazione, M a r c o B o s c h i n i pubblica poco dopo, nel 1660, la sua straordinaria Carta del navigar pitoresco i n versi: 5000 quartine i n veneziano che attraversano tutta la storia della pittura della D o m i n a n t e . L a spiegazione del titolo è nella metafora della nave allestita per la navigazione nel gran M a r e della Pittura. L o "specifico v e neziano" si forma i n u n ambiente di lavoro e di mercato, proprio come uno squero. E dunque si a n d r à a cercare le essenze diverse e adatte, gli esperti maestri d'ascia le lavoreranno, le porteranno nello "squero capace per tal efeto, che xe Venezia", e qui ecco i l Maestro che crea i l p r i m o legno, ovvero la chiglia portante. " C o n ogni diligenza Z a m b e l i n gh'ha pianta el p r i m o sesto; avendo per agiutanti so fradel Z e n t i l e Vetor Carpacio." G i o v a n n i B e l l i n i appare già l'incontrastato artefice della v e n e z i a n i t à della pittura, colui che determina quella particolare curvatura e misura del vascello, l ' i d e n t i t à e la forma specifica di u n modello. E Gentile, che pure era maggiore di G i o v a n n i ed erede autentico del padre Jacopo, gli è solo aiutante, come Vittore Carpaccio. M a p o i la pittura a Venezia, per B o s c h i n i , avrà la sua forma singolare e unica, la carenatura ovvero l'opera viva, per azione di u n altro grandissimo, Jacopo R o b u s t i , nato due anni dopo la morte del patriarca G i a m b e l l i n o : " E l Tentoreto ha dà el dessegno; p e r c h é Fabia forma tal, che la resista i n ogni M a r " . T i n t o r e t t o garantirà la capacità di confrontarsi autonomamente c o n le altre scuole, attraverso i l d o m i n i o assoluto della materia p i t t o r i ca, stesa su u n ' i m p r i m i t u r a scura, che velocizza i l lavoro di pennello. M a p r i m a " Z o r z o n gh'ha aplicà el timon, per poderla orzar e pozar segondo i bisogni". G i o r g i o n e è i l timone per orzare e poggiare, seguire l'andamento del vento, anche risalendolo di bolina. E d è geniale questa metafora: p e r c h é davvero G i o r g i o n e riesce a far avanzare la nave della pittura veneziana nel gran vento del R i n a s c i m e n t o , che è esperienza generata altrove, è u n vento di l i b e c cio, che viene dalla Toscana e poi da R o m a , u n vento nuovo e forte, diverso rispetto a quell'estrema raffinatezza umanistica impersonata dalla lucidità e dalle trasparenze dell'anziano G i o v a n n i B e l l i n i . E d ecco che un'eccezionale congiuntura completa l'arte del colorire i n Laguna: Pordenone realizza le sartie di manovra — " E l Pordenon xe a n d à a formando i corbami a mesura, c o l scurzarli e slongarli, come comporta la bona f o r m a " — costruisce l ' i m p i a n to scenografico; Jacopo Bassano realizza i boccaporti per dare aria e luce alla stiva — " E l Bassan gh'ha fato le boche porte, per dar l u m e a le giave e camera del Patron" — ovvero propone una serie di soggetti che hanno variato u n deposito di attrezzi già u n poco oscurati; 226 | Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate e ancora dopo vari altri interventi colui che rifinisce lo scafo, impalmandolo e rendendolo perfetto per navigare e non imbarcare acqua, è Palma: "Palma Vechio l'ha impalmada, azzò che la scora p i ù veloce". D o p o di che la navigazione è affidata a u n grande Maestro: " E l peritissimo T i c i a n , vero A r m i r a g i o dela P i t u r a " . A r m a t a di tutto punto T i z i a n o sarà capitano " i n p r i m o liogo, T i c i a n Peota, come quelo che cognosse tufi i venti, dove che no '1 puoi falar la strada"; ma i l secondo gli sarà " P a l m a Vechio, so consegier e assistente". M a r c o B o s c h i n i , colui che anche c o n l'uso della lingua ha rivendicato l'eccezionalità e unicità di una linea pittorica a c c o m p a g n e r à le gesta e imprese loro e di tutta la schiera salpata sulla Nave. M a B o s c h i n i n o n si limita allazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Carta: realizza u n altro formidabile repertorio c o n Le ricche Miniere della Pittura, una fonte ineludibile e un'impresa letteraria di gustosa lettura, l'impresa di u n entusiasta amante di Venezia dotato anche di felicissime i n t u i z i o n i . N e l l e Ricche Miniere i l giudizio su Palma è legato a quella " d i l i g e n z a " e "tenerezza" che abbiamo ammirato come e risultato di lavoro e trasmissione nel colore di un'indole personale. B o schini sa cogliere ed esaltare i p i ù esatti e i n t i m i v a l o r i pittorici di Palma: " Q u e s t o singoiar Pittore ha avuto u n tocco di pennello d'esquisita finitezza, unito a morbidezza di colorito, di vera carne naturale, che si p u ò dire con v e r i t à che n i u n o abbia unita la diligenza e la tenerezza c o m ' e g l i che fu u n i c o Maestro; p o i c h é , se p r i m a di l u i ve ne furono di diligente, n o n furono p e r ò così teneri, e se altri doppo l u i così pastosi, n o n così diligenti e accurati, di modo che si p u ò dire che i n l u i fosse una perfezione n o n ordinaria, mentre ogni sua cosa 20 p u ò chiamarsi una r a r i t à " . Q u a n d o l'erudito A n t o n M a r i a Zanetti, incisore e conservatore della Marciana, pubblica - è i l 1771 - Della Pittura Veneziana e delle Opere Pubbliche de'Veneziani Maestri, i l gusto, e i l giudizio è già molto mutato. A n c h e per l'assenza di una trasmissione di fatti biografici, e la rarità di opere in Venezia, Palma è considerato da Zanetti autore che guarda molto a G i o r g i o n e e che riceve lezioni da T i z i a n o , che appare ovviamente attento nel dipingere, quanto "amoroso" e regolato; è pittore che guarda al "naturale" che "dipinge con arte e con molto amore" la sua celebre Barbara, per p o i concludere, davanti alla tela della M a d o n na d e l l ' O r t o , informandoci che è "consumata questa dal tempo, e p i ù dal fuoco delle candele che le stavano davanti; fu quasi interamente rifatta; sicché n o n resta che la sola i n v e n 21 zione del Palma e un avvanzo di qualche testa" . G l i sembra pittore che tenesse p i ù di una maniera, e di fatto al tempo, ben poco di quanto gli viene attribuito è di Palma, indicato come "bergamasco". Spinto da una passione per la sua terra, i l bergamasco Francesco M a r i a Tassi nei medesimi anni, raccoglieva informazioni per le sue Vite de' Pittori Scultori e Architetti Bergamaschi stampata u n d i c i anni dopo la sua morte, nel 1793. R i c c a purtroppo di molte imprecisioni è la biografia di Palma, dalla pagina 9 1 di questa peraltro utilissima opera del poligrafo locale. L a p i ù grave inesattezza consiste neh"aver ripreso u n clamoroso errore del frate agostiniano, bergamasco, D o n a t o C a l v i , che nella sua Effemeride sagro profana del 1676-1677, aveva fatto m o r i r e i l nostro nel 1574! E così i l Tassi lo fa nascere nel 1526. I n p i ù dice che i l padre p o vero ricorse alla Misericordia per inviarlo da Serina aVenezia; su questo scriverà u n romanzo strappalacrime u n altro appassionato erudito locale, i l professore di liceo Pasino Locatelli. D a questo m o m e n t o i n p o i comunque Tassi n o n riesce p i ù a raccapezzarsi: come fa a essere a l lievo di G i o r g i o n e se quando nasce quello è morto da u n pezzo? Sarà andato a imparare da Lotto e da Santacroce. E r a allievo di T i z i a n o , molto p i ù vecchio di lui? Probabile. M a tutto diventa chiaro quando leggiamo, subito i n nota, c i ò che della collezione dell'amico conte G i a c o m o Carrara è attribuito a Palma: numerosissime pitture che c o n l u i n o n c'entrano n u l la. Peraltro segue i precedenti autori, piuttosto fedelmente, e finisce per lodare la Santa Barbara: " S i c c o m e questa pittura viene da' ognuno riputata per una delle p i ù pregiate opere, che abbia quella C i t t à , p e r c h é del tutto, ed i n ciascheduna parte n o n ' si potrebbe desiderare n è p i ù delicata, n è p i ù maestosa di quello che ella è, cosi ancora dagli scrittori tutti vedesi i n sommo 22 grado esaltata" . L'elenco del Tassi è quanto mai foriero di errori, anche p e r c h é mescolati a informazioni precedenti documentate. Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate | 227 D i tutt'akra portata le osservazioni critiche dell'abate L u i g i A n t o n i o L a n z i , da c u i si avvia la moderna storiografia artistica i n Italia: la sua conclusione su Palma è ottima dal p u n to di vista critico e mostra quanto ampia fosse allora la sua fortuna: "Nell'impasto de' colori, e in molte altre cose avvicinasi al L o t t o ; e se è m e n o animato di l u i e m e n o sublime, è forse più bello, comunemente parlando, nelle teste delle donne e de' putti . . . E sparso per tutta Italia u n gran numero di quadri da stanza che si ascrivono al Palma; m o l t i ritratti, u n de' quali il vasari commenta come stupendissimo; molte M a d o n n e per lo p i ù con altri Santi i n tele bislunghe; cosa c o m u n e a parecchi di quella età, altri già ricordati da n o i , ed altri da ricordarsi. M a i l volgo dei conoscitori che ignora i lor n o m i , t o s t o c h é vegga una maniera che tiene i l mezzo fra i l secco di G i o v a n n i B e l l i n i e il pastoso di T i z i a n o , non n o m i n a altri che i l Palma; particolarmente ove trova volti ben ritondati e ben coloriti, paese tocco c o n diligenza, color di rosa ne' vestili, frequentato p i ù che i l sanguigno. C o s ì i l Palma è i n bocca di tutti; e gli altri 2 che son pur m o l t i , n o n si rammentano se non quando alla pittura soscrissero il nome l o r o " ' . C o n L a n z i si avvia i n effetti una certa selezione nella sovrabbondante attribuzione a Palma, si comincia perlomeno a intuire una differenza di m a n i nella pittura veneziana di quello che, con termine abusato e inutile è detto " R i n a s c i m e n t o " . Già p i ù mirata è per esempio l'osservazione di u n Pietro Selvatico, architetto e docente all'Accademia, criticissimo nei c o n fronti della "depravazione" della Venezia cinquecentesca. E p e r ò equilibrato nel suo giudizio su Palma, collocato a ridosso di G i o r g i o n e e a fianco, almeno per una parte della produzione, di T i z i a n o . Nella ventesima delle sue lezioni accademiche, s c r i v e : " P r i m o fra questi discepoli, che, anche imitando, arrivarono ad originalità, è da essere posto Jacopo Palma detto il Seniore, per distinguerlo dal troppo ferace nipote suo, il quale d i v e n t ò i l porta insegna de' frettolosi decoratori. Nato Jacopo a Serinalta, borgata del Bergamasco, venne giovanetto aVenezia, e se proprio non ebbe gl'insegnamenti dalla viva voce del Giorgione, ne s t u d i ò tanto i dipinti da insignorirsi di quel fiero suo ombrare e di quel suo tingere robustissimo, aggiungendovi una correzione di segno ignota al grand'uomo. D a poi g u a r d ò alle pitture di T i z i a n o , e ne trasse maggior dottrina di chiaroscuro e maggior scienza nella bilancia de' toni. C o s i si fece u n artista che in certe prerogative supera gli esemplari e gli emuli. P i ù castigato disegnatore di quanti uscissero dal nuovo avviamento della scuola, manifesta d'ordinario tale una giustezza d ' i n sieme nelle figure, u n decoro, una n o b i l t à , da far credere egli vedesse Firenze e R o m a , e i n quelle due metropoli cercasse c i ò che non valeva a dargli Venezia, c i o è il purgato e dotto disegno. Vero è che avrebbe potuto apprenderlo dai B e l l i n i e dagli altri quattrocentisti del Veneto, ma traspare dai contorni del Palma una certa sapiente euritmia di disposizione e di contrasti, che neppur nei quattrocentisti patrii si fa discernibile e c h ' è invece spiccata nei Fiorentini. L'Accademia nostra ha di questo pittore due opere che possono notarsi fra le p i ù degne d'essere studiate. L u n a è una tela con S. M a r c o i n trono, a c u i fanno corteo quattro Santi, opera egregia, che si direbbe disegnata dal Ghirlandajo e chiaroscurata da fra Bartolomeo. L'altra è un'adultera dinanzi a Cristo, tavola di mezze figure con teste così espressive, così nobili, così vere così finamente dipinte, da meritare posto d'onore in qualsiasi p i ù scelta quadreria. E questi pregi trionfano anche nella pala che sta i n S. Stefano di V i c e n z a , ove i l sommo artista seppe appajare l'esatta rappresentazione del vero c o n una grandiosità di masse e una dolcezza di colorito, che si rinviene i n poche opere de' contemporanei. I n nessuno p e r ò de' suoi dipinti fu tanto grande, quanto nella figura di santa Barbara a S. M a r i a Formosa qui i n Venezia. Tutto quanto p u ò esigersi dall'arte è raggiunto i n quell'avvenente e matronale persona. Dignitosa la posa, severi e dolci ad u n tempo i lineamenti, squisitamente disegnati e l'insieme e le estremità e le pieghe, chiaroscuro c o n somma intelligenza disposto, larga e decisa distribuzione de' piani, colore energico, intonato, degradatissimo, fanno, a parer mio, di questa Santa la p i ù bella figura isolata che si vegga dipinta i n Venezia. L a maniera del Palma tiene molto di quella del Giorgione: masse c i o è spaziose e nette, ed u n ombrare fermo e sicuro che dà mirabilmente la forma interna delle parti. M a v ' è di p i ù u n maggior magistero nel contrastare le tinte fredde alle calde e una maggior temperanza nel fulgore de' toni locali ; sicché i dipinti del Palma 228 j Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate appariscono meno dorati e meno smaglianti di quelli del suo esemplare, m a forse p i ù veri. L a condotta poi del pennello è p i ù fusa e p i ù fina che n o n negli altri Veneti dell'età, e presenta i l pregio rarissimo di non trascurare la forma nel campeggiar di gran pasta. I o n o n so chi abbia eguagliato il Palma nel mantenere tanta precisione e correttezza di contorno con u n colore sì grasso e sì polposo. Eppure con sì eminenti prerogative, egli non raggiunse a' suoi dì, n è la possiede neppure adesso, la fama del Vecellio e del Barbarelli. Sarebbe mai che i n sua lode non suonarono la tromba n è l'Aretino, n è i l D o l c e , n è l'Ariosto, e poco disse il Vasari, e quanti erano allora i pubblici turiboli che, dispensando l ' i n c e n s o dinanzi ai loro protetti, ne c o m a n davano ai contemporanei ed ai futuri 1' ammirazione ? I o noi so, m a so bene per altro che le rinomanze di vecchio ceppo imperano sul giudizio nostro e lo tirano a rimorchio, t u t t o c h é i l 24 secolo dal libero esame pretenda d'essere emancipato dalle funi dell' a u t o r i t à " . Siamo nel 1856, e i l recupero della figura di Palma è avviato, insieme a una sostanziale e sistematica revisione del catalogo. D ' a l t r a parte nell'epoca di Francesco Hayez, del romanticismo accademico, le donne di Palma e la sua finezza tecnica n o n potevano che suscitare entusiasmi e piena adesione. L a perfezione di disegno degli abiti, la finezza dei tessuti, l'abilità dell'incarnato erano esattamente, come ricordava Selvatico, i dettami da studiare. A un contemporaneo, l'avvocato veneziano V i n c e n z o M i k e l l i , u n amante della pittura, va i l merito di aver opportunamente sfatato la leggenda di Violante, alla c u i origine c'era Boschini; per i l resto egli n o n si discosta, ma precisa, u n gruppo di tratti critici o r m a i acquisiti: " P e r c h é il Palma se tal volta, anzi di spesso lascia scorgere i caratteri speciali del suo pennello, la soavità delle i m m a g i n i , i l facile drappeggiare delle vesti, le tinte ben stemperate e diffuse, u n color di rosa negli abiti frequentato p i ù del sanguigno, i profili ben ritondati e dipinti, si mostra assai più volte quello che, secondo me, egli era, u n artista eclettico; i l quale la temperante armonia dello ingegno a d o p e r ò nello studiare e nello assimilare i n sé le parti buone degli altri. N o n accade dunque i n l u i come di alcune individualità, che portano i n ogni loro lavoro u n carat21 tere proprio e tutto speciale" . M i k e l l i esalta i n particolare la fusione perfetta di tinte calde e fredde e quell'ombrare franco e sicuro. N e l 1871 C r o w e e Cavalcaselle paiono spingersi, nel recupero di Palma, oltre ogni l i m i te precedente: " N o n v i è una linea e neppure u n segno nelle sue opere che n o n rivelino lo spirito di uno che p u ò pretendere sotto ogni riguardo di essere stato originale. L a vera fonte alla quale egli attinse è p i ù distante di quanto n o n abbiano immaginato gli storici; sarà trovata i n G i o v a n n i B e l l i n i , Carpaccio, e C i m a ; e, partendo da questo punto, Palma divise con 2 1 G i o r g i o n e e T i z i a n o l'onore di modernizzare e rigenerare l'arte veneziana" ' , i n realtà essa rifletteva una sistemazione cronologica che regolarmente anticipava ogni n o v i t à rispetto a T i z i a n o , e financo per alcuni aspetti, G i o r g i o n e . Caduta l'ipoteca assoluta della cronologia, quel voler considerare Palma come originale anticipatore era destinato a critica radicale. P e r ò la lunga, interessantissima analisi di Cavalcaselle già ristabiliva misure p i ù equilibrate di g i u dizio, rispetto al giudizio d'avvio. Siamo dunque a una situazione critica di lettura dell'opera pittorica di Palma sufficientemente definita: abilità di composizione delle figure; disegno preciso; pennellata scorrevole e ferma; qualità di colore: fuso, luminoso, e grasso. Sulle campiture di fondo le mezze tinte attenuano i fondi. I l velo finale di lumeggiatura determina quella patina calda, luminosa, a n che dorata. E di qui che G i o v a n n i M o r e l l i parte per una p r i m a suddivisione 27 dell'attività di Palma. E g l i fissa tre periodi: uno belliniano e lottesco dal 1508 al 1515, uno "possente" ( 1 5 1 5 1520) determinato dal confronto con T i z i a n o , che comprende sia la pala di V i c e n z a sia q u e l la di Santa M a r i a Formosa, e infine uno " b i o n d o " p i ù autonomo ed essenzialmente "bergamasco" dal 1520 al ' 2 5 , c o n opere c o m ezyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Giacobbe e Rachele. Va poi certamente recuperata l'analisi che di Palma condusse Lionello Venturi, pur determinata da attribuzioni oggi non p i ù condivise: " G l i è che nella mancanza di una personalità determinata e cosciente, il Palma m u t ò d'ispirazione a seconda del soggetto da trattare; gentile, languido, femmineo, diviene talora grandioso, violento anche. Pittore di razza, n o n imita, e m u Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate | 229 la i suoi modelli, mettendo in giusto rilievo certe peculiarità secondarie ma importanti, che gli 28 costituiscono una personalità in seconda linea, comunque, una p e r s o n a l i t à " . Quando pensa a un Palma "violento"Venturi fa riferimento alla sua attribuzione delzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGF Bravo e di una Lucrezia. M a poi p i ù i n generale lo presenta i n questi termini: "Spirito bonario, dignitoso, tendente a ciò che è grande e calmo, e nello stesso tempo immerso nell'amore del rigoglio della carne, troppo amante della realtà della vita per abbandonarsi a voli di fantasia, Palma aveva la facoltà di assimilazione spinta a grado estremo di prontezza e di abilità. E p o i c h é visse i n u n tempo di fervore pittorico forse unico nella storia, nel quale si fondevano disperatamente combattentesi le p i ù diverse forze e le opposte tendenze, si senti capace di tutto assimilare, e di cimentarsi con i due dèi del momento, con Giorgione e con Tiziano. M e n o adatto a battersi con il primo, per la mancanza di altezza di fantasia e di profondità di sentimenti, s ' i m p u n t ò nell'emulazione di l u i , di quando in quando, a traverso la vita. E fuori delle emulazioni, fuori del suo realismo sano e fecondo, nell'affermazione dell'energia plastica t r o v ò modo di dettar legge al suo mondo.Troppo breve tempo egli visse, p e r c h è questa v i a , che p i ù tardi gli avrebbe forse eretto p i ù eccelso altare di gloria di quel che ora non abbia, non fosse una via di eccezione, dalla quale egli ritor2 n ò per riprendere le rotaie tracciate dall'abitudine" '. "Lavoratore accuratissimo, che difficilmente si appagava nel finire le opere, sì che alla sua morte ne lasciò incompiute un numero enorme, rimase oscillante nei principi e nei gusti, e di fronte alla realtà t r o v ò raramente la forza di affermarsi con piena fiducia i n se stesso, creando qualche capolavoro." 230 | Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate 30 Poche ma estremamente importanti le pagine dedicate a Palma da Alessandro Ballarin, che ha risistemato i n m o d o convincente la cronologia, su cui si sono mossi altri studiosi: " A r r i v a v a aVenezia da u n paese del Bergamasco con u n fondo, mai completamente scontato, di provincialismo atavico, in u n m o m e n t o i n c u i , come ebbe a scrivere di recente A n n a B a n fi, i l progredire della pittura veneziana si misurava n o n ad anni, ma a mese ('contar per anni è inadeguato al r i t m o di u n tempo che fioriscono aVenezia almeno tre geni', e intendeva dire Lotto, G i o r g i o n e , T i z i a n o ) . C i fu quindi, inevitabile, u n p r i m o periodo di ambientamento, a proposito del quale regna fra gli studiosi del pittore la p i ù grande discordia, malgrado l ' i l l u minante intervento del L o n g h i nel 1926 sul 'problema ancora oscurissimo della g i o v e n t ù del Palma'.Vedremo che quel periodo d u r ò poco meno di u n decennio e che se i l Palma non fu uno di quei maestri capaci di assumersi fin dagli esordi la responsabilità di n u o v i corsi storici, fu tuttavia capace di intuire i l corso degli eventi, di parteciparvi c o n t e m p e s t i v i t à e, alla fine, 31 di r i u s c i r e t e non protagonista, certamente c o m p r i m a r i o della nuova m a n i e r a " . U n aspetto particolare della storia critica su Palma riguarda la questione del rapporto c o n Lotto. N o n tanto per una supposta " a m i c i z i a " di vasariana origine, quanto p e r c h é tanto ilzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Martino di san Pietro quanto i l Trittico di Sant'Elena furono fortemente e insistentemente attribuiti a L o r e n z o Lotto. Certamente è molto difficile seguire l'idea di Vasari - che peraltro poi non la sviluppa affatto — su u n ' a m i c i z i a fra L o r e n z o Lotto "pittor v e n i z i a n o " che sarebbe stato "compagno e amico del P a l m a " . N o n solo l'uno era bergamasco e l'altro veneziano, ma subito transfuga a Treviso, ma soprattutto l'uno fece fortuna nella patria d'adozione e l'altro ne fu per decenni lontano, realizzando i suoi capolavori altrove, nelle M a r c h e e i n una B e r gamo a c u i i l Negreti giungeva soltanto per doveri familiari. E poi L o r e n z o — che sarebbe perfetto coetaneo del Palma, a seguir l'incerta cronologia vasariana — entro i trent'anni ha u n nutrito repertorio di capolavori, mentre l'altro sembra ancora uscire con difficoltà da u n esercizio p i ù imitativo che originale. E mentre l'uno si scottava nella R o m a i n piena r i v o l u zione raffaellesca, l'altro tornava continuamente ad ammirare le parerti del Fondaco dei T e deschi, e a studiare le belle tose - C a t e r i n a d'Alessandria, Maddalena e L u c i a - dell'ultimo Sebastiano rimasto a Venezia, nella pala di e i n San G i o v a n n i C r i s o s t o m o dal 1 5 1 1 . Lorenzo Lotto giunge aVenezia, e alloggia dai domenicani di San Z a n i p o l o nell'inverno del 1525: ed è qui che avrebbe potuto incontrare o comunque conoscere personalmente i l Palma, m a non c ' è alcuna traccia del suo nome nelle diverse lettere inviate alla M I A . P e r ò è pur vero che mai accenna al rivale, a T i z i a n o che per interposta persona - u n perfido A r e t i n o — gli manda i suoi saluti da Augusta. C ' è ancora p e r ò — questa volta a favore di una relazione fra i due, una curiosa nota di C a r l o R i d o l f i : " F e c e i l Palma ancora molti ritratti di D a m e con ornamenti e vesti all'antica e fra gli altri uno della Zattina di gratioso aspetto con bionda capigliatura, che tien i n mano una Z a m p i n a dorata, alludendo al suo cognome, che si vide tra le cose di B a r t o l o m e o della Nave; e i n oltre i l ritratto di se stesso, che fù tenuto rarissimo c o n 32 altri, che sono s m a r r i t i " . C i manca la " z a m p i n a " di Palma, mentre è noto i l ritratto m a s c h i le di Lotto c o n i l personaggio che impugna la zampina. Si apre infine la questione di una bottega palmesca, e di una sua eventuale diffusione nelle valli bergamasche. C o m e abbiamo visto n o n c ' è documentazione, m a c ' è che, come G i o v a n n i M a r i a c h e r , ne sostiene l'esistenza: " C o n c l u d e n d o , l'attività larghissima del pittore, il gran numero di opere che recano le caratteristiche del suo gusto pur n o n rivelandone le m i g l i o r i qualità, i n d u c o n o a confermare l'idea di una fiorente bottega, frequentata probabilmente da quei bergamaschi, che erano c o m e l u i emigrati. N o n si p u ò tuttavia parlare di scolari i n senso stretto. D'altronde, la p e r s o n a l i t à di Jacopo n o n aveva l ' o r i g i n a l i t à n è la forza di attrazione dei grandi maestri. E g l i al contrario si mostra sempre su u n piano di i n certezza linguistica, divagando da u n fondamento di cultura quattrocentesca, tra i l tardo B e l l i n i , Previtali e C a r p a c c i o , ad una esteriore conversione per i l giorgionismo di moda, fino a rimanere soggiogato al carro di T i z i a n o , non senza p e r ò trattenere qualcosa sempre di ciascuna esperienza. N o n i m p o n e u n suo m o d o di espressione, salvo il gusto per certi temi Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate | 231 o per determinati tipi, i n particolare f e m m i n i l i , di cui ebbe maggiormente a compiacersi. I l Palma fu, i n sostanza, nell'arte c o m e nella vita, u n gentile, mite u o m o , piacente, soprattutto per v i a di quelle sue sgargianti orchestrazioni cromatiche. D o v e sta infatti quella sua 'diligentissima' c o n o scenza del mestiere che tanto piacque ai v e c c h i c r i t i c i , e quella o n e s t à che è pur sempre propria 33 degli spiriti e l e t t i " . Indubbiamente influenze palmesche sono evidenti nelle valli: è i l caso dellazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Madonna in trono con san Rocco, Giovanni Battista, Caterina d'Alessan- dria e un altro santo nella chiesa di san G i o r g i o a E n d i n e , data a Francesco R i z z o da Santacroce, e datata al 1529. P e r ò , o r m a i lontano Lotto, a B e r g a - I zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDC m o domina C a r i a n i , c u i si aggiungono Jacopino Scipioni, e soprattutto i lombardi Moretto, R o m a nino, Callisto Piazza, mentre in vai Seriana si afferma la bottega dei M a r i n o n i . N e g l i anni fra i l 1530 e i l '35 su commissione dei G r u m e l l i , per la loro cappella i n Santo Stefano e D o m e n i c o di città alta, i l bresciano Moretto, che è d'una generazione dopo Palma, dipinge un Martirio di san Pietro (fig. 5) che sembra dovere per impaginazione al Foppa della cappella Portinari (1468) ma per m o v i m e n t o I e slancio di vesti e assassini e soprattutto di indifferenza dei boscaioli al martirio del Palma, e assai meno al martirio di T i z i a n o per san Zanipolo, di cui ci resta solo l'incisione di M a r t i n o R o t a . N u m e r o s i — attribuiti a B e t i n o Z a n c h i o a maestri locali — sono le tavole, le tele, i frammenti di polittici conservati all'Accademia C a r r a r a di Bergamo, che mostrano i risultati della lezione palmesca, anche e soprattutto i n ambiti molto l o cali, tradizionali e marginali. U n a scuola di pittura si forma nelle vallate bergamasche a partire dagli anni venti, sui modelli di Palma, che prese i l n o m e di Z a n c h i , dal caposcuola B e t i n o Z a n c h i . N e l l e pale d'altare di maestri della Scuola Z a n c h i di Oneta e Dossena compaiono citazioni dirette di Palma. M a solo a volte si raggiungono esiti alti come nel Trittico della Visitazione nel santuario d e l la Madonna del Frassino di Oneta, datato intorno al 1530 quando p e r ò , come sosteneva 34 Francesco R o s s i " l a scuola palmesca i n Valle B r e m b a n a improvvisamente si estingue" e c i ò anche ovviamente per i limiti di disponibilità economica di una committenza religiosa o comunque legata a una collocazione ecclesiastica, che impedisce il farsi e crescere di una scuola, limitandosi all'importazione di opere. C o m u n q u e , i n generale, i n Veneto si trovano testi che mostrano l'imitazione di Palma — i l ritratto su tavola ai M u s e i C i v i c i di Padova (inv. 2223), così come l'altro piccolo di donna di scorcio (inv. 4 3 2 ) , duro nell'esecuzione, o l t r e c h é povero —, n o n c h é assolutamente le copie e le palesi imitazioni, che per secoli furono considerate opere originali. 232 | Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate M o r e t t o , Martirio di san Pietiv da Verona M i l a n o , Pinacoteca Ambrosiana Più evidente l'influsso di Palma sui pittori della scuola veneziana è rintracciabile nei generi di Bernardino L i c i n i o , di Paris B o r d o n che forse rifece lazyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONML Burrasca infernale, dopo la vittoria nella competizione del 1533-1534 c o n c u i si a g g i u d i c ò la commissione per l'ultima tela del ciclo, VOfferta dell'anello del pescatore i n c u i compare i l doge G r i t t i i n un'ipotesi di ristrutturazione "rinascimentale" e sansovinesca di Palazzo D u c a l e , i l che per fortuna non avvenne. Nella terza decade del Cinquecento R o c c o Marconi dipinse Sacre Conversazioni fortemen- te debitrici a Palma: mentre nel Gesù con i santi Pietro e Andrea, nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo aVenezia, gli si avvicinò stilisticamente. E u n apprendistato di D o m e n i c o Capriolo presso Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate | 233 Palma è stato ipotizzato basandosi sulle caratteristiche palmesche dei dipinti firmati e datati dell'zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Adorazione dei Pastori del Museo C i v i c o di Treviso, e nel d u o m o di V i t t o r i o Veneto del 1518. Quanto a Bonifacio de' Pittati la tradizione del suo rapporto con Palma risale al L o m a z z o nel 1584. N e l 1648 R i d o l f i si espresse chiaramente: " E g l i (Bonifacio) fu discepolo del Palma Vecchio, & i m i t ò alcuna volta così le opere sue, che rendono ambigui gli intendenti, c h i di loro ne sia l ' A u tore". Bonifacio emerge i n modo autonomo solo dopo la scomparsa di Palma, quando è o r m a i quarantenne. A l u i si deve la diffusione dello stile di Palma nelle successive generazioni, con opere a volte significative come la pala con la Madonna con il Bambino e i santi Mauro e Agnese nella chiesa dell'Immacolata a Padova e quelle "Sacre C o n v e r sazioni" di formato orizzontale sempre p i ù apprezzate e diffuse. M a poi Bonifacio ha u n incarico prestigioso: la decorazione del Palazzo dei C a m e r lenghi, che lo i m p e g n e r à per tutto i l quarto decennio. E d è allora, nel novembre del 1542, che la Scuola grande di San M a r c o decide di avviare la decorazione della sala del Capitolo generale. I m presa alta e difficile, da porsi a paragone c o n l'attigua sala dell'Albergo decorata con i celebrati teleri di Gentile e G i o v a n n i B e l l i n i , e i n u o v i di Paris B o r d o n . L e discussioni saranno laboriose, e i n c o n cludenti fino al 1547 quando è eletto Guardian grando Francesco Morello, come Guardian da matin Marco Episcopi, e decano A n d r e a C a l m o , tintore di panni di seta e commediografo. Episcopi sarà i l suocero, C a l m o è l'amico fidato di Jacomo T i n t o retto, che ottiene la commissione del telerò per la parete sopra la tribuna. Sarà collocato nell'aprile del 1548: è i l Miracolo di san Marco: un'esperienza sconvolgente per tutta la pittura veneziana, D o m e n i c o Capriolo, l'apertura di una fase nuova, che colloca i n una prospettiva diversa anche l'eredità di Palma. Adorazione I T e m p i dell'arte hanno proprie scansioni, svolte, ripensamenti, r i t o r n i , rotture e fughe dei pastori Treviso, Museo Civico "Luigi Bailo" i n avanti. I l Tempo è anche divoratore di tele, tavole, carte, testamenti, inventari: qualcosa si salva e galleggia, e diventa per n o i una reliquia. D i Palma i l T e m p o ha conservato almeno i l B o n i f a c i o Veronese, Saera Famiglia eon i santi Francesco, Antonio, Mai sufficiente per comprenderne la grandezza, e sicuramente per apprezzarne l'eccezionale a b i - Maddalena, lità. Se b i s o g n e r à averne cura, per lasciare la sua testimonianza ai posteri, b i s o g n e r à ritornare Parigi, M u s é e du Louvre su questo lascito, fissati gli elementi essenziali, per comprendere meglio e fino i n fondo i l suo ruolo nella storia del Gusto, la sua capacità di farsi poeta della Bellezza F e m m i n i l e , cantore di 33 un mondo ideale ed eterno, fuori dal T e m p o e dalla Storia, e dunque eternamente C l a s s i c o . 1 "Camerino ASVe, Xotarili, Testamenti, Atti Marsilio Antonio, b. 1208, n. 403, Testamento 3 delle anticaglie" di Gabriele Poeti, pittori, cortigiane e teatranti std palco- Vendramin, i n " N u o v o A r c h i v i o Vene- scenico rinascimentale, Ravenna 1994, p. gennaio 1547. Cfr. anche con trascri- to", X X I I , 3 9 , 1 9 2 0 , pp. 1 5 5 - 1 8 1 . zione leggermente diversa: A . R a v à , // 2 234 G . Padoan, Rinascimento in controluce. | Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate 118. 3 A S V e , Avogaria di Cornuti, Balla d'oro. Giovannino zyxwvutsrq e Catena b. 1 6 4 / I I I , c . 7 3 r . 4 Biblioteca G i a n Francesco D a l Pozzo, b. 764, doc. Correr, Mss. R D. c. 1340/14. 1809 |12 voli., M i l a n o 1831],p. 273. 101 e b. 765, doc. 89. 24 15 arti del disegno: ovvero l'architettura, la pit- A S V e , Notarile, atti Marsilio, b. 1209, P. Selvatico, Storia estetico-critica delle C o s ì n o n pare di certo dal suo testa- c. 544: " C h e mia madre naturai Jsabeta tura e la statuaria considerate nelle correla- mento, da cui emerge che i l padre e i l habia, et gli siano dati ducati cento i n zioni fratello erano sepolti a denaij abstinendosi dal mal far et viver estetici c tecnici; lezioni dette nella Santa M a r i a dei M i r a c o l i , presso l'alta- modestamente, et dopo la sua — di G i a - Accademia di belle arti in Venezia, voi. 2, re "de m a r m o r i con una immagine in c o m o ovviamente Venezia 1856, p. 542. pittura de messer San J e r o n i m o " che ordinar deli dici denari c o m e gli piaze. 3 GianAndrea — morte la possa B fra loro e negli svolgimenti storici, I.R. Y M i k e l l i , DÌ Jacopo Palma il Vècchio e dell'arte contemporanea, discorso letto il Item voio che avendo la ditta mia m a zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA dovrebbe essere di Bellini: A S V e . .\V>M- giorno 22 novembre 1874, i n "Atti della rile, Testamenti, Atti M a r c o n , b. 1203, dre una fia naturai, che essendo casta et doc. 59. da ben volendosi maridar, sia data a Reale Accademia di Belle Arti in Venezia 6 S. Settis. Giorgione e i suoi committenti, i n qualche persona da ben secondo la dell'anno 1814", Venezia 1875, p. 17. condition sua et sia dotata de ducati l u Giorgione e l'umanesimo veneziano, atti del cinquanta da li ditti m i e i commissari, la tory ofPainting in North Italy:Venice, Pad- convegno (Venezia, Fondazione J . A . C r o w e , G . B . Cavalcaselle, A His- Giorgio C i n i , 1979), a cura di R . P a l - qual puta se io non m'inganno, ha ua, l'icenza, Ferrara, Milan, Friuli, Brescia lucchini, "Civiltà veneziana. Saggi, 2 7 " , n o m e Lucretia, de la qual cosa che la from the Fourteenth to the Sixteenth (Zen- I , Firenze 1 9 8 1 , 1 voi., p. 386; i m a n o - ditta sia mandata bene prego l i ditti tury, 2 voli., L o n d o n 1871 [ed. a cura di scritti furono presi a prestito nell'agosto miei commissarij ne volgiano aver u n T . Borenius, 3 voli., L o n d o n 1912], voi. del 1524. P.Vescovo, Preliminari gigione- poco de cura". U n o spaccato assai i n - I l i , c a p . V I I , p. 352. Particolarmente i n - schi: II; Taddeo Contarini e i Tre filosofi, in teressante di alcune relazioni nel m o n - teressante i l materiale i n Venezia, B i - " W o l f e n b ù t t e l e r Renaissance — M i t t e i - do veneziano nel 1525. blioteca 16 Cavalcaselle, C o d . It. IV, 2028 ( = 12269), lungen", X X I V , 2000, pp. 109-124. U l t e r i o r i documenti su Taddeo C o n - P. Aretino, D'ttere, il primo e il secondo libro,l,Milano 1 di committenti e dei primi collezionisti di A S V e , Notarile, Testamenti,Vettore Giorgione, dan, b. 528, doc. 40. L'inventario della I I testamento di Andrea Odoni: Gior- 4 - 5 , 1 9 7 8 , 4 - 5 , pp. 5 8 - 8 6 . collezione, in seguito all'eredità del fra- 8 tello Alvise: A S V e , Notarile, Miscellanea tuale, in Gotgtone e l'umanesimo venezia- Notai diversi, Inventari dal 1554 al 1559, no cit., p. 440. Fonte principale è M a r i n b. 3 9 , doc. 58. Pubblicato da G r o n a u Sanudo: M . Sanuto, / diarii nel 1 9 1 1 , si compone di trentotto fogli CXCVI-MDXXXIII), dall'autografo marciano hai CI. VII Codd. DLXXVII, (MCCCCDXIX-C- x 22 c m ) cartacei: qui anche i l "quadro de una donna zovene et una Fiditi, vecchia, con le soaze d'oro" di mano di G. Berchet, M. Al- J a c o m o Palma. Opinabile i l r i c o n o s c i - pubblicati per cura di R. E Stefani, N. Barozzi, (32 legri, Venezia 1879-1902,V, a cura di F. Stefani,Venezia 1 8 8 1 , X L I I I , 7 9 ( 1 5 , X , 1526): " N o n si trova carne in becaria mento in un quadro al San D i e g o M u - gli appunti preziosi di colui che per primo C . R i d o l f i , Le Maraviglie dell'Arte, con gran mormoration de la terra, et overo Le Vite de gli'Illustri parlono contra li mercadanti, tra l i qua- dello Stato. Ove sono raccolte le opere Insi- li siorTadio C o n t a r i n i qu.sier N i c o l ò " , gni, i costumi, & i ritratti loro. Con la narratone delle Historie, delle Favole, e delle Moralità da quelli dipinte. Descritte dal gadori, e intravien etiam le barche dil Cavalier Carlo Ridolfi. Con tre Tavole co- dazio dil v i n in questo, e ne sono pani piose de'Nomi de' Pittori antichi, e moder- d'oro e di seda per gran valuta di sier ni, e delle cose NotabÌlÌ,Venezia Tadio C o n t a r m i qu. sier N i c o l ò e a l - a cura di D E v o n Hadeln, 2 voli., B e r - t r i " ; e ancora: X X I V , 279, X X V , 470; lin 1914-1924], p. 140. X X V I , 350; X L V , 5 6 0 . 9 R e s t a ancora essenziale la scheda dettagliata i n : S. M o s c h i n i Marconi, IV, 3 7 7 , V Gallerie dell'Accademia di Venezia. Opere 10 d'arte del secolo XVI, Seguo la corretta trascrizione di R . Maschio, Per Giorgione. Una verifica dei R o m a 1962, pp. 2 0 X V I I , 4 - 5 , 1978, p. 11. Ricche 11 Venezia 1674 [a cura di A . Pallucchini, pittura de l'istesso Zorzi". Per Giorgione e M . B o s c h i n i , Breve Istruzione, Minore della Pittura in Le Veneziana, Venezia - R o m a 1967], pp. 7 2 1 - 7 2 2 . Marcantonio Michiel, in " A r t e Veneta", 21 L I X , 2002, p. 114. e delle Opere Pubbliche de'Veneziani 12 estri. Uhi A S V e , Aivgaria di cornuti, Balla d'oro, 22 Notarile, Barbaro, op. cit., IV, p. 475r. A S V e , Sezione Notarile, * L . Venturi, Giorgione e il giorgionismo, M i l a n o 1914, pp. 168-169. 2 9 Kpp. 3 0 Ivi, p. 169. 181-182. A . Ballarin, Palma il Vecchio,"] Maestri del colore, 6 4 " , M i l a n o 1965, p. 9. 3 2 C . R i d o l f i , o p . c i t . , p . 140 33 G . Mariacher, Palma il Vecchio, M i l a n o 1968, pp. 2 0 - 2 1 . F. R o s s i , Bergamo e Palma il Vecchio: un rapporto dialettico, i n Serina a Palma il Vecchio. Nel quinto centenario della nascita 1480-1980. Studi e ricerche in occasione del restauro dei polittici di Serina, Bergam o 1981, p. 39. U n ringraziamento particolare alla Fondazione C i n i per le o p p o r t u n i t à di ricerca; agli archivisti e bibliotecari di Venezia e Bergamo la cui cortesia è almeno pari alla competenza; a M a zione; a Luisa Attardi, Margaret B i n o t to, Eugenia D e B e n i e Gianluca Poldi per letture e osservazioni i n fase di stesura. E M . Tassi, Vite de' Pittori, Scultori e p. 96. Testamenti, Battista C i g r i g n i , b. 208, n . 113; cfr. 14 2 Ma- Architetti bergamaschi, I , Bergamo 1793, A S V e , Sezione zu ^ V e n e z i a 1 7 7 1 , p. 207. 16/ I I I , C . 2 6 4 V S i vedano le p r o p r i e t à 13 Galerien A . M . Zanetti, Della Pittura Veneziana in Dieci savi alle decime di Rialto, redecim a 1538, b. 99, n. 269. Die nuela Barausse per la puntuale atten- 165-168. documenti d'archivio, in " A n t i c h i t à v i v a " , R . Lauber, "Et è il nudo che ho io in Malerci. 30,270. 3 5 19 A S V e , Avogaria di Cornuti, Balla d'oro, 1648 [ed. una Munclien und Dresden, L e i p z i g 1891,pp. 34 trabando fo porta eri marina a li A v o - di G . M o r e l l i , Kunstkritische Studiai iiher italienische Pittori Veneti, e X X V I I , 237 (2,V, 1 5 1 9 ) : " H o r el c o n - i n d i v i d u ò i caratteri scuola "veneto.bergamasca". 31 se u m o f Art. IM Fondo tolato "Bergamaschi", con i disegni e 27 G . Padoan, // mito di Giorgione intellet- Marciana, fase. V I I I , ff. l r - 1 2 3 ^ : u n fascicolo inti- 1960,1,p. 124. tarini: D. Battilotti, M . T Franco, Regesti in " A n t i c h i t à v i v a " , X V I I , Nazionale 2 3 L . L a n z i , Storia pittorica della Italia: dal risorgimento delle belle arti fin presso al fine del XVIII Testamenti, secolo, I I I ed., corretta ed ac- cresciuta dall'autore, 6 voli., Bassano Lasciti r i c c h i e generosi, e r e d i t à ricusate | 235 I massimi capolavori di uno dei grandi protagonisti della pittura veneta d'ogni tempo — Iacopo Nigreti, il Palma (Serina, Bergamo, 1480 circa — Venezia, 1528) — riuniti per la prima volta in una mostra monogra- ca, di cui questo volume traccia l'essenziale percorso biografico e artistico proponendo una lettura, cronologica e tematica, che mira a narrare e sottolineare l'evoluzione stilistica di Palma nei diversi ambiti di sua produzione: dalla pala d'altare ai dipinti di devozione privata, dalle opere profane ai ritratti. Colui che, nelle parole di Giovan Battista Cavalcaselle, divise "con Giorgione e Tiziano l'onore di modernizzare e rigenerare l'arte veneziana", sarà maestro nell'invenzione di languide figure femminili, divenendo uno dei massimi interpreti di una bellezza tratteggiata con immediata sensualità, tale da dar vita all'ideale della proporzione femminile del Rinascimento maturo. Compiendo opere presto idealizzate e ricercate dai collezionisti, tanto da creare un vero e proprio mito dell'artista. Un'arte, quella di Palma, che sviluppa temi mitologici e allegorici, ma anche Sacre Conversazioni in straordinarie ambientazioni paesaggistiche. Esaltati da una poesia fatta di sguardi, racconti, nostalgia, scoperte e aperture con immancabili rimandi alla terra natia: una raffigurazione della spettacolosa bellezza del visibile ancora oggi apprezzabile nella meravigliosa marca bergamasca. ISBN 978-88-572-2851-8